LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Assegno vitalizio vittime dovere: l’importo è 500€
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16733/2024, ha stabilito che l'assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere di 500 euro mensili, e non di 258,23 euro. La Corte ha affermato il principio di equiparazione tra le vittime del dovere e quelle del terrorismo, sostenendo che un regolamento ministeriale (fonte secondaria) non può fissare un importo inferiore a quello già aggiornato dalla legge (fonte primaria). La decisione ribalta la pronuncia della Corte d'Appello, accogliendo il ricorso di un cittadino e affermando che l'estensione dei benefici deve includere gli importi già aumentati per le altre categorie protette.
Continua »
Prescrizione contributi: vittoria del professionista
La Corte di Cassazione conferma la non debenza dei versamenti all'Ente Previdenziale da parte di un'avvocata, dichiarando la prescrizione dei contributi della Gestione Separata. La richiesta di pagamento dell'Ente, inviata oltre cinque anni dopo la scadenza, è stata ritenuta tardiva, assorbendo le altre questioni sulla legittimità dell'iscrizione d'ufficio per redditi bassi.
Continua »
Accordo conciliativo: visita medica non è condizione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un'azienda di trasporti condannata per ritardata assunzione di due lavoratori. Il caso verteva sull'interpretazione di un accordo conciliativo che prevedeva l'assunzione contestuale alla firma, ma anche una visita medica preassuntiva da effettuarsi entro una data specifica. La Corte ha stabilito che l'interpretazione del giudice di merito, secondo cui la visita non costituiva una condizione sospensiva ma una mera formalità, è legittima e non sindacabile in sede di legittimità, specialmente considerando il pregresso rapporto di lavoro tra le parti. L'azienda, secondo i giudici, si era assunta il rischio di eventuali ritardi nell'espletamento della visita.
Continua »
Iscrizione Gestione Separata: no se l’attività non è abituale
Una professionista è stata iscritta d'ufficio alla Gestione Separata dall'ente previdenziale per non aver versato i contributi soggettivi alla propria cassa di categoria. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'ente, confermando che l'obbligo di iscrizione Gestione Separata sorge solo in presenza di un'attività professionale svolta con carattere di abitualità, la cui prova deve essere fornita e valutata nel merito.
Continua »
Indennità di mansione: quando spetta ai lavoratori?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di alcuni operatori del servizio antincendio che richiedevano il pagamento dell'indennità di mansione anche per i periodi in cui erano stati adibiti a compiti di manutenzione. La Suprema Corte ha confermato che tale indennità, essendo finalizzata a compensare lo specifico e più gravoso servizio di spegnimento incendi, non è dovuta se il lavoratore svolge altre attività, anche se previste dal contratto.
Continua »
Comunicazione INPS Cassa Integrazione: la guida
Una lavoratrice in Cassa Integrazione ha svolto un'attività autonoma senza darne preventiva comunicazione all'INPS. La Corte di Cassazione ha confermato che tale omissione comporta la decadenza totale dal diritto al trattamento, non limitata al solo periodo di lavoro. La mancata comunicazione INPS Cassa Integrazione è quindi un errore grave. La Corte ha però cassato la sentenza per un riesame dell'esatto importo da restituire, accogliendo un motivo di ricorso relativo a un errore di calcolo sollevato dalla lavoratrice.
Continua »
Liquidazione spese di lite: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un docente contro il Ministero dell'Istruzione, limitatamente alla questione della liquidazione spese di lite. La Corte ha stabilito che il giudice non può discostarsi dai minimi tariffari senza una specifica e adeguata motivazione. Di conseguenza, ha annullato la sentenza d'appello su questo punto e, decidendo nel merito, ha rideterminato le spese legali secondo i parametri corretti, condannando il Ministero al pagamento.
Continua »
Indennità ferie non godute: la Cassazione decide
Una docente con contratto a tempo determinato ha richiesto il pagamento per le ferie non godute. La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto all'indennità ferie non godute sussiste a meno che il datore di lavoro non dimostri di aver formalmente invitato la lavoratrice a fruire delle ferie, avvisandola della perdita del diritto. La docente non può essere considerata automaticamente in ferie durante il periodo di sospensione delle lezioni.
Continua »
Contratti a termine PA: No alla conversione del rapporto
Un lavoratore, dopo anni di contratti a termine e somministrazione presso un'azienda sanitaria pubblica, ha richiesto la stabilizzazione del suo rapporto di lavoro. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16713/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso, ribadendo un principio fondamentale per i contratti a termine PA: l'abuso nella reiterazione dei contratti non porta alla conversione in un posto a tempo indeterminato, a causa del principio costituzionale dell'accesso tramite concorso pubblico, ma garantisce al lavoratore il diritto a un risarcimento del danno.
Continua »
Contratti a termine agricoltura: i limiti per gli enti
Un lavoratore ha contestato l'abuso di contratti a termine da parte di un ente pubblico di sviluppo agricolo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, non essendo l'ente un "imprenditore agricolo", non può beneficiare delle deroghe previste per il settore. La nozione di "stagionalità" deve essere interpretata in modo restrittivo e la prova della sua effettiva natura ricade sul datore di lavoro. La sentenza della Corte d'Appello, favorevole all'ente, è stata annullata con rinvio.
