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Diritto del Lavoro

Recesso anticipato contratto a progetto: guida pratica
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un'azienda al risarcimento del danno per recesso anticipato da un contratto a progetto. La controversia verteva sulla durata del contratto, risolta valorizzando una copia corretta e siglata solo dall'azienda ma prodotta in giudizio dal lavoratore. La Corte ha stabilito che la produzione in giudizio equivale a sottoscrizione e ha chiarito che la richiesta di risarcimento, anche se parametrata alla retribuzione mancata, non costituisce una domanda di natura retributiva.
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Revoca incarico dirigenziale: onere della prova P.A.
Un dirigente pubblico, il cui incarico a tempo determinato era stato revocato anticipatamente, ha ottenuto ragione in tribunale. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9480/2024, ha confermato le decisioni dei giudici di merito, dichiarando inammissibile il ricorso dell'Amministrazione. Il punto focale della decisione è l'onere della prova: spetta all'ente pubblico dimostrare concretamente la sussistenza di una giusta causa o di una giustificatezza per la revoca incarico dirigenziale, onere che in questo caso non è stato assolto.
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Patto di stabilità: risarcimento per inadempimento
Una società, promittente venditrice di un complesso industriale, si era impegnata in un contratto preliminare a garantire un patto di stabilità triennale per i lavoratori, che sarebbero stati assunti dalla società acquirente. A causa dell'inadempimento della venditrice, il contratto definitivo non è stato stipulato e i lavoratori sono stati licenziati. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna della società venditrice al risarcimento del danno, chiarendo che il diritto dei lavoratori deriva dalla violazione dell'obbligo contrattuale assunto in loro favore (contratto a favore di terzo), e non dalle norme sul licenziamento illegittimo.
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Trattamento perequativo: sì se l’attività è svolta
La Cassazione conferma il diritto al trattamento perequativo per due dipendenti universitarie che svolgevano attività assistenziale in un'azienda ospedaliera. La Corte ha stabilito che la prova dell'effettivo svolgimento delle mansioni prevale sulla formalizzazione di accordi, respingendo i ricorsi dell'Università e dell'Azienda Ospedaliera.
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Cambio appalto: licenziamento illegittimo se peggiora
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del licenziamento di alcune operatrici di call center a seguito di un cambio appalto. Le lavoratrici avevano rifiutato l'assunzione da parte della nuova società appaltatrice a causa di condizioni economiche e normative peggiorative. La Corte ha stabilito che il rifiuto è legittimo e che il licenziamento da parte della società uscente, basato su criteri di scelta non estesi a tutto il personale fungibile, è nullo, ordinando la reintegra e il risarcimento.
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Contratto lavoro sportivo: inefficacia e fallimento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dirigente sportivo contro il fallimento di una società calcistica. La Corte ha stabilito che il suo contratto lavoro sportivo è divenuto inefficace non a causa del fallimento, ma a seguito della mancata iscrizione della squadra al campionato, evento di cui il dirigente stesso era stato ritenuto responsabile. Di conseguenza, il suo credito per le retribuzioni non è stato ammesso allo stato passivo del fallimento.
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Licenziamento disciplinare: uso improprio carta carburante
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di servizi ambientali contro la sentenza che annullava il licenziamento disciplinare di un dipendente. L'accusa era di appropriazione di carburante per uso personale, ma le prove hanno dimostrato solo il rifornimento di un veicolo aziendale diverso da quello assegnato, una violazione procedurale ritenuta non abbastanza grave da giustificare il licenziamento, anche alla luce di prassi aziendali tollerate.
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Riduzione trattamento accessorio: illegittimo il taglio
Un'azienda sanitaria ha applicato un taglio del 30% alla retribuzione accessoria di un dirigente medico per rispettare le norme sulla spesa pubblica. La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il metodo utilizzato. La legge sulla riduzione trattamento accessorio non consente un taglio forfettario, ma impone un ricalcolo basato sulla "cristallizzazione" dei fondi al 2010 e sulla loro riduzione proporzionale alla diminuzione del personale. La causa è stata rinviata per una corretta determinazione delle somme.
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Vittima del dovere: lo status è imprescrittibile
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9449/2024, ha stabilito un principio fondamentale riguardo lo status di vittima del dovere. Il caso riguardava la richiesta di una madre per il figlio militare, deceduto durante un'esercitazione. La Corte ha confermato che il diritto al riconoscimento dello status è imprescrittibile, in quanto condizione giuridica permanente. Tuttavia, i singoli ratei dei benefici economici maturati oltre il decennio anteriore alla domanda amministrativa sono soggetti a prescrizione. Il ricorso del Ministero della Difesa è stato quindi respinto.
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Crediti previdenziali fallimento: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la regola speciale dell'ammissione al passivo con riserva non si applica ai crediti previdenziali in un fallimento, ma solo a quelli tributari. La Corte ha accolto il ricorso del curatore fallimentare, annullando la decisione di un tribunale che aveva ammesso un credito previdenziale con riserva. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che dovrà tenere conto delle ordinarie regole di accertamento del passivo e valutare l'eccezione di prescrizione sollevata dal curatore.
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Blocco retributivo società partecipate: illegittimo
La Corte di Cassazione ha stabilito che una società a totale partecipazione pubblica non può negare ai propri dipendenti gli aumenti salariali previsti dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore, invocando le norme sul contenimento della spesa pubblica. La Corte ha chiarito che, sebbene le società partecipate debbano perseguire obiettivi di riduzione dei costi, tale obiettivo va raggiunto attraverso la contrattazione di secondo livello e non con un blocco retributivo unilaterale. I rapporti di lavoro in queste società restano disciplinati dal diritto privato.
