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Diritto del Lavoro

Indebito oggettivo: P.A. e recupero stipendi

La Corte di Cassazione ha stabilito che la Pubblica Amministrazione ha il dovere di recuperare le maggiori retribuzioni corrisposte a dipendenti in base a una progressione di carriera successivamente annullata da una sentenza definitiva. In questo caso di indebito oggettivo, la buona fede dei lavoratori non è sufficiente a escludere l’obbligo di restituzione, poiché prevale il principio di ripristino della legalità violata. Eventuali conflitti tra giudicati non impediscono l’azione di recupero se uno di essi ha già modificato in modo definitivo la situazione giuridica.

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Incentivo funzioni tecniche: quando sorge il diritto?

Una società di gestione infrastrutture ha negato un incentivo a un dipendente, sostenendo l’applicazione di un regolamento aziendale non favorevole. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per l’incentivo per funzioni tecniche, il regolamento applicabile è quello in vigore al momento del conferimento dello specifico incarico al lavoratore, non alla data di stipula del contratto d’appalto generale. La decisione conferma il diritto del dipendente al compenso.

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Provvigioni stornate: onere della prova per l'agenzia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di assicurazioni che richiedeva la restituzione di provvigioni stornate a un ex subagente. La Corte ha stabilito che, sebbene il diritto alla restituzione possa derivare dalla legge, spetta alla società preponente l’onere di provare in giudizio i fatti costitutivi della sua pretesa, come l’effettivo recesso dei clienti. La semplice presentazione di una copia di un documento, disconosciuta dalla controparte, non è sufficiente a tal fine.

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Certificati E101: quando sono vincolanti per l'INPS?

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso dell’INPS contro una società cooperativa. L’Istituto contestava un distacco transnazionale di lavoratori, ma la Corte ha ribadito che i certificati E101 sono vincolanti per l’INPS, che deve seguire una specifica procedura europea per contestarne la validità prima di poter richiedere i contributi in Italia.

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Minimale contributivo: No a deroghe peggiorative

Una società cooperativa ha impugnato un avviso di addebito per oltre un milione di euro per omessi versamenti contributivi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il minimale contributivo, basato sul CCNL delle organizzazioni più rappresentative, non può essere derogato in peggio da accordi aziendali. Inoltre, ha stabilito che le indennità di trasferta sistematiche costituiscono retribuzione imponibile e che i contributi sono dovuti anche per le assenze non giustificate da legge o contratto collettivo.

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Conflitto tra giudicati: la sentenza che annulla vince

Un dipendente pubblico, demansionato a seguito di una sentenza che annullava la sua promozione, si opponeva basandosi su un’altra sentenza favorevole successiva. La Cassazione ha affrontato il tema del conflitto tra giudicati, stabilendo che una sentenza costitutiva che annulla un atto crea una realtà giuridica irreversibile. Di conseguenza, la seconda sentenza era inefficace e il demansionamento legittimo, accogliendo il ricorso dell’Amministrazione.

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Giudicato esterno: le regole per l'eccezione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso con cui un’azienda tentava di far valere un giudicato esterno formatosi in corso di causa. La decisione ribadisce che la prova del passaggio in giudicato di una sentenza non può basarsi sul mero calcolo dei termini, ma richiede una formale attestazione di cancelleria. L’assenza di tale prova e la mancata trascrizione degli atti nel ricorso per cassazione hanno portato alla sua reiezione per violazione del principio di autosufficienza.

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Omissione contributiva: quando non è evasione

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata iscrizione alla Gestione Separata e il tardivo pagamento dei contributi da parte di un professionista non configurano automaticamente evasione, ma una più lieve omissione contributiva. L’elemento chiave è l’assenza di un’intenzione fraudolenta di occultare i redditi, provata in questo caso dalla successiva dichiarazione fiscale che ha permesso all’ente previdenziale di calcolare il dovuto. La Corte ha quindi respinto il ricorso dell’ente, confermando l’applicazione delle sanzioni ridotte.

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Rinuncia al ricorso: spese legali e conseguenze

Una società di trasporti, dopo aver impugnato una sentenza sfavorevole in una causa di lavoro, ha presentato una rinuncia al ricorso. Nonostante la mancata adesione dei lavoratori, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo. La decisione chiarisce che la parte rinunciante deve comunque pagare le spese legali della controparte, poiché ha dato causa al giudizio. Tuttavia, non è tenuta al versamento del doppio contributo unificato, in quanto tale sanzione non si applica ai casi di rinuncia.

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Diritto di difesa lavoratore: conta l'invio, non la ricezione

In un caso di licenziamento disciplinare, la Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di difesa del lavoratore si considera esercitato al momento dell’invio della richiesta di audizione, non al momento della sua ricezione da parte del datore di lavoro. Un’azienda aveva licenziato un dipendente pochi istanti prima di ricevere la sua richiesta di essere ascoltato, spedita tempestivamente. La Suprema Corte ha annullato il licenziamento, affermando che il datore di lavoro, agendo prima della scadenza dei termini per la difesa, si assume il rischio dell’illegittimità del provvedimento.

