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Diritto Commerciale

Onere di allegazione: il credito non provato è perso
Una società di factoring ha perso la sua causa per il recupero di un credito perché non ha rispettato l'onere di allegazione. Nonostante avesse depositato numerosi documenti, non ha specificato in modo chiaro e puntuale quali fatture rimanessero da pagare dopo alcuni versamenti parziali. La Corte di Cassazione ha confermato le decisioni dei gradi inferiori, dichiarando il ricorso inammissibile e sottolineando che il creditore deve provare in modo dettagliato i fatti a fondamento della sua pretesa.
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Obblighi informativi intermediario: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito per non aver adempiuto ai propri obblighi informativi nei confronti di due investitori. La sentenza stabilisce che la violazione di tali doveri costituisce un inadempimento grave, tale da giustificare la risoluzione dei contratti di investimento, anche a fronte di un'elevata propensione al rischio dichiarata dal cliente. La Corte ha ritenuto inammissibili i motivi di ricorso della banca, ribadendo che l'onere di provare l'adeguatezza dell'investimento spetta sempre all'intermediario finanziario.
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Onere della prova nel trasporto: ricorso inammissibile
Una società di trasporti in fallimento ha citato in giudizio una compagnia committente per ottenere il pagamento di differenze tariffarie basate sui costi minimi obbligatori. Dopo la reiezione nei primi due gradi di giudizio per carenza probatoria sull'ammontare del credito, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul mancato rispetto del principio di autosufficienza del ricorso e ribadisce che l'onere della prova del 'quantum' grava interamente su chi agisce, senza che una consulenza tecnica d'ufficio possa sopperire a tale mancanza.
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Fideiussione confidi minori valida per debiti fiscali
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 7812/2025, ha stabilito che la fideiussione confidi minori rilasciata a garanzia di debiti fiscali è pienamente valida. È stato respinto il ricorso del fallimento di un consorzio di garanzia che ne sosteneva la nullità, in quanto l'attività dei "confidi minori" sarebbe limitata alle sole garanzie per finanziamenti bancari. La Corte ha chiarito, richiamando un precedente delle Sezioni Unite, che tale limitazione non costituisce norma imperativa la cui violazione comporta la nullità del contratto.
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Fideiussione confidi minore: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del fallimento di una società finanziaria, confermando la validità di una fideiussione confidi minore rilasciata a garanzia di debiti fiscali. La Corte ha stabilito che, anche se l'attività tipica dei confidi minori è garantire finanziamenti bancari, il rilascio di fideiussioni per crediti di altra natura non comporta la nullità del contratto, poiché non si tratta di un'attività riservata per legge a soggetti specificamente autorizzati.
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Fideiussione confidi minori: valida per crediti fiscali
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del fallimento di un consorzio di garanzia, confermando la validità di una fideiussione rilasciata a favore dell'erario per debiti fiscali di terzi. La Corte, richiamando un precedente delle Sezioni Unite, ha stabilito che la limitazione dell'attività dei cosiddetti "confidi minori" alla sola garanzia collettiva dei fidi non comporta la nullità delle fideiussioni prestate per crediti non bancari. Di conseguenza, la **fideiussione confidi minori** è stata ritenuta efficace e il credito dell'agente di riscossione ammesso al passivo del fallimento.
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Garanzia e privilegio: la Cassazione chiarisce i limiti
Una società controllante presta una garanzia a favore di una committente per le obbligazioni della propria controllata. Quando la controllata fallisce nel pagare i propri dipendenti, la committente li paga e si surroga nei loro crediti, pretendendo di esercitare il relativo privilegio lavorativo anche nei confronti della garante. La Cassazione nega tale possibilità, affermando che il privilegio è legato alla causa del credito originario (lavoro) e non si estende al distinto credito derivante dal contratto di garanzia, che rimane chirografario.
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Inadempimento contrattuale: l’interpretazione del giudice
Un'azienda produttrice di calzature accusava una società di consulenza di inadempimento contrattuale per non aver rispettato tutti gli obblighi previsti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte ha chiarito che l'interpretazione del contratto spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è logica e coerente. Nel caso specifico, è stato ritenuto che la società di consulenza avesse adempiuto alla sua obbligazione principale di reperire un numero minimo di distributori, rendendo infondate le accuse di inadempimento contrattuale.
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Attestazione concordato: la Cassazione e la veridicità
La Corte di Cassazione ha confermato l'inammissibilità di una proposta di concordato preventivo a causa di un'attestazione professionale ritenuta incompleta e inaffidabile. L'ordinanza sottolinea che l'attestazione è un requisito fondamentale, la cui carenza non può essere sanata successivamente. Sono state riscontrate omissioni e errori significativi riguardanti i debiti verso i dipendenti, la valutazione dei crediti e la sostenibilità dei flussi di cassa, vizi che hanno compromesso la capacità dei creditori di esprimere un consenso informato. La decisione ribadisce il rigore con cui deve essere redatta l'attestazione concordato preventivo, quale perno dell'intera procedura.
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Prededuzione credito garante: la Cassazione chiarisce
Una banca paga una garanzia per un'impresa edile in amministrazione straordinaria e chiede la prededuzione del credito. La Corte di Cassazione conferma il diritto della banca, stabilendo che i crediti derivanti da contratti proseguiti per garantire la continuità aziendale godono di prededuzione. L'ordinanza chiarisce la differenza tra amministrazione straordinaria e fallimento riguardo la gestione dei contratti pendenti, sottolineando come la prosecuzione 'ope legis' giustifichi la prededuzione del credito del garante.
