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Diritto Commerciale

Nullità del contratto: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione esamina un caso di opposizione allo stato passivo in cui una società in amministrazione straordinaria contestava la validità di contratti di locazione, ritenendoli parte di un'operazione di distrazione patrimoniale. L'ordinanza chiarisce i principi sulla nullità del contratto per illiceità, distinguendola dalla mera revocabilità. Pur correggendo la motivazione del tribunale, la Corte rigetta il ricorso, affermando che la valutazione sulla mancanza di collegamento tra l'operazione distrattiva e i contratti di locazione costituisce un apprezzamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità.
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Patto di famiglia: revocabilità e limiti del creditore
Un istituto di credito ha agito in revocatoria contro un patto di famiglia con cui un imprenditore, suo debitore, aveva trasferito quote societarie ai figli. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il motivo è che il singolo patto era parte inscindibile di un'operazione negoziale più complessa, che includeva un patto analogo stipulato dal fratello dell'imprenditore. La Corte ha stabilito che non si può chiedere la revoca parziale di un negozio giuridico complesso e unitario, ma bisogna impugnarlo nella sua interezza, a meno che non si dimostri la sua scindibilità.
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Litispendenza internazionale: quando non si applica
Una società italiana citava in giudizio una banca per l'escussione di un performance bond legato a un appalto in Bangladesh. La banca eccepiva la litispendenza internazionale per un giudizio pendente a Dhaka. La Corte di Cassazione ha annullato la sospensione del processo italiano, stabilendo che la litispendenza internazionale non può essere dichiarata se non vi è prova certa che la società italiana sia effettivamente parte nel giudizio estero. L'identità soggettiva delle parti è un presupposto indispensabile.
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Responsabilità compagnia assicurativa per truffa agente
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di una compagnia assicurativa, stabilendo la sua responsabilità per la truffa perpetrata da un proprio agente ai danni di un cliente. L'agente aveva fraudolentemente intestato a sé una polizza vita, incassandola all'insaputa del cliente. La Corte ha ritenuto la compagnia gravemente negligente per non aver adottato le dovute cautele, validando un'operazione sospetta in cui il beneficiario era lo stesso agente. Viene quindi esclusa l'efficacia liberatoria del pagamento al creditore apparente, confermando la piena responsabilità compagnia assicurativa.
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Improcedibilità Ricorso Cassazione: Deposito e Termini
Una società proponeva ricorso per Cassazione contro una decisione della Corte d'Appello, menzionando nell'atto che la sentenza era stata notificata. Tale menzione fa scattare il termine breve per l'impugnazione. Tuttavia, la società ricorrente ha omesso di depositare la copia notificata della sentenza entro i termini di legge. La Suprema Corte ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso per cassazione, sottolineando che il deposito è un onere inderogabile per consentire alla Corte di verificare la tempestività dell'impugnazione, a prescindere dal comportamento della controparte.
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Simulazione prezzo quote: la Cassazione chiarisce
La Cassazione affronta un caso di simulazione prezzo nella vendita di quote societarie. Si stabilisce che, in assenza di una controdichiarazione scritta, la prova del prezzo reale può essere data per presunzioni se esiste un 'principio di prova per iscritto' (come degli assegni). Tuttavia, viene esclusa la responsabilità solidale tra due acquirenti separati, anche se l'operazione è contestuale.
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Liquidazione giudiziale: quando il reclamo è infondato
La Corte di Appello di Firenze ha confermato la liquidazione giudiziale di una società, respingendo il reclamo del debitore. La decisione si fonda sulla grave esposizione debitoria, superiore a 500.000 euro, sull'assenza di una reale struttura operativa e su indizi di operazioni illecite legate a bonus edilizi. La Corte ha ritenuto infondati i motivi del reclamo, inclusa la tardiva richiesta di concordato preventivo.
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Interessi moratori: l’accordo tra le parti prevale
Una Pubblica Amministrazione contestava l'applicazione di interessi moratori previsti per le transazioni commerciali su un contratto di servizi, sostenendone la natura non commerciale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, anche se la normativa specifica non fosse direttamente applicabile, le parti possono validamente accordarsi contrattualmente per adottare il medesimo regime di calcolo degli interessi. La decisione ha valorizzato l'autonomia contrattuale, ritenendo l'interpretazione della clausola da parte del giudice di merito non sindacabile in sede di legittimità.
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Contratto di agenzia: trasporto o procacciamento?
Una fondazione previdenziale ha richiesto il pagamento di contributi a un consorzio agricolo, sostenendo che i suoi collaboratori operassero con un contratto di agenzia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando che i rapporti in questione erano qualificabili come trasporto e procacciamento d'affari occasionale. La sentenza chiarisce che elementi come il compenso variabile e un fatturato modesto sono decisivi per escludere la stabilità tipica del contratto di agenzia.
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Principio di non contestazione: la difesa tardiva
Una società di assicurazioni si opponeva a un decreto ingiuntivo per fatture non pagate, sostenendo di aver stipulato il contratto con una professionista e non con la società di servizi che aveva emesso il decreto. La Cassazione ha rigettato il ricorso, applicando il principio di non contestazione: la società opponente non aveva contestato la titolarità del rapporto contrattuale nel primo atto difensivo, rendendo tardiva e inammissibile la sua successiva eccezione.
