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Diritto Commerciale

Crediti prededucibili e continuità della crisi
Un fornitore vedeva negato il carattere prededucibile del proprio credito in una liquidazione coatta amministrativa. Il credito era sorto durante una precedente procedura di concordato, ma la Cassazione ha confermato la decisione di merito, escludendo la continuità della crisi tra le due procedure. Un intervallo di quasi due anni di attività d'impresa, con la creazione di nuovi debiti, è stato ritenuto sufficiente a interrompere il nesso causale necessario per la prededuzione.
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Concordato in continuità e nomina del liquidatore
La Cassazione chiarisce che in un concordato in continuità misto, se il piano aziendale è vago sulle modalità di vendita dei beni non essenziali, il tribunale può legittimamente nominare un liquidatore giudiziale per garantire una procedura competitiva e tutelare i creditori, applicando in via sussidiaria l'art. 182 della Legge Fallimentare.
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Rinuncia all’azione: chi paga le spese processuali?
Un'ordinanza della Cassazione chiarisce che la rinuncia all'azione equivale a una sconfitta nel merito. Di conseguenza, la parte che rinuncia è tenuta a pagare tutte le spese legali dell'intero giudizio, applicando il principio della soccombenza complessiva. Nel caso di specie, un istituto di credito, dopo aver rinunciato all'azione in fase di rinvio, è stato condannato a rimborsare le spese legali alle controparti, nonostante avesse ottenuto decisioni favorevoli nei gradi precedenti.
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Penale contrattuale fallimento: quando è prededucibile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una penale contrattuale, pattuita prima del fallimento per il ritardo nella restituzione di un immobile, diventa un credito prededucibile se l'occupazione dell'immobile è stata funzionale alla procedura fallimentare. Con l'ordinanza in esame, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso della curatela fallimentare, confermando che la penale segue la sorte del credito principale per l'indennità di occupazione, acquisendo così il diritto a essere pagata con priorità rispetto agli altri crediti.
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Penale in prededuzione: la Cassazione nega il privilegio
Una società immobiliare ha richiesto che una clausola penale per ritardata restituzione di un immobile fosse ammessa come credito prededucibile nel fallimento dell'ex inquilino. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la penale ha natura di credito chirografario. A differenza dell'indennità di occupazione, la penale non ha il necessario 'collegamento funzionale' con la procedura fallimentare, poiché deriva dall'inadempimento contrattuale originario e non da un'azione svolta nell'interesse della massa dei creditori. La richiesta di una penale in prededuzione è stata quindi respinta.
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Penale contrattuale: quando è prededucibile nel fallimento
Una società immobiliare ha richiesto che una penale contrattuale per ritardata restituzione di un immobile fosse pagata con priorità nel fallimento della società affittuaria. La Corte di Cassazione ha stabilito che la penale contrattuale è prededucibile, ma solo per il periodo successivo alla dichiarazione di fallimento. Questo perché, in quel periodo, il credito sorge 'in occasione' della procedura, a seguito della decisione degli organi fallimentari di proseguire l'occupazione dell'immobile. Il caso è stato rinviato al Tribunale per il ricalcolo delle somme.
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Penale contrattuale fallimento: sì alla prededuzione
Una società locatrice chiede il pagamento in prededuzione di una penale contrattuale per la ritardata restituzione di un immobile da parte della società conduttrice, successivamente fallita. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, stabilisce che la penale contrattuale nel fallimento può essere ammessa in prededuzione, ma solo per il periodo successivo alla dichiarazione di fallimento, qualora la mancata riconsegna sia dovuta a una scelta degli organi della procedura. Questo perché il credito sorge 'in occasione' della procedura stessa, seguendo la sorte del credito principale per indennità di occupazione.
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Segnalazione a sofferenza: quando è legittima?
Una società ha impugnato una segnalazione a sofferenza effettuata da una banca. La Corte di Appello ha ritenuto la segnalazione legittima, basandosi su molteplici indizi come protesti cambiari, un'elevata esposizione debitoria e ipoteche sul patrimonio. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile e sottolineando che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non per vizi di legge. La decisione ribadisce che un quadro complessivo di difficoltà finanziaria, e non un singolo inadempimento, giustifica la segnalazione a sofferenza.
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Nullità swap: la Cassazione conferma l’invalidità
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per un contratto di interest rate swap. La Corte di Cassazione ha confermato le sentenze dei gradi inferiori, dichiarando il contratto nullo a causa della mancata indicazione del valore 'Mark to Market', degli scenari probabilistici e dei costi impliciti. Questa omissione informativa, secondo la Corte, costituisce un vizio strutturale che porta alla nullità swap del contratto, rendendolo invalido fin dall'origine.
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Risoluzione contratto investimento: la restituzione
La Corte di Cassazione chiarisce le regole sulla restituzione a seguito della risoluzione contratto investimento per inadempimento dell'intermediario. In caso di mancata informativa sui rischi, l'investitore deve restituire non solo i titoli ma anche tutte le cedole percepite, in quanto prestazioni contrattuali. La buona fede non rileva per trattenere le cedole, ma solo per la decorrenza degli interessi legali sulla somma da restituire. La Suprema Corte stabilisce un principio di equilibrio per evitare arricchimenti ingiustificati.
