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Diritto Commerciale

Delegazione di pagamento: differenze e conseguenze
La Corte di Cassazione analizza la distinzione tra delegatio promittendi e delegatio solvendi. In un caso riguardante un appalto e un subappalto, la Corte ha chiarito che una semplice delegazione di pagamento, senza un'esplicita assunzione di obbligo da parte del delegato, si qualifica come delegatio solvendi. Di conseguenza, l'obbligo di pagamento del delegato verso il creditore delegatario non può superare l'ammontare del suo debito originario verso il delegante. La sentenza di merito è stata cassata per non aver correttamente interpretato la volontà delle parti.
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Recesso contratto: quando è una scelta d’impresa
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 13487/2025, ha chiarito che il recesso da un contratto non è giustificato da impossibilità sopravvenuta se la decisione di interrompere il rapporto deriva da una mera scelta d'impresa. Nel caso esaminato, una società media aveva rescisso un contratto con un operatore di rete locale a seguito di una modifica della numerazione del proprio canale, optando per un altro fornitore. La Corte ha stabilito che tale scelta, pur legittima, non estingue l'obbligazione di pagamento del corrispettivo pattuito, confermando la condanna al pagamento integrale. La sentenza affronta anche la questione dell'improcedibilità per mancata conciliazione, ritenendola infondata.
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Contratto di appalto: quando prevale sulla vendita
Un'impresa acquista un capannone prefabbricato e in seguito lamenta dei vizi. La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra contratto di vendita e contratto di appalto, fondamentale per stabilire i termini della garanzia. In questo caso, viene qualificato come contratto di appalto poiché l'obbligazione di "fare" (progettazione e montaggio) prevale su quella di "dare" (la fornitura dei materiali). Di conseguenza, la denuncia tardiva dei vizi da parte dell'acquirente ha comportato la perdita del diritto alla garanzia.
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Collegamento negoziale: la Cassazione fa chiarezza
Un gruppo di società immobiliari ha citato in giudizio una società pubblicitaria per inadempimento contrattuale. Quest'ultima si è difesa eccependo il mancato pagamento delle fatture da parte delle società attrici. I giudici di merito hanno riconosciuto l'esistenza di un collegamento negoziale tra i vari contratti, ritenendo legittima la sospensione del servizio pubblicitario. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, dichiarando il ricorso inammissibile e ribadendo che l'accertamento del collegamento negoziale è una valutazione di fatto riservata al giudice di merito.
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Azione revocatoria: un solo indizio basta per la prova
Una società creditrice agisce con azione revocatoria per rendere inefficace la cessione di un ramo d'azienda effettuata dalla sua debitrice. La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, stabilendo due principi chiave: il pregiudizio per il creditore va valutato al momento dell'atto e, per provare la consapevolezza del danno da parte del terzo acquirente, può essere sufficiente anche un solo indizio, purché grave e preciso, come la coincidenza dell'amministratore tra le due società coinvolte.
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Revocatoria ordinaria: esclusa per garanzie in piani?
Una società aveva concesso un'ipoteca a garanzia di un mutuo erogato a un'altra società dello stesso gruppo. A seguito del fallimento della società garante, il curatore ha agito con l'azione revocatoria ordinaria per rendere inefficace l'ipoteca. La Corte di Cassazione, riformando le decisioni precedenti, ha stabilito che l'esclusione dalla revocabilità, prevista dalla legge fallimentare per le garanzie concesse in esecuzione di un piano di risanamento, si applica non solo alla revocatoria fallimentare ma anche a quella ordinaria. La decisione si fonda sulla necessità di non vanificare la finalità della norma, che è quella di incentivare i piani di salvataggio aziendale.