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Rinuncia al ricorso e estinzione del processo

Una lavoratrice aveva presentato ricorso in Cassazione contro una decisione che limitava il suo accesso al Fondo di Garanzia dell’ente previdenziale. Prima dell’udienza, la lavoratrice ha presentato un atto di rinuncia al ricorso. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del processo, decidendo inoltre per la compensazione delle spese legali tra le parti in virtù di un recente consolidamento della giurisprudenza sulla materia.

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Fondo di garanzia Inps: serve il titolo esecutivo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23620/2025, ha respinto il ricorso di alcuni lavoratori che chiedevano il pagamento del TFR al Fondo di garanzia Inps. La Corte ha ribadito che l’accesso al Fondo è subordinato all’accertamento preventivo del credito tramite un titolo esecutivo o l’ammissione al passivo fallimentare. Questa condizione è un elemento costitutivo del diritto e non può essere derogata, neanche in caso di difficoltà pratiche come la chiusura del fallimento per mancanza di attivo e la cancellazione della società datrice di lavoro.

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Frode alla legge contratto a termine: la Cassazione

Un lavoratore, assunto con più contratti a termine da due società collegate, ha chiesto la conversione del rapporto in tempo indeterminato per frode alla legge. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la mancanza di un’esigenza produttiva temporanea non è di per sé sufficiente a dimostrare l’intento fraudolento. Inoltre, ha specificato che contratti stipulati con datori di lavoro diversi, anche se appartenenti allo stesso gruppo, non costituiscono legalmente un ‘rinnovo’ o ‘contratti successivi’, rendendo le allegazioni del lavoratore insufficienti a provare la frode alla legge.

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Delibera CDA: quando è vincolante per il dipendente?

Un ex dirigente ha citato in giudizio la sua precedente azienda per ottenere un bonus promesso in una delibera CDA. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che una delibera CDA è un atto meramente interno alla società e non costituisce una proposta contrattuale vincolante se non viene comunicata all’esterno da un soggetto con potere di rappresentanza legale. La Corte ha chiarito la distinzione fondamentale tra la formazione della volontà interna dell’ente e la sua manifestazione esterna, necessaria per creare obbligazioni.

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Rinuncia al ricorso: come si estingue il processo

Un lavoratore ha presentato ricorso in Cassazione contro un ente previdenziale per una questione relativa all’accesso a un fondo di garanzia. Prima dell’udienza, il ricorrente ha formalizzato la rinuncia al ricorso. L’ente ha accettato la rinuncia, chiedendo la compensazione delle spese. La Corte di Cassazione, prendendo atto dell’accordo tra le parti, ha dichiarato l’estinzione del processo senza pronunciarsi sulle spese, conformemente a quanto previsto dal codice di procedura civile.

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Superminimo contributi: è retribuzione imponibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che il superminimo erogato da un’azienda per mantenere un trattamento salariale di maggior favore, dopo l’applicazione di un contratto collettivo meno vantaggioso, ha natura retributiva e non risarcitoria. Di conseguenza, tale importo è pienamente soggetto a contribuzione previdenziale. La Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando che l’omesso versamento dei contributi su questa voce costituisce evasione contributiva, in quanto l’obbligazione contributiva si calcola sulla retribuzione effettivamente corrisposta al lavoratore.

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Valutazione delle prove: il limite del giudice di merito

Una controversia di lavoro per differenze retributive arriva in Cassazione. L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione delle prove, incluse le testimonianze, è di competenza esclusiva del giudice di merito. Il ricorso viene respinto perché la Suprema Corte non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la legittimità e la coerenza della motivazione. Viene inoltre chiarito che i poteri istruttori d’ufficio del giudice non possono sopperire alle mancanze probatorie delle parti.

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Responsabilità solidale: il dirigente risponde sempre?

Un ex direttore generale ha richiesto il pagamento di ferie non godute e altre spettanze. La società si è opposta, chiedendo in compensazione il risarcimento per un ammanco di cassa causato da un dipendente. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, affermando la responsabilità solidale del dirigente per ‘culpa in vigilando’, ovvero per non aver adeguatamente controllato l’operato del sottoposto. Di conseguenza, ha ritenuto legittima la compensazione tra il credito del dirigente e il debito per il danno arrecato all’azienda.

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Ferie imposte dal datore: quando è legittimo?

Un dipendente scolastico ha contestato la decisione del proprio dirigente di collocarlo in ferie d’ufficio per due giorni di chiusura prefestiva della scuola. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che rientra nel potere organizzativo del datore di lavoro imporre le ferie per far fronte a esigenze aziendali, come una chiusura programmata. La decisione sulle ferie imposte è stata ritenuta legittima in quanto conforme al contratto collettivo, che permetteva il frazionamento delle ferie, e non pregiudicava il diritto al riposo del lavoratore.

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Notifica visura camerale: è valida? La Cassazione

Una società di costruzioni ha contestato una condanna al pagamento, sostenendo l’invalidità della notifica iniziale basata sull’indirizzo del legale rappresentante risultante dalla visura camerale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la notifica visura camerale è valida quando supportata da elementi di fatto, come la presenza di una cassetta postale intestata. La Corte ha inoltre ribadito l’inammissibilità dei ricorsi che mescolano indistintamente più vizi processuali.

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