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Diritto Commerciale

Responsabilità dell’agente: info inesatte sul cliente
La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità dell'agente per i danni derivanti dall'insolvenza di un cliente. È stato ritenuto decisivo il fatto che l'agente avesse fornito informazioni inesatte e rassicuranti sull'affidabilità finanziaria del nuovo cliente, inducendo la società preponente a concedere credito in deroga alle normali procedure di prudenza. La Corte ha stabilito che tale condotta attiva e negligente è la causa diretta del danno, rendendo l'agente responsabile del risarcimento, a prescindere dall'esistenza di una specifica clausola contrattuale di garanzia sul buon fine dell'affare.
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Recesso per giusta causa agente: quando è legittimo?
Un agente ha interrotto un rapporto di agenzia di lunga data, adducendo come giusta causa il ritardato pagamento di due mensilità e la revoca di un ruolo accessorio di coordinamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, stabilendo che la revoca di un incarico accessorio non incide sul contratto principale e che un breve ritardo nei pagamenti, in un contesto di rapporto ventennale, non costituisce un inadempimento così grave da giustificare un recesso per giusta causa dell'agente.
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Eccezioni opponibili al factor: il caso Cassazione
Un'impresa committente ha sospeso il pagamento a una società di factoring a causa dell'inadempimento del creditore originale, che non aveva fornito una polizza assicurativa decennale obbligatoria. La Corte di Cassazione ha confermato che si tratta di una delle eccezioni opponibili al factor, in quanto legata alla corretta esecuzione del contratto originario e quindi all'esigibilità del credito. La sentenza chiarisce inoltre le regole sui pagamenti ai subappaltatori quando l'appaltatore entra in amministrazione straordinaria.
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Onere della prova credito futuro: chi deve provare?
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale in materia di cessione del credito. Nel caso di un credito futuro ed eventuale, l'onere della prova della sua venuta ad esistenza spetta al creditore cessionario (chi acquista il credito) e non al debitore. La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo per il pagamento di una fattura relativa a un canone di subconcessione aeroportuale, in parte variabile in base al numero di passeggeri. Il debitore si opponeva sostenendo che, a causa di un calo dei passeggeri, parte del credito non era mai sorta. La Suprema Corte ha cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente posto l'onere della prova a carico del debitore, riaffermando che l'efficacia della cessione di un credito futuro è subordinata alla sua effettiva esistenza, che deve essere provata da chi agisce per il recupero.
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Onere della prova: Cassazione su credito e documenti
Una società finanziaria che aveva acquistato crediti da fornitori di un'azienda sanitaria ha visto il suo ricorso respinto dalla Corte di Cassazione. Il caso verteva su un'opposizione a un decreto ingiuntivo e la Corte ha ribadito un principio fondamentale: l'onere della prova del credito spetta sempre al creditore, anche in fase di opposizione. La mancata o incompleta produzione di documenti a sostegno della richiesta, sia per il capitale che per gli interessi, va a svantaggio del creditore stesso, senza possibilità di un riesame dei fatti in sede di legittimità.
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Cessione del credito: le eccezioni opponibili
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso di cessione del credito. Una società creditrice aveva ceduto il proprio credito verso una banca. La banca, debitore ceduto, ha tentato di opporre al nuovo creditore (cessionario) eccezioni basate su inadempimenti della società cedente verificatisi dopo la notifica della cessione. La Corte ha dichiarato il ricorso della banca inammissibile, ribadendo che, una volta perfezionata la cessione del credito, il debitore non può opporre al cessionario vicende successive che riguardino il rapporto originale, consolidando così la posizione del cessionario.
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Cessione dei crediti: il patto di non cedibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante una cessione dei crediti. Il caso verteva sull'opponibilità a un terzo acquirente di un patto di incedibilità del credito. La Corte ha ribadito che, per essere valido, il terzo deve essere a conoscenza del patto, e ha sanzionato il ricorrente per aver presentato un ricorso non autosufficiente, confermando la decisione dei giudici di merito a favore della banca cessionaria.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
Una società di consulenza, dopo aver perso in Appello, ha presentato ricorso in Cassazione. Prima dell'udienza, ha effettuato la rinuncia al ricorso. La Corte Suprema ha dichiarato l'estinzione del processo, senza pronunciarsi sulle spese, conformemente alla procedura.
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Revocatoria fallimentare: no al factoring anomalo
Una società finanziaria ha impugnato una decisione che assoggettava a revocatoria fallimentare i pagamenti ricevuti da un'impresa poi finita in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che gli accordi, pur denominati cessione di crediti, costituivano un mezzo anomalo di pagamento e non un genuino contratto di factoring. La Suprema Corte ha stabilito che la qualificazione del contratto dipende dalla reale volontà delle parti e non dalla mera forma, e che l'interpretazione del giudice di merito sui fatti non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici non riscontrati nel caso di specie.
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Valore effettivo del credito: garanzia e cessione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 25304/2025, si è pronunciata su un caso di cessione di crediti, chiarendo la distinzione tra valore nominale e valore effettivo del credito. La controversia nasceva dalla scoperta, da parte della società acquirente, che la porzione di credito garantita da ipoteca era significativamente inferiore a quella pattuita nel contratto. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società venditrice, confermando la sua responsabilità per il danno subito dall'acquirente. La decisione sottolinea che la qualità delle garanzie è un elemento essenziale che determina il valore effettivo del credito, e una sua discrepanza rispetto a quanto pattuito configura un inadempimento contrattuale.