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Società partecipate: stop unilaterale stipendi illegittimo
Una società a totale partecipazione pubblica aveva negato a una dipendente gli aumenti contrattuali previsti dal CCNL, giustificandosi con la necessità di contenere la spesa pubblica. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale decisione unilaterale è illegittima. Per le società partecipate, qualsiasi misura di contenimento dei costi del personale deve essere negoziata tramite la contrattazione collettiva di secondo livello e non può essere imposta dall'azienda o dall'ente controllante, confermando così il diritto della lavoratrice agli aumenti retributivi.
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Carta Docente Precari: Sì al bonus di 500 euro
Un docente con un contratto a tempo determinato ha citato in giudizio l'amministrazione scolastica per ottenere il riconoscimento della "Carta Docente Precari", un bonus di 500 euro per la formazione professionale, solitamente riservato al personale di ruolo. Il Tribunale di Brescia ha accolto il ricorso, stabilendo che escludere i docenti con supplenze annuali da questo beneficio costituisce una discriminazione vietata dal diritto europeo. La decisione ha ordinato all'amministrazione di erogare il bonus, non in denaro, ma attraverso l'attivazione della carta elettronica per l'acquisto di beni e servizi formativi.
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Obblighi informativi datore di lavoro e sindacati
Una compagnia aerea internazionale, operante sul territorio nazionale, è stata citata in giudizio da organizzazioni sindacali per condotta antisindacale, consistita nel rifiuto di fornire informazioni e di avviare consultazioni. I tribunali di merito hanno dato ragione ai sindacati, affermando la giurisdizione italiana e l'esistenza degli obblighi informativi anche in assenza di applicazione di un contratto collettivo specifico. La società ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la giurisdizione e la base legale di tali obblighi. La Corte di Cassazione, riconoscendo la particolare rilevanza delle questioni di diritto sollevate, ha disposto il rinvio della causa a pubblica udienza per una trattazione approfondita.
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Condotta antisindacale: quando persiste l’interesse?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'interesse di un sindacato a far accertare una condotta antisindacale persiste anche se l'azione viene intentata dopo mesi e l'azienda ha già rimosso gli effetti economici, come la restituzione delle multe ai lavoratori in sciopero. La Corte ha chiarito che non esiste un termine di decadenza per l'azione e che l'interesse del sindacato a ottenere una pronuncia definitiva sulla illegittimità del comportamento datoriale, per prevenire future reiterazioni e tutelare la propria immagine, è sufficiente a giustificare il ricorso.
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Disdetta CCNL: quando è valida prima della scadenza?
Un'azienda sanitaria ha applicato un nuovo CCNL dopo aver dato disdetta a quello precedente, che includeva una clausola di ultrattività. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d'Appello, incaricandola di riesaminare il caso. Il punto cruciale è la validità della disdetta CCNL, un aspetto che il giudice precedente aveva trascurato. La Cassazione ha quindi rinviato nuovamente la causa, sottolineando che la validità della risoluzione anticipata del contratto è un fatto decisivo da accertare.
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Licenziamento dirigente: quando è giustificato?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26609/2025, ha confermato la legittimità del licenziamento di un dirigente ritenendolo 'giustificato' pur in assenza di 'giusta causa'. Il caso riguardava un direttore generale licenziato per inadeguato coordinamento in un appalto internazionale. La Corte ha chiarito che per il licenziamento dirigente è sufficiente una condotta che mini il rapporto fiduciario, anche se non così grave da impedire la prosecuzione temporanea del rapporto. Di conseguenza, al dirigente spetta l'indennità di preavviso ma non l'indennità supplementare prevista dalla contrattazione collettiva.
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Mansioni superiori: quando è legittimo il rigetto?
Un lavoratore di un'azienda radiotelevisiva, addetto alla pianificazione dei turni, ha richiesto l'inquadramento a un livello superiore per mansioni superiori svolte. I tribunali di merito hanno concesso un inquadramento intermedio, negando il livello massimo richiesto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando le decisioni precedenti. La Corte ha sottolineato che la valutazione delle mansioni è un giudizio di fatto riservato ai giudici di merito e ha applicato il principio della "doppia conforme", che limita la possibilità di ricorso in Cassazione quando due sentenze di grado inferiore sono identiche nella valutazione dei fatti.
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Diritto di assemblea: quando è legittimo il no ai locali?
La Corte di Cassazione ha stabilito che non costituisce condotta antisindacale il comportamento di un'azienda che, a fronte di impedimenti logistici e di sicurezza, nega l'uso dei locali interni per un'assemblea ma offre a proprie spese una soluzione alternativa adeguata e vicina. La sentenza analizza il bilanciamento tra il diritto di assemblea dei lavoratori e le esigenze oggettive dell'impresa.
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Responsabilità datore di lavoro: il caso del furto
Una cassiera di banca è stata ritenuta responsabile per un ammanco di cassa causato da un furto commesso da un collega. La Corte di Cassazione, pur riconoscendo la negligenza della dipendente, ha stabilito che va valutata anche la responsabilità del datore di lavoro (la banca) per non aver informato la dipendente dei precedenti penali del collega, configurando un concorso di colpa che può ridurre il risarcimento dovuto. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione.
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