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Diritto Commerciale

Garanzia vendita animali: i vizi occulti e i diritti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31288/2024, ha confermato la condanna di un venditore professionista per la vendita di un cucciolo affetto da gravi malformazioni genetiche non evidenti al momento dell'acquisto. La sentenza ribadisce che la garanzia vendita animali copre i vizi occulti e che l'acquirente, qualificato come consumatore, ha il diritto di scegliere tra la riduzione del prezzo e la risoluzione del contratto. La Corte ha distinto tra vizi palesi (come l'assenza di coda), per i quali la garanzia non opera, e vizi occulti (patologie vertebrali), che obbligano il venditore al risarcimento e alla riduzione del prezzo, sottolineando la maggiore diligenza richiesta al venditore professionale.
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Ricorso inammissibile: non contestazione e autosufficienza
Una società propone ricorso in Cassazione contro una sentenza della Corte d'Appello che, riformando la decisione di primo grado, aveva confermato un decreto ingiuntivo a suo carico. L'appello si fondava su tre motivi: erronea applicazione del principio di non contestazione, omesso esame di un fatto decisivo e violazione delle norme sull'imputazione dei pagamenti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per vizi procedurali, in particolare per la genericità dei motivi e per il difetto di autosufficienza, non avendo la ricorrente dimostrato di aver sollevato le medesime questioni nei gradi di merito.
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Inammissibilità del ricorso: requisiti e chiarezza
Una società si oppone a un pignoramento, sostenendo la nullità del decreto ingiuntivo originario. La Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso per grave carenza espositiva, ribadendo che le contestazioni sul titolo esecutivo andavano sollevate nel giudizio di opposizione, ormai precluso da un giudicato.
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Competenza tribunale fallimentare e leasing: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza a decidere sulla richiesta di restituzione di somme, derivante dallo scioglimento di un contratto di leasing post-fallimento, spetta inderogabilmente al tribunale fallimentare. Questa competenza, nota come 'vis attractiva', prevale su qualsiasi foro convenzionale pattuito dalle parti nel contratto originale, poiché l'azione del curatore trae il suo fondamento diretto dai poteri conferitigli dalla legge fallimentare e non dal contratto preesistente.
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Patto di prelazione: no all’esecuzione in forma specifica
Un imprenditore, titolare di un diritto di prelazione per la locazione di un bar in uno stadio, si è visto negare dalla Cassazione la possibilità di ottenere una sentenza che tenesse luogo del contratto non concluso. La Corte ha ribadito la netta distinzione tra patto di prelazione e contratto preliminare, sottolineando che la violazione del primo dà diritto al solo risarcimento del danno e non all'esecuzione in forma specifica (art. 2932 c.c.), poiché non crea un obbligo a contrarre.
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Clausola risolutiva espressa: come si esercita?
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva dichiarato risolto un contratto di affitto di ramo d'azienda. La Corte ha stabilito che il giudice non può basare la risoluzione per inadempimento su una violazione (mancato pagamento dei canoni) diversa da quella specificamente contestata dalla parte che si è avvalsa della clausola risolutiva espressa (mancato pagamento dei conguagli). Tale operato costituisce una violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato (extrapetizione).
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Clausola penale: validità e determinatezza nel contratto
La Corte di Cassazione ha stabilito la validità di una clausola penale inserita in un regolamento contrattuale, anche se quest'ultimo è potenzialmente modificabile da una sola delle parti. Il caso riguardava un'opposizione a un decreto ingiuntivo per canoni e penali non pagati. La Corte ha chiarito che la mera possibilità di modifica non rende la clausola penale indeterminata, soprattutto se non è mai stata effettivamente cambiata. La sentenza sottolinea l'importanza della specificità dei motivi di ricorso per evitare l'inammissibilità.
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Eccezione in giudizio: come formularla correttamente
In una controversia su un contratto d'affitto d'azienda, la società conduttrice ha sollevato un'eccezione in giudizio relativa alla successiva inesistenza del bene locato per evitare il pagamento dei canoni futuri. La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, sottolineando che un'eccezione deve essere formulata in modo specifico e analitico e la sua proposizione deve essere puntualmente dimostrata nel ricorso, pena la formazione di un giudicato interno sulla questione.
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Ricorso improcedibile: l’onere della prova del termine
Una società citava in giudizio un privato per l'inadempimento di un contratto di cessione d'azienda. Soccombente in primo e secondo grado, il privato proponeva ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso improcedibile a causa del mancato deposito della copia notificata della sentenza impugnata, un adempimento necessario per dimostrare la tempestività dell'impugnazione. La Corte ha inoltre evidenziato ulteriori motivi di inammissibilità del ricorso.
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Inammissibilità ricorso: i requisiti del ricorso
La Corte di Cassazione dichiara l'inammissibilità del ricorso in un caso complesso riguardante un affitto d'azienda e una presunta cessione di quote. La decisione si fonda sulla genericità e sulla violazione dei requisiti procedurali dell'atto di ricorso, che impediscono alla Corte di esaminare il merito delle questioni sollevate, come la ripetizione dell'indebito e la prova di accordi verbali.