Continua »
Ricorso per cassazione: il termine di 20 giorni
Un'ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze del mancato rispetto dei termini processuali. Il caso riguarda un ricorso per cassazione in materia di pubblico impiego dichiarato improcedibile perché depositato oltre il termine perentorio di 20 giorni dalla notifica, con condanna del ricorrente alle spese e al raddoppio del contributo unificato.
Continua »
Ricostruzione carriera docenti: la Cassazione decide
L'ordinanza analizza il caso di una docente che chiedeva il pieno riconoscimento dell'anzianità di servizio maturata con contratti a tempo determinato ai fini della ricostruzione della carriera. La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso, ha stabilito che la normativa nazionale (art. 485 D.Lgs. 297/1994), la quale prevede una parziale valutazione del servizio pre-ruolo, deve essere disapplicata qualora determini un trattamento discriminatorio rispetto ai docenti assunti sin da subito a tempo indeterminato, in violazione del diritto dell'Unione Europea. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, rinviando la causa per un nuovo esame basato sul principio della piena ed integrale valutazione del servizio prestato.
Continua »
Servizio scuola paritaria: no piena valutazione mobilità
Un docente aveva richiesto il pieno riconoscimento del servizio scuola paritaria ai fini del punteggio per la mobilità nel pubblico impiego. Sebbene la Corte d'Appello avesse accolto la richiesta, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Con l'ordinanza n. 16708/2024, ha stabilito che il servizio scuola paritaria non può essere equiparato a quello svolto nelle scuole statali, a causa delle profonde differenze normative nel reclutamento e nel rapporto di lavoro, escludendone quindi la piena valutazione.
Continua »
Errore di fatto: i limiti della revocazione in Cassazione
Una lavoratrice ha chiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto per omesso esame di un motivo di ricorso. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la doglianza della ricorrente non configurava un errore di fatto (una svista percettiva), bensì un errore di giudizio, ossia un dissenso sulla valutazione giuridica compiuta dalla Corte. La decisione ribadisce i rigidi confini dell'istituto della revocazione per errore di fatto.
Continua »
Indennità di coordinamento: serve l’atto formale
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una professionista sanitaria che richiedeva il pagamento dell'indennità di coordinamento. La decisione si fonda sulla mancata prova da parte della lavoratrice di aver ricevuto un incarico formale per le funzioni di coordinamento e sulla mancata specificazione della sua categoria di inquadramento (C o D) alla data rilevante, elemento cruciale per determinare i presupposti del diritto.
Continua »
Termini a comparire: notifica nulla e rinvio al giudice
Un dipendente pubblico si era visto riconoscere dalla Corte d'Appello un'indennità di coordinamento. L'azienda sanitaria ha impugnato la decisione in Cassazione, la quale ha annullato la sentenza non nel merito, ma per un vizio procedurale: la notifica dell'atto di appello non aveva rispettato i termini a comparire, ovvero l'intervallo minimo di giorni tra la notifica e l'udienza. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d'Appello per un nuovo giudizio.
Continua »
Tempo di lavoro: il tragitto casa-cliente è pagato?
Un tecnico di rete ha contestato la clausola aziendale ('franchigia') che escludeva dalla retribuzione il tempo di viaggio casa-primo cliente. La Corte di Cassazione ha confermato che tale spostamento, se effettuato con auto aziendale e sotto il controllo del datore tramite dispositivi, costituisce a tutti gli effetti tempo di lavoro e deve essere retribuito, in quanto il dipendente è a disposizione dell'azienda.
Continua »
Tempo di viaggio: quando è orario di lavoro retribuito
Due tecnici hanno citato in giudizio la loro azienda, una società di telecomunicazioni, a causa di un accordo aziendale che escludeva dal calcolo della retribuzione i primi 30 minuti di tempo di viaggio giornaliero (sede-primo cliente e ultimo cliente-sede). La Corte di Cassazione ha confermato che tale tempo di viaggio costituisce a tutti gli effetti orario di lavoro e deve essere retribuito. Di conseguenza, ha dichiarato nulla la clausola della 'franchigia' non pagata. La Corte ha inoltre precisato che, una volta stabilito il diritto alla retribuzione, il giudice di merito ha il dovere di quantificare le somme dovute, anche in assenza di una prova dettagliata da parte del lavoratore per ogni singola giornata, rinviando il caso alla Corte d'Appello per la determinazione degli importi.
Continua »
Preclusioni processuali: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato sulla violazione delle preclusioni processuali in appello. La ricorrente contestava l'acquisizione di un nuovo documento, ma il suo ricorso è stato giudicato non specifico perché non affrontava altri elementi decisivi, come i pagamenti parziali, che avevano comunque interrotto la prescrizione del debito. La decisione sottolinea il principio di autosufficienza del ricorso per cassazione.
Continua »
Orario di lavoro: il tempo per arrivare alla postazione
La Cassazione ha stabilito che l'orario di lavoro include il tempo che il dipendente impiega dall'ingresso in azienda al login sul computer. Questo periodo è considerato a disposizione del datore di lavoro e deve essere retribuito. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda di telecomunicazioni, confermando la decisione della Corte d'Appello e sottolineando che le attività preparatorie e necessarie per iniziare la prestazione lavorativa rientrano a pieno titolo nell'orario di lavoro.
Continua »