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Diritto Commerciale

Impugnazione lodo arbitrale: quando è possibile?
Una società di autotrasporti ha proposto ricorso in Cassazione dopo che la Corte d'Appello ha respinto la sua impugnazione di un lodo arbitrale. Il lodo non le aveva riconosciuto le differenze tariffarie basate su norme inderogabili. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma, riconoscendo la complessità della questione sull'impugnazione lodo arbitrale per contrarietà all'ordine pubblico, rinvia la causa alla Sezione competente per materia.
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Calcolo spese legali: conta il valore deciso dal giudice
Una società fornitrice di energia ha richiesto un pagamento di quasi 50.000 euro, ma il tribunale ha concesso solo 765 euro. La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per il calcolo spese legali: si deve fare riferimento alla somma effettivamente riconosciuta dal giudice (il 'decisum') e non a quella originariamente domandata. La Corte ha rigettato il ricorso della società cliente, confermando che la liquidazione delle spese basata sul valore ridotto della condanna è corretta e che la richiesta di danni per lite temeraria non è applicabile in caso di soccombenza reciproca.
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Obblighi comunicazione cooperative: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una sanzione amministrativa contro una cooperativa sociale, stabilendo che gli obblighi comunicazione cooperative riguardanti i soci lavoratori non possono essere applicati retroattivamente. La decisione si fonda sul principio che le normative introdotte con il D.Lgs. 297/2002 valgono solo per i rapporti di lavoro costituiti dopo la sua entrata in vigore, rendendo irrilevante la discussione sulla natura subordinata o autonoma del rapporto stesso per i fatti antecedenti.
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Privilegio crediti pubblici: sì alla garanzia statale
Un'entità assicurativa a partecipazione pubblica ha garantito un finanziamento a una società, poi fallita. A seguito del fallimento, l'entità ha onorato la garanzia e ha richiesto l'ammissione del proprio credito al passivo del fallimento con privilegio. Il tribunale di primo grado aveva respinto la richiesta, ma la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che il privilegio sui crediti pubblici, anche quelli derivanti da garanzie, sorge per legge (ex lege) al momento della concessione del beneficio e non al momento della sua revoca o escussione. Pertanto, tale privilegio è opponibile alla procedura fallimentare anche se la revoca del beneficio avviene dopo la dichiarazione di fallimento.
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Privilegio garanzia pubblica: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio garanzia pubblica, previsto dal D.Lgs. 123/1998 per la restituzione di aiuti di Stato, si estende anche ai crediti derivanti dall'escussione di garanzie pubbliche e non solo ai finanziamenti diretti. Un ente assicurativo, dopo aver onorato una garanzia per un'impresa poi fallita, aveva richiesto l'ammissione al passivo con privilegio. Il tribunale di merito aveva negato tale richiesta, ma la Cassazione ha annullato la decisione, affermando che la natura pubblicistica dell'intervento giustifica il privilegio, il quale sorge per legge al momento della concessione dell'aiuto, a prescindere da un formale atto di revoca.
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Privilegio garanzia pubblica: Cassazione chiarisce
Un'ente erogatore di garanzie per il commercio estero ha richiesto l'ammissione privilegiata del proprio credito nel fallimento di un'impresa beneficiaria. Il tribunale aveva negato tale privilegio. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che il privilegio garanzia pubblica previsto dal d.lgs. 123/1998 si estende anche ai crediti derivanti da garanzie, non solo a finanziamenti diretti. Ha inoltre chiarito che la revoca del beneficio ha natura dichiarativa e non costitutiva, rendendo il privilegio opponibile ai creditori anche se la revoca interviene dopo la dichiarazione di fallimento.
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Centro interessi principali: decide la sede operativa
La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra il Tribunale di Milano e quello di Roma. L'ordinanza stabilisce che, ai fini delle procedure di insolvenza, il foro competente si determina in base al 'centro interessi principali' (COMI), ovvero il luogo dove l'impresa svolge concretamente la sua attività direttiva e operativa, anche se diverso dalla sede legale. La decisione si fonda sulla riconoscibilità della sede effettiva da parte dei terzi, come clienti e banche, valorizzando prove come i contratti di locazione degli uffici direzionali e la localizzazione del 'business core'.
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Risarcimento danno da reato: la guida completa
Un amministratore, condannato in sede penale per insolvenza fraudolenta a seguito dell'emissione di un assegno a vuoto, è stato citato in giudizio per i danni. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, stabilendo che il risarcimento danno da reato può essere correttamente liquidato in misura pari all'importo dell'obbligazione rimasta inadempiuta. Il ricorso dell'amministratore è stato dichiarato inammissibile, ribadendo che il danno è conseguenza diretta del reato e che eventuali somme recuperate dal fallimento della società dovranno essere dedotte dall'importo totale.
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Sostituzione impresa in ATI: l’inerzia la giustifica
Un imprenditore in un'Associazione Temporanea d'Imprese (ATI) era temporaneamente impossibilitato a lavorare. La società capogruppo, dopo molteplici richieste senza risposta, ha eseguito la sua parte di lavori per evitare ritardi contrattuali. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di questa sostituzione impresa in ATI, stabilendo che la prolungata inerzia dell'impresa associata giustificava l'intervento della capogruppo per garantire l'adempimento del contratto. La richiesta di risarcimento danni è stata respinta.
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Garanzia fideiussoria: il testo della polizza prevale
Una stazione appaltante, dopo aver annullato un contratto di appalto in autotutela, ha richiesto l'escussione della garanzia fideiussoria per la restituzione di un anticipo. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per decidere sulla legittimità dell'escussione, il giudice deve prima analizzare il testo specifico della polizza assicurativa, che può prevedere una copertura più ampia di quella legale, includendo anche il caso di mancato inizio dei lavori per annullamento del contratto.
