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Diritto Commerciale

Cessione crediti bancari: il contenzioso passa?
Una società fa causa a una banca per addebiti illegittimi. La banca viene posta in liquidazione e cede parte delle sue attività a un altro istituto di credito. La Corte d'Appello esclude che il contenzioso sia stato trasferito alla banca cessionaria. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, riconosce la complessità della questione legata alla cessione dei crediti bancari delle ex banche venete e rinvia la causa a nuovo ruolo per una trattazione congiunta con altri casi analoghi.
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Cessione passività bancarie: la Cassazione rinvia
Un risparmiatore ha citato in giudizio un grande istituto bancario per le perdite subite su azioni acquistate da un'altra banca, successivamente posta in liquidazione. I giudici di merito hanno escluso la responsabilità della banca acquirente. La Corte di Cassazione, chiamata a decidere sulla questione della cessione passività bancarie, ha disposto il rinvio della causa in attesa di una decisione su casi analoghi.
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Prescrizione e Amministrazione Straordinaria: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16166/2024, ha stabilito che la domanda di ammissione al passivo in amministrazione straordinaria non interrompe la prescrizione. L'effetto interruttivo permanente si produce solo con il deposito dell'elenco dei crediti da parte dei commissari. Nel caso di specie, un credito vantato da un Ministero verso una società, poi fallita, è stato dichiarato prescritto poiché erano decorsi oltre dieci anni dall'ultimo atto interruttivo, senza che i commissari avessero mai depositato l'elenco dei crediti ammessi. La successiva conversione in fallimento non ha sanato la prescrizione già maturata.
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Cessione crediti banche: chi risponde dei debiti?
Una società fa causa a una banca per oneri illegittimi. La banca viene posta in liquidazione e cede le sue attività a un altro istituto. La Corte d'Appello stabilisce che la banca acquirente non è responsabile per il debito, in quanto escluso dal contratto di cessione. La Cassazione, vista la complessità del tema della cessione crediti banche e la presenza di casi simili, rinvia la decisione per una trattazione congiunta, senza risolvere la questione nel merito.
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Liquidazione quota socio: il rinvio in Cassazione
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria rinviando la decisione su un caso di liquidazione quota socio in una società di fatto. La controversia vede il socio superstite agire in regresso contro gli eredi del socio defunto per il recupero di debiti societari. La Corte ha ritenuto opportuno unire il procedimento a un'altra causa pendente, avente ad oggetto la revocazione della stessa sentenza d'appello, per garantirne la trattazione congiunta.
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Prova del credito ceduto: valutazione delle fatture
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo relativo a un debito ceduto, contestandone l'esistenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito che avevano ritenuto raggiunta la prova del credito ceduto basandosi su un complesso di elementi, tra cui le fatture, la mancata contestazione da parte del debitore nel tempo e la notifica della cessione. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione delle prove è un giudizio di fatto non sindacabile in sede di legittimità.
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Patto leonino: motivazione contraddittoria, sentenza nulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che, pur negando l'esistenza di una società di fatto tra le parti, aveva paradossalmente dichiarato nullo il loro accordo per violazione del divieto di patto leonino. La Suprema Corte ha censurato la motivazione come irrimediabilmente contraddittoria, poiché il divieto di patto leonino presuppone l'esistenza di un vincolo societario. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Finanziamento soci e prescrizione: la Cassazione chiarisce
Un socio, dopo aver pagato personalmente i debiti di due società, ha chiesto il rimborso agli altri soci. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16122/2024, ha stabilito che l'azione per la restituzione di un finanziamento soci si prescrive in dieci anni e non nel termine breve di cinque anni. Quest'ultimo, infatti, si applica solo agli obblighi derivanti direttamente dal contratto sociale o da delibere societarie, e non a un prestito che, sebbene erogato da un socio, resta un rapporto autonomo. La Corte ha quindi cassato la sentenza d'appello che aveva erroneamente applicato la prescrizione quinquennale, rinviando la causa per un nuovo esame.
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Accordo transattivo: Cassazione rinvia la causa
La Corte di Cassazione ha emesso un'ordinanza interlocutoria, accogliendo la richiesta congiunta delle parti di rinviare la causa. La decisione è motivata dalla necessità di consentire il perfezionamento di un più ampio accordo transattivo che coinvolge anche i soci delle due società in lite, favorendo così una soluzione extragiudiziale della controversia.
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Clausola compromissoria preliminare: valida e autonoma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16118/2024, ha stabilito la piena validità ed efficacia di una clausola compromissoria preliminare anche se non espressamente riportata nel successivo contratto definitivo. Il caso riguardava una compravendita di quote societarie in cui il venditore contestava la validità di un lodo arbitrale, sostenendo che la clausola arbitrale, presente solo nel contratto preliminare, fosse stata superata dal definitivo. La Corte ha rigettato il ricorso, riaffermando il principio consolidato dell'autonomia della clausola compromissoria, la quale costituisce un negozio giuridico a sé stante con effetti processuali, la cui validità va valutata indipendentemente dal contratto a cui si riferisce. La sua mancata riproduzione non ne implica, quindi, una tacita rinuncia.
