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Diritto Commerciale

Smarchiatura marchio: quando è illecito?
Un'azienda di abbigliamento cita in giudizio una casa discografica e una federazione sportiva per la pratica di 'smarchiatura marchio', ovvero l'oscuramento del proprio logo da un giubbotto indossato da un cantante in un video musicale. Mentre il Tribunale accoglie la domanda risarcitoria, la Corte d'Appello la rigetta. Il caso giunge in Cassazione, ma si conclude con una rinuncia al ricorso accettata dalla controparte. La Suprema Corte dichiara estinto il giudizio, chiarendo che in caso di rinuncia non è dovuto il 'doppio contributo unificato'.
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Prescrizione quinquennale agente: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato che la prescrizione quinquennale si applica alle indennità di fine rapporto per gli agenti di commercio, rigettando la tesi del termine decennale. In un caso riguardante un agente che chiedeva varie somme dopo la cessazione del contratto, i giudici hanno ribadito che la 'ratio' della norma è evitare difficoltà probatorie a distanza di tempo. È stato inoltre chiarito che una notifica per un tentativo di conciliazione, se inviata a un indirizzo errato, non è idonea a interrompere la prescrizione quinquennale dell'agente.
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Clausola penale contratto agenzia: nulla se unilaterale
La Corte di Cassazione ha stabilito la nullità di una clausola penale in un contratto di agenzia che prevedeva un onere solo a carico dell'agente in caso di recesso senza preavviso. La decisione conferma che tale previsione unilaterale viola il principio di parità tra le parti sancito dall'art. 1750 c.c., configurando una frode alla legge. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di una società che richiedeva il pagamento della penale a un agente, riaffermando che pattuizioni sbilanciate che rendono eccessivamente gravoso l'esercizio del diritto di recesso sono illegittime.
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Utili socio fondatore: no contributi INPS, dice la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14043/2025, ha stabilito che gli utili percepiti dal socio fondatore di una società di capitali non rientrano nella base imponibile per i contributi alla Gestione Commercianti. Questa distinzione, valida ai fini fiscali, non si applica al calcolo dei contributi previdenziali. La Corte ha rigettato il ricorso dell'ente previdenziale, confermando che tali redditi, non essendo qualificabili come reddito d'impresa, sono esclusi dal versamento dei contributi.
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Prova contraffazione fotografia: onere e limiti
Un fotografo accusa una società di aver usato una sua foto aerea modificata. I giudici, in tutti i gradi di giudizio, rigettano la domanda, ritenendo non fornita la prova della contraffazione della fotografia. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, poiché la valutazione delle differenze tra le due immagini è un accertamento di merito non sindacabile in sede di legittimità.
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Buona fede assicurazione: l’obbligo di informare
La Corte di Cassazione ha stabilito che viola il principio di buona fede assicurazione il comportamento della compagnia che, dopo aver indicato in polizza un termine di prescrizione decennale, omette di informare l'assicurato della successiva riduzione per legge a due anni. Tale omissione, che porta l'assicurato a perdere il diritto all'indennizzo, è stata qualificata anche come pratica commerciale scorretta, creando un obbligo risarcitorio per la compagnia.
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Rischio di confusione marchio: no alla provenienza
Un produttore di vino tenta di registrare un marchio con un nome simile a quello di una nota azienda di liquori, sostenendo che si tratti di un'indicazione geografica. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che se la località è sconosciuta al pubblico, prevale il rischio di confusione marchio. La somiglianza fonetica e concettuale tra i nomi è stata ritenuta decisiva, indipendentemente dalla diversa qualità o dal prezzo dei prodotti.
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Responsabilità cessionario azienda: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di cessione d'azienda. L'acquirente (cessionario) risponde dei debiti dell'azienda ceduta solo se questi risultano dai libri contabili obbligatori. Questa regola sulla responsabilità del cessionario azienda vale anche se l'acquirente era a conoscenza dei debiti o se la cessione è avvenuta con intenti fraudolenti. Per i creditori, la tutela contro atti fraudolenti risiede in altri strumenti legali, come l'azione revocatoria, e non in un'interpretazione estensiva dell'art. 2560 c.c. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva condannato il cessionario basandosi sulla natura fraudolenta dell'operazione, rinviando il caso per una nuova valutazione.
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Patto parasociale: validità opzioni put e fideiussione
Una società finanziaria ha investito in una piccola impresa tramite un accordo tra soci. L'accordo includeva un'opzione di vendita ('put option') per l'investitore e una garanzia personale dell'imprenditore. Quando l'investitore ha esercitato l'opzione, l'impresa si è rifiutata di adempiere. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'impresa, confermando la validità del patto parasociale, dell'opzione put e della relativa garanzia. La Corte ha chiarito che tali accordi sono strumenti legittimi nell'ambito dell'autonomia contrattuale, non violando divieti come il patto leonino o l'ordine pubblico economico.
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Vizi processuali: quando sono irrilevanti in appello
Una lunga disputa legale tra fratelli su una farmacia si conclude in Cassazione. La Corte chiarisce che non tutti i vizi processuali, come le variazioni nella composizione del collegio giudicante, sono sufficienti a invalidare una sentenza. È necessario dimostrare un danno concreto al diritto di difesa, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. La Corte ha rigettato tutti i ricorsi, confermando le decisioni sui calcoli economici della causa.