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Cessione di credito e concordato: la banca vince
Una società in concordato preventivo ha citato in giudizio una banca per la restituzione di somme incassate dopo l'ammissione alla procedura. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che la preesistente cessione di credito a scopo di garanzia aveva trasferito immediatamente la titolarità dei crediti alla banca. Di conseguenza, la banca aveva il diritto di trattenere le somme incassate in quanto già di sua proprietà, a prescindere dall'avvio del concordato.
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Contestazione bollette: onere della prova e prescrizione
Un ristoratore contesta delle maxi bollette di conguaglio energetico, sostenendo la mancata prova dei consumi e la prescrizione del credito. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che la contestazione bollette da parte dell'utente deve essere specifica e tecnicamente fondata. In assenza di prove concrete di malfunzionamento del contatore, le fatture emesse dal fornitore sono considerate valide. La Corte ha inoltre chiarito i termini per sollevare l'eccezione di prescrizione e la decorrenza degli interessi di mora.
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Contributo AGCM e fallimento: quando è dovuto?
Un ente di riscossione si è visto respingere la richiesta di ammissione al passivo fallimentare di una società per il mancato pagamento del contributo AGCM. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, ma non per le ragioni addotte dal tribunale di merito. Sebbene il ricorso sia stato respinto per un difetto di prova, la Suprema Corte ha colto l'occasione per enunciare un importante principio di diritto: l'obbligazione di versare il contributo AGCM ha natura tributaria e sorge nel momento in cui viene generato il fatturato che ne costituisce il presupposto, non quando l'attività d'impresa viene effettivamente svolta. Pertanto, se il fatturato è anteriore alla dichiarazione di fallimento, il credito è di natura concorsuale e va ammesso al passivo.
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Prededuzione dei crediti: la funzionalità è decisiva
La Corte di Cassazione ha stabilito che la prededuzione dei crediti sorti dopo la domanda di concordato preventivo non è automatica. È necessario accertare la 'funzionalità' del credito, ovvero che l'atto da cui deriva sia stato coerente e necessario per il piano di risanamento. Nel caso di specie, una fornitura di beni a una società poi fallita non poteva essere considerata prededucibile senza questa verifica, che il tribunale di merito aveva omesso di compiere. La Corte ha quindi cassato la decisione e rinviato la causa per un nuovo esame.
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Prededuzione dei crediti: onere della prova sul fornitore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 55/2025, ha stabilito che spetta al creditore dimostrare che la propria fornitura, eseguita dopo la domanda di concordato preventivo, fosse funzionale all'interesse della massa dei creditori per ottenere il riconoscimento della prededuzione. Nel caso di specie, una società di distribuzione farmaceutica si è vista negare la prededuzione per le forniture a una farmacia poi fallita, non avendo fornito prova della coerenza dell'operazione con il piano concordatario. La Corte ha chiarito che il semplice proseguimento dell'attività non è sufficiente a garantire la prededuzione, e che l'onere della prova ricade interamente sul creditore che la richiede.
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Credito prededucibile: sì alla compensazione nel fallimento
Una società fornitrice ottiene il riconoscimento di un credito prededucibile nei confronti di una cooperativa in liquidazione coatta amministrativa. La Corte di Cassazione chiarisce che tale credito può essere utilizzato in compensazione con un debito che la stessa società ha verso la procedura. La Corte distingue tra la compensazione regolata dalla legge fallimentare, che richiede l'anteriorità di entrambi i crediti, e quella del codice civile, applicabile in questo caso poiché il credito prededucibile è un debito della massa stessa.
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Privilegio credito AGCM: la Cassazione si esprime
La Corte di Cassazione ha stabilito che il contributo obbligatorio versato all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) gode del privilegio credito AGCM in caso di fallimento. Superando la decisione di un Tribunale, la Corte ha applicato un'interpretazione estensiva dell'art. 2752 c.c., riconoscendo la natura tributaria del contributo e la sua funzione di finanziamento di spese pubbliche, garantendogli così priorità nel passivo fallimentare.
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Rinuncia motivi appello: la Cassazione chiarisce
Due cooperative di pescatori sono state citate in giudizio da enti pubblici per canoni demaniali non pagati da un consorzio, di cui facevano parte, ormai estinto. L'appello degli enti è stato respinto perché avevano esplicitamente subordinato l'esame di tutti i motivi all'accoglimento di un primo motivo, poi risultato inammissibile. Questa scelta è stata interpretata come una rinuncia ai motivi di appello. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando come le scelte processuali delle parti siano vincolanti e possano determinare l'esito della causa.
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Privilegio crediti smaltimento rifiuti: la decisione
Una società di gestione discariche ha richiesto il riconoscimento del privilegio per un credito verso un'azienda fallita. La Corte di Cassazione ha negato il privilegio per il corrispettivo del servizio, confermandolo solo per la quota relativa all'ecotassa. La decisione chiarisce che il privilegio crediti smaltimento rifiuti è strettamente legato alla natura fiscale del credito e non si estende ai corrispettivi di natura commerciale, anche se inseriti in un ciclo di servizio pubblico.
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Rinuncia motivi d’appello: la decisione in Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due Amministrazioni Pubbliche contro una società cooperativa. Il caso verteva sulla richiesta di pagamento di canoni demaniali. La decisione si fonda su un punto procedurale cruciale: la corretta interpretazione di una rinuncia ai motivi d'appello. Le Amministrazioni avevano condizionato l'esame di alcuni motivi all'accoglimento del primo; respinto quest'ultimo, la Corte d'Appello ha legittimamente omesso di esaminare gli altri, una decisione qui confermata.
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