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Fideiussione confidi minore: valida anche non bancaria
Un'agenzia di riscossione ha richiesto l'ammissione al passivo di un fallimento per un credito garantito da una fideiussione prestata da una società cooperativa. Il tribunale aveva respinto la domanda, ritenendo nulla la garanzia perché la società, un "confidi minore", poteva a suo dire garantire solo finanziamenti bancari. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando la piena validità della fideiussione confidi minore anche per crediti non bancari. La Corte ha stabilito che le norme che limitano l'attività dei confidi minori non comportano la nullità degli atti compiuti al di fuori di tale perimetro, poiché l'attività di rilascio di garanzie non è riservata per legge solo a specifici soggetti autorizzati.
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Trasporto combinato: quando si applica la Convenzione?
La Corte di Cassazione chiarisce l'ambito di applicazione della Convenzione di Montreal nel trasporto combinato. Se la tratta terrestre è strumentale a quella aerea, si presume che la Convenzione si applichi a tutto il percorso. Tuttavia, questa presunzione può essere superata con prove contrarie. La Corte ha cassato la sentenza di merito per non aver esaminato un documento potenzialmente decisivo, che poteva configurare una confessione stragiudiziale sulla localizzazione del danno.
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Prescrizione contratto di trasporto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato che i crediti derivanti da servizi di trasporto si prescrivono in un anno, come previsto dall'art. 2951 c.c. Questa regola sulla prescrizione del contratto di trasporto si applica anche quando i servizi sono inseriti in un più ampio contratto di appalto. La Corte ha inoltre chiarito che un accordo informale tra le parti per posticipare il pagamento, senza un termine certo, non è idoneo a sospendere il decorso della prescrizione.
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Omessa pronuncia: Cassazione e risarcimento del danno
Una società acquista pneumatici difettosi. Invece di una semplice sostituzione in garanzia, accetta una fornitura di pneumatici diversi e più costosi, dando vita a una nuova compravendita. La Corte di Cassazione interviene perché la Corte d'Appello aveva omesso di pronunciarsi sulla richiesta di risarcimento danni nei confronti del produttore. La sentenza di secondo grado viene cassata per vizio di omessa pronuncia, con rinvio per una nuova decisione.
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Disconoscimento fotocopie: la guida completa
Una società di promozioni ha agito in giudizio per ottenere il pagamento di alcune fatture, producendo a sostegno delle proprie pretese delle semplici fotocopie di rapportini di servizio. La società convenuta ha operato il disconoscimento delle fotocopie, contestandone la conformità agli originali e l'autenticità delle firme. La Corte di Cassazione, confermando la decisione d'appello, ha rigettato il ricorso della società creditrice. Ha stabilito che il disconoscimento era stato effettuato in modo formale e specifico, facendo ricadere sulla parte che ha prodotto le copie l'onere di presentarne gli originali, cosa mai avvenuta. Di conseguenza, le fotocopie sono state private di ogni valore probatorio.
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Aliquota IVA appalti pubblici: quale applicare?
In un complesso caso riguardante un appalto pubblico interrotto da fallimento, la Corte di Cassazione esamina la corretta aliquota IVA da applicare. La controversia nasce dalla richiesta di pagamento per lavori eseguiti prima del fallimento, dove la società creditrice chiedeva l'applicazione della maggiore aliquota IVA vigente al momento del potenziale pagamento, anziché quella in vigore al tempo del contratto. La Corte, nel rigettare il ricorso, ha confermato la decisione della corte d'appello, stabilendo che la richiesta di una maggiore aliquota IVA appalti pubblici non era ammissibile in quanto costituiva una modifica della domanda originaria, i cui limiti erano stati fissati dal decreto ingiuntivo iniziale che già comprendeva l'IVA all'aliquota originaria.
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Socio Accomandante: quando risponde dei debiti?
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità per un socio accomandante. Sottoscrivere un accordo per riconoscere un debito della società e impegnarsi a ripianarne le perdite non costituisce un atto di 'ingerenza' nell'amministrazione. Di conseguenza, il socio accomandante non perde il beneficio della responsabilità limitata e non può essere chiamato a rispondere personalmente del debito societario. La Corte ha rigettato il ricorso del creditore, confermando le sentenze dei gradi precedenti.
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Promessa di pagamento: onere della prova in appello
Una società di brokeraggio ha citato in giudizio una compagnia assicurativa per il pagamento di provvigioni, basandosi su una promessa di pagamento ricevuta dall'agente generale della compagnia. I tribunali di primo e secondo grado hanno respinto la richiesta poiché il broker non aveva documentato l'effettiva attività svolta, una motivazione non specificamente contestata in appello. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la mancata impugnazione di una delle ragioni autonome della sentenza (ratio decidendi) rende l'appello inammissibile, indipendentemente dalla validità della promessa di pagamento.
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Onere della prova fallimento: la Cassazione decide
Una società dichiarata fallita ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo di possedere i requisiti per l'esenzione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. La motivazione si basa sull'inattendibilità della documentazione contabile prodotta, in particolare bilanci non depositati e approvati solo dopo la dichiarazione di fallimento. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l'onere della prova nel fallimento spetta al debitore, che deve fornire prove certe e attendibili della propria solidità patrimoniale e finanziaria.
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Fallimento cooperativa sociale: quando è possibile?
Una cooperativa sociale ha impugnato la propria dichiarazione di fallimento, sostenendo di non essere un'impresa commerciale per via del suo scopo mutualistico e non lucrativo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che per il fallimento di una cooperativa sociale non rileva lo scopo di lucro soggettivo (distribuzione di utili), ma l'economicità oggettiva della gestione, ovvero la capacità dell'attività di coprire i costi con i ricavi.
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