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Credito anteriore concordato: revoca non crea debito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 10348/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di contributi pubblici e procedure concorsuali. La Corte ha chiarito che l'obbligazione di restituire un finanziamento pubblico, revocato per inadempimento dell'impresa beneficiaria, sorge nel momento in cui si verifica l'inadempimento stesso e non con il successivo atto di revoca. Di conseguenza, se l'inadempimento è precedente all'apertura di un concordato preventivo, il debito è considerato un credito anteriore concordato e rientra nell'effetto esdebitativo della procedura, anche se l'atto formale di revoca è successivo.
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Fallimento capogruppo ATI: onere della prova del credito
La curatela fallimentare di una società capogruppo di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) ha agito contro un Comune per ottenere il pagamento di un appalto. La Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, a seguito dello scioglimento del mandato per fallimento, l'onere della prova del credito spettante alla singola impresa ricade sulla curatela. Non essendo stata fornita la prova della quota specifica di lavori eseguiti, la domanda di pagamento dell'intero importo è stata rigettata.
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Crediti prededucibili: stop dopo l’omologa del concordato
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10307 del 2025, ha stabilito un importante principio in materia di crisi d'impresa. I crediti sorti durante la fase di esecuzione di un concordato preventivo in continuità aziendale, ovvero dopo il decreto di omologazione, non sono considerati crediti prededucibili in caso di successivo fallimento. L'Agenzia delle Entrate aveva richiesto il riconoscimento della prededuzione per crediti fiscali maturati in questa fase, ma la Corte ha rigettato il ricorso. La decisione si fonda su una reinterpretazione del criterio di "funzionalità", allineandosi a un precedente orientamento delle Sezioni Unite, e mira a proteggere i creditori originari che avevano accettato il piano concordatario.
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Frazionamento della domanda: la Cassazione attende le S.U.
Una società finanziaria ha citato in giudizio una banca due volte in relazione alla stessa negoziazione. La prima causa è stata parzialmente respinta e la domanda subordinata per responsabilità precontrattuale è stata considerata rinunciata in appello. La seconda causa, incentrata esclusivamente su tale responsabilità, è stata rigettata per l'effetto preclusivo del primo giudicato. La Corte di Cassazione, investita del caso, ha sospeso il procedimento in attesa di una decisione delle Sezioni Unite sul principio del divieto di frazionamento della domanda.
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Onere della prova: risarcimento e nesso causale
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per inadempimento contrattuale relativo alla mancata ristrutturazione di locali commerciali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha cassato la sentenza di secondo grado per errori nella quantificazione del danno. L'ordinanza ribadisce i principi sull'onere della prova, stabilendo che il creditore deve dimostrare il diritto e il nesso causale, mentre il debitore deve provare di aver adempiuto. La Corte ha inoltre criticato l'uso acritico di una perizia di parte e l'illogica detrazione di un valore da una presunta "doppia cessione" d'azienda.
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Garanzia fideiussoria: quando è accessoria?
Una società energetica, dopo aver rinunciato a un contributo pubblico, ha richiesto lo svincolo della relativa garanzia fideiussoria. L'ente pubblico si è opposto, ma la Corte di Cassazione ha dato ragione alla società. La Suprema Corte ha chiarito che, nonostante la presenza di una clausola di "pagamento a prima richiesta", la garanzia era di natura accessoria all'obbligazione principale (il contributo). Di conseguenza, una volta venuta meno quest'ultima con la rinuncia, anche la garanzia si è automaticamente estinta.
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Eccezione di inadempimento: il potere del giudice
Una società di servizi ha impugnato la decisione del Tribunale che aveva ridotto il suo credito verso una società fallita, sostenendo che il giudice avesse rilevato d'ufficio un'eccezione di inadempimento mai sollevata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, affermando che il giudice ha il potere e il dovere di interpretare la sostanza delle difese, indipendentemente dalla terminologia usata dalle parti. Se dalle allegazioni della curatela emerge chiaramente la contestazione del corretto adempimento, il giudice può qualificarla come eccezione di inadempimento e porla a fondamento della sua decisione.
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Compensazione fallimentare: no se manca reciprocità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società mandataria che chiedeva la compensazione fallimentare di un proprio credito verso la mandante fallita. La Corte chiarisce che la compensazione non è possibile se manca il requisito della reciprocità, come nel caso di un credito sorto prima del fallimento opposto a un credito della massa sorto dopo. Viene inoltre ribadito che il privilegio del mandatario non si applica per pagamenti eseguiti dopo la dichiarazione di fallimento.
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Riconoscimento vizi: quando non serve la denuncia
Una società vendeva una bilancia di precisione a un farmacista, il quale si rifiutava di saldare il conto a causa di difetti. La Corte d'Appello ha stabilito che le azioni del venditore equivalevano a un 'riconoscimento vizi', annullando la necessità di una denuncia formale tempestiva da parte dell'acquirente. La Corte di Cassazione ha confermato questa decisione, sottolineando che la valutazione del riconoscimento dei vizi è una questione di fatto di competenza dei tribunali di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, respingendo così il ricorso del venditore.
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Foro convenzionale esclusivo: la Cassazione chiarisce
Una società creditrice si oppone alla decisione di un Tribunale che si era dichiarato incompetente a favore di un altro foro indicato in un contratto. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la clausola che designa un foro competente, per essere considerata un foro convenzionale esclusivo, deve contenere un'espressione di volontà chiara e inequivocabile, come l'uso dell'aggettivo 'esclusivo'. In mancanza di ciò, il foro indicato si aggiunge a quelli previsti dalla legge, come quello del domicilio del creditore per le obbligazioni di pagamento.
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