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Diritto Commerciale

Onere della prova fallimento: chi dimostra i requisiti?
La Corte di Cassazione ha confermato la dichiarazione di fallimento di una società, ribadendo un principio fondamentale: l'onere della prova fallimento spetta al debitore. Quest'ultimo deve dimostrare con documentazione attendibile di non superare le soglie dimensionali previste dalla legge. Nel caso di specie, i documenti prodotti sono stati giudicati inattendibili e contraddittori, portando alla reiezione del ricorso e alla conferma dello stato di insolvenza, evidenziato anche da un singolo, ma significativo, inadempimento.
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Transazione commerciale: interessi a strutture sanitarie
Una struttura sanitaria privata ha citato in giudizio un'Azienda Sanitaria Locale per il mancato pagamento di prestazioni. La Corte di Cassazione ha stabilito che il contratto tra una struttura sanitaria privata accreditata e l'amministrazione pubblica rientra nella nozione di transazione commerciale. Di conseguenza, in caso di ritardo nei pagamenti, la struttura ha diritto agli interessi di mora maggiorati previsti dal D.Lgs. 231/2002. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva negato tali interessi, è stata annullata con rinvio.
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Interessi per ritardato pagamento: quando sono dovuti
Una struttura sanitaria privata si è rivolta ai tribunali per ottenere il pagamento degli interessi su somme corrisposte in ritardo da un'azienda sanitaria pubblica. La Corte d'Appello aveva negato tale diritto in assenza di una formale richiesta di pagamento. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: per i crediti liquidi ed esigibili, gli interessi per ritardato pagamento decorrono automaticamente dalla scadenza del termine, senza necessità di costituzione in mora del debitore. La Suprema Corte ha chiarito che la regola generale dell'art. 1282 c.c. prevede la produzione di interessi "di pieno diritto" e che la messa in mora rileva solo per ulteriori profili risarcitori.
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Contributi socio accomandante: la Cassazione decide
La Cassazione ha stabilito che i contributi del socio accomandante sono dovuti all'INPS anche se non svolge attività lavorativa nella società. Il reddito derivante dalla partecipazione a una società in accomandita semplice è qualificato come reddito d'impresa e, in base al principio di trasparenza fiscale, rientra pienamente nella base imponibile contributiva. La Corte ha rigettato il ricorso di una socia, confermando che la totalità dei redditi d'impresa denunciati ai fini IRPEF è soggetta a contribuzione previdenziale.
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Interposizione fittizia: quando è valida?
Una società costruttrice, condannata a pagare per la fornitura di un impianto, ha sostenuto di essere solo un prestanome in un caso di interposizione fittizia di persona. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che, in assenza di un accordo simulatorio a tre, si configura un'interposizione reale, in cui l'intermediario è pienamente obbligato verso il fornitore, anche se il pagamento proviene da un terzo soggetto.
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Nullità fideiussione: sempre rilevabile d’ufficio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1592/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di nullità fideiussione. Il caso riguardava dei garanti che avevano eccepito la nullità del loro impegno, basato su un modello ABI anticoncorrenziale, solo nelle fasi finali del giudizio d'appello. La Corte d'Appello aveva ritenuto la domanda tardiva. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la nullità per violazione di norme imperative è rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del processo, a condizione che i fatti su cui si fonda siano già stati acquisiti agli atti. Di conseguenza, il giudice d'appello avrebbe dovuto esaminare la questione nel merito. La sentenza è stata cassata con rinvio su questo punto.
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Abuso di posizione dominante: la Cassazione chiarisce
Un fornitore di servizi ha citato in giudizio un operatore di telecomunicazioni per i danni derivanti da un abuso di posizione dominante, precedentemente accertato dall'Autorità Garante della Concorrenza. Il tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, ritenendo che l'attore non avesse specificato i singoli atti illeciti. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il giudice non può modificare la base della domanda (causa petendi). L'illecito contestato era una pratica discriminatoria sistemica, non la somma di singoli rifiuti, e su tale base andava valutata la richiesta di risarcimento.
