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Diritto del Lavoro

Clausola sociale: diritto all’assunzione garantito
Una società che subentra in un appalto di servizi di call center si rifiutava di assumere il personale della precedente azienda, sostenendo la mancanza dei presupposti per l'applicazione della clausola sociale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ribadendo che la clausola sociale configura un vero e proprio diritto soggettivo dei lavoratori all'assunzione, finalizzato a garantire la stabilità occupazionale. La Corte ha ritenuto che i lavoratori avessero adeguatamente provato i requisiti richiesti, quali l'impiego continuativo ed esclusivo nell'appalto.
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Diritto di precedenza: obblighi del datore di lavoro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9538/2024, ha stabilito principi chiave sul diritto di precedenza nei contratti stagionali. Due lavoratori, dopo una serie di contratti a termine, avevano chiesto la conversione del rapporto in tempo indeterminato. La Corte ha chiarito che spetta al datore di lavoro provare che le mansioni erano esclusivamente stagionali. Inoltre, ha affermato che la mancata indicazione del diritto di precedenza nel contratto non causa la conversione automatica, ma rende il datore di lavoro responsabile per il risarcimento del danno se assume altri lavoratori, non potendo eccepire il mancato esercizio del diritto da parte del dipendente.
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Competenza cautelare: la scelta del foro vincola
La Corte di Cassazione stabilisce che, nel rito del lavoro, la scelta del foro per un'azione cautelare ante causam, se confermata dal giudice, determina in via definitiva la competenza territoriale anche per il successivo giudizio di merito. La decisione si basa sui principi di autoresponsabilità processuale e affidamento, impedendo alla parte di avviare il merito presso un tribunale diverso, anche se astrattamente competente. Questo principio rafforza il legame tra la fase di urgenza e quella ordinaria, garantendo coerenza al sistema processuale.
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Calcolo TFR unitario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di trasferimento di un dipendente da un'amministrazione statale a un ente pubblico non statale, il rapporto di lavoro deve considerarsi unico e continuo. Di conseguenza, il calcolo del TFR deve essere unitario e non può essere frazionato in due periodi distinti con metodi di calcolo differenti. La Corte ha rigettato il ricorso di un ente di ricerca che pretendeva la restituzione di una somma ritenuta erroneamente corrisposta a una dipendente, confermando che la normativa sul trasferimento garantisce il mantenimento dell'anzianità di servizio maturata per tutte le finalità, inclusa la liquidazione del trattamento di fine rapporto.
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Appalto non genuino: quando si ha somministrazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una grande società committente, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva riconosciuto l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato diretto con un lavoratore, formalmente dipendente di una ditta appaltatrice. La Suprema Corte ha ribadito che si configura un appalto non genuino quando l'appaltatore non ha una reale autonomia organizzativa e il personale è di fatto diretto e controllato dal committente, trasformando l'appalto in una somministrazione illecita di manodopera.
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Giudicato esterno: limiti a nuova domanda risarcitoria
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un lavoratore che chiedeva un ulteriore risarcimento per un licenziamento nullo. La Corte ha stabilito che il giudicato esterno, formatosi su una precedente sentenza che aveva già rigettato la domanda per il periodo in questione, preclude la possibilità di avviare una nuova causa per lo stesso titolo.
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TFR pubblico: diritto alla liquidazione immediata
La Corte di Cassazione ha stabilito che un dipendente pubblico ha diritto alla liquidazione immediata del TFR maturato durante un contratto a tempo determinato, anche se questo è immediatamente seguito da un'assunzione a tempo indeterminato presso lo stesso ente. La Corte ha respinto la tesi dell'ente previdenziale secondo cui il TFR pubblico sarebbe indivisibile e legato alla continuità del rapporto assicurativo, ribadendo invece che il diritto sorge con la cessazione giuridica di ogni singolo rapporto di lavoro, in linea con la disciplina del settore privato.
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Competenza territoriale: domicilio e residenza
Una società e un collaboratore disputano su quale sia il tribunale competente. Il collaboratore, residente in provincia di Mantova ma attivo in tutto il Nord Italia, sostiene che il suo rapporto di lavoro fosse di agenzia. La Corte di Cassazione stabilisce che per tali controversie la competenza territoriale è determinata dal domicilio del lavoratore. Data la forte presunzione di coincidenza tra domicilio e residenza, e in assenza di prove contrarie, il Tribunale di Mantova viene dichiarato competente.
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Interposizione fittizia: quando l’appalto è nullo
La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, riconoscendo una interposizione fittizia di manodopera in un appalto di servizi di trasporto. La Corte ha stabilito che, a causa del controllo diretto e pervasivo esercitato dalla società committente sul lavoratore della ditta appaltatrice, si era instaurato un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato. La sentenza chiarisce anche che il termine di prescrizione per i crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto, data l'assenza di un regime di stabilità reale.
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Limite 36 mesi contratto a termine: la Cassazione decide
Un lavoratore ha contestato la legittimità di una serie di contratti a termine con una società di gestione stradale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 9537/2024, ha stabilito un principio fondamentale sul calcolo del limite 36 mesi contratto a termine. Pur ritenendo legittime le causali stagionali, ha affermato che nel computo della durata massima di 36 mesi devono essere inclusi anche i contratti stipulati prima dell'entrata in vigore del D.Lgs. 368/2001, al fine di prevenire l'abuso nella reiterazione dei contratti. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello e rinviato la causa per una nuova valutazione.