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Concorso di colpa investitore: la Cassazione decide
Un investitore, dopo essere stato frodato dal proprio promotore finanziario, ha citato in giudizio la società di intermediazione per ottenere il risarcimento. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato la responsabilità della società, ma ha accolto il motivo di ricorso relativo al concorso di colpa dell'investitore. L'aver consegnato al promotore somme di denaro in contanti e con altre modalità irregolari è stato considerato un comportamento anomalo che ha contribuito al danno. Di conseguenza, la Corte ha annullato la precedente sentenza e ha rinviato il caso alla Corte d'Appello per ricalcolare il risarcimento, tenendo conto della colpa concorrente del risparmiatore.
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Ricalcolo sanzioni: no all’automatismo matematico
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di una Corte d'Appello sul ricalcolo sanzioni amministrative per illeciti finanziari. A seguito di una modifica legislativa che ha introdotto limiti di pena più bassi, i ricorrenti chiedevano una semplice riduzione proporzionale della sanzione originaria. La Suprema Corte ha respinto questa tesi, stabilendo che il giudice deve effettuare una nuova e autonoma valutazione della congruità della pena all'interno della nuova forbice edittale, senza essere vincolato da automatismi matematici.
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Errore di fatto: quando la Cassazione è inappellabile
Una società sanitaria ha richiesto la revocazione di una sentenza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto riguardo la valutazione di una complessa operazione societaria (cessione di un ospedale e affidamento di servizi), asseritamene simulata. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che l'errore di fatto revocatorio consiste in una svista percettiva su dati oggettivi e non in un disaccordo con la valutazione giuridica o l'interpretazione dei fatti operata dai giudici, confermando la natura eccezionale di questo rimedio.
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Atti di straordinaria amministrazione: il caso deciso
A una società di stampa è stato negato il carattere prededucibile del proprio credito nel fallimento di un'azienda cliente. La Cassazione ha confermato che la prosecuzione di un oneroso contratto di fornitura dopo la domanda di 'concordato con riserva' costituisce un atto di straordinaria amministrazione se non adeguatamente giustificato in funzione del piano di risanamento, rendendo il debito non privilegiato.
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Responsabilità solidale e assicurazione: la decisione
Una società intenta una causa di responsabilità contro i suoi ex amministratori e sindaci. La compagnia assicuratrice di uno dei sindaci contesta la copertura, invocando il dolo eventuale dell'assicurato e cercando di limitare la garanzia alla sola quota di responsabilità diretta, escludendo quindi la responsabilità solidale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'assicurazione per la responsabilità civile deve coprire l'intero importo dovuto dall'assicurato, anche se condannato in solido con altri. Inoltre, ha ribadito che spetta all'assicuratore fornire la prova del dolo per poter escludere la copertura.
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Società fiduciaria: chi può chiedere i danni?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una società fiduciaria non ha la legittimazione ad agire per il risarcimento dei danni derivanti da investimenti effettuati per conto dei propri clienti. Poiché il modello di riferimento è la 'fiducia germanistica', la proprietà dei titoli rimane in capo ai clienti (fiducianti), i quali sono gli unici soggetti legittimati a intraprendere azioni legali per la tutela del proprio patrimonio.
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Ratio decidendi e inammissibilità del ricorso
Una società ha impugnato in Cassazione il rigetto della sua richiesta di risarcimento per l'inadempimento di un patto parasociale. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili quasi tutti i motivi del ricorso a causa di una duplice 'ratio decidendi' della corte d'appello, che aveva basato la sua decisione sia su ragioni procedurali che di merito. L'unico motivo accolto ha riguardato l'errato calcolo delle spese legali, che sono state ricalcolate e ridotte.
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Concorrenza sleale: quando il ricorso è inammissibile
Una lunga disputa legale su presunta concorrenza sleale, imitazione di marchio e appropriazione di know-how si conclude in Cassazione. La Corte dichiara inammissibile il ricorso di una società belga contro un'azienda italiana, confermando la decisione d'appello. La sentenza sottolinea che la Cassazione non può riesaminare i fatti e che le nuove prove in appello sono ammesse solo se indispensabili, ribadendo i limiti della valutazione probatoria nel giudizio di legittimità.
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Riduzione contributiva: no per società di capitali
Una società di servizi di pulizia a responsabilità limitata si è opposta a una richiesta di pagamento dell'INPS per contributi non versati, sostenendo di avere diritto a una riduzione contributiva in quanto iscritta alla gestione commercianti. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che tale beneficio è riservato esclusivamente a imprenditori individuali e società di persone dove l'elemento del lavoro personale prevale sul capitale. Le società di capitali, come le S.r.l., sono quindi escluse dalla riduzione, indipendentemente dal settore di attività o dall'iscrizione alla gestione commercianti.
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Delegazione di pagamento: differenze e conseguenze
La Corte di Cassazione analizza la distinzione tra delegatio promittendi e delegatio solvendi. In un caso riguardante un appalto e un subappalto, la Corte ha chiarito che una semplice delegazione di pagamento, senza un'esplicita assunzione di obbligo da parte del delegato, si qualifica come delegatio solvendi. Di conseguenza, l'obbligo di pagamento del delegato verso il creditore delegatario non può superare l'ammontare del suo debito originario verso il delegante. La sentenza di merito è stata cassata per non aver correttamente interpretato la volontà delle parti.
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