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Diritto Commerciale

Termine sanzioni finanziarie: la decisione Cassazione
La Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale sul termine sanzioni finanziarie. Annullando una decisione della Corte d'Appello, ha stabilito che il termine di 180 giorni per contestare un illecito non parte dalla prima acquisizione di informazioni, ma solo dal momento in cui l'Autorità di Vigilanza ha completato l'indagine e raccolto tutti gli elementi necessari. Il giudice non può sostituirsi all'autorità nel valutare l'opportunità o la durata delle indagini. La questione riguardava una sanzione per carenze informative in un prospetto di offerta di azioni.
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Credito in prededuzione: mandato e rivendica di denaro
Una società finanziaria acquista dei crediti da un'altra società, dandole mandato per l'incasso. La società mandataria incassa le somme ma non le riversa, venendo poi posta in amministrazione straordinaria. La società finanziaria chiede che il suo credito sia ammesso in prededuzione, cioè con priorità sugli altri creditori. La Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta, chiarendo che la pretesa non rientra nei casi di credito in prededuzione. La Corte distingue tra la richiesta di prededuzione, che agisce su tutto il patrimonio del debitore, e la rivendica, che riguarda beni specifici e separati, come somme di denaro mantenute distinte dal resto del patrimonio.
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Credito prededucibile: no senza atto del curatore
Un'azienda fornitrice di energia ha richiesto il riconoscimento di un credito prededucibile per forniture effettuate dopo la dichiarazione di fallimento di una società cliente, sostenendo la continuità con un precedente concordato preventivo e l'utilità del servizio per la massa dei creditori. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che i crediti sorti dopo il fallimento sono prededucibili solo se derivano da un atto di gestione del curatore fallimentare. In assenza di un subentro formale del curatore nel contratto di fornitura, la sola utilità della prestazione non è sufficiente per ottenere il pagamento prioritario.
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Clausola risolutiva espressa e fallimento: la Cassazione
Un amministratore ha richiesto un credito nel fallimento della sua stessa società, basandosi sulla risoluzione automatica di un contratto di affitto d'azienda tramite una clausola risolutiva espressa. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la comunicazione che invoca la clausola, se priva di data certa anteriore al fallimento, non è opponibile alla procedura. Il ricorso è stato inoltre giudicato un tentativo inammissibile di riesaminare i fatti già accertati dal giudice di merito.
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Revocatoria Fallimentare: Limiti di Responsabilità
Una società cede gratuitamente un contratto di leasing immobiliare poco prima di fallire. Il curatore fallimentare agisce con una revocatoria fallimentare per recuperare il valore del contratto. Il tribunale condanna solo la società acquirente a pagare il controvalore pecuniario. Il curatore ricorre in Cassazione, chiedendo la condanna anche della società di leasing che aveva acconsentito alla cessione. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che il semplice consenso del contraente ceduto non comporta una sua automatica corresponsabilità, a meno che non sia provata una sua partecipazione attiva all'atto dannoso per i creditori.
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Pagamento debito altrui: gratuito o oneroso?
La Corte di Cassazione chiarisce la natura del pagamento di un debito altrui da parte di una società poi fallita. Se la società ha precedentemente assunto formalmente il debito tramite espromissione, il successivo pagamento non è un atto gratuito revocabile ai sensi dell'art. 64 L.Fall., ma l'adempimento oneroso di un'obbligazione propria. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva qualificato l'atto come gratuito, stabilendo che l'atto da valutare sarebbe l'assunzione del debito, non il suo successivo pagamento.
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Conferma d’ordine: quando perfeziona il contratto?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nelle compravendite commerciali tramite mediatore, la sottoscrizione della conferma d'ordine non costituisce l'accettazione di una proposta, ma la prova di un accordo verbale già raggiunto. Di conseguenza, una successiva revoca da parte del venditore è inefficace. La sentenza chiarisce che il contratto si era già perfezionato verbalmente, e la conferma d'ordine, in linea con gli usi commerciali, aveva solo una funzione ricognitiva. È stata inoltre confermata la validità della clausola arbitrale contenuta in tale documento.
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Onere della prova telefonia: fatture e disservizi
Una società si opponeva al pagamento di fatture telefoniche lamentando gravi disservizi. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in tema di onere della prova telefonia, le fatture prodotte dal gestore sono prova sufficiente del credito se la contestazione dell'utente è generica. L'utente deve fornire prove specifiche dei malfunzionamenti, altrimenti è tenuto a pagare.
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Abbandono nave: rotta generica e diritto all’indennizzo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15028/2025, ha stabilito che l'indennizzo assicurativo per la perdita di una nave è dovuto anche se l'imbarcazione ha seguito una rotta diversa da quella preventivata, qualora la polizza descriva il viaggio in termini generici. In questo caso, l'assicuratore non può negare il pagamento, a meno che non provi che la deviazione abbia direttamente influito sul sinistro. La Corte ha inoltre confermato la legittimità della richiesta di indennizzo tramite l'istituto dell'abbandono nave da parte della società utilizzatrice, subentrata nei diritti della proprietaria originaria.
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Abuso di dipendenza economica: la Cassazione chiarisce
Un fornitore di caffè ha citato in giudizio un affiliato per violazione del contratto. L'affiliato ha sostenuto che il contratto era nullo per abuso di dipendenza economica. I tribunali di merito gli hanno dato ragione, ma la Corte di Cassazione ha annullato la decisione. Ha stabilito che il tribunale inferiore ha commesso un errore non provando prima la posizione dominante preesistente del fornitore, un prerequisito necessario per rivendicare un abuso di dipendenza economica. Il caso è stato rinviato per un nuovo processo.
