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Diritto Commerciale

Mandato senza rappresentanza: diritti del mandante
Una società mandante, agendo tramite una fiduciaria in un mandato senza rappresentanza, finanzia un'impresa farmaceutica tramite un contratto di associazione in partecipazione. Al mancato pagamento, la mandante agisce direttamente contro l'impresa. La Cassazione conferma la sua legittimazione ad agire per la restituzione del capitale e degli utili, definendoli diritti di credito derivanti dall'esecuzione del mandato ai sensi dell'art. 1705 c.c. Viene inoltre ribadito che l'eccezione di arbitrato irrituale deve essere sollevata tempestivamente, a pena di decadenza.
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Fideiussione omnibus: no nullità se l’eccezione è tardiva
Due garanti hanno contestato una fideiussione omnibus, sostenendo in appello la sua nullità per violazione della normativa antitrust. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che l'eccezione di nullità e la relativa prova documentale devono essere presentate tempestivamente nel primo grado di giudizio. La tardività preclude il rilievo d'ufficio della nullità e rende inammissibili le relative domande.
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Titolarietà del Diritto: Prova e Onere in Causa
La pretesa di un creditore per 3 milioni di euro, basata su garanzie bancarie per una società estera liquidata, è stata respinta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che il creditore non ha fornito prove sufficienti della titolarità del diritto. La Corte ha chiarito che la prova della titolarità è un presupposto dell'azione che il giudice può verificare d'ufficio, anche in assenza di una specifica contestazione della controparte.
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Legittimazione passiva: la prova dell’ordine è cruciale
In un caso di fornitura non pagata, la Corte d'Appello di Roma ha parzialmente riformato una sentenza di primo grado. Ha confermato la condanna per un debito ammesso, ma ha annullato la richiesta di pagamento per una seconda fornitura. La Corte ha chiarito che, ai fini della legittimazione passiva, la semplice prova di consegna della merce non è sufficiente a dimostrare chi abbia effettuato l'ordine. L'onere della prova del contratto resta a carico del creditore.
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Responsabilità impresa trasporto: la Cassazione decide
Una società di trasporti ha impugnato una sanzione per la violazione dei tempi di riposo da parte di un suo conducente, adducendo un errore involontario di quest'ultimo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la responsabilità dell'impresa di trasporto non è solo solidale, ma anche diretta e per fatto proprio. L'azienda ha l'obbligo di organizzare, istruire e controllare l'attività dei suoi dipendenti per garantire il rispetto delle normative, e la sua colpa si presume in caso di infrazione, salvo prova contraria che non è stata fornita.
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Promessa di pagamento: appello inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una debitrice relativo a una promessa di pagamento. La decisione si fonda sul fatto che la sentenza d'appello era sorretta da una doppia motivazione e la ricorrente ne aveva impugnata solo una, rendendo la censura irrilevante. Il caso riguardava degli assegni firmati dalla madre della titolare del conto, usati come prova di un debito commerciale.
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Impugnazione lodo arbitrale: quando è inammissibile
Una società tecnologica ha impugnato un lodo arbitrale sostenendo vizi nella nomina degli arbitri per carenza di imparzialità. La Corte d'Appello ha respinto il gravame. La Corte di Cassazione ha dichiarato il successivo ricorso inammissibile per difetto di specificità, in quanto la ricorrente non ha adeguatamente riportato i motivi specifici del suo appello originario. La decisione sottolinea il rigore del principio di autosufficienza nei ricorsi, fondamentale nell'ambito dell'impugnazione lodo arbitrale.
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Abuso di posizione dominante: la prova del danno
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per abuso di posizione dominante a carico di una grande compagnia telefonica. La società aveva ostacolato un operatore concorrente attraverso procedure di attivazione dei servizi all'ingrosso volutamente più complesse e onerose rispetto a quelle riservate alle proprie divisioni interne. La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene il danno non sia automatico, la prova del nesso causale tra la condotta discriminatoria e il pregiudizio economico (come la perdita di clienti) può essere fornita anche tramite presunzioni, basandosi sulla maggiore difficoltà di accesso al mercato imposta al concorrente.
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Spese di lite terzo chiamato: chi paga se la causa è persa
Una società acquirente si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, lamentando vizi della merce. La società venditrice si difende e chiama in causa il produttore e l'assicurazione. Persa la causa in tutti i gradi di giudizio, la società acquirente viene condannata a pagare le spese legali di tutte le parti, inclusi i terzi da lei non citati. La Cassazione conferma che, in base al principio di causalità, chi avvia una causa che si rivela infondata deve sostenere le spese di lite del terzo chiamato, poiché il suo coinvolgimento è diretta conseguenza dell'azione iniziale.
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Querela di falso: la Cassazione sulle polizze false
Una società finanziaria ha agito contro una compagnia assicurativa sulla base di polizze fideiussorie risultate false. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che accertava la falsità delle firme, rigettando il ricorso della società finanziaria. La Corte ha chiarito l'ammissibilità della querela di falso per le scritture private e ha ritenuto tardiva e infondata la domanda di risarcimento per legittimo affidamento, in quanto non proposta tempestivamente.
