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Diritto Commerciale

Restituzione parziale azienda: obblighi dell’affittuario
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31257/2024, ha chiarito che in un contratto di affitto d'azienda, la restituzione parziale dell'azienda non è sufficiente a liberare l'affittuario dall'obbligo di corrispondere l'intero canone. Fino alla completa riconsegna di tutti i beni aziendali, l'affittuario in mora è tenuto al pagamento del corrispettivo pattuito a titolo di risarcimento del danno, ai sensi dell'art. 1591 c.c. Questo principio sottolinea l'indivisibilità dell'obbligazione di riconsegna.
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Affitto d’azienda: no rinnovo tacito e oneri spese
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31255/2024, chiarisce la disciplina dell'affitto d'azienda. Viene confermato che, a differenza della locazione immobiliare, questo contratto non prevede il rinnovo tacito automatico. La Corte ha stabilito che due contratti distinti (sublocazione di immobile e noleggio di attrezzature) possono costituire un unico affitto d'azienda se funzionalmente collegati. Inoltre, ha rigettato la richiesta di indennità per ritardata restituzione, avendo la società locatrice stipulato un nuovo accordo con un terzo per l'utilizzo dei beni. Infine, ha corretto la decisione del giudice di rinvio sulle spese legali, riaffermando il principio per cui la statuizione della Cassazione sulle spese del proprio giudizio è vincolante e non può essere modificata.
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Affitto di azienda: no al rinnovo automatico
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 31254/2024, ha stabilito che la qualificazione di un rapporto contrattuale come affitto di azienda esclude l'applicazione delle norme sul rinnovo automatico previste per le locazioni immobiliari. Il caso riguardava un complesso accordo tra una società privata e un ente ospedaliero, inizialmente strutturato in due contratti distinti per un immobile e per attrezzature mediche. La Corte ha confermato la riqualificazione unitaria del rapporto in affitto di azienda, negando il diritto della società locatrice a pretendere i canoni oltre la scadenza originaria, poiché non era intervenuta una rinnovazione tacita. L'ordinanza ha anche affrontato il principio del giudicato interno in materia di spese legali.
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Affitto d’azienda: quando si applica e conseguenze
La Corte di Cassazione chiarisce che due contratti, uno per un immobile e l'altro per attrezzature medicali funzionalmente collegate, costituiscono un unico affitto d'azienda. Questa qualificazione esclude l'applicazione delle norme sulla rinnovazione tacita previste per le locazioni immobiliari. Di conseguenza, il contratto si è estinto alla sua scadenza naturale. La Corte ha inoltre negato il diritto all'indennità per ritardata consegna, avendo accertato che la società concedente aveva riacquistato la disponibilità dei beni, stipulando un nuovo accordo con un terzo soggetto per l'utilizzo degli stessi.
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Contratto misto vendita appalto: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di contratto misto vendita appalto relativo alla fornitura e posa in opera di serramenti. L'ordinanza stabilisce che, in base al principio di prevalenza, se il valore della fornitura supera nettamente quello della manodopera, si applicano le regole della compravendita. La Corte ha confermato la condanna al pagamento del prezzo, ridotto per i vizi accertati, ritenendo irrilevanti il ritardo nella consegna (poiché l'opera era stata accettata) e il mancato collaudo (imputabile allo stesso committente).
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Vendita franco partenza: la garanzia per vizi
Un'azienda acquista una partita di mele con clausola 'vendita franco partenza'. La merce arriva difettosa. La Cassazione chiarisce che il venditore rimane responsabile per i vizi preesistenti alla consegna al trasportatore. Spetta al venditore, non al compratore, provare che i difetti sono sorti durante il trasporto.
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Iscrizione REA: obbligatoria per la provvigione?
La Corte di Cassazione conferma che l'iscrizione REA (Repertorio Economico Amministrativo) è un requisito fondamentale per il diritto alla provvigione del procacciatore d'affari. Nel caso esaminato, un agente che aveva mediato importanti contratti di fornitura di arredi si è visto negare il compenso perché non era iscritto al registro al momento dell'attività. La Corte ha ribadito che la mancata iscrizione determina la nullità del contratto di mediazione, vizio che può essere rilevato d'ufficio dal giudice.
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Culpa in vigilando: Cassazione conferma sanzioni
La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni amministrative a carico di due ex membri del collegio sindacale di un intermediario finanziario. Il caso riguarda la loro responsabilità per culpa in vigilando in relazione a gravi irregolarità nella prestazione di servizi di investimento e nella gestione di ordini. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, ritenendoli inammissibili in quanto miravano a un riesame del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.
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Contratto di somministrazione: quando non si applica
La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra contratto di somministrazione e una serie di singole compravendite. In assenza di una predeterminazione del fabbisogno del cliente, anche un rapporto di fornitura duraturo viene qualificato come una successione di contratti di vendita distinti. La Corte ha ritenuto inammissibili i motivi con cui la società ricorrente cercava di ottenere una rivalutazione dei fatti, confermando la decisione della Corte d'Appello e accogliendo invece il ricorso incidentale sulle spese legali.
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Eccezione di incompetenza: come formularla bene
Una società ha citato in giudizio la sua compagnia assicuratrice e un'officina. Quest'ultime hanno sollevato un'eccezione di incompetenza territoriale, ma la Corte di Cassazione l'ha ritenuta formalmente incompleta. Di conseguenza, l'errore procedurale ha radicato la competenza presso il tribunale originariamente scelto dalla società attrice, evidenziando il rigore formale richiesto per tale atto difensivo.
