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Diritto Commerciale

Compenso professionista fallimento: quando è negato?
Un professionista ha richiesto il pagamento per aver attestato un piano di concordato preventivo per una società poi fallita. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego del suo credito, stabilendo che il compenso professionista fallimento non è dovuto se la prestazione risulta inadeguata e inutile per i creditori. La Corte ha validato l'eccezione di inadempimento sollevata dal curatore, sottolineando che l'onere di provare la diligenza professionale spetta al creditore stesso.
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Prescrizione e amministrazione straordinaria: la Corte
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo di un fallimento per prescrizione del credito. Il credito era sorto durante una precedente procedura di amministrazione straordinaria, seguita senza interruzioni dal fallimento. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la domanda di ammissione al passivo presentata nella procedura di amministrazione straordinaria produce un effetto interruttivo permanente della prescrizione, che dura per tutta la procedura concorsuale, compreso il successivo fallimento.
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Crediti prededucibili: quando le spese legali?
Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi onorari come crediti prededucibili dal fallimento di una società cliente, per prestazioni svolte prima e durante un concordato preventivo poi fallito. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che per la prededuzione è necessario che la prestazione professionale sia funzionale agli interessi della massa dei creditori, requisito non soddisfatto nel caso di specie.
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Lodo straniero: quando l’opposizione è infondata?
Una società di telecomunicazioni ha presentato opposizione al riconoscimento in Italia di un lodo straniero emesso a Singapore, che la condannava a pagare oltre 4,5 milioni di euro. L'opponente lamentava la violazione del diritto al contraddittorio, sostenendo di non aver potuto presentare adeguatamente le proprie difese. La Corte di Appello di Roma ha respinto l'opposizione, affermando che le decisioni procedurali dell'arbitro, come il rigetto di richieste di prove tardive, rientrano nella sua discrezionalità e non costituiscono una violazione dei diritti difensivi, confermando così l'efficacia del lodo straniero in Italia.
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Penale contrattuale: quando il ricorso è inammissibile
Un'azienda fornitrice contesta una penale contrattuale applicata da un'amministrazione pubblica per inadempimenti in un appalto di forniture alimentari. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che non è possibile mescolare i motivi di impugnazione né chiedere un riesame dei fatti. La decisione sottolinea i rigorosi limiti procedurali per contestare le sentenze di merito.
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Tutela dell’utilizzatore: i diritti nel leasing
La Corte di Cassazione chiarisce i confini della tutela dell'utilizzatore in un contratto di leasing quando il bene fornito si rivela difettoso. Se il rapporto contrattuale diretto tra utilizzatore e fornitore viene meno, sostituito da un'operazione di leasing, l'utilizzatore non può chiedere la risoluzione del contratto di vendita. La sua unica azione possibile verso il fornitore è quella di risarcimento del danno extracontrattuale. Il caso riguardava un'imprenditrice che aveva ricevuto un distributore automatico non funzionante.
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Fideiussore socio: quando non si libera dal debito
La Corte di Cassazione ha stabilito che un fideiussore socio e legale rappresentante di una società non può invocare la liberazione dal debito (ex art. 1956 c.c.) se la banca concede nuovo credito alla società senza un'autorizzazione formale. La sua doppia qualifica implica la conoscenza delle difficoltà economiche dell'azienda, rendendo inapplicabile la tutela prevista per il garante ignaro. Il ricorso del fideiussore socio è stato quindi respinto.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia al ricorso
Una società agricola rinuncia al ricorso in Cassazione contro una sentenza che la condannava a un pagamento. La controparte accetta la rinuncia. La Suprema Corte dichiara l'estinzione del giudizio, compensando le spese legali tra le parti e chiarendo che non si applica il raddoppio del contributo unificato in questi casi.
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Cessione quote sociali: dolo e annullamento contratto
La Corte di Cassazione esamina un caso di cessione quote sociali di una S.r.l., confermando l'annullamento del contratto per dolo del cedente. Quest'ultimo aveva svuotato la società del suo valore (clienti e personale) poco prima della vendita, tacendo le circostanze all'acquirente. La Corte ha ritenuto che tale reticenza violasse la buona fede e integrasse il dolo. Tuttavia, ha cassato la sentenza d'appello sulla parte relativa alla quantificazione delle somme da restituire, giudicandola priva di adeguata motivazione, e ha rinviato il caso per una nuova determinazione.
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Postergazione Finanziamento Soci: la prova è decisiva
Una società immobiliare S.r.l. ha ricevuto un finanziamento da una sua socia. Successivamente, non riuscendo a rimborsare il debito, ha invocato la postergazione del finanziamento soci ai sensi dell'art. 2467 c.c. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'onere di provare la situazione di crisi finanziaria che giustificherebbe la subordinazione del credito grava sulla società stessa. In assenza di tale prova, il finanziamento deve essere rimborsato normalmente. La Corte ha inoltre chiarito importanti principi procedurali sull'inammissibilità del ricorso e sulla validità degli accordi per interessi ultralegali.
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Responsabilità amministratori: vendita sotto costo
Un socio ha citato in giudizio gli amministratori di una S.r.l., accusandoli di aver venduto il patrimonio immobiliare della società a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore di mercato. Le corti di merito hanno accertato la cattiva gestione (mala gestio) e condannato gli amministratori al risarcimento del danno. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di uno degli amministratori, ribadendo un principio fondamentale: la discrezionalità gestionale, tutelata dalla "business judgment rule", non si applica in casi di palese irragionevolezza e grave negligenza. La vendita di beni a un prezzo molto inferiore al valore, senza alcuna giustificazione economica, integra la responsabilità amministratori per i danni causati alla società.