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Mandato senza rappresentanza: ricorso nullo per vizi
Un acquirente ha comprato un'auto da un intermediario. Il tribunale lo ha dichiarato proprietario, ravvisando un mandato senza rappresentanza tra l'intermediario e la concessionaria. La Corte d'Appello ha ribaltato la decisione, qualificando l'intermediario come semplice procacciatore d'affari. La Corte di Cassazione ha ora dichiarato inammissibile il ricorso dell'acquirente per gravi vizi procedurali, confermando di fatto la decisione d'appello e chiarendo i limiti del giudizio di legittimità sul mandato senza rappresentanza.
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Prova della proprietà: onere cruciale nel fallimento
Una società ha richiesto la restituzione di beni mobili trovati nei locali di un'azienda fallita, dei quali era stata conduttrice. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che l'onere della prova della proprietà dei beni ricade interamente sul richiedente. La Corte ha ritenuto irrilevante la questione sulla legittimità dell'occupazione dei locali, focalizzandosi esclusivamente sulla mancata dimostrazione della titolarità dei beni rivendicati, confermando la decisione del Tribunale.
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Recesso da società pubblica: quando è illegittimo?
La Cassazione ha stabilito l'illegittimità del recesso da società pubblica da parte di un Comune socio. La decisione si fonda sulla natura obbligatoria dei servizi pubblici gestiti (idrico e rifiuti), che prevale sulla disciplina generale del recesso societario a seguito di modifica statutaria.
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Polizza vita eredi testamentari: la Cassazione decide
Una testatrice nomina come beneficiari di una polizza vita eredi testamentari. Nel testamento, lascia a un'erede specifica 'tutti i risparmi comunque investiti'. La Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso contro la decisione di merito che attribuiva l'intero indennizzo a tale erede, qualificando la disposizione testamentaria come specificazione della designazione generica e non come revoca.
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Qualificazione contratto locazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla qualificazione del contratto relativo a uno spazio commerciale in una stazione. Ha confermato la decisione della Corte d'Appello, classificandolo come locazione commerciale e non come contratto atipico di servizi, nonostante la presenza di numerose prestazioni accessorie. La Suprema Corte ha chiarito che la prevalenza del godimento dell'immobile rispetto ai servizi offerti è decisiva per la qualificazione contratto locazione, rigettando il ricorso della società di gestione.
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Responsabilità del vettore: il caso del subvettore
La Corte di Cassazione conferma la piena responsabilità del vettore per la perdita di merce, anche quando il trasporto è stato subappaltato a un terzo (subvettore). La sentenza chiarisce che il vettore principale risponde direttamente del fatto doloso o della colpa grave del subvettore e dei suoi ausiliari, specialmente in caso di scelta negligente di quest'ultimo. La Corte ha rigettato il ricorso di un'impresa di trasporti, condannandola a risarcire la compagnia assicurativa del mittente per il valore della merce smarrita.
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Canone locazione rivendita tabacchi: limiti e validità
Una società che gestisce una rivendita di tabacchi in una stazione ferroviaria ha contestato la validità del proprio contratto di locazione, sostenendo che il canone richiesto superasse i limiti massimi imposti dalla legge per la vendita di generi di monopolio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo una chiara distinzione: il tetto legale sul "canone locazione rivendita tabacchi" si applica esclusivamente al corrispettivo per la concessione di vendita dei prodotti di monopolio, e non al canone per l'affitto dei locali commerciali. Di conseguenza, è legittimo pattuire un canone di locazione che includa componenti aggiuntive, come una percentuale sul fatturato dei prodotti non di monopolio (c.d. extra privativa), preservando l'autonomia contrattuale delle parti.
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Locazione commerciale stazione: canone e oneri extra
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla validità di specifiche clausole in un contratto di locazione commerciale stazione. Il caso riguardava un'attività di tabaccheria all'interno di una stazione ferroviaria. La Corte ha stabilito la legittimità di un contributo una tantum richiesto al conduttore per i lavori di riqualificazione del complesso, riconoscendo un interesse comune delle parti. Inoltre, ha chiarito che il canone di locazione dei locali è liberamente determinabile e distinto dal canone concessorio per la vendita di generi di monopolio, quest'ultimo soggetto a limiti di legge. Il ricorso del conduttore è stato rigettato, confermando la decisione della Corte d'Appello.
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Canone di locazione: differenze e oneri accessori
Una società conduttrice di un negozio in una stazione ferroviaria ha contestato l'importo della locazione, sostenendo che il canone speciale per la vendita di tabacchi dovesse limitare l'intero importo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo la distinzione tra il canone di locazione per l'immobile e il canone concessorio per la vendita di generi di monopolio, che sono due obbligazioni distinte. Inoltre, ha confermato la legittimità di una clausola contrattuale che prevedeva un onere una tantum a carico del conduttore per la riqualificazione della stazione, riconoscendone l'interesse comune e la natura sinallagmatica.
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Canone locazione tabaccheria: la Cassazione chiarisce
La Cassazione ha stabilito che il canone locazione tabaccheria situata in una stazione ferroviaria può essere liberamente determinato tra le parti. La Corte ha chiarito che il limite del 15% del reddito, previsto da una legge speciale, si applica solo al corrispettivo per la vendita di generi di monopolio e non all'intero affitto del locale commerciale, soprattutto se si vendono anche altri prodotti. Rigettata anche la richiesta di rimborso per le spese di ristrutturazione a carico del conduttore.
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