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Diritto Commerciale

Eccesso di potere giurisdizionale: subentro appalti
Una società ricorre in Cassazione denunciando un eccesso di potere giurisdizionale da parte del Consiglio di Stato, che aveva ordinato il subentro di un concorrente in un appalto pubblico dopo averne annullato l'esclusione. Le Sezioni Unite hanno respinto il ricorso, stabilendo che ordinare il subentro rientra nei poteri istituzionali del giudice amministrativo ai sensi dell'art. 122 c.p.a. e non costituisce un'invasione della discrezionalità della Pubblica Amministrazione.
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Transazioni commerciali sanità: guida agli interessi
Una società di factoring ha agito per il recupero di un credito, originato da prestazioni sanitarie fornite da una casa di cura a un'Azienda Sanitaria Locale. Le corti inferiori avevano respinto la domanda per vizi contrattuali e mancanza di prova dell'accreditamento. La Corte di Cassazione, pur confermando il rigetto della domanda principale, ha stabilito un principio fondamentale: le prestazioni sanitarie erogate da strutture private in regime di accreditamento costituiscono transazioni commerciali. Di conseguenza, in caso di ritardato pagamento, anche parziale, sono dovuti gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002, superiori a quelli legali.
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Confisca prezzo violazione: i limiti secondo la Cassazione
Una società nautica vende imbarcazioni a cittadini di un Paese sotto embargo. Il Ministero dello Sviluppo Economico confisca il prezzo della vendita. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 22845/2025, annulla la confisca, stabilendo un principio fondamentale: in assenza di una sanzione pecuniaria principale, la legge permette la confisca del bene oggetto della violazione, ma non del prezzo ricavato. L'analisi della Corte distingue nettamente tra 'cosa', 'prezzo' e 'prodotto' dell'illecito, riaffermando il principio di stretta legalità in materia di sanzioni ablatorie. La decisione chiarisce che la confisca del prezzo di una violazione non può essere automatica.
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Tetti di spesa retroattivi: ok dalla Cassazione
Una controversia su crediti sanitari tra società di factoring e un'ASL riguardava la legittimità di applicare limiti di spesa stabiliti dopo l'erogazione delle prestazioni. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la validità dei tetti di spesa retroattivi sulla base della giurisprudenza amministrativa. Ha inoltre affrontato la questione procedurale della tardiva produzione in giudizio delle delibere regionali, ritenendo l'eccezione di nullità decaduta perché non sollevata tempestivamente.
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Pagamento prima della notifica: chi paga le spese?
Una sentenza chiarisce le conseguenze del pagamento di un debito avvenuto dopo l'emissione di un decreto ingiuntivo ma prima della sua notifica. Il Tribunale di Roma ha stabilito che, in tal caso, il decreto va revocato e le spese della procedura monitoria non sono dovute dal debitore, il quale resta però obbligato a corrispondere gli interessi di mora maturati. La decisione si fonda sul principio che la fondatezza del decreto, ai fini delle spese, va valutata al momento della notifica e non del deposito.
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Motivazione contraddittoria: Cassazione cassa sentenza
Una società fornitrice si oppone a un decreto ingiuntivo per fatture non pagate, eccependo i vizi della merce fornita. La Corte d'Appello, pur riconoscendo i difetti e la produzione di fatture di riparazione, rigetta l'opposizione per indeterminatezza del danno. La Cassazione rileva una motivazione contraddittoria in questa decisione, poiché il giudice di merito ha ignorato le prove documentali che lui stesso aveva citato. La sentenza viene cassata con rinvio per una nuova valutazione.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Roma ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società su istanza di un creditore. Nonostante l'opposizione della società debitrice, che sosteneva di non superare i limiti dimensionali di legge e l'insussistenza dello stato di insolvenza, il Tribunale ha accolto il ricorso. La decisione si fonda sulla prova del superamento delle soglie patrimoniali e sull'accertamento dello stato di insolvenza, desunto non solo dal credito vantato dal ricorrente, ma anche da un'esecuzione forzata con esito negativo e da una consistente esposizione debitoria verso l'Agenzia delle Entrate.
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Responsabilità amministratore: anche se delega contabilità
La Corte di Cassazione conferma la condanna per bancarotta di un amministratore di srl, chiarendo che la delega della gestione contabile a un professionista esterno non esonera dalla responsabilità penale. La sentenza sottolinea che la responsabilità dell'amministratore sussiste per l'obbligo di vigilanza, a meno che non venga fornita una 'prova contraria rigorosa' dell'estraneità ai fatti. In questo caso, l'ingente danno erariale e la sparizione dei documenti contabili sono stati considerati elementi a carico dell'imputato.
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Fideiussione schema ABI: onere della prova in appello
Una garante contesta la validità di una fideiussione basata su uno schema ABI anticoncorrenziale. La Corte d'Appello respinge il ricorso, sottolineando che la nullità della Fideiussione schema ABI, pur rilevabile d'ufficio, richiede che l'appellante fornisca prove concrete, come il modello ABI stesso e la prova dell'intesa illecita al momento della firma. Mancando tali prove, la garanzia resta valida.
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Risoluzione contratto appalto: quando è colpa grave?
La sentenza analizza un caso di risoluzione contratto appalto per lavori pubblici di una stazione ferroviaria. A seguito di ritardi e contestazioni reciproche tra l'impresa appaltatrice e la stazione appaltante, la Corte d'Appello ha stabilito che l'inadempimento più grave fosse quello dell'impresa, che aveva interrotto i lavori in modo ingiustificato. La decisione si fonda sull'analisi di una consulenza tecnica, che ha ritenuto la sospensione dei lavori una reazione sproporzionata rispetto alle mancanze della committente, attribuendo all'impresa la responsabilità principale per la rottura del vincolo contrattuale.