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Documento di trasporto: obblighi anche per trasferimenti
Un'agenzia di controllo ha sanzionato una catena della grande distribuzione per l'incompletezza del documento di trasporto di prodotti ortofrutticoli trasferiti tra il proprio magazzino e i punti vendita. Dopo due gradi di giudizio favorevoli all'azienda, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. Sulla base di una recente pronuncia della Corte di Giustizia Europea, ha stabilito che l'espressione "tutte le fasi della commercializzazione" include anche i trasferimenti interni. Pertanto, se un operatore decide di emettere un documento di trasporto, questo deve contenere tutte le informazioni specifiche richieste dalla normativa UE per garantire tracciabilità e facilitare i controlli.
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Dichiarazione di fallimento: quando l’appello è perso
L'amministratore di una S.r.l. ha impugnato in Cassazione la dichiarazione di fallimento della sua società, lamentando vizi di notifica e l'insussistenza dei debiti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la costituzione in giudizio sana qualsiasi difetto di notifica. Inoltre, ha ribadito che la valutazione sull'ammontare dei debiti è un accertamento di fatto del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è coerente.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti del giudice
Una società contesta il pagamento di una somma a un Ente Pubblico, alternativa alla costruzione di un'opera pubblica prevista in un atto d'obbligo. La società ricorre in Cassazione lamentando un eccesso di potere giurisdizionale da parte del giudice amministrativo, che avrebbe invaso il merito delle scelte dell'amministrazione. Le Sezioni Unite dichiarano il ricorso inammissibile, chiarendo che l'interpretazione del contenuto economico e funzionale di un accordo rientra nei poteri del giudice e non costituisce sconfinamento, anche se l'interpretazione fosse errata.
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Reintegrazione nei termini marchio: la Cassazione decide
Una società titolare di un marchio internazionale si è vista rifiutare la registrazione in Italia per non aver richiesto formalmente copia dell'atto di opposizione. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, negando la reintegrazione nei termini marchio per mancanza di un errore scusabile e sottolineando la necessità di rispettare rigorosamente le forme procedurali.
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Crediti prededucibili: Cassazione rinvia la decisione
La Cassazione esamina il caso di crediti per canoni di locazione sorti durante un concordato preventivo poi fallito. Riconoscendo la complessità della questione sui crediti prededucibili e l'esistenza di un dibattito giurisprudenziale, la Corte ha emesso un'ordinanza interlocutoria, rinviando la decisione per attendere una pronuncia di principio su un caso analogo.
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Prededuzione credito subappaltatore: i limiti fissati
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1729/2025, ha accolto il ricorso di una curatela fallimentare, negando la prededuzione al credito di un subappaltatore. La Corte ha stabilito che, per ottenere la prededuzione del credito, non è sufficiente che la prestazione abbia arrecato un generico vantaggio patrimoniale alla massa dei creditori, ma è necessario dimostrare un "nesso funzionale forte" con gli scopi specifici della procedura concorsuale. La decisione del tribunale, che aveva concesso la prededuzione basandosi solo sul beneficio derivato, è stata cassata con rinvio.
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Crediti prededucibili: la Cassazione fa il punto
La Corte di Cassazione esamina il caso di un fornitore che richiede l'ammissione di un credito come prededucibile nel fallimento di una società, sostenendo che tale credito sia sorto durante un precedente concordato preventivo. Data la complessità e l'evoluzione della giurisprudenza sui criteri per definire i crediti prededucibili, la Corte ha emesso un'ordinanza interlocutoria, rinviando la trattazione a nuovo ruolo. La decisione finale è sospesa in attesa di una pronuncia su un caso analogo in pubblica udienza, che potrebbe chiarire definitivamente la materia.
