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Diritto Commerciale

Credito professionista associato: a chi spetta?
Un professionista, associato a uno studio, agiva per il riconoscimento privilegiato di un credito verso una holding in concordato. La Cassazione ha confermato la sua titolarità personale del credito, e non dello studio, basandosi sulla documentazione che provava un incarico intuitu personae. La decisione distingue la titolarità del credito professionista associato dalla mera gestione contabile dello studio.
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Errore di fatto: quando non si può revocare la Cassazione
Una società subappaltatrice ha tentato di revocare una sentenza della Cassazione per un presunto errore di fatto nella valutazione di una rinuncia processuale. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che una diversa interpretazione degli atti costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto, e non può essere usata per un secondo appello.
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Appello incidentale tardivo: quando è inefficace?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell'appello incidentale tardivo. In un complesso caso nato dalla fornitura di piante da tartufo, la Corte ha stabilito che se l'appello principale è inammissibile per tardività (dovuta a un errore di notifica), anche l'appello incidentale tardivo di natura 'adesiva' perde ogni efficacia. La decisione sottolinea la necessità di rispettare i termini ordinari di impugnazione per gli appelli che non hanno natura di vero e proprio controgravame.
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Liberazione del fideiussore: quando non si applica?
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un garante che chiedeva la liberazione del fideiussore. La Corte ha stabilito che, avendo il garante autorizzato ripetutamente i nuovi finanziamenti concessi alla società debitrice di cui era anche amministratore, non poteva invocare l'art. 1956 c.c. Inoltre, è stata ribadita l'irrilevanza della cosiddetta usura sopravvenuta ai fini della validità del contratto.
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Contratto swap: valido anche dopo estinzione mutuo?
Una società estingue un mutuo anticipatamente ma le viene richiesto il pagamento di un valore negativo per chiudere il contratto swap associato. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, confermando la validità dello swap. Per la Corte, il contratto, per scelta del cliente, ha trasformato la sua finalità da copertura a speculativa dopo la cessazione del mutuo.
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Estinzione del giudizio: rinuncia al ricorso in Cassazione
Una società di telecomunicazioni aveva impugnato in Cassazione la sentenza della Corte d'Appello che, riformando la decisione di primo grado, aveva risolto un contratto di affiliazione commerciale e l'aveva condannata al risarcimento danni. Anche la controparte aveva proposto ricorso incidentale. Prima della decisione, entrambe le parti hanno rinunciato ai rispettivi ricorsi. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando integralmente le spese legali e chiarendo che il raddoppio del contributo unificato non è dovuto in caso di rinuncia.
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Obblighi informativi intermediario: il caso Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un investitore contro un istituto di credito. Il caso verteva sulla validità di un contratto monofirma e sulla violazione degli obblighi informativi dell'intermediario. La Corte ha stabilito che non è sufficiente lamentare genericamente la violazione di tali obblighi; l'investitore deve specificare quali informazioni sono state omesse e come queste avrebbero influenzato la sua decisione di investimento. La mancata allegazione specifica ha reso il ricorso astratto e, di conseguenza, inammissibile.
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Obblighi informativi intermediario: la firma conta
Un investitore perde 120.000 euro in operazioni speculative e cita la banca per violazione degli obblighi informativi intermediario. La Cassazione rigetta il ricorso: l'investitore, pur avvisato per iscritto dell'inadeguatezza di ogni operazione, ha scelto di procedere, interrompendo il nesso causale tra la condotta della banca e il danno.
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Recesso cessione d’azienda: quando scatta il termine?
La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di cessione d'azienda. In un caso riguardante un trasferimento aziendale con efficacia differita, la Corte ha stabilito che il termine di tre mesi per l'esercizio del diritto di recesso da parte del terzo contraente (nel caso di specie, un istituto di credito) decorre non dalla comunicazione dell'accordo di cessione, ma dal momento in cui il trasferimento diventa effettivamente operativo. Questa interpretazione dell'art. 2558 c.c. tutela il contraente ceduto, permettendogli di valutare la nuova controparte al momento del suo effettivo subentro. La sentenza, pur confermando questo principio, è stata cassata con rinvio per un vizio di motivazione su un altro aspetto della controversia.
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Nullità relativa CTU: eccezione tardiva è sanatoria
Un affiliato in franchising si opponeva a un decreto ingiuntivo, lamentando in Cassazione vizi procedurali. La Corte Suprema ha respinto il ricorso, stabilendo che la produzione di nuove prove non modifica la domanda originaria e che la nullità relativa CTU deve essere eccepita nella prima difesa utile, altrimenti il vizio si considera sanato per tardività.
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Interpretazione contratto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società distributrice contro un'azienda produttrice, confermando la decisione di merito sull'interpretazione di un contratto di distribuzione. La controversia verteva sulla clausola di esclusiva e sulla nozione di "supermercati a carattere nazionale". La Corte ha ribadito che l'interpretazione contrattuale è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito e ha sottolineato i rigorosi oneri di prova per chi agisce in giudizio per il risarcimento del danno, sia patrimoniale che all'immagine.
