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Diritto Commerciale

Interpretazione contratto inglese: il testo prevale
La Corte di Cassazione si è pronunciata sull'interpretazione di un contratto di distribuzione redatto in lingua inglese ma soggetto alla legge italiana. Ha stabilito che i termini tecnici, come 'expiration', devono essere intesi nel loro significato letterale proprio della lingua inglese, distinguendoli da concetti affini come 'termination'. Di conseguenza, una clausola penale legata alla 'expiration' non si applica in caso di risoluzione per inadempimento. La Corte ha inoltre rigettato la richiesta di risarcimento del danno in via equitativa, poiché la parte ricorrente non aveva fornito la documentazione contabile necessaria a provare l'entità del danno, pur avendone la possibilità.
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Appalti settori speciali: obblighi di progettazione
La Cassazione chiarisce la disciplina degli appalti settori speciali, confermando che l'appaltatore può essere contrattualmente obbligato a redigere una parte della progettazione esecutiva. Nel caso di specie, la mancata elaborazione del progetto per trivellazioni specialistiche ha legittimato la risoluzione del contratto per inadempimento e l'azzeramento del credito dell'impresa tramite compensazione con i danni subiti dalla committente.
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Accomandatario occulto: sanzione per il dipendente
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione disciplinare a un dipendente pubblico che, agendo come socio accomandante di una S.a.s., aveva di fatto assunto un ruolo gestorio, diventando un "accomandatario occulto". Tramite procure speciali, aveva ceduto crediti della società per finanziare interessi personali, in palese conflitto con gli scopi sociali e con i suoi doveri di pubblico impiegato. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che l'ampiezza dei poteri esercitati, e non la forma della procura, determina la violazione del divieto di immistione nella gestione.
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Violazione codice etico: risoluzione contratto legittima
La Corte di Cassazione ha stabilito che la risoluzione di un contratto d'appalto per violazione del codice etico della committente è legittima, anche se i dirigenti dell'impresa appaltatrice vengono successivamente assolti in sede penale. La Corte ha chiarito che la valutazione della condotta che mina il rapporto di fiducia è autonoma rispetto all'esito del processo penale. Di conseguenza, l'escussione delle fideiussioni prestate a garanzia è stata ritenuta corretta. L'aver posto la società sotto amministrazione giudiziaria non sana gli inadempimenti contrattuali precedenti.
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Ricorso inammissibile: fusione e onere della prova
Una società, citata in giudizio per inadempimento di un contratto di outsourcing e condannata in primo e secondo grado, ha presentato ricorso in Cassazione. I motivi principali riguardavano la presunta nullità della sentenza a causa della fusione della controparte e l'omessa valutazione di prove a suo favore. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la fusione societaria non interrompe il processo e che i motivi di ricorso non possono limitarsi a criticare la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito.
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Onere probatorio contratto telefonico: la Cassazione
Un ristoratore cita in giudizio una società di telecomunicazioni per l'interruzione dei servizi di telefonia e ADSL. I tribunali di primo e secondo grado respingono la richiesta, attribuendo l'interruzione a un passaggio ad altro operatore. La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del ristoratore, chiarendo che non è possibile, in sede di legittimità, chiedere un nuovo esame dei fatti o delle prove. La decisione sottolinea come l'onere probatorio nel contratto telefonico sia stato correttamente valutato dai giudici di merito e che il ricorso si limitava a criticare tale valutazione, compito non spettante alla Cassazione.
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Marchio debole: quando basta poco per differenziarsi
Un'azienda nel settore dell'arredamento ha citato in giudizio un concorrente per l'utilizzo di un nome simile contenente la parola "abita". Il Tribunale di Venezia ha respinto la domanda, classificando il marchio dell'attore come "marchio debole" poiché il termine è descrittivo della funzione del prodotto. Il giudice ha stabilito che, per un marchio debole, anche lievi variazioni grafiche e concettuali, come l'aggiunta della parola "arreda" e l'uso di colori e font diversi, sono sufficienti a escludere il rischio di confusione e, di conseguenza, la contraffazione del marchio.
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Onere della prova furto: il caso delle chiavi smarrite
Una società di autotrasporto si è vista negare l'indennizzo assicurativo per il furto di un furgone a causa della mancata tempestiva produzione delle chiavi del veicolo. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando come la società non abbia soddisfatto l'onere della prova furto, elemento fondamentale per ottenere il risarcimento. La sentenza evidenzia l'importanza di una corretta e organizzata custodia dei beni aziendali.
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Clausola claims made: la Cassazione ne conferma la validità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 9861/2025, ha annullato la decisione di merito che aveva dichiarato nulla una clausola claims made per vessatorietà. La Corte ha ribadito che tale clausola non è una decadenza convenzionale, ma definisce l'oggetto del rischio assicurato. La sua validità deve essere valutata secondo i principi di liceità e adeguatezza dell'assetto contrattuale, non secondo un astratto controllo di meritevolezza. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi consolidati.
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Pegno irregolare: quando è revocabile in fallimento?
La Corte di Cassazione conferma la revoca di un pagamento eseguito in favore di una banca. La Corte chiarisce che un pegno su somme di denaro è 'regolare' se la banca non può disporre liberamente della somma prima dell'inadempimento del debitore. Di conseguenza, l'incameramento della somma costituisce un pagamento, soggetto ad azione revocatoria fallimentare se la banca era a conoscenza dello stato di insolvenza del cliente, provato in questo caso dall'aver classificato il rapporto 'a sofferenza'.