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Lavoro in cooperativa: quando è subordinato?
Una società cooperativa ha impugnato un accertamento dell'ente previdenziale per contributi non versati, sostenendo che i suoi soci fossero lavoratori autonomi. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il rapporto di lavoro in cooperativa era di natura subordinata. La decisione si è basata sull'analisi delle concrete modalità di svolgimento della prestazione, come l'inserimento stabile nell'organizzazione aziendale e l'assenza di rischio d'impresa per i soci, qualificando l'inadempimento come evasione contributiva.
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Prova presuntiva e mala gestio: il verbale GDF
Un ex amministratore di una società fallita ha impugnato in Cassazione la sua condanna al pagamento delle spese legali in un'azione revocatoria. L'azione si fondava sulla sua presunta mala gestio, dedotta da un verbale della Guardia di Finanza. La Suprema Corte ha respinto il ricorso, affermando che gli accertamenti fiscali definitivi, scaturiti da quel verbale, costituiscono una valida prova presuntiva della cattiva gestione, legittimando così la base dell'azione revocatoria.
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Opponibilità cessione credito: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso riguardante l'opponibilità della cessione del credito derivante da un contratto d'appalto pubblico. La decisione si fonda su un vizio procedurale: la società ricorrente non ha impugnato tutte le autonome ragioni giuridiche (rationes decidendi) su cui si basava la sentenza d'appello. La Corte sottolinea che, per ottenere l'annullamento di una sentenza fondata su più motivazioni, è necessario censurarle tutte con successo, altrimenti la statuizione passa in giudicato.
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Trasporto internazionale CMR: la prescrizione sospesa
In un caso di furto di merci durante un trasporto internazionale CMR, una compagnia di assicurazioni ha contestato il proprio obbligo di manleva sostenendo la prescrizione del diritto al risarcimento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che il reclamo scritto inviato al vettore sospende il termine di prescrizione annuale previsto dalla Convenzione CMR, fino al rigetto esplicito da parte del vettore stesso. La decisione chiarisce la distinzione tra sospensione e interruzione della prescrizione in questo specifico contesto.
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Opponibilità cessione credito: guida alla sentenza
Una società finanziaria agisce contro un ente pubblico per il pagamento di crediti derivanti da forniture, ottenuti tramite cessione. L'ente si oppone, sostenendo la necessità della sua adesione secondo una vecchia normativa. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per un vizio di notifica, ma chiarisce un punto fondamentale sull'opponibilità cessione credito: si applica la legge vigente al momento della cessione (in questo caso il Codice degli Appalti del 2006), che non richiede più l'adesione della PA, ma un meccanismo di silenzio-assenso.
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Cessione del credito: notifica e pagamento liberatorio
Una società, dopo aver ricevuto notifica di una cessione del credito, ha continuato a pagare il creditore originario. La Corte di Cassazione ha stabilito che la notifica inviata dal nuovo creditore è sufficiente per rendere efficace la cessione. Di conseguenza, il pagamento al soggetto sbagliato non estingue il debito, obbligando il debitore a pagare una seconda volta al destinatario corretto. La sentenza chiarisce la validità della comunicazione e gli effetti del pagamento non liberatorio.
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Provvigione broker: diritto anche senza gara pubblica
Una società di brokeraggio ha agito per ottenere la provvigione da una compagnia assicurativa dopo aver intermediato una polizza per un ente sanitario pubblico. La compagnia si opponeva, sostenendo la nullità dell'incarico al broker per mancato rispetto delle procedure di evidenza pubblica. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della compagnia, confermando la decisione d'appello. Il principio chiave è che il diritto alla provvigione del broker sorge dall'effettiva attività di mediazione che porta alla conclusione dell'affare, indipendentemente da eventuali irregolarità nel rapporto contrattuale tra il broker e l'ente pubblico committente.
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Legittimazione creditore e liquidazione giudiziale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società contro la sentenza che ne apriva la liquidazione giudiziale. Il caso verteva sulla legittimazione creditore di una società di riscossione tributi, la quale agiva in forza di un contratto di concessione con un Comune. La Suprema Corte ha stabilito che, ai fini dell'apertura della procedura, è sufficiente un accertamento sommario e incidentale del credito, senza necessità di un giudicato. Inoltre, ha ritenuto ininfluente la contestazione sulla prescrizione di tale credito, poiché lo stato di insolvenza era ampiamente dimostrato da altri ingenti debiti erariali non contestati.
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Eccezione di inadempimento: quando è legittima?
Un'impresa edile si rifiuta di pagare una fornitura di calcestruzzo, sollevando un'eccezione di inadempimento per la mancata consegna di documenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il rifiuto di adempiere deve essere proporzionato e conforme a buona fede. La Corte ha chiarito che non basta lamentare un inadempimento altrui, ma occorre dimostrare che questo abbia avuto un impatto concreto e rilevante sull'equilibrio del contratto.
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Tardività del ricorso: Cassazione inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso a causa della sua tardiva notifica. Il caso riguardava una fideiussione legata a un contratto di leasing. L'ordinanza sottolinea l'importanza del calcolo preciso dei termini per impugnare, tenendo conto della sospensione feriale e delle sospensioni straordinarie (come quella per il Covid-19). La tardività del ricorso ha impedito alla Corte di esaminare nel merito i motivi dell'appello, rendendo definitiva la sentenza di secondo grado.
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