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Obbligo di segnalazione notaio: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione a un notaio per la mancata segnalazione di un'operazione sospetta di antiriciclaggio. Il caso riguardava un aumento di capitale di 8 milioni di euro a favore di due società italiane, realizzato tramite il conferimento di titoli da parte di un'opaca società scozzese. La Corte ha stabilito che l'obbligo di segnalazione del notaio sorge in presenza di indici oggettivi di anomalia, come l'ingente valore, la complessità dell'operazione e l'impossibilità di identificare il titolare effettivo, a prescindere dalla prova concreta di un reato a monte. La sanzione originaria di 200.000 euro è stata ritenuta congrua nella misura ridotta a 100.000 euro.
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Responsabilità presidente: quando risponde dei debiti?
La Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità del presidente di un'associazione non riconosciuta. La sentenza analizza il principio secondo cui la responsabilità personale e solidale non deriva dalla semplice carica ricoperta, ma dall'effettiva attività negoziale svolta in nome e per conto dell'ente. Il caso riguardava il mancato pagamento di oneri da parte di un'associazione a una società creditrice. La Corte ha cassato la decisione d'appello per errata valutazione della prova presuntiva, sottolineando che gli indizi a carico del presidente devono essere valutati nel loro complesso e non singolarmente.
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Privilegio rivalsa accise: la forma è sostanza
Una società energetica si è vista negare il riconoscimento del privilegio sul proprio credito per la rivalsa delle accise nei confronti di un consorzio in liquidazione. La Corte di Cassazione ha confermato che, ai fini del privilegio rivalsa accise, l'importo del tributo deve essere esplicitamente e separatamente indicato in fattura, come richiesto dalla legge. La possibilità di calcolare l'importo a posteriori tramite altri documenti non è considerata sufficiente, privilegiando un'interpretazione strettamente formale della norma.
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Lodo arbitrale: efficacia di sentenza e data certa
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo fallimentare di un credito derivante da un lodo arbitrale, poiché il Tribunale lo riteneva privo di data certa. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il lodo arbitrale rituale ha efficacia di sentenza e data certa fin dal momento della sua ultima sottoscrizione, senza necessità di deposito in cancelleria, rendendolo così pienamente opponibile alla procedura fallimentare.
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Durata Locazione Commerciale: Ristorante non è Hotel
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società di ristorazione che chiedeva l'applicazione della durata locazione commerciale di 9+9 anni a un contratto stipulato nel 2007. La Corte ha stabilito che la norma del 2011, che equipara i ristoranti agli alberghi per la durata del contratto, non è retroattiva e non può applicarsi a rapporti giuridici sorti prima della sua entrata in vigore. La durata del contratto resta quindi di 6+6 anni.
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Ammissione con riserva: la Cassazione alle Sezioni Unite
Una società di infrastrutture ferroviarie chiedeva l'ammissione di un credito al passivo del fallimento di un'impresa edile. Tale credito era condizionato all'esito di una causa per risoluzione contrattuale già pendente prima del fallimento. Il Tribunale aveva concesso un'ammissione con riserva, ma la curatela fallimentare ha impugnato la decisione. La Corte di Cassazione, rilevando un profondo contrasto giurisprudenziale sulla sorte dei giudizi pendenti al momento della dichiarazione di fallimento e sulla corretta applicazione dell'ammissione con riserva, ha sospeso la decisione e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per un chiarimento definitivo.
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Interessi moratori sanità: sì a D.Lgs. 231/2002
La Corte di Cassazione ha stabilito che i contratti tra strutture sanitarie private accreditate e le Aziende Sanitarie rientrano nella nozione di "transazione commerciale". Di conseguenza, in caso di ritardato pagamento, gli interessi moratori sanità scattano automaticamente secondo le regole del D.Lgs. 231/2002, senza necessità di una specifica messa in mora. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva negato tale diritto, riaffermando un principio fondamentale a tutela delle imprese che operano con la Pubblica Amministrazione.
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Riconoscimento del debito: l’ammissione in appello
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 2966/2025, ha stabilito che il riconoscimento del debito effettuato da una società in un atto di appello è vincolante e non può essere smentito da successive rettifiche. Nel caso specifico, un'impresa aveva ammesso un debito di circa 12.000 euro nel proprio atto di appello. La Corte ha respinto il successivo ricorso dell'impresa, che tentava di ridurre l'importo a circa 3.400 euro, affermando che l'ammissione iniziale era una 'ratio decidendi' che non era stata adeguatamente contestata e che la Corte non può riesaminare i fatti del caso.
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Recesso contratto preliminare: la validità parziale
La Corte di Cassazione chiarisce la validità del recesso da un contratto preliminare, anche se l'accordo di recesso è sottoscritto solo da alcuni dei contraenti. L'ordinanza stabilisce che, sebbene l'accordo non possa sciogliere l'intero contratto, produce effetti vincolanti tra le parti firmatarie. Nel caso specifico, un promissario acquirente di quote societarie aveva pattuito il recesso con due dei tre promittenti venditori. La Corte ha ritenuto tale recesso valido ed efficace tra di loro, rigettando la tesi dell'inefficacia totale dell'atto e respingendo la conseguente richiesta di risarcimento per responsabilità professionale degli avvocati coinvolti.
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