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Nullità contratti distrazione: spin-off e tutele
Una società in amministrazione straordinaria si opponeva all'ammissione al passivo di crediti per canoni di locazione, sostenendo la nullità dei contratti perché parte di un'operazione di distrazione patrimoniale. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione del giudice di merito e affermando il principio della nullità del "reato-contratto", ha rigettato il ricorso. La decisione si fonda sull'insindacabilità dell'accertamento di fatto del tribunale, secondo cui i contratti di locazione erano indipendenti dalla precedente operazione distrattiva, evidenziando i limiti del giudizio di legittimità sulla valutazione delle prove.
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Contratti in frode alla legge: la Cassazione decide
Una società in amministrazione straordinaria contestava la validità di alcuni contratti di locazione, sostenendo che fossero parte di un'operazione illecita volta a sottrarre patrimonio ai creditori, configurando così dei contratti in frode alla legge. La Corte di Cassazione, pur correggendo la motivazione del tribunale e affermando che un contratto può essere nullo se integra una fattispecie di reato (come la bancarotta), ha rigettato il ricorso. La decisione si fonda sul fatto che la valutazione del tribunale, secondo cui i contratti di locazione erano di fatto scollegati dall'operazione distrattiva, costituisce un apprezzamento di merito non sindacabile in sede di legittimità.
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Patti associativi: modifica quote utili a maggioranza
Un socio fondatore di un'associazione professionale contesta la modifica delle quote di ripartizione degli utili decisa a maggioranza, sostenendo la necessità dell'unanimità come previsto dai patti associativi. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato chiarito che la clausola statutaria che permetteva "diversi accordi" sulla ripartizione degli utili consentiva una delibera a maggioranza, senza che ciò costituisse una modifica formale dello statuto, per la quale sarebbe stata invece richiesta l'unanimità.
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Sanzione consulente finanziario: annullata per fatto diverso
La Corte di Cassazione ha annullato una sanzione disciplinare di sospensione inflitta a un consulente finanziario. La sanzione era stata inizialmente comminata per presunta contraffazione della firma di un cliente su una polizza vita a favore della sorella del consulente. La Corte d'Appello, pur escludendo la contraffazione, aveva confermato la sanzione, riqualificando la condotta come violazione dell'obbligo di comunicare un conflitto di interessi. La Cassazione ha ritenuto illegittimo questo cambiamento, stabilendo che un giudice non può confermare una sanzione per un illecito diverso da quello originariamente contestato dall'organo di vigilanza, annullando così il provvedimento.
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Responsabilità commercialista: prova del nesso causale
Una società di ristorazione ha citato in giudizio il proprio commercialista a seguito di un accertamento fiscale derivante da una contabilità con saldo di cassa costantemente negativo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la responsabilità commercialista non sorge automaticamente. Spetta al cliente dimostrare il nesso causale tra l'errore del professionista e il danno subito. In questo caso, il danno (maggiori imposte) derivava dai ricavi non dichiarati dell'azienda, non dalla condotta del commercialista.
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Liquidazione succursale UE: i poteri del liquidatore
La Corte di Cassazione esamina un caso di rilevanza nomofilattica sulla liquidazione succursale UE. La questione centrale riguarda la titolarità del commissario liquidatore della filiale italiana di un'impresa europea ad avviare un'azione di inefficacia. Data l'assenza di precedenti e di normative specifiche sul coordinamento tra procedure concorsuali transfrontaliere, la Corte ha rinviato la causa a pubblica udienza per una decisione approfondita.
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Pagamento anticipato: quando è inefficace?
Una società fornitrice ha ricevuto un pagamento anticipato da un'impresa poi finita in amministrazione straordinaria. Le corti hanno dichiarato inefficace il pagamento, poiché il contratto lo legava all'emissione di stati di avanzamento lavori (S.A.L.) non ancora avvenuta. La Cassazione ha confermato, respingendo le censure sulla motivazione, sulla presunta violazione della buona fede e sul travisamento della prova.
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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione conferma la validità di un contratto autonomo di garanzia stipulato da una società assicuratrice per l'esecuzione di opere di urbanizzazione. Il ricorso della società costruttrice, che lamentava l'errata qualificazione del contratto e la sua presunta nullità, è stato respinto. La Corte ha ribadito che l'interpretazione del contratto spetta al giudice di merito e che i motivi di ricorso non possono limitarsi a proporre una diversa ricostruzione dei fatti. La decisione chiarisce i limiti del sindacato di legittimità sulla qualificazione dei contratti di garanzia.
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Riscossione coattiva garanzia pubblica: è legittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità della riscossione coattiva nei confronti dei fideiussori di un finanziamento assistito da garanzia pubblica. L'ordinanza chiarisce che, quando il Fondo di Garanzia statale interviene per coprire un debito, il credito che ne deriva ha natura pubblicistica e non privata. Di conseguenza, lo Stato può utilizzare la procedura esattoriale, più rapida di quella ordinaria, per recuperare le somme. La Corte ha inoltre ribadito che la prova di una fideiussione non richiede forme rigide e può essere desunta anche da presunzioni.
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Ricorso inammissibile: autosufficienza e doppia conforme
Un'impresa ricorre in Cassazione contestando la validità di una polizza fideiussoria, ma il suo ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte Suprema ha basato la sua decisione sulla regola della "doppia conforme" e, soprattutto, sul mancato rispetto del principio di autosufficienza, poiché il ricorrente non ha specificato dove e come i fatti contestati fossero stati introdotti nei precedenti gradi di giudizio.
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