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Prescrizione crediti lavoro: quando inizia a decorrere?
Una lavoratrice, dopo una lunga causa per il riconoscimento del suo rapporto di lavoro a tempo indeterminato con un'emittente televisiva, ha richiesto differenze retributive. L'azienda ha eccepito la prescrizione. La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda giudiziale per l'accertamento del rapporto interrompe la prescrizione per tutti i diritti conseguenti (come i crediti di lavoro) fino al passaggio in giudicato della sentenza, proteggendo così il diritto della lavoratrice.
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Trattamento perequativo: sì anche senza accordo
La Cassazione conferma il diritto al trattamento perequativo per dipendenti universitari che svolgono attività assistenziale in ospedale, anche per il periodo precedente a un accordo formale del 2006. Decisiva la mancata contestazione specifica delle mansioni svolte da parte dell'Università e dell'Azienda Ospedaliera.
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Ricorso inammissibile: i requisiti per la Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una ex dipendente contro la condanna al risarcimento danni per appropriazione indebita. La decisione si fonda sulla non conformità dell'atto ai requisiti di legge, che deve contenere motivi specifici e argomentati e non una mera elencazione di norme. Questo caso evidenzia l'importanza cruciale del rispetto del paradigma legale per accedere al giudizio di legittimità.
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Vittime del dovere: assegno vitalizio equiparato
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9494/2024, ha stabilito che l'assegno vitalizio per le vittime del dovere deve essere equiparato a quello, di importo superiore, previsto per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata. Gli eredi di una vittima del dovere si erano visti negare l'adeguamento dell'assegno dai giudici di merito. La Suprema Corte ha cassato la sentenza d'appello, affermando che il principio di uguaglianza e la consolidata giurisprudenza impongono un trattamento economico identico, respingendo l'idea di un adeguamento graduale.
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Recesso anticipato contratto a progetto: guida pratica
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un'azienda al risarcimento del danno per recesso anticipato da un contratto a progetto. La controversia verteva sulla durata del contratto, risolta valorizzando una copia corretta e siglata solo dall'azienda ma prodotta in giudizio dal lavoratore. La Corte ha stabilito che la produzione in giudizio equivale a sottoscrizione e ha chiarito che la richiesta di risarcimento, anche se parametrata alla retribuzione mancata, non costituisce una domanda di natura retributiva.
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Revoca incarico dirigenziale: onere della prova P.A.
Un dirigente pubblico, il cui incarico a tempo determinato era stato revocato anticipatamente, ha ottenuto ragione in tribunale. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9480/2024, ha confermato le decisioni dei giudici di merito, dichiarando inammissibile il ricorso dell'Amministrazione. Il punto focale della decisione è l'onere della prova: spetta all'ente pubblico dimostrare concretamente la sussistenza di una giusta causa o di una giustificatezza per la revoca incarico dirigenziale, onere che in questo caso non è stato assolto.
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Patto di stabilità: risarcimento per inadempimento
Una società, promittente venditrice di un complesso industriale, si era impegnata in un contratto preliminare a garantire un patto di stabilità triennale per i lavoratori, che sarebbero stati assunti dalla società acquirente. A causa dell'inadempimento della venditrice, il contratto definitivo non è stato stipulato e i lavoratori sono stati licenziati. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna della società venditrice al risarcimento del danno, chiarendo che il diritto dei lavoratori deriva dalla violazione dell'obbligo contrattuale assunto in loro favore (contratto a favore di terzo), e non dalle norme sul licenziamento illegittimo.
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Trattamento perequativo: sì se l’attività è svolta
La Cassazione conferma il diritto al trattamento perequativo per due dipendenti universitarie che svolgevano attività assistenziale in un'azienda ospedaliera. La Corte ha stabilito che la prova dell'effettivo svolgimento delle mansioni prevale sulla formalizzazione di accordi, respingendo i ricorsi dell'Università e dell'Azienda Ospedaliera.
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Cambio appalto: licenziamento illegittimo se peggiora
La Corte di Cassazione ha confermato l'illegittimità del licenziamento di alcune operatrici di call center a seguito di un cambio appalto. Le lavoratrici avevano rifiutato l'assunzione da parte della nuova società appaltatrice a causa di condizioni economiche e normative peggiorative. La Corte ha stabilito che il rifiuto è legittimo e che il licenziamento da parte della società uscente, basato su criteri di scelta non estesi a tutto il personale fungibile, è nullo, ordinando la reintegra e il risarcimento.
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Contratto lavoro sportivo: inefficacia e fallimento
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dirigente sportivo contro il fallimento di una società calcistica. La Corte ha stabilito che il suo contratto lavoro sportivo è divenuto inefficace non a causa del fallimento, ma a seguito della mancata iscrizione della squadra al campionato, evento di cui il dirigente stesso era stato ritenuto responsabile. Di conseguenza, il suo credito per le retribuzioni non è stato ammesso allo stato passivo del fallimento.
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