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Impugnazione lodo arbitrale: limiti e inammissibilità
Una società committente ha impugnato un lodo arbitrale che la condannava al pagamento di somme a favore di un'impresa appaltatrice, lamentando vizi di motivazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'impugnazione lodo arbitrale è un rimedio a critica limitata che non permette un riesame del merito, ma solo la verifica di specifici vizi di legge.
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Nullità fideiussione: preclusioni probatorie decisive
Alcuni garanti hanno impugnato una sentenza in Cassazione, sostenendo la nullità fideiussione omnibus per violazione di norme antitrust. La Corte Suprema ha respinto il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il motivo principale risiede nella tardiva produzione delle prove a sostegno della nullità, presentate solo in fase di appello. La Corte ha ribadito che, sebbene la nullità sia rilevabile d'ufficio, i fatti e le prove a suo fondamento devono essere introdotti nel rispetto delle preclusioni del primo grado di giudizio. Altri motivi, come la liberazione del fideiussore, sono stati dichiarati inammissibili in quanto richiedevano un riesame del merito non consentito in sede di legittimità.
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Diritto di recesso swap: no se manca l’effetto sorpresa
La Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto di recesso per un contratto swap stipulato fuori sede non è applicabile quando l'operazione rientra in un piano finanziario complesso e negoziato, escludendo così l'effetto sorpresa per l'investitore. Il caso riguardava un contratto IRS stipulato da una società con una banca per coprire il rischio di un finanziamento, dopo lunghe trattative. La Corte ha cassato la precedente decisione che aveva dichiarato la nullità del contratto, rinviando alla Corte d'Appello per una nuova valutazione basata su questo principio.
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Contratto di appalto: risoluzione e vizi dell’opera
Una società committente ricorre in Cassazione contro la condanna al pagamento del saldo per un impianto fotovoltaico, lamentando vizi e ritardi. La Corte rigetta il ricorso, chiarendo i limiti per la risoluzione del contratto di appalto e per l'eccezione di inadempimento, ritenuta contraria a buona fede se le mancanze sono di modesta rilevanza rispetto al credito.
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Istanze istruttorie: quando reiterarle in giudizio
Una società ha visto le sue richieste di prova respinte in appello per una presunta mancata reiterazione. La Cassazione ha annullato la decisione, chiarendo che il richiamo alle conclusioni dell'atto introduttivo, che contenevano le istanze istruttorie, è sufficiente a manifestare la volontà di insistervi. La Corte ha colto l'occasione per ribadire le corrette modalità procedurali per la richiesta dei termini e la formulazione delle istanze istruttorie.
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Esclusione socio amministratore: la mala gestio basta?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 16043/2024, ha stabilito che la grave inadempienza degli obblighi gestori da parte di un socio-amministratore, come l'omessa presentazione del rendiconto per anni, costituisce una causa legittima per la sua esclusione dalla società. La Corte ha chiarito che nelle società di persone non si può scindere la figura del socio da quella dell'amministratore, pertanto una cattiva gestione incide direttamente sul rapporto fiduciario (affectio societatis) e può giustificare l'esclusione socio amministratore.
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Liquidazione Giudiziale: prova dell’insolvenza
Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società per un credito di lavoro non pagato. La società non si è presentata in giudizio né ha depositato i bilanci. Il Tribunale ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale basandosi su diversi indizi di insolvenza, tra cui il mancato pagamento del debito, un'ingente esposizione debitoria verso l'INPS e la totale inerzia della società, considerati sufficienti a provare l'incapacità di adempiere alle proprie obbligazioni.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura
Un creditore ha richiesto la liquidazione giudiziale di una società debitrice. Quest'ultima non si è costituita in giudizio né ha depositato la documentazione contabile. Il Tribunale, sulla base di prove acquisite d'ufficio, come ingenti debiti erariali e previdenziali, un protesto e il mancato deposito dei bilanci, ha dichiarato lo stato di insolvenza della società, aprendo la procedura di liquidazione giudiziale e nominando un curatore.
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Buona fede assicurazione: la Cassazione decide
Una società si è vista negare l'indennizzo per il furto di un'auto perché non aveva inviato personalmente il certificato di installazione del localizzatore satellitare. Tuttavia, l'assicurazione lo aveva già ricevuto dall'installatore. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, sottolineando che il principio di buona fede assicurazione prevale sul mero formalismo, dato che lo scopo della clausola (ridurre il rischio) era stato raggiunto e la compagnia aveva accettato i premi per anni senza sollevare obiezioni. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.
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Cessione gratuita energia: legittima per la Cassazione
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità dell'obbligo di cessione gratuita energia imposto da una regione ai concessionari di grandi derivazioni idroelettriche. Respinti i ricorsi di diverse società energetiche, la Corte ha stabilito che tale obbligo non costituisce un tributo, ma una forma di corrispettivo per l'uso di un bene pubblico (l'acqua). La misura è stata ritenuta proporzionata, non discriminatoria e non configurabile come aiuto di Stato, in quanto non altera la concorrenza a favore di altri operatori.
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