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Diritto Commerciale

Cessione banche venete: esclusi i rapporti estinti
Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale riguardo la cessione delle banche venete. La Corte ha chiarito che la banca acquirente non è responsabile per i debiti derivanti da contenziosi legali relativi a rapporti bancari già estinti al momento del trasferimento. Il criterio decisivo non è la semplice pendenza della causa, ma la funzionalità del rapporto sottostante all'attività della banca cessionaria. Poiché un rapporto estinto non è funzionale, le relative passività non sono state trasferite, restando in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria.
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Cessione Contenzioso Bancario: Limiti e Criteri
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22724/2025, affronta un caso di responsabilità bancaria e chiarisce i criteri per la successione nei debiti in una cessione d'azienda. Nel caso di specie, gli eredi di un correntista avevano citato in giudizio un istituto di credito per operazioni distrattive. Durante il lungo iter processuale, l'istituto è stato posto in liquidazione e un ramo d'azienda è stato ceduto a una grande banca. La Corte ha stabilito che, ai fini del trasferimento di una passività derivante da una lite, non è sufficiente la mera pendenza del giudizio al momento della cessione. È necessario che il rapporto sottostante sia ancora esistente e funzionale all'attività d'impresa dell'acquirente, come specificato nel contratto di cessione. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva affermato la successione automatica della banca acquirente nel debito, rinviando la causa per un nuovo esame basato sulla corretta interpretazione del contratto di cessione contenzioso bancario.
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Operazioni Baciate: Nullità e Sorte del Mutuo
La Corte di Cassazione ha stabilito che la nullità di un'operazione di acquisto di azioni proprie finanziata dalla banca stessa (le cosiddette "operazioni baciate") si estende anche al contratto di mutuo collegato. Questa nullità può essere fatta valere dal cliente anche nei confronti della banca cessionaria che ha acquisito gli attivi dell'istituto di credito originario. La legge speciale che protegge la banca acquirente dalle passività pregresse non si applica in questo caso, poiché la nullità è un vizio originario del credito (un attivo ceduto) e non una passività esclusa dalla cessione.
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Cessione d’azienda bancaria: chi paga i debiti?
Con l'ordinanza n. 22732/2025, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale in materia di cessione d'azienda bancaria. La Corte ha chiarito che la banca acquirente non è responsabile per i debiti derivanti da rapporti contrattuali (come un conto corrente) che erano già stati chiusi prima della data della cessione, anche se all'epoca era in corso una causa legale. La mera pendenza di una lite non è sufficiente a trasferire la passività. Di conseguenza, la legittimazione passiva per tali debiti rimane in capo alla banca originaria in liquidazione. La sentenza impugnata, che aveva condannato la banca acquirente, è stata annullata con rinvio.
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Cessione d’azienda bancaria: rapporti estinti
Una cliente aveva citato in giudizio un istituto di credito per presunte irregolarità su un conto corrente, già chiuso al momento dell'azione legale. Successivamente, l'istituto è stato posto in liquidazione e una parte dell'azienda è stata acquisita da un'altra banca. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in una cessione d'azienda bancaria, l'acquirente non subentra automaticamente nelle controversie legali relative a rapporti contrattuali già terminati alla data della cessione. La mera pendenza di una lite non è sufficiente a trasferire la responsabilità, che dipende invece dal perimetro definito nel contratto di cessione.
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Operazioni Baciate: la nullità si estende al cessionario
Un cliente ha ottenuto un finanziamento da una banca per acquistare azioni della stessa, pratica nota come "operazioni baciate". A seguito della crisi dell'istituto, i suoi crediti sono stati ceduti a una banca successore. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nullità del finanziamento, derivante dal divieto di assistenza finanziaria, si estende e può essere opposta alla banca cessionaria. Quest'ultima non può esigere il pagamento di un credito nullo, poiché la nullità inficia l'esistenza stessa del diritto acquisito. L'azione contro la banca originaria, posta in liquidazione, è invece inammissibile in sede ordinaria, dovendo essere proposta nella procedura concorsuale.