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Prova del contratto: le cambiali fanno la differenza
Una società fornitrice non veniva pagata da un'azienda poi fallita. Agiva quindi contro un'altra società, co-obbligata, ottenendo un decreto ingiuntivo. La Corte di Appello annullava il decreto per mancanza di prova del contratto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che i giudici di merito avevano errato a non considerare 36 cambiali emesse dalla società fallita. Tali titoli, pur non provenendo dalla convenuta, costituiscono un forte indizio dell'obbligazione e invertono l'onere della prova, rappresentando un elemento decisivo per la prova del contratto e del relativo credito.
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Fideiussione Sismabonus: stop all’escussione
Un'ordinanza cautelare del Tribunale di Venezia affronta il tema della fideiussione Sismabonus in un contratto preliminare di compravendita. A seguito di una modifica normativa che ha ridotto il beneficio fiscale, la parte acquirente ha tentato di escutere le fideiussioni rilasciate dalla società costruttrice. Quest'ultima ha richiesto e ottenuto un provvedimento d'urgenza per bloccare l'incasso. Il giudice ha ritenuto che la modifica di legge non fosse imputabile al costruttore, valorizzando le sue proposte conciliative e ravvisando il rischio di un danno grave e irreparabile (periculum in mora). La decisione sospende l'escussione in attesa del giudizio di merito.
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Interpretazione contratto: i limiti della Cassazione
Una società ha citato in giudizio una ditta di consulenza per inadempimento di un mandato a lungo termine. La Corte d'Appello ha riqualificato il rapporto come un singolo mandato, già adempiuto, annullando la richiesta di risarcimento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la plausibile interpretazione del contratto operata dal giudice di merito non è riesaminabile in sede di legittimità se non viziata da errori logici o violazioni di legge.
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Data certa contratto: quando è opponibile al fallimento?
Un professionista si è visto ridurre un ingente credito verso una società insolvente poiché il suo contratto di prestazione d'opera mancava di data certa. Nonostante il contratto fosse menzionato in altri atti depositati con data certificata, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha ribadito che la semplice menzione di un documento non è sufficiente a conferirgli data certa, confermando la decisione del tribunale e sottolineando l'impossibilità di riesaminare i fatti in sede di legittimità.
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Qualificazione rapporto di agenzia: la stabilità vince
Una società ha contestato la richiesta di contributi di un ente previdenziale, sostenendo che i suoi collaboratori non fossero agenti. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito, stabilendo l'esistenza di un rapporto di agenzia basato sulla stabilità e continuità della prestazione. Il fattore determinante per la qualificazione del rapporto di agenzia è stata la natura non occasionale dell'attività promozionale, obbligando la società al versamento dei contributi.
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Risoluzione giusta causa: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un agente contro la risoluzione per giusta causa del suo contratto. La decisione si fonda su vizi procedurali, come la violazione del principio della "doppia conforme" e la richiesta impropria di una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa alla Suprema Corte. La Corte ha ribadito che il ricorso deve essere specifico e non può limitarsi a chiedere un riesame del merito della controversia già decisa conformemente nei primi due gradi di giudizio.
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Prescrizione crediti agente: la Cassazione sui 5 anni
Un agente ha citato in giudizio la società preponente per ottenere la riqualificazione del rapporto e il pagamento di differenze retributive e indennità. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. La Corte ha ribadito che la prescrizione dei crediti dell'agente per le provvigioni è quinquennale e non decennale. Ha inoltre dichiarato inammissibili le domande nuove in appello e ha sottolineato l'importanza del rispetto dei termini di decadenza e dell'onere della prova a carico dell'agente.
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Rinuncia al ricorso: estinzione e spese legali
La Corte di Cassazione dichiara estinto un giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte di una società di abbigliamento di lusso. La controversia originaria riguardava un'azione revocatoria promossa dalla Curatela fallimentare di un'altra società per un presunto trasferimento di fatto di un ramo d'azienda. Nonostante l'accoglimento della domanda in appello, la rinuncia al ricorso in Cassazione ha chiuso definitivamente la questione, con condanna della parte rinunciante al pagamento delle spese legali.
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Pignoramento ATI: il credito non è pignorabile?
