LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto del Lavoro

Minimale contributivo: CCNL per attività effettiva

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di due amministratori contro un avviso di addebito dell’INPS. La sentenza stabilisce che per il calcolo del minimale contributivo si deve applicare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) corrispondente all’attività effettivamente svolta dall’impresa (in questo caso, industriale) e non quello (artigianale) scelto dalle parti. La Corte chiarisce che l’inquadramento ai fini previdenziali è oggettivo e non dipende da accordi privati, né può essere ridotto da assenze concordate non previste dalla legge.

Continua »
Minimale contributivo: CCNL basato su attività reale

Una società operante nel settore forestale ha contestato la richiesta di contributi previdenziali basata sul contratto collettivo agricolo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che per il calcolo del minimale contributivo si deve fare riferimento al CCNL corrispondente all’attività effettivamente svolta dall’impresa, un criterio oggettivo che non ammette scelte discrezionali da parte del datore di lavoro.

Continua »
Mutamento del rito: quando è inappellabile l'ordinanza

La Corte di Cassazione ha stabilito l’inammissibilità del ricorso contro un’ordinanza di mutamento del rito. Un’azienda aveva impugnato la decisione di un giudice di passare dal rito speciale Fornero a quello ordinario in una causa di lavoro. La Suprema Corte ha confermato che tale provvedimento, avendo natura puramente ordinatoria e non decisoria, non è autonomamente impugnabile, in quanto non definisce il giudizio, che prosegue secondo il nuovo rito.

Continua »
Remunerazione variabile bancaria: bonus nullo senza utili

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di alcuni dipendenti di un istituto di credito che chiedevano il pagamento di premi aziendali per gli anni 2016-2017. La Corte ha confermato la nullità della clausola del contratto integrativo che prevedeva un bonus fisso anche in caso di perdite di esercizio. Tale accordo viola la normativa sulla remunerazione variabile bancaria, che impone un collegamento tra incentivi e reale solidità finanziaria dell’impresa per garantire la stabilità del sistema.

Continua »
Definizione agevolata: il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore contro l’INPS per il pagamento di contributi. La decisione si fonda sulla sopravvenuta carenza d’interesse a seguito dell’adesione del ricorrente alla definizione agevolata dei debiti (“rottamazione quater”), atto che implica la volontà di rinunciare al contenzioso pendente.

Continua »
Definizione agevolata: ricorso inammissibile

Una società agricola ha impugnato in Cassazione una sentenza d’appello sfavorevole riguardante contributi previdenziali non riconosciuti. Durante il giudizio, la società ha aderito alla definizione agevolata dei debiti (rottamazione). La Corte di Cassazione, rilevando che l’adesione implica l’impegno a rinunciare al giudizio, ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, senza attendere il completo pagamento delle somme dovute.

Continua »
Incapacità a testimoniare del lavoratore: la Cassazione

Una società ricorre contro un accertamento contributivo basato su un presunto errato inquadramento di alcuni dipendenti. La Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo i limiti dell’incapacità a testimoniare del lavoratore. La Corte stabilisce che il dipendente può testimoniare nella causa tra datore di lavoro ed ente previdenziale, poiché il suo è un interesse di mero fatto e non un interesse giuridico che lo legittimerebbe a partecipare al giudizio. Vengono inoltre ribadite le rigide regole procedurali per sollevare l’eccezione e per il deposito di documenti in sede di legittimità.

Continua »
Correzione errore materiale: guida della Cassazione

La Corte di Cassazione interviene per la correzione errore materiale di una propria ordinanza. A seguito del ricorso di una cittadina, la Corte ha rettificato l’indicazione del giudice del rinvio, sostituendo il ‘Tribunale di Roma’ con il corretto ‘Tribunale di Tivoli’, riconoscendo che si trattava di un mero frutto di disattenzione emendabile con questa procedura.

Continua »
Fondo Garanzia TFR: automaticità senza prescrizione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato che il Fondo di Garanzia gestito dall’ente previdenziale deve erogare il TFR a una lavoratrice anche se i contributi dovuti dal datore di lavoro insolvente sono prescritti. Viene sancita la piena applicazione del principio di automaticità delle prestazioni, in assenza di una specifica norma limitativa per questo fondo, garantendo così la tutela del lavoratore in linea con le direttive europee. La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile la censura relativa alla non vincolatività di una precedente sentenza, poiché i giudici di merito avevano comunque svolto una valutazione autonoma delle prove.

Continua »
Fondo di garanzia INPS: il termine per le retribuzioni

Un lavoratore si è rivolto al Fondo di garanzia INPS per ottenere il pagamento di retribuzioni non corrisposte da un’azienda poi fallita. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23589/2025, ha accolto il ricorso dell’INPS, stabilendo un principio fondamentale sui presupposti temporali per accedere alla tutela. La Corte ha chiarito che le retribuzioni garantite devono rientrare nei dodici mesi che precedono la data dell’iniziativa giudiziaria del lavoratore. Poiché l’azione legale era stata avviata il 27 dicembre 2010, la richiesta per la mensilità di dicembre 2009 è stata respinta perché maturata in un periodo antecedente a quello coperto dalla garanzia.

