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Diritto Commerciale

Ricorso inammissibile: i requisiti di specificità
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile in una controversia tra un agente e una società di telecomunicazioni. La decisione si fonda sulla violazione del principio di autosufficienza, poiché entrambe le parti non hanno trascritto gli atti e i documenti essenziali a sostegno delle proprie tesi, impedendo alla Corte di valutare nel merito le censure. L'ordinanza ribadisce l'importanza della corretta formulazione degli atti processuali.
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Storno provvigionale: quando è legittimo?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, si è pronunciata sulla legittimità di uno storno provvigionale effettuato da una società preponente nei confronti del proprio agente. Il caso verteva sulla restituzione di provvigioni erroneamente corrisposte al lordo, anziché al netto degli sconti commerciali come pattuito. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell'agente, stabilendo che la disciplina restrittiva sulla ripetizione delle provvigioni (art. 1748, co. 6, c.c.) si applica solo in caso di mancata esecuzione del contratto e non per la correzione di errori di calcolo, confermando così la legittimità dello storno provvigionale operato dall'azienda.
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Polizze unit linked: si applica sempre il TUF
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito che le polizze unit linked sono soggette alla disciplina del Testo Unico della Finanza (TUF) per la loro natura di prodotto finanziario. La Corte ha rigettato la tesi del 'doppio binario', affermando che le tutele per l'investitore, in particolare gli obblighi informativi, si applicano indipendentemente dal fatto che il prodotto sia venduto direttamente da un'impresa di assicurazione o tramite un intermediario assicurativo. La decisione conferma la condanna solidale dell'emittente e dell'intermediario al risarcimento del danno subito da una risparmiatrice a causa della carente informazione sulla rischiosità del prodotto.
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Tasso leasing: valido il contratto se determinabile
Una società utilizzatrice di un immobile in leasing ha contestato la validità del contratto per l'omessa indicazione del tasso leasing. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il contratto è valido se il tasso, pur non essendo esplicitato, è oggettivamente determinabile per relationem, ossia tramite altri elementi contrattuali certi come l'importo dei canoni, la loro durata e il prezzo di riscatto. La trasparenza economica, secondo la Corte, è garantita quando il cliente può comprendere il costo complessivo dell'operazione.
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Disconoscimento scrittura privata: quando non basta?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore che contestava la validità di una scrittura privata utilizzata per estinguere un debito. L'imprenditore aveva tentato un semplice disconoscimento della scrittura privata, ma la Corte ha stabilito che, poiché la contestazione riguardava il contenuto del documento e non l'autenticità della firma, era necessaria una querela di falso. La decisione sottolinea la differenza cruciale tra disconoscere una firma e contestare un riempimento abusivo del foglio, consolidando un importante principio di procedura civile.
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Onere della prova: la valutazione del giudice di merito
Una società finanziaria ha agito in giudizio contro un Comune per il recupero di crediti derivanti da forniture energetiche, ma la sua domanda è stata accolta solo in parte poiché una delle fatture prodotte è stata ritenuta priva di adeguato valore probatorio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ribadendo che la valutazione delle prove spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici. La Corte ha inoltre confermato che l'onere della prova grava su chi agisce in giudizio e che il pagamento del contributo unificato segue sempre il principio della soccombenza.
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Sanzioni CONSOB: il pericolo astratto è sufficiente
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di alcuni esponenti di una Società di Gestione del Risparmio (SGR) contro le sanzioni CONSOB. La Corte ha stabilito che, ai fini della responsabilità per violazioni delle norme sull'intermediazione finanziaria (art. 190-bis TUF), non è necessario provare un danno effettivo subito dagli investitori. È sufficiente la condotta potenzialmente pericolosa, configurandosi un illecito di 'pericolo astratto'. La sentenza ha inoltre confermato la legittimità delle sanzioni accessorie interdittive, chiarendo il loro ambito di applicazione.
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Impugnazione lodo arbitrale: effetti sentenza cassata
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società conduttrice contro la decisione della Corte d'Appello che aveva confermato un lodo arbitrale. Il caso verteva sulla corretta procedura di impugnazione lodo arbitrale, chiarendo che la successiva cassazione di una sentenza, posta a fondamento del lodo stesso, non costituisce un valido motivo per un'impugnazione tardiva o per introdurre nuove censure. La Suprema Corte ribadisce che i vizi del lodo devono essere contestati tempestivamente e unicamente sulla base dei motivi tassativamente previsti dalla legge.
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Danno da appropriazione indebita: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la condanna al risarcimento per un amministratore, ritenuto responsabile di un danno da appropriazione indebita ai danni della società. L'illecito consisteva in un complesso schema di anticipi personali e prelievi di cassa non giustificati che hanno generato un ammanco. La Corte ha anche confermato la legittimazione ad agire del socio co-amministratore, in quanto persona danneggiata dal reato.
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Legittimazione attiva e pignoramento: chi può agire?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il debitore, proprietario di quote societarie sottoposte a pignoramento, conserva la legittimazione attiva per agire in giudizio per la risoluzione del contratto di vendita di tali quote. La Corte distingue tra i diritti reali sul bene pignorato, gestiti dal custode, e i diritti personali derivanti dal contratto, che restano in capo al debitore. Il ricorso delle società acquirenti, che contestavano tale legittimazione, è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali e infondatezza nel merito.