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Nullità fideiussione ABI: onere della prova decisivo
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due fideiussori che chiedevano la nullità fideiussione per violazione della normativa antitrust. La Corte ha stabilito che i ricorrenti non hanno adempiuto all'onere della prova, non dimostrando che le clausole nulle fossero essenziali al punto che, senza di esse, non avrebbero concluso il contratto. Questa mancata prova, su cui si era formato un giudicato interno, ha reso il ricorso inammissibile.
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Presupposizione fideiussione: lo status di socio
La Corte di Cassazione ha stabilito che la garanzia personale (fideiussione) prestata da un socio a favore della propria società non perde efficacia automaticamente se questi cessa di essere socio. La Corte ha chiarito che lo status di socio costituisce un motivo soggettivo e non una 'presupposizione fideiussione' oggettiva del contratto, a meno che non sia esplicitamente previsto. Il ricorso dell'ex socio è stato rigettato anche per l'inammissibilità di altri motivi, presentati in modo generico.
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Compensazione concordato preventivo: canoni locazione
Una società in concordato preventivo richiedeva il pagamento di canoni di locazione a una banca, la quale opponeva in compensazione un proprio controcredito sorto prima della procedura. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della compensazione nel concordato preventivo, stabilendo che il momento rilevante per valutare l'anteriorità del credito del locatore è la data di stipula del contratto di locazione (il "fatto genetico") e non la scadenza delle singole rate. Poiché il contratto era anteriore alla procedura, la compensazione è stata ritenuta valida.
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Contratto autonomo di garanzia: ricorso inammissibile
Un garante ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello relativa a un contratto autonomo di garanzia. Il garante sosteneva di doversi ritenere liberato dall'obbligazione a causa della condotta del creditore e lamentava la mancata ammissione di una perizia tecnica su presunti tassi usurari. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile per motivi procedurali, tra cui la genericità delle censure e la violazione del principio di autosufficienza. Ha inoltre ribadito che, in un contratto autonomo di garanzia, il garante non può sollevare eccezioni relative al debito principale e che la conoscenza della situazione finanziaria del debitore da parte del garante esclude l'applicazione della liberazione prevista dall'art. 1956 c.c. L'appellante è stato anche condannato per abuso del processo.
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Onere della prova fallimento: chi deve dimostrarlo?
Una società dichiara di non superare le soglie di fallibilità, ma la Corte di Cassazione conferma che l'onere della prova fallimento spetta al debitore. I bilanci non sono prova assoluta e il giudice può valutarne l'inattendibilità, basandosi su altri elementi come lo stato passivo, per confermare il fallimento.
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Delegazione di pagamento: non revocabile se promittendi
La Corte di Cassazione ha stabilito che una complessa operazione di compravendita immobiliare, regolata tramite una delegazione di pagamento, non è soggetta ad azione revocatoria fallimentare. La Corte ha chiarito che, non trattandosi di un pagamento anomalo ma di una 'delegatio promittendi' che ha portato a una compensazione legale, l'atto non è inefficace nei confronti del fallimento. La decisione si basa sulla distinzione cruciale tra l'ordine di pagare e l'assunzione di un nuovo debito.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
Una società di gestione aeroportuale aveva proposto ricorso in Cassazione contro una sentenza d'appello relativa a una disputa su tariffe di subconcessione con una società di assistenza doganale. Successivamente, la società ricorrente ha rinunciato al ricorso e la controparte ha accettato la rinuncia. La Corte di Cassazione, preso atto dell'accordo tra le parti, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, chiudendo definitivamente la controversia tra di loro senza una pronuncia nel merito.
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Giudizio di rinvio: limiti e inammissibilità
Una società impugna la sentenza di una Corte d'Appello, emessa in sede di rinvio, sostenendo la mancata conclusione di un contratto di cessione d'azienda. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, poiché i motivi sollevati esulavano dai limiti del thema decidendum fissati dalla precedente ordinanza di cassazione. L'ordinanza ribadisce che il giudizio di rinvio è un procedimento chiuso, in cui non è consentito introdurre nuove questioni.
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Accordo di ristrutturazione e credito contestato
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società che si era vista respingere un accordo di ristrutturazione. La decisione si fonda sulla non corretta gestione di un credito contestato, ma ritenuto esistente dal giudice, che era stato inserito in un fondo rischi anziché essere garantito per l'integrale pagamento, come previsto per i creditori non aderenti. La Corte ha ribadito che il controllo del tribunale sull'accordo non è meramente formale, ma deve valutare la plausibilità e la ragionevolezza del piano, inclusa l'effettiva garanzia di pagamento per tutti i creditori estranei.
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Decreto ingiuntivo non opposto: le conseguenze
Una società, dichiarata fallita a seguito di un decreto ingiuntivo non opposto, ha impugnato la decisione sostenendo un vizio di notifica. La Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che i vizi di notifica vanno eccepiti con l'opposizione tardiva e che il decreto definitivo fonda la richiesta di fallimento, gravando sul debitore l'onere di provare l'assenza dei requisiti per la fallibilità.
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