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Cessione contenzioso bancario: a chi spetta la lite?
La Corte di Cassazione ha stabilito che nella cessione di asset bancari a seguito di una crisi, la cessione del contenzioso bancario non include le liti relative a rapporti contrattuali già estinti al momento del trasferimento. Di conseguenza, la banca acquirente non è la parte legittimata a proseguire in tali giudizi, i quali restano in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria. La decisione chiarisce l'ambito di applicazione del D.L. 99/2017 e del relativo contratto di cessione, accogliendo il ricorso della banca cessionaria.
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Cessione di azienda bancaria e debiti da liti pendenti
Una recente ordinanza della Cassazione affronta il tema della cessione di azienda bancaria. Il caso riguarda una risparmiatrice che aveva intentato causa contro una banca per un investimento in titoli di Stato esteri. Durante il processo, la banca è stata posta in liquidazione e la sua azienda ceduta a un altro istituto di credito. La Corte Suprema ha stabilito che la banca acquirente non è responsabile per i debiti derivanti da contenziosi su rapporti contrattuali già conclusi al momento della cessione. La responsabilità, quindi, non si trasferisce e rimane in capo all'istituto originario in liquidazione.
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Cessione bancaria e debiti da rapporti estinti
Una società ha citato in giudizio una banca per la restituzione di somme indebitamente trattenute. A seguito della liquidazione della banca e della cessione di parte delle sue attività a un altro istituto di credito, è sorto un contenzioso sulla titolarità passiva del debito. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha stabilito un principio fondamentale in materia di cessione bancaria: le passività derivanti da rapporti contrattuali già estinti al momento della cessione non vengono trasferite alla banca acquirente, anche se oggetto di cause pendenti. Di conseguenza, la banca acquirente non è la parte corretta da citare in giudizio per tali debiti.
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Cessione banche venete: chi paga i debiti pregressi?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 22707/2025, ha stabilito un principio fondamentale riguardo la cessione banche venete. In un caso riguardante un contenzioso tra un'azienda e un istituto di credito poi posto in liquidazione e ceduto a una grande banca, la Corte ha chiarito che l'acquirente non è responsabile per le passività derivanti da rapporti bancari già estinti al momento della cessione. La responsabilità per tali debiti, anche se oggetto di cause pendenti, rimane in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria, in quanto non funzionali all'attività della banca cessionaria.
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Cessione azienda bancaria: i debiti esclusi
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22563/2025, affronta il tema della cessione azienda bancaria in un contesto di liquidazione. Viene chiarito che i contenziosi relativi a rapporti bancari già estinti al momento della cessione non vengono trasferiti all'istituto acquirente. La Corte sottolinea che il criterio determinante non è la pendenza della lite, ma la funzionalità del rapporto all'esercizio futuro dell'impresa bancaria del cessionario, come definito nel contratto di cessione. Di conseguenza, la banca acquirente è stata dichiarata priva di legittimazione passiva.
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Cram down: ricorso inammissibile per questioni nuove
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ente previdenziale contro l'omologa di un concordato preventivo. La decisione si fonda su un vizio procedurale: l'ente ha sollevato per la prima volta in sede di legittimità una complessa questione interpretativa sul meccanismo del cram down e la sua compatibilità con la normativa UE. Tale questione, non essendo stata dibattuta nei precedenti gradi di giudizio, è stata considerata 'nuova' e, pertanto, non esaminabile nel merito dalla Suprema Corte.
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Postergazione finanziamento soci: fornitura è prestito?
La Corte di Cassazione ha confermato che una fornitura di beni da parte di un socio di maggioranza a una società controllata in crisi finanziaria può essere riqualificata come un finanziamento. Di conseguenza, il credito derivante da tale fornitura è soggetto a postergazione finanziamento soci, ovvero viene rimborsato solo dopo tutti gli altri creditori. La Corte ha ritenuto che continuare a fornire merci senza richiedere il pagamento di debiti pregressi significativi equivale a sostenere finanziariamente la società, alterando la natura commerciale del rapporto.
