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Diritto Commerciale

Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
Dei garanti si sono opposti a un decreto ingiuntivo, sostenendo la nullità della loro garanzia per violazione delle norme antitrust. La questione principale riguardava la competenza fideiussione antitrust, contesa tra il tribunale ordinario e la sezione specializzata in materia di imprese. La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto optando per la separazione delle cause: la sezione specializzata si occuperà della nullità per violazione antitrust, mentre il tribunale ordinario gestirà le altre questioni relative all'opposizione al decreto ingiuntivo.
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Indennità di risoluzione agente: quando è dovuta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13946/2024, ha stabilito che l'indennità di risoluzione agente spetta anche in caso di recesso non motivato da giusta causa, se un accordo collettivo prevede condizioni più favorevoli rispetto alla legge. La Corte ha inoltre dichiarato nullo un patto di non concorrenza perché troppo generico e non conforme ai requisiti dell'art. 1751 bis c.c., accogliendo così le ragioni dei subagenti contro l'agenzia generale preponente.
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Sospensione necessaria e brevetto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13923/2024, ha stabilito che il giudizio per contraffazione di brevetto deve essere obbligatoriamente sospeso se è pendente un'altra causa sulla nullità dello stesso brevetto. Questa sospensione necessaria è obbligatoria finché il giudizio sulla nullità si trova in primo grado, per evitare decisioni contrastanti. La Corte ha rigettato il ricorso di un'azienda produttrice, confermando che la validità del brevetto è una questione pregiudiziale che deve essere decisa prima di poter valutare la contraffazione.
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Clausola compromissoria: quando è nulla e inefficace?
Una struttura sanitaria pubblica ha citato in giudizio una società di servizi per una restituzione milionaria. La società ha eccepito l'incompetenza del tribunale a favore di un arbitrato, basandosi su una clausola compromissoria nel contratto. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale clausola, sebbene stipulata prima della Legge 190/2012, è diventata inefficace per la mancata autorizzazione motivata richiesta da tale legge. L'abrogazione successiva di questa norma non ha effetto retroattivo, pertanto la giurisdizione spetta al tribunale ordinario.
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Cessione contratto locazione: la responsabilità solidale
Una società di telecomunicazioni, subentrata in un contratto di affitto tramite l'acquisizione di un ramo d'azienda, è stata ritenuta responsabile anche per i canoni non pagati dalla società precedente. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13901/2024, ha confermato questo principio di responsabilità solidale, sottolineando che la cessione contratto locazione commerciale (ex L. 392/1978) è una norma speciale a tutela del locatore. La Corte ha inoltre giudicato inammissibile il motivo di ricorso relativo alla prova del pagamento, ritenendo le contabili di bonifico non sufficienti a dimostrare l'effettivo accredito delle somme.
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Competenza sezioni specializzate: il limite alla connessione
La Cassazione stabilisce i limiti della competenza delle sezioni specializzate. Una domanda di nullità di una fideiussione per violazione antitrust non attira la competenza per una distinta domanda di nullità per indeterminatezza dell'oggetto, se manca una connessione qualificata. La Corte ha dichiarato la competenza del tribunale ordinario per la seconda domanda.
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Competenza fideiussione antitrust: la Cassazione decide
Un debitore e i suoi garanti si opponevano a un atto di precetto, sostenendo la nullità dei contratti di mutuo e, in particolare, delle fideiussioni per violazione della normativa antitrust. La Corte di Cassazione, risolvendo un conflitto di giurisdizione, ha stabilito che la competenza per la fideiussione antitrust spetta al tribunale delle imprese solo per la specifica domanda di nullità della garanzia. Tutte le altre questioni relative al debito principale restano di competenza del tribunale ordinario, poiché non sussiste una "connessione qualificata" tale da giustificare uno spostamento di competenza. Di conseguenza, la Corte ha ordinato la separazione dei giudizi.
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Competenza tribunale imprese: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13889/2024, ha stabilito un importante principio sulla competenza del tribunale delle imprese. In un caso di opposizione a pignoramento immobiliare, in cui si contestava sia la validità dei titoli esecutivi sia la nullità di una fideiussione per violazione di norme antitrust, la Corte ha chiarito che la competenza del tribunale delle imprese è limitata esclusivamente alla domanda relativa alla violazione della normativa antitrust. Le altre domande, pur connesse, restano di competenza del tribunale ordinario. La decisione si basa sull'assenza di una 'connessione qualificata' che possa giustificare lo spostamento dell'intero giudizio presso la sezione specializzata.
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Inadempimento fornitore: responsabilità e onere prova
La Corte di Cassazione conferma la condanna di un'azienda fornitrice di calcestruzzo, ritenendola responsabile per aver fornito materiale difettoso che ha reso necessaria la demolizione di una struttura. La sentenza chiarisce che l'obbligo del fornitore non si esauriva nella consegna, ma includeva la messa in opera del materiale. In tema di inadempimento fornitore, spetta a quest'ultimo dimostrare di aver adempiuto correttamente, mentre al cliente basta allegare l'inesattezza della prestazione.