Continua »
Dies a quo pubblicazione elenchi: la Cassazione decide

Un lavoratore agricolo si è visto negare il diritto a rimanere iscritto negli elenchi previdenziali a causa di una presunta tardività del suo ricorso. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha chiarito un principio fondamentale sul dies a quo per la pubblicazione degli elenchi. La Corte ha stabilito che il termine per l’impugnazione non decorre dal primo, ma dall’ultimo giorno di pubblicazione telematica degli elenchi sul sito dell’ente previdenziale, garantendo così il pieno diritto di difesa del cittadino. La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte d’Appello.

Continua »
Rinuncia agli atti: chi paga le spese legali?

A seguito della rinuncia agli atti da parte di una società di trasporti nel corso di un giudizio in Cassazione, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del procedimento. Tuttavia, applicando il principio della soccombenza virtuale, hanno condannato la società stessa al pagamento delle spese legali a favore del lavoratore, poiché la rinuncia è avvenuta dopo una proposta di definizione sfavorevole alla società.

Continua »
Decadenza indennità agricola: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni lavoratori agricoli contro l’ente previdenziale, confermando la richiesta di restituzione dell’indennità di disoccupazione. La decisione si fonda sulla mancata impugnazione della cancellazione dagli elenchi nei termini di legge. La Corte ha chiarito che, nonostante una temporanea abrogazione della norma, la decadenza indennità agricola è un principio applicabile, con termini che hanno ripreso a decorrere dal 6 luglio 2011, rendendo tardiva qualsiasi successiva contestazione.

Continua »
Irriducibilità della retribuzione: no al demansionamento

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di demansionamento illegittimo, il risarcimento del danno alla professionalità deve essere calcolato sulla base della retribuzione superiore già acquisita dal lavoratore e non su quella inferiore delle nuove mansioni. La sentenza riafferma il principio di irriducibilità della retribuzione, specificando che non può essere violato da un esercizio illegittimo dello jus variandi da parte del datore di lavoro. La Corte ha quindi cassato la decisione d’appello che aveva liquidato il danno basandosi sulla retribuzione inferiore.

Continua »
Demansionamento: la prova delle mansioni in Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un lavoratore che lamentava un demansionamento. La Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, i quali avevano correttamente valutato le prove (email, testimonianze) escludendo l’inattività e ritenendo le mansioni svolte congrue al livello di inquadramento. La Suprema Corte ha sottolineato che il ricorso mirava a una rivalutazione dei fatti, inammissibile in sede di legittimità, specialmente in presenza di una doppia pronuncia conforme.

Continua »
Licenziamento disciplinare: la difesa è un diritto

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di licenziamento disciplinare di un dirigente, intimato prima della scadenza del termine per presentare le difese. La Corte ha stabilito che il recesso è ingiustificato se il datore di lavoro non attende la scadenza dei termini, specialmente se il lavoratore non ha potuto esercitare pienamente il suo diritto di difesa a causa di una detenzione domiciliare. La violazione di tali garanzie procedurali non comporta la nullità del licenziamento, ma lo rende ‘ingiustificato’, con diritto del lavoratore a un’indennità supplementare come previsto dalla contrattazione collettiva, escludendo la reintegrazione.

Continua »
Rinuncia al ricorso: chi paga le spese legali?

Una società di trasporti, dopo aver perso in appello contro un gruppo di lavoratori, presenta ricorso in Cassazione ma in seguito vi rinuncia. La Suprema Corte, con ordinanza, dichiara l’estinzione del processo. Nonostante la mancata adesione alla rinuncia da parte dei lavoratori, la Corte condanna la società ricorrente al pagamento delle spese legali. Viene inoltre chiarito che la sanzione del raddoppio del contributo unificato non si applica in caso di rinuncia al ricorso.

Continua »
Motivazione apparente: Cassazione annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello in un caso di demansionamento, ravvisando una motivazione apparente. La Corte territoriale non aveva spiegato in modo logico perché, pur riconoscendo al lavoratore un inquadramento superiore, avesse negato sia le differenze retributive successive sia il risarcimento del danno da dequalificazione. L’assenza di un ragionamento comprensibile ha reso la decisione nulla, con rinvio del caso al giudice d’appello.

Continua »
Cessione ramo d'azienda illegittima: la retribuzione

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di cessione di ramo d’azienda illegittima, il lavoratore ha diritto all’intera retribuzione dal suo datore di lavoro originario, anche se non ha fisicamente lavorato. Questo perché il rifiuto del datore di lavoro di accettare la prestazione lavorativa lo pone in una situazione di mora credendi. Inoltre, le somme percepite dal lavoratore da un altro impiego nel frattempo non possono essere detratte, poiché non si tratta di un risarcimento del danno, ma del pagamento di una retribuzione dovuta. La sentenza conferma anche il diritto alla maturazione delle ferie.

Continua »
Licenziamento per insubordinazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la legittimità del licenziamento per insubordinazione di una guardia giurata che aveva ripetutamente violato le norme di servizio, come lavorare senza radio funzionante o giubbotto antiproiettile. La Corte chiarisce che l’insubordinazione non è solo un rifiuto esplicito a un ordine, ma anche una deliberata indifferenza verso le prescrizioni aziendali, specialmente in ruoli di alta responsabilità. La valutazione sulla proporzionalità della sanzione spetta ai giudici di merito e non è sindacabile in Cassazione se adeguatamente motivata.

Continua »