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Cram down concordato: voto ente pubblico e omologa
La Corte di Cassazione chiarisce l'applicazione del meccanismo del cram down concordato. In un caso riguardante l'opposizione di un ente previdenziale al piano di ristrutturazione di una società, la Corte ha stabilito che il voto contrario dell'ente, se decisivo per il raggiungimento delle maggioranze, non viene neutralizzato, ma consente al tribunale di sostituire la propria valutazione di convenienza a quella dell'ente, procedendo all'omologazione del concordato. Questa interpretazione favorisce la soluzione concordataria per superare la crisi d'impresa.
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Ammissione al passivo: interpretazione della domanda
Una società in amministrazione straordinaria si oppone allo stato passivo del fallimento di un'altra società, da cui aveva acquistato un ramo d'azienda, rivendicando la titolarità di alcuni conti correnti. Il tribunale interpreta la domanda di restituzione come una richiesta di ammissione al passivo per il credito corrispondente al saldo di un conto, accogliendola solo in parte. La Suprema Corte dichiara inammissibile il ricorso della società, poiché non ha contestato correttamente, secondo le rigide regole processuali, l'interpretazione della domanda fornita dal giudice di merito, violando il principio di autosufficienza del ricorso.
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Responsabilità dei soci: quando rispondono dei danni?
La Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità dei soci di S.r.l. in caso di perdite aziendali. Nel caso esaminato, i soci hanno intenzionalmente ritardato la messa in liquidazione di una società in grave perdita per tentare di cedere le proprie quote, aggravando il danno. La Corte ha confermato la loro condanna, stabilendo che la responsabilità dei soci scatta quando decidono o autorizzano 'intenzionalmente' atti gestori dannosi, anche se detentori di quote di minoranza e anche attraverso condotte omissive ma consapevoli.
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Domanda di rivendica: la prova rigorosa dei beni
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società fornitrice che aveva presentato una domanda di rivendica per beni non pagati da un'azienda poi fallita. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale, sottolineando che la prova per la rivendica deve essere rigorosa e specifica: non basta dimostrare la presenza generica di imballaggi del fornitore nei magazzini dell'azienda fallita. È necessario identificare puntualmente e in modo inequivocabile i singoli beni oggetto della richiesta. L'ammissione di un credito IVA privilegiato su tali beni non costituisce prova sufficiente per l'accoglimento della domanda di rivendica.
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Responsabilità amministratori per debiti fiscali
Una società in fallimento ha citato in giudizio i suoi ex amministratori per i danni derivanti dal mancato pagamento di tributi, accumulando sanzioni e interessi. La Corte di Cassazione, ribaltando la decisione di merito, ha stabilito che la scelta di non versare le imposte per pagare altre scadenze non è una decisione gestionale discrezionale protetta dalla "business judgment rule", ma una violazione di obblighi di legge che fonda la responsabilità amministratori. La Corte ha inoltre precisato i criteri del nesso causale e dell'onere della prova.
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Rinvio trattazione ricorso per proposta di concordato
La Corte di Cassazione ha disposto il rinvio della trattazione di un ricorso a causa della presentazione di una proposta di concordato. La controversia riguardava l'ammissione di una società a un ingente passivo fallimentare. La Corte, valutando la serietà della proposta di concordato, che mira a definire in via conciliativa i contenziosi pendenti, ha ritenuto opportuno sospendere il giudizio. Questa decisione, formalizzata tramite un'ordinanza interlocutoria, evidenzia come le procedure di risoluzione della crisi possano influenzare anche i procedimenti giudiziari ai massimi livelli.
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Interessi moratori ASL: quando non si applicano
Una società di factoring ha richiesto gli interessi moratori speciali a un'ASL per il ritardato pagamento di forniture di ausili ortopedici. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che senza un contratto formale scritto, il rapporto non costituisce una "transazione commerciale" ai sensi del D.Lgs. 231/2002. L'obbligazione di pagamento dell'ASL deriva dal completamento di una procedura amministrativa regolamentata e non da un accordo contrattuale, pertanto non sono dovuti gli interessi moratori speciali ma solo quelli ordinari.
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