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Condizione sospensiva: il contratto non produce effetti
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a una cessione di quote societarie subordinata a una condizione sospensiva: la liberazione dei venditori da garanzie bancarie. Poiché tale condizione non si è verificata, la Corte ha confermato che il contratto non ha mai prodotto i suoi effetti, rigettando la richiesta di risarcimento per inadempimento avanzata dai venditori. La sentenza chiarisce che il mancato avveramento di una condizione non equivale a un inadempimento contrattuale, ma semplicemente impedisce al negozio di diventare efficace.
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Contratto autonomo di garanzia: oneri del ricorrente
La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso presentato da alcuni garanti contro un istituto di credito. La Corte ha dichiarato inammissibili quasi tutti i motivi di ricorso, ribadendo l'importanza del principio di autosufficienza. In particolare, è stata respinta la censura sulla qualificazione del rapporto come contratto autonomo di garanzia e l'eccezione di nullità per violazione della normativa antitrust, poiché i ricorrenti non avevano fornito in modo adeguato gli elementi fattuali necessari fin dai primi gradi di giudizio. L'ordinanza sottolinea come l'interpretazione del contratto spetti al giudice di merito e non possa essere rivalutata in sede di legittimità se non per violazione dei canoni ermeneutici.
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Deficit informativo: inammissibile il concordato
Una società di costruzioni ha visto respingere il proprio ricorso contro la dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano ritenuto inammissibile la domanda di concordato preventivo a causa di un grave deficit informativo riguardo a un'importante posizione debitoria. La Suprema Corte ha stabilito che, essendo la decisione fondata su più ragioni autonome, il fallimento del motivo di ricorso relativo al deficit informativo era sufficiente a rendere inammissibile l'intera impugnazione.
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Prezzo non visibile: multa legittima per il negozio
Una nota casa di moda è stata multata perché i cartellini dei prezzi nei suoi negozi non erano immediatamente visibili, ma nascosti all'interno dei capi di abbigliamento. La società ha impugnato la sanzione, sostenendo che la legge richiedesse solo la leggibilità e non la visibilità immediata. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che un prezzo non visibile non può considerarsi indicato in modo chiaro. La Corte ha stabilito che la visibilità è un presupposto essenziale della chiarezza e leggibilità, specialmente nei negozi con vendita a libero servizio, per garantire la piena tutela del consumatore.
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Responsabilità titolare licenza: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione a carico della legale rappresentante di una società di compravendita di preziosi, ribadendo la sua personale responsabilità titolare licenza per le omesse annotazioni nel registro delle operazioni. Anche se l'attività è delegata, il titolare ha un obbligo di vigilanza non delegabile. Il ricorso è stato respinto.
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Fideiussione omnibus e contratto autonomo di garanzia
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due garanti che si opponevano a un decreto ingiuntivo. La Corte ha stabilito che, per la nullità della fideiussione omnibus per violazione antitrust, spetta al garante provare non solo la conformità delle clausole allo schema ABI nullo, ma anche che il contratto non sarebbe stato concluso senza di esse. Inoltre, ha qualificato la garanzia come contratto autonomo, e non come fideiussione, a causa della presenza di clausole di pagamento "a prima richiesta", rendendo irrilevanti le censure sul rapporto sottostante.
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Compensazione impropria: i limiti secondo la Cassazione
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per canoni di locazione non pagati, sollevando un'eccezione di compensazione basata su presunte inadempienze relative a un precedente contratto di compravendita dello stesso immobile. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che il semplice collegamento economico tra contratti distinti non è sufficiente a configurare una compensazione impropria. Di conseguenza, l'eccezione, qualificata come compensazione propria, era soggetta a precisi termini di decadenza processuale, non rispettati nel caso di specie.
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Nullità fideiussione: la Cassazione fa chiarezza
Due garanti hanno impugnato una sentenza d'appello, sostenendo la nullità fideiussione per violazione della normativa bancaria (art. 106 T.U.B.), delle norme antitrust e per decadenza del creditore (art. 1957 c.c.). La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la mancata prova da parte dei ricorrenti, la genericità dei motivi e il divieto di riesaminare i fatti in sede di legittimità.
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Lodo arbitrale: opponibilità al fallimento anche senza
Una società creditrice si è vista negare l'ammissione al passivo fallimentare di un credito derivante da un lodo arbitrale, poiché privo di exequatur prima della dichiarazione di fallimento. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che un lodo arbitrale rituale è opponibile alla massa dei creditori dalla data dell'ultima sottoscrizione, poiché da quel momento acquisisce efficacia di sentenza, a prescindere dalla successiva dichiarazione di esecutività.
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Prova del credito: oneri e limiti nel ricorso
Una società creditrice si è vista respingere la richiesta di ammissione al passivo per una parte del suo credito a causa di documentazione incompleta. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso, sottolineando che non è possibile richiedere una nuova valutazione della prova del credito in sede di legittimità e che i motivi di ricorso devono essere specifici e non generici.
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