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Interessi moratori factoring: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che la disciplina sugli interessi moratori per le transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002) si applica anche quando il credito è stato ceduto a una società di factoring. Il caso vedeva un'azienda sanitaria opporsi al pagamento di tali interessi, sostenendo la natura finanziaria del factoring e pubblicistica della propria attività. La Corte ha chiarito che la cessione del credito non altera la natura commerciale dell'obbligazione originaria (es. fornitura di beni), pertanto gli interessi sono dovuti. La natura di ente del servizio sanitario non esclude di per sé l'applicazione della normativa per i contratti di fornitura stipulati in regime privatistico.
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Limitazione debito armatore: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di un peschereccio affondato con vittime a bordo, confermando la legittimità della limitazione del debito dell'armatore. Anche se la nave ha un valore nullo post-sinistro, la normativa speciale del Codice della Navigazione prevede un meccanismo di calcolo del risarcimento basato su una frazione del valore iniziale della nave. La Corte ha rigettato le questioni di incostituzionalità sollevate dai familiari delle vittime, ritenendo che la legge bilanci correttamente la tutela dei danneggiati con la sostenibilità economica delle imprese marittime.
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Domanda nuova opposizione decreto ingiuntivo: la svolta
Una società di factoring, non ottenendo il pagamento di crediti ceduti da un ente pubblico economico, otteneva decreti ingiuntivi. L'ente si opponeva eccependo l'inadempimento della società cedente. La società di factoring, nel giudizio di opposizione, introduceva una domanda nuova di risarcimento danni. La Corte d'Appello la riteneva inammissibile. La Cassazione, recependo un recente intervento delle Sezioni Unite, ha cassato la sentenza, affermando che la domanda nuova in opposizione a decreto ingiuntivo è ammissibile se introdotta con la comparsa di risposta e basata sullo stesso interesse della pretesa monitoria.
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Lodo irrituale: quando la Cassazione non revoca
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione riguardante un lodo irrituale. Il caso vedeva due fratelli soci in disaccordo sulla natura, e quindi sull'esecutività, di un lodo arbitrale. La Corte ha stabilito che un'errata interpretazione dei motivi di ricorso da parte del giudice non costituisce un 'errore di fatto' che giustifichi la revocazione, ribadendo che la qualificazione del lodo non poteva più essere contestata in quella fase processuale.
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Responsabilità amministratore giudiziario: la Cassazione
Un'ordinanza della Corte di Cassazione analizza la responsabilità amministratore giudiziario per i danni causati a un'azienda sottoposta a sequestro preventivo poi revocato. La Corte si pronuncia su diversi aspetti cruciali: la necessità di un appello specifico contro il rigetto della domanda di manleva, gli obblighi contabili, la prova del danno e il grado di colpa (lieve o grave) richiesto per affermare la sua responsabilità. La sentenza di appello è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione di alcuni motivi di ricorso.
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Pagamento trasporto: l’obbligo del destinatario
Un'azienda di trasporti ha consegnato merce a una società di logistica, la quale ha accettato la consegna ma ha rifiutato di saldare il corrispettivo. La società destinataria sosteneva di non aver commissionato il trasporto, avendo un contratto di logistica con un altro soggetto. La Corte di Cassazione ha stabilito che, con l'accettazione della merce, sorge automaticamente in capo al destinatario l'obbligo di effettuare il pagamento trasporto al vettore, ai sensi dell'art. 1689 c.c. Tale obbligo subentra a quello del mittente e non è influenzato da accordi interni tra il destinatario e terze parti.
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Compenso commissario giudiziale: criterio unificato
Una società ha impugnato la liquidazione del compenso del commissario giudiziale in un concordato preventivo interrotto. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo un criterio unificato per il calcolo del compenso commissario giudiziale, basandolo sull'attivo inventariato a prescindere dalla natura del piano (continuità o liquidazione), al fine di eliminare irragionevoli disparità di trattamento.
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Ammissione al passivo del fideiussore: la Cassazione
Un istituto di credito si è visto negare l'ammissione al passivo del fideiussore fallito. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che il creditore di un fideiussore fallito ha pieno diritto di partecipare al concorso, a differenza del creditore garantito da ipoteca su bene di un terzo. L'ordinanza chiarisce la distinzione tra garanzie personali e reali nelle procedure concorsuali e l'ammissione al passivo del fideiussore.
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Specificità del ricorso: Cassazione inammissibile
Una controversia nata dalla risoluzione di un contratto d'appalto arriva in Cassazione. Sia il ricorso principale che quello incidentale vengono dichiarati inammissibili per violazione del principio di specificità del ricorso. La Corte Suprema ribadisce che i motivi devono essere esposti in modo chiaro e preciso, indicando le norme violate e le parti della sentenza impugnata in contrasto con esse, senza limitarsi a censure generiche.
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Onere della prova e procura estera: la Cassazione
Una società estera agisce in revocatoria contro un fondo patrimoniale. Il debitore contesta la validità della procura della società e le prove prodotte. La Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, chiarisce i principi sull'onere della prova in materia di rappresentanza societaria estera e sulla sufficienza della nota di trascrizione, ribadendo l'importanza del principio di autosufficienza del ricorso.
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