Una società creditrice ha tentato di pignorare un credito vantato da un'impresa, facente parte di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI), nei confronti della stazione appaltante. La Corte di Cassazione, pur dichiarando il ricorso improcedibile per motivi formali, ha sancito un principio di diritto cruciale sul pignoramento ATI: il credito non è pignorabile. La ragione risiede nel fatto che, per legge, la stazione appaltante può e deve pagare solo l'impresa mandataria capogruppo, non le singole imprese mandanti. Di conseguenza, l'impresa mandante non ha un credito diretto ed esigibile che possa essere oggetto di pignoramento da parte dei suoi creditori.
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Termine accertamento illecito: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine accertamento illecito finanziario di 180 giorni, a disposizione dell'Autorità di Vigilanza per contestare una violazione, decorre solo dal momento in cui ha acquisito tutti gli elementi necessari per la valutazione, non da semplici sospetti. Nel caso specifico, un ex amministratore di una banca, sanzionato per carenze informative in un prospetto, aveva ottenuto l'annullamento della sanzione in Appello per tardività. La Cassazione ha cassato la decisione, affermando che il giudice di merito non può sostituirsi all'Autorità nel valutare l'opportunità e i tempi dell'indagine.
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Termine accertamento CONSOB: la Cassazione decide
Un ex presidente di un istituto di credito, sanzionato dall'autorità di vigilanza per carenze informative in un prospetto di offerta al pubblico, aveva ottenuto l'annullamento della sanzione in Corte d'Appello per tardività dell'accertamento. La Corte di Cassazione ha ribaltato tale decisione, accogliendo il ricorso dell'autorità. Il principio chiave è che il termine accertamento CONSOB di 180 giorni per la contestazione decorre non da quando l'autorità ha i primi sospetti, ma da quando ritiene, a sua discrezione, di aver acquisito tutti gli elementi necessari a fondare l'accusa, senza che il giudice possa sindacare nel merito la durata dell'attività istruttoria.
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Termine procedura sanzionatoria: la Cassazione decide
Un ex consigliere di amministrazione di un istituto di credito si oppone a una sanzione irrogata dall'Autorità di Vigilanza per carenze informative nel prospetto di un'offerta di azioni. La Corte d'Appello annulla la sanzione, ritenendo tardiva l'apertura del procedimento. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell'Autorità, cassa la sentenza d'appello, chiarendo che il termine procedura sanzionatoria di 180 giorni decorre non da quando emergono i primi sospetti, ma solo dal momento in cui l'Autorità ha completato l'acquisizione di tutti gli elementi necessari per l'accertamento dell'illecito. Il giudice non può sindacare l'opportunità e i tempi dell'attività istruttoria dell'Autorità.
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Accertamento illecito finanziario: quando inizia?
Un ex direttore generale di un istituto di credito, sanzionato dall'Autorità di Vigilanza per carenze informative in un prospetto di offerta di azioni, aveva ottenuto l'annullamento della sanzione in appello. La Corte territoriale aveva ritenuto tardiva la procedura sanzionatoria. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, specificando che il termine per un accertamento di illecito finanziario decorre solo dal momento in cui l'Autorità acquisisce tutti gli elementi necessari a valutare compiutamente l'illecito, e non dalla prima ricezione di documenti o sospetti.
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Accertamento illecito: dies a quo per le sanzioni
La Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale sull'avvio dei procedimenti sanzionatori da parte delle autorità di vigilanza. Analizzando un caso relativo a carenze informative nel prospetto di un istituto di credito, la Suprema Corte ha stabilito che il termine per contestare la violazione non decorre dalla semplice ricezione di informazioni iniziali, ma dal momento in cui l'autorità ha completato l'accertamento dell'illecito, acquisendo tutti gli elementi necessari per una valutazione completa. La sentenza della Corte d'Appello, che aveva annullato la sanzione per tardività, è stata cassata con rinvio.
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