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Cessazione materia del contendere: il caso si chiude
Una Regione aveva sanzionato una società per violazioni ambientali relative al mancato rilascio del deflusso minimo vitale di un torrente. La società aveva impugnato con successo la sanzione. Durante il ricorso in Cassazione promosso dalla Regione, è emerso che la società sanzionata era stata cancellata dal registro delle imprese. La Corte di Cassazione ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, poiché la sanzione era divenuta ineseguibile verso un soggetto ormai estinto, facendo venire meno l'interesse a proseguire la causa.
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Procura speciale estera: la Cassazione si interroga
Una società assicurativa ha proposto ricorso in Cassazione contro una cliente per una polizza unit-linked. È sorto un dubbio sulla validità della procura speciale estera conferita ai legali, redatta in lingua inglese e priva di traduzione giurata. La Corte di Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sul punto, ha sospeso il giudizio e ha rimesso la questione alle Sezioni Unite per ottenere una decisione definitiva sulla necessità della traduzione per tali atti.
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Polizze Index-Linked: quando sono investimenti?
La Corte di Cassazione conferma la nullità di una polizza Index-Linked per mancanza del contratto quadro. La Corte ha stabilito che, quando il rischio finanziario grava sull'assicurato e la componente assicurativa è minima, il prodotto deve essere trattato come un investimento finanziario, soggetto alle norme del Testo Unico della Finanza. Di conseguenza, la compagnia assicurativa è stata condannata a restituire il premio versato dal cliente.
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Opposizione a decreto ingiuntivo: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per difetto di specificità. Il caso nasce da una opposizione a decreto ingiuntivo in cui la qualità del debitore (personale o quale liquidatore di società) era ambigua. Il ricorrente non ha saputo indicare con precisione negli atti di Cassazione dove e come avesse esteso la propria domanda alla persona fisica del debitore nei gradi di merito, violando il principio di autosufficienza del ricorso.
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Ricorso per cassazione: i motivi di inammissibilità
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato da un ente comunale contro una società finanziaria in una disputa su crediti ceduti per forniture energetiche. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi, sul divieto di riesaminare i fatti in sede di legittimità e sull'introduzione di questioni nuove. La sentenza ribadisce i rigorosi requisiti formali per un valido ricorso per cassazione.
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Azione revocatoria fallimentare: onere della prova
La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso di azione revocatoria fallimentare relativa alla vendita di un immobile da parte dei soci di una società di persone poi fallita. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva dichiarato l'inefficacia della vendita, chiarendo che, per valutare il pregiudizio ai creditori (eventus damni), è necessario considerare non solo il patrimonio sociale, ma anche quello personale dei soci illimitatamente responsabili al momento dell'atto. Inoltre, la valutazione deve limitarsi ai crediti sorti anteriormente all'atto impugnato.
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Credito in prededuzione: sì alle penali post-fallimento
Un Comune ha richiesto l'ammissione al passivo fallimentare di una società di servizi per penali contrattuali. La Cassazione ha stabilito che le penali per inadempienze avvenute dopo l'apertura del fallimento, durante la prosecuzione del contratto, costituiscono un credito in prededuzione. Questa decisione si fonda sul principio che la procedura fallimentare, continuando il rapporto per trarne vantaggio, deve anche assumerne gli oneri, comprese le responsabilità per inadempimenti successivi.
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Rinuncia al ricorso: estinzione del giudizio
Un operatore finanziario, sanzionato dall'autorità di vigilanza, ha presentato ricorso in Cassazione. Successivamente, ha formalizzato la rinuncia al ricorso. Poiché l'autorità ha accettato la rinuncia, la Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio, in applicazione delle norme procedurali sulla rinuncia al ricorso.
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Concorso di colpa investitore: la Cassazione decide
Un investitore, dopo aver consegnato le proprie credenziali di accesso on-line a presunti consulenti finanziari, subiva la sottrazione di ingenti somme dal proprio conto. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di merito, ha stabilito che tale condotta costituisce un decisivo concorso di colpa dell'investitore. Questa negligenza è idonea a interrompere il nesso di causalità e, di conseguenza, a escludere o limitare la responsabilità dell'istituto di credito e dell'intermediario finanziario. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione alla luce di questo principio.
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Periodo sospetto: quando inizia in caso di fallimenti?
Una società viene dichiarata fallita, ma la sentenza è revocata per applicare l'amministrazione straordinaria. Fallita nuovamente, sorge un dubbio: da quando si calcola il periodo sospetto per le azioni revocatorie? La Corte di Cassazione stabilisce che il calcolo deve partire dalla data della prima dichiarazione di fallimento, affermando il principio di continuità tra le procedure concorsuali basate sullo stesso stato di insolvenza, al fine di garantire la massima tutela dei creditori.
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