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Diritto Commerciale

Cessione ramo d'azienda: i requisiti di autonomia

La Corte di Cassazione ha confermato l’illegittimità di una cessione ramo d’azienda nel settore bancario. Il ramo, dedicato al recupero crediti, è stato ritenuto privo di autonomia funzionale e preesistenza, poiché dipendeva interamente dalla banca cedente per sistemi informatici e commesse, non potendo operare autonomamente sul mercato. La sentenza ribadisce che la semplice cessione di personale non integra una valida operazione.

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Cessione ramo d'azienda: il diritto del lavoratore

La Corte di Cassazione conferma il diritto di alcuni lavoratori, inizialmente esclusi, a passare alle dipendenze della società acquirente in una cessione ramo d’azienda. La sentenza stabilisce che il criterio decisivo è il nesso funzionale e inscindibile tra le mansioni svolte dal lavoratore e il ramo ceduto, a prescindere dalla loro inclusione formale nell’accordo di cessione. Viene respinto il ricorso dell’azienda, che non è riuscita a provare l’estraneità dei lavoratori al ramo trasferito.

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Azione revocatoria e fallimento estero: la Cassazione

Un ente creditore agisce in revocatoria per la vendita di un immobile tra società collegate. Nonostante il fallimento e la cancellazione della società debitrice in Svizzera, la Cassazione conferma la validità dell’azione revocatoria. La Corte stabilisce che, in assenza di automatico riconoscimento della sentenza straniera e data l’inerzia degli organi fallimentari, il creditore individuale mantiene l’interesse e la legittimazione a procedere per tutelare le proprie ragioni.

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Errore di fatto: quando la Cassazione non lo ammette

Una società, dopo aver perso un appello in Cassazione per una fornitura energetica, ha chiesto la revocazione della decisione per un presunto errore di fatto. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che un disaccordo sulla valutazione giuridica del giudice (errore di giudizio) non costituisce un errore di fatto, che è una mera svista percettiva. Il caso solleva anche questioni sulla legittimazione ad agire della società, essendo stata dichiarata fallita.

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Responsabilità precontrattuale PA: risarcimento danni

Il Tribunale di Venezia ha condannato un Comune per responsabilità precontrattuale a causa della mancata finalizzazione di un appalto pubblico dopo l’aggiudicazione provvisoria. La Corte ha stabilito che l’ente pubblico, pur essendo a conoscenza di vincoli di bilancio, ha generato un legittimo affidamento nell’impresa, violando i doveri di buona fede. Di conseguenza, ha liquidato un risarcimento per le spese inutilmente sostenute (interesse negativo), escludendo però il mancato guadagno (interesse positivo).

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Marchio debole: la tutela contro l'imitazione

Due licenziatarie di una nota associazione statunitense legata al mondo del polo hanno citato in giudizio un’azienda concorrente e un grande distributore per contraffazione di marchio e concorrenza sleale, a causa della vendita di portafogli con un logo raffigurante due cavalieri. Il Tribunale ha respinto il reclamo, classificando i marchi delle ricorrenti come ‘marchio debole’ a causa dell’affollamento del mercato con segni simili. La corte ha concluso che non sussisteva alcun rischio di confusione per il consumatore, date le significative differenze visive e concettuali tra i loghi, negando di conseguenza la richiesta di inibitoria.

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Conflitto di interessi socio: annullata delibera

Il Tribunale di Venezia ha annullato una delibera assembleare con cui una S.r.l. aveva concesso una cospicua fideiussione a favore di un’altra società. Le due società, pur avendo la stessa compagine sociale, erano giuridicamente autonome. La decisione è stata motivata dal palese conflitto di interessi del socio di maggioranza, che era anche amministratore di entrambe le entità. Il giudice ha ritenuto che l’operazione trasferisse ingiustificatamente il rischio d’impresa sulla società garante, senza un reale e provato vantaggio per quest’ultima, e violasse lo statuto sociale.

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Contratti pubblica amministrazione: la forma scritta

Una società fornitrice ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per ottenere il pagamento di interessi su forniture. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la nullità dei rapporti contrattuali a causa della mancanza della forma scritta. La sentenza ribadisce che per i contratti pubblica amministrazione, la forma scritta è un requisito essenziale per la validità, anche quando l’ente agisce privatamente.

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Prezzo IVA esclusa: la Cassazione chiarisce l'obbligo

Una controversia su un contratto preliminare di compravendita immobiliare tra due società. La questione centrale riguarda il pagamento dell’IVA non menzionata nel contratto. La Corte di Cassazione, riformando la decisione d’appello, ha stabilito che, in assenza di un patto esplicito e inequivocabile, il prezzo si intende al netto dell’imposta (prezzo IVA esclusa). Di conseguenza, l’acquirente è tenuto a corrispondere l’IVA oltre al prezzo pattuito. La mancata corresponsione dell’IVA può costituire un inadempimento contrattuale, richiedendo una nuova valutazione del comportamento delle parti.

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Abuso di posizione dominante: Cassazione e risarcimento

Una società di telecomunicazioni ha perso il diritto al risarcimento per abuso di posizione dominante da parte di un concorrente. La Cassazione ha confermato la decisione d’appello, ritenendo inammissibile il ricorso. La corte ha stabilito che, nonostante l’illecito, non era stata fornita prova adeguata del danno subito, in particolare per l’impossibilità di determinare il prezzo ‘interno’ discriminatorio e per vizi procedurali nella richiesta di quantificazione del danno.