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Concessione servizio pubblico: rinvio per competenza
Una compagnia di navigazione in amministrazione straordinaria ha citato in giudizio diverse Amministrazioni statali per ottenere un indennizzo milionario, basato su una concessione servizio pubblico, a seguito della dismissione anticipata di una nave. Le corti di primo e secondo grado hanno respinto la domanda. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito ma ha rilevato una questione di competenza interna, disponendo il rinvio del caso alla Prima Sezione Civile, specializzata nelle controversie con la Pubblica Amministrazione.
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Cessione crediti PA: serve l’ok del Comune?
Una banca ha agito contro un Comune per il pagamento di un credito per forniture energetiche, acquisito tramite una doppia cessione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della banca, confermando che la cessione crediti pubblica amministrazione è inefficace se non vi è l'accettazione espressa dell'ente debitore. La Corte ha chiarito che la norma speciale del 1923 prevale sulla disciplina generale e su quella degli appalti pubblici, in caso di contratti di fornitura.
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Perdita di chance: risarcimento per inadempimento
Una società manifatturiera cita in giudizio una società di telecomunicazioni per inadempimento contrattuale relativo alla mancata realizzazione di un sito web e di un portale e-commerce. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, cassa la sentenza d'appello che aveva negato il risarcimento per la perdita di chance. La Suprema Corte chiarisce che la prova di tale danno non richiede la certezza del mancato guadagno, ma la dimostrazione di una concreta possibilità di ottenerlo, la cui quantificazione può avvenire in via equitativa.
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Onere della prova fideiussore: la Cassazione chiarisce
Un fideiussore contestava il proprio obbligo di garanzia, sostenendo che le delibere societarie che modificavano i poteri di firma fossero false. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'onere della prova di dimostrare il preesistente obbligo di firma congiunta spettava al fideiussore stesso. Non avendo fornito tale prova, le sue contestazioni sulla falsità delle delibere successive sono state ritenute irrilevanti, confermando la sua responsabilità.
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Accordo di ristrutturazione: il deposito non basta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34837/2024, ha rigettato il ricorso di una società in liquidazione contro la propria dichiarazione di fallimento. La Corte ha stabilito che, per rispettare i termini di legge, l'accordo di ristrutturazione dei debiti non deve essere solo depositato, ma anche iscritto nel Registro delle Imprese. Questa formalità è essenziale per garantire la pubblicità dell'atto e tutelare i creditori. Inoltre, sono stati ritenuti insussistenti i presupposti per il cosiddetto 'cram down fiscale', poiché la proposta all'amministrazione finanziaria era tardiva e non ne era stata provata la convenienza rispetto alla liquidazione.
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Eccesso di potere giurisdizionale: limiti del giudice
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha dichiarato inammissibili due ricorsi relativi a una gara d'appalto. La Corte ha chiarito che l'interpretazione normativa, anche se discutibile, da parte del Consiglio di Stato non costituisce un eccesso di potere giurisdizionale. Tale vizio si configura solo quando il giudice invade la sfera del legislatore creando nuove norme, un'ipotesi estrema non riscontrata nel caso di specie, che verteva sui requisiti di qualificazione dei consorzi stabili.
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Prescrizione presuntiva: quando si applica tra imprese
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso tra un albergatore e un'agenzia di viaggi, chiarendo l'applicazione della prescrizione presuntiva. La Corte ha stabilito che eccepire la prescrizione presuntiva non è incompatibile con l'affermazione di aver già pagato il debito. Anzi, tale affermazione conferma la logica dell'istituto, che si fonda sulla presunzione di un rapido adempimento. La sentenza rigetta il ricorso dell'albergatore, confermando che la prescrizione presuntiva può operare anche nei rapporti commerciali tra imprenditori.
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Autosufficienza del ricorso: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per difetto di autosufficienza. Una società creditrice, dopo aver visto ridotto il proprio credito in primo e secondo grado, si è rivolta alla Suprema Corte lamentando un'errata imputazione dei pagamenti parziali ricevuti. Tuttavia, il ricorso è stato respinto perché non specificava in modo adeguato i motivi di appello precedentemente sollevati, violando il principio di autosufficienza del ricorso, fondamentale nel giudizio di legittimità.
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Riconoscimento di debito: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una garante, confermando che una lettera, sebbene indirizzata ai soci della società debitrice, costituisce un valido riconoscimento di debito verso la società creditrice. La Corte ha inoltre ribadito i termini perentori per il disconoscimento della sottoscrizione, rendendo irrilevante la successiva produzione di una perizia calligrafica. La decisione sottolinea come la chiara manifestazione di volontà di assumersi un'obbligazione prevalga sulla forma e sui destinatari formali della comunicazione, qualificandosi come riconoscimento di debito.
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Crediti prededucibili: no alla traslazione automatica
La Corte di Cassazione ha stabilito che i crediti prededucibili sorti durante un'amministrazione giudiziaria, una misura di prevenzione, non mantengono automaticamente tale status nella successiva procedura di amministrazione straordinaria, che è una procedura concorsuale. La sentenza chiarisce che la profonda differenza di natura e finalità tra i due istituti impedisce l'applicazione del principio di 'consecutio procedurarum', ovvero la continuità giuridica tra procedure, negando così la 'traslatio' del privilegio della prededuzione.
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