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Subentro contratto fallimento: la volontà del curatore
La Corte di Cassazione chiarisce i criteri per il subentro contratto fallimento. Con l'ordinanza in esame, ha stabilito che la prosecuzione di una fornitura energetica dopo la dichiarazione di fallimento non implica automaticamente il subentro del curatore nel contratto. Se le azioni del curatore, come la pianificazione di un nuovo contratto a condizioni diverse, dimostrano una volontà contraria, il rapporto originario deve considerarsi sciolto. Il silenzio del curatore di fronte a una richiesta del creditore rafforza questa interpretazione, escludendo la prededucibilità del credito anteriore.
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Scientia decoctionis: errore sulla società insolvente
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello in un caso di azione revocatoria fallimentare. La corte territoriale aveva erroneamente valutato la 'scientia decoctionis' dell'acquirente di quote societarie, confondendo la situazione patrimoniale della società le cui quote erano state vendute con quella della società, poi fallita, del venditore. La Suprema Corte ha chiarito che la prova della conoscenza dello stato di insolvenza deve riguardare il soggetto cedente e non la società target dell'operazione, accogliendo il ricorso anche per omessa valutazione di elementi decisivi, come la presenza di abusi edilizi che incidevano sul valore degli immobili.
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Eccezione di incompetenza: come contestarla
Una società ha sollevato un'eccezione di incompetenza contro un decreto ingiuntivo, ma ha omesso di contestare tutti i fori alternativi previsti dalla legge. La Corte di Cassazione ha dichiarato l'eccezione inammissibile per incompletezza, affermando che una valida contestazione deve specificamente indicare e confutare ogni potenziale foro competente. Di conseguenza, la competenza è stata confermata in capo al giudice originariamente adito.
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Leasing traslativo: nulla la clausola penale tardiva
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di una clausola penale in un contratto di leasing traslativo. La società concedente aveva venduto l'imbarcazione oggetto del contratto due anni dopo la riconsegna, rendendo impossibile stabilire un giusto valore di mercato da detrarre dal debito dell'utilizzatore. Secondo la Corte, tale ritardo crea uno squilibrio contrattuale inaccettabile, violando i principi dell'art. 1526 c.c., che mira a proteggere l'utilizzatore da un arricchimento ingiustificato della società di leasing.
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Confusione tra marchi: la Cassazione decide il caso
Una storica azienda produttrice di surrogati del caffè ha citato in giudizio una nuova società che commercializzava caffè utilizzando un nome quasi identico. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della nuova società, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano ravvisato un'elevata probabilità di confusione tra marchi e denominazioni sociali. La sentenza ha stabilito la nullità dei marchi della nuova azienda, sottolineando come il mercato del caffè rappresenti una 'naturale espansione' per un produttore di surrogati e come i prodotti siano affini, giustificando così la tutela del marchio anteriore.
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Concorrenza sleale online: negozio fisico e e-commerce
Una società operante nella vendita di elettronica tramite negozi fisici ha citato in giudizio altre aziende dello stesso consorzio per concorrenza sleale, accusandole di usare informazioni promozionali riservate per vendere gli stessi prodotti online a prezzi inferiori. La Corte di Appello aveva respinto la domanda, negando un rapporto di concorrenza tra canali di vendita fisici e digitali. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, affermando un principio fondamentale sulla concorrenza sleale online: la competizione sussiste quando si mira a soddisfare lo stesso bisogno dei consumatori, indipendentemente dal canale di vendita utilizzato. Pertanto, un negozio fisico e un e-commerce sono concorrenti diretti.
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Notifica cessione del credito: la forma è libera
Una società fornitrice si vede revocare un decreto ingiuntivo perché, secondo la Corte d'Appello, non aveva notificato formalmente al debitore la retrocessione di un credito precedentemente ceduto a una banca. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, stabilendo che la notifica della cessione del credito è un atto a forma libera, il cui unico scopo è informare il debitore. Pertanto, anche lo stesso ricorso per decreto ingiuntivo può costituire una valida notifica.
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Nullità del contratto: la Cassazione sul tasso Euribor
Una società ha citato in giudizio un istituto di leasing per la presunta applicazione di interessi usurari su un contratto. Dopo due sentenze sfavorevoli, la società ha fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il motivo relativo all'omessa pronuncia sulla nullità del contratto per la presunta manipolazione del tasso Euribor, rinviando il caso alla Corte d'Appello per un nuovo esame. Gli altri motivi, riguardanti gli interessi moratori e la mancata indicazione del TAN, sono stati respinti.
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Clausola penale leasing: legittima se si detrae valore
Un utilizzatore di un leasing finanziario immobiliare si era reso inadempiente. La società concedente ha risolto il contratto e si è riappropriata del bene. L'utilizzatore ha contestato la validità della clausola penale, che imponeva il pagamento di tutti i canoni e del prezzo di opzione, dedotto il valore dell'immobile. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della clausola penale leasing, specificando che essa è equa e valida a condizione che dal debito totale dell'utilizzatore venga sottratto il valore di mercato del bene recuperato, evitando così un ingiusto arricchimento per il concedente.
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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione interviene su un caso riguardante un contratto di garanzia, chiarendo la distinzione fondamentale tra fideiussione e contratto autonomo di garanzia. La Corte ha stabilito che la sola clausola 'a prima richiesta' non è sufficiente a qualificare un contratto come autonomo; è necessaria la clausola 'senza eccezioni'. Inoltre, ha cassato la decisione di merito per aver erroneamente ritenuto concluso un accordo nonostante la mancata corrispondenza tra proposta e accettazione su punti essenziali.
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