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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura
Il Tribunale di Brescia ha aperto una liquidazione giudiziale contro un'impresa commerciale. La decisione si fonda sullo stato di insolvenza della società, provato da debiti scaduti superiori a 30.000 euro, da un'esecuzione forzata infruttuosa e dalla mancata presentazione dei bilanci per oltre un decennio. La sentenza ha verificato la sussistenza di tutti i presupposti di legge, nominando il giudice delegato e il curatore per la gestione della procedura.
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Vendita a Catena: La Denuncia dei Vizi
In una controversia su un macchinario difettoso, la Corte di Cassazione ha chiarito le regole sulla denuncia dei vizi nella vendita a catena. Un rivenditore intermedio ha perso il diritto di rivalsa verso il produttore perché non ha comunicato tempestivamente i difetti, nonostante il produttore ne fosse a conoscenza tramite il compratore finale. La Corte ha stabilito che ogni contratto nella catena è autonomo e la denuncia deve provenire direttamente dalla controparte contrattuale per essere valida.
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Doppio contributo unificato: quando si paga di più
Una società in liquidazione ha presentato ricorso in Cassazione contro una grande compagnia di telecomunicazioni. La Suprema Corte ha confermato l'obbligo per la società ricorrente di versare il doppio contributo unificato, una sanzione che si applica in caso di impugnazione respinta, inammissibile o improcedibile. Questo caso evidenzia le conseguenze economiche di un ricorso giudicato infondato.
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Contratto di consorzio: la forma scritta è obbligatoria
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'adesione a un contratto di consorzio tra imprenditori deve avvenire per iscritto, a pena di nullità. Non sono sufficienti comportamenti concludenti, come la partecipazione alle assemblee. La sentenza di merito, che aveva ritenuto valida un'adesione non scritta, è stata annullata con rinvio, ribadendo il rigore formale richiesto dall'articolo 2603 del codice civile per questo tipo di accordi commerciali.
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Tutela nome consorzio: no a uso esclusivo del nome
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un consorzio vinicolo che si opponeva alla registrazione di un marchio simile da parte di un altro consorzio. La decisione si fonda sulla mancata prova, da parte del ricorrente, del carattere non economico della propria attività, requisito essenziale per ottenere la tutela del nome di un consorzio ai sensi del Codice della Proprietà Industriale. La Corte ha sottolineato che l'assenza di un fine di lucro non equivale all'assenza di un'attività economica.
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Improcedibilità del ricorso: l’onere del deposito
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso di una società che, pur avendo menzionato la data di notifica della sentenza d'appello, non ha depositato la relativa prova (relata di notifica). La Corte ha ribadito che tale adempimento è un onere inderogabile del ricorrente, la cui omissione impedisce la verifica della tempestività dell'impugnazione e comporta la sanzione processuale, senza possibilità di sanatoria.
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Imputazione pagamento: acconti prima su interessi
In una controversia su una fornitura, la Corte di Cassazione ha corretto la Corte d'Appello su due punti cruciali: l'imputazione del pagamento degli acconti, che deve avvenire prima sugli interessi e poi sul capitale, e l'applicazione degli interessi moratori commerciali, già stabiliti in primo grado e non appellati. La sentenza impugnata è stata annullata con rinvio per un nuovo calcolo del debito residuo.
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Patto parasociale: quando l’accordo tra soci vincola?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un accordo sottoscritto da tutti i soci-amministratori, pur se qualificato come patto parasociale dalla corte di merito, può vincolare la società e conferirle legittimazione attiva per agire in giudizio. Il caso riguardava una società immobiliare che chiedeva a un ex socio il pagamento di rate di mutuo in base a una scrittura privata. La Cassazione ha ritenuto errata la qualificazione di tale accordo come patto parasociale, poiché non mirava a regolare la governance societaria, ma a condizionare l'uscita del socio alla garanzia di un debito della società, agendo quindi nell'interesse di quest'ultima.
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Affitto di azienda: i limiti del ricorso in Cassazione
Un imprenditore ha impugnato in Cassazione la decisione della Corte d'Appello che qualificava il suo contratto come affitto di azienda alberghiera e non come semplice locazione immobiliare. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'interpretazione del contratto è un'attività riservata al giudice di merito. Il sindacato di legittimità è consentito solo in caso di violazione delle norme di ermeneutica contrattuale o di motivazione illogica, non per proporre una diversa interpretazione dei fatti.
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Finanziamento socio: quando va restituito?
Un ex socio ha chiesto la restituzione di una somma versata a titolo di finanziamento socio. La società si opponeva, sostenendo fosse un versamento in conto capitale. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna alla restituzione, chiarendo che la natura di finanziamento era provata da verbali, causali di bonifico e bilanci. La società non ha inoltre dimostrato i presupposti per la postergazione del credito.
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Compenso amministratore: la prova del credito in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 13480/2024, ha respinto il ricorso di un amministratore unico che richiedeva il pagamento del proprio compenso. La Corte ha stabilito che una copia non certificata della delibera assembleare che fissa il compenso amministratore non costituisce prova sufficiente del credito, confermando che l'onere di fornire una prova formale e adeguata ricade interamente sull'amministratore stesso.
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