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Interpretazione del giudicato: chi paga il debito?
Un Comune citava in giudizio un'impresa di costruzioni per vizi in un appalto pubblico. Durante il processo, l'impresa cedeva il ramo d'azienda coinvolto a una seconda società, che a sua volta lo cedeva a una terza. La sentenza di primo grado condannava genericamente la "convenuta". La Corte d'Appello riteneva che la condanna riguardasse solo l'ultima società acquirente. La Cassazione ha cassato tale decisione, stabilendo che l'interpretazione del giudicato non può limitarsi al dato formale, ma deve considerare l'intera vicenda processuale e sostanziale. Il giudice deve valutare tutti gli elementi, inclusa la motivazione e gli atti di causa, per identificare correttamente il soggetto obbligato, estendendo l'efficacia del titolo esecutivo anche al dante causa originario e ai suoi successori.
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Fallimento senza risoluzione: la Cassazione conferma
Una società in concordato preventivo è stata dichiarata fallita su istanza di un creditore, senza che il concordato fosse stato formalmente risolto. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 6940/2025, ha confermato questa possibilità, stabilendo che il fallimento senza risoluzione è legittimo quando l'inadempimento del debitore agli obblighi del concordato genera un nuovo stato di insolvenza. Il ricorso della società è stato dichiarato inammissibile in quanto contrario a un principio di diritto ormai consolidato.
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Clausola Euribor: Cassazione rinvia la decisione
In un caso riguardante la validità della clausola Euribor in un contratto di finanziamento, le Sezioni Unite della Cassazione hanno emesso un'ordinanza interlocutoria. La controversia nasce dalla contestazione di un debitore circa la validità del tasso di interesse, basato su un indice Euribor che è stato oggetto di manipolazione accertata dalla Commissione Europea. A fronte di una nuova questione pregiudiziale sollevata in un caso simile dinanzi alla Corte di Giustizia UE, la Cassazione ha deciso di rinviare la trattazione per approfondimenti, senza ancora pronunciarsi nel merito della nullità della clausola Euribor.
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Amministrazione straordinaria processo: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di appalto pubblico in cui una delle parti è stata ammessa all'amministrazione straordinaria durante il processo. La Corte ha stabilito che la mancata interruzione del giudizio costituisce una nullità relativa, che può essere eccepita solo dalla parte protetta dalla norma, ovvero l'impresa insolvente, e non dalla controparte (il Comune). Pertanto, la sentenza emessa è valida tra le parti ma inopponibile alla massa dei creditori. L'ordinanza chiarisce importanti principi sull'amministrazione straordinaria processo e sulla validità degli atti processuali.
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Pegno irregolare: quando è revocabile nel fallimento?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7013/2025, chiarisce i criteri per distinguere il pegno regolare dal pegno irregolare e le condizioni per la sua revocabilità in ambito fallimentare. La curatela di una società fallita aveva agito in revocatoria contro una banca per una garanzia pignoratizia su una somma di denaro. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, affermando che per aversi pegno irregolare è necessaria la facoltà del creditore di disporre del bene, facoltà che deve essere accertata nel contratto. Inoltre, ha ribadito che la prova della conoscenza dello stato di insolvenza del debitore (scientia decoctionis) da parte della banca deve basarsi su una valutazione complessiva di tutti gli indizi disponibili.
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Azione revocatoria amministrazione straordinaria: i termini
Una società in amministrazione straordinaria ha intentato un'azione revocatoria contro un istituto bancario per recuperare somme versate prima della crisi. I tribunali di merito avevano respinto la domanda, ritenendola tardiva perché calcolavano il termine di prescrizione dalla data della dichiarazione di insolvenza. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale per l'azione revocatoria amministrazione straordinaria: il termine per agire non decorre dalla dichiarazione di insolvenza, ma dalla successiva autorizzazione ministeriale al programma di cessione dei complessi aziendali. Solo da quel momento, infatti, il commissario straordinario è legalmente autorizzato a proporre l'azione.
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Revoca contributi pubblici: quando è legittima?
Un'azienda agricola ha subito la revoca di contributi pubblici a causa di fatture ritenute soggettivamente inesistenti. La Corte di Appello di Roma ha confermato la decisione, stabilendo che la revoca non è una sanzione, ma un 'atto dovuto' quando manca la prova rigorosa dei costi sostenuti dal beneficiario. La sentenza sottolinea che la semplice realizzazione delle opere non è sufficiente a giustificare il mantenimento del contributo se la documentazione contabile presenta gravi irregolarità e non è attendibile.
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Fideiussione confidi minore: valida anche per debiti fiscali
L'Agenzia delle Entrate ha impugnato con successo la decisione di un tribunale che aveva negato l'ammissione di un credito al passivo di un fallimento. Il credito era garantito da una fideiussione emessa da un consorzio di garanzia fidi. La Corte di Cassazione, citando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, ha stabilito che la fideiussione confidi minore non è nulla se prestata per crediti non bancari. Di conseguenza, ha annullato la decisione del tribunale e ha rinviato il caso per un nuovo esame.
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Insinuazione al passivo: la prova del credito
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di un tribunale che rigettava una domanda di insinuazione al passivo presentata da un agente della riscossione. La domanda è stata respinta non per tardività, ma per mancanza di prova adeguata del credito. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione delle prove è competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità. Inoltre, ha chiarito che l'ente creditore originario non è un litisconsorte necessario nel giudizio di opposizione.
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