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Crediti prededucibili: esclusi nel concordato in bianco
Una società fornitrice di servizi di marketing ha visto negarsi il riconoscimento dei propri crediti prededucibili nei confronti di un'azienda fallita. Quest'ultima aveva presentato una domanda di concordato 'in bianco' senza mai depositare un piano, per poi fallire. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di un piano e di un'autorizzazione del tribunale, i crediti sorti in questa fase non sono automaticamente prededucibili, in quanto gli atti gestionali non possono essere qualificati come di 'ordinaria amministrazione' e manca la necessaria sequenza tra le procedure concorsuali.
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Interessi commerciali in appalto tra imprese: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1747/2025, ha stabilito che gli interessi commerciali per ritardato pagamento, previsti dal D.Lgs. 231/2002, si applicano anche ai contratti d'appalto stipulati tra imprese private. Il caso riguardava un'impresa edile che chiedeva il pagamento del corrispettivo per lavori eseguiti. Mentre la Corte d'Appello aveva negato tali interessi, riconoscendo solo quelli legali, la Cassazione ha riformato la decisione. Ha chiarito che il contratto d'appalto rientra nella nozione di "prestazione di servizi", rendendo pienamente applicabile la disciplina speciale, più severa, volta a contrastare i ritardi nei pagamenti nelle transazioni commerciali.
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Condizione risolutiva: come incide su un contratto
La Corte di Cassazione ha analizzato un complesso contratto preliminare immobiliare soggetto sia a condizione sospensiva (ottenimento di permessi) che a condizione risolutiva (mancata cessione di rami d'azienda collegati). La Corte ha stabilito che l'avveramento della condizione risolutiva prevale, determinando la risoluzione del contratto, anche se la condizione sospensiva si era nel frattempo verificata. Concedere proroghe per la condizione sospensiva non costituisce rinuncia a far valere la condizione risolutiva, ma un comportamento conforme a buona fede.
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Litispendenza tra gradi diversi: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene sul tema della litispendenza, chiarendo le condizioni per la sua applicabilità. Un'azienda aveva impugnato la decisione della Corte d'Appello che dichiarava la litispendenza tra un giudizio di primo grado e uno d'appello pendenti tra le stesse parti, cancellando la causa dal ruolo. La Cassazione, pur confermando che la litispendenza può operare tra uffici giudiziari di grado diverso, ha annullato la decisione. Il motivo risiede nella mancanza di una perfetta identità del petitum (l'oggetto della domanda) tra le due cause, in quanto le richieste di compensazione e i controcrediti vantati nei due procedimenti erano differenti. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello.
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Surrogazione compagnia assicuratrice: è valida?
La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di una compagnia assicuratrice di agire in surrogazione nei confronti di un'impresa appaltatrice inadempiente. L'impresa aveva contestato la validità della polizza fideiussoria, ma i giudici hanno stabilito che, avendo la compagnia adempiuto all'obbligazione di garanzia pagando l'ente creditore, essa si è legittimamente sostituita nei suoi diritti, potendo così richiedere il rimborso. La surrogazione della compagnia assicuratrice è stata ritenuta valida in quanto il pagamento era avvenuto in esecuzione di una garanzia efficace al momento dell'escussione.
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Responsabilità azienda per cronotachigrafo: la Cassazione
Una società di trasporti è stata multata perché un suo autista ha guidato un autobus senza inserire la carta nel cronotachigrafo digitale. L'azienda ha contestato la multa sostenendo un'anomalia tecnica. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che esiste una presunzione di colpa a carico dell'impresa. Per evitare la sanzione, l'azienda avrebbe dovuto dimostrare di aver adottato tutte le misure necessarie per garantire il corretto funzionamento del dispositivo e che il guasto era imprevedibile e inevitabile, prova che non è stata fornita. La sentenza sottolinea la diretta responsabilità dell'azienda per il cronotachigrafo, che va oltre la semplice responsabilità solidale con il conducente.
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