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Perdita di chance: no al risarcimento se incerta

Una società, a seguito dell’annullamento di un contratto di concessione di un immobile con un Comune, ha richiesto il risarcimento del danno per mancato guadagno derivante da un contratto di affitto d’azienda non concluso. La Corte di Cassazione ha confermato il rigetto della domanda, sottolineando che non è risarcibile una mera possibilità di reddito futura, qualificabile come perdita di chance, quando la sua concreta realizzazione e remuneratività appaiono incerte. La Corte ha distinto questo caso dal lucro cessante, che presuppone la perdita di un guadagno quasi certo.

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Fideiussione affitto d'azienda: quali limiti?

Una società cooperativa ha citato in giudizio l’affittuaria di un’azienda e il suo fideiussore per inadempimenti contrattuali, tra cui il mancato pagamento dei canoni e danni al complesso aziendale. La Corte di Cassazione, intervenendo sul caso, ha chiarito i limiti della **fideiussione affitto d’azienda**, stabilendo che la garanzia, se non diversamente specificato, copre le obbligazioni predeterminate come i canoni, ma non si estende automaticamente a eventi futuri e incerti come il risarcimento per danni ai beni aziendali. La Corte ha accolto parzialmente il ricorso principale solo per la non corretta liquidazione delle spese legali d’appello, cassando la sentenza su quel punto e rideterminando gli importi.

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Effetto espansivo sentenza: quando non si applica?

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell’effetto espansivo della sentenza favorevole. In un caso riguardante un appalto, una società condannata in solido con un’altra non ha potuto beneficiare della riforma in appello ottenuta dalla co-obbligata. La Suprema Corte ha stabilito che, avendo partecipato al primo grado e non avendo impugnato, la sua posizione era ormai definita dal giudicato. Inoltre, una precedente decisione della Cassazione aveva già escluso la dipendenza tra le cause, impedendo di rimettere in discussione tale punto.

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Prova della consegna: la fattura non basta da sola

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un fornitore che chiedeva l’ammissione al passivo fallimentare di un credito per merce asseritamente consegnata. La Corte ha confermato la decisione di merito, stabilendo che la semplice fattura con la dicitura ‘ok consegnato’ non costituisce idonea prova della consegna, specialmente in assenza dei documenti di trasporto (DDT). La prova per testi è stata ritenuta inammissibile perché generica.

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Ripartizione debito solidale: la Cassazione decide

In un caso originato dal dissesto di una grande società alimentare, la Corte di Cassazione ha chiarito i criteri per la ripartizione del debito solidale in sede di regresso. Un co-obbligato, dopo aver pagato l’intera somma provvisionale stabilita in sede penale, ha agito contro gli altri. La Corte ha stabilito che la ripartizione del debito solidale deve basarsi sull’importo effettivamente richiesto dal creditore e pagato dal solvens, non sull’ipotetico danno totale. L’appello del condebitore, che mirava a ricalcolare le quote sul danno complessivo, è stato quindi respinto.

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Deroga giurisdizione agente: indennità indisponibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola di deroga giurisdizione agente in favore di un arbitro estero è nulla se la controversia riguarda l’indennità di fine rapporto. Questo diritto è considerato indisponibile ai sensi della Legge 218/1995 e, pertanto, la giurisdizione italiana non può essere esclusa, confermando la competenza del tribunale italiano.

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Onere della prova: chi prova l'inadempimento?

Una società, dopo aver ricevuto finanziamenti pubblici, si vede revocare i fondi dal Ministero per presunte irregolarità. Mentre la Corte d’Appello aveva dato ragione all’impresa, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo un principio fondamentale: nei casi di responsabilità contrattuale, l’onere della prova dell’esatto adempimento spetta al debitore (la società), non al creditore (il Ministero). Il Ministero deve solo allegare l’inadempimento, non provarlo in ogni dettaglio.

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Clausola di giurisdizione: prevale il contratto quadro

In una disputa tra un’azienda italiana e una straniera, la Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola di giurisdizione contenuta in un contratto-quadro prevale su quella presente nelle condizioni generali di vendita richiamate solo tramite hyperlink nei singoli ordini. La Corte ha chiarito che per derogare a una clausola così importante è necessaria una pattuizione esplicita e non un mero rinvio implicito, dichiarando il difetto di giurisdizione del giudice italiano.

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Giurisdizione internazionale e contratti tra imprese

Una società italiana ottiene un decreto ingiuntivo contro una società francese per un contratto d’appalto. La società francese si oppone, sostenendo la competenza del giudice francese. La Corte d’Appello accoglie l’opposizione, riconoscendo una precedente sentenza francese sulla questione. La Corte di Cassazione, investita del caso, ritiene la questione sulla giurisdizione internazionale di tale complessità da rimettere la decisione alle Sezioni Unite, l’organo supremo della Corte stessa.

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Contratto di appalto: prova e regime fiscale

Una società committente viene condannata a pagare per lavori edili, nonostante sostenesse si trattasse di un subappalto basandosi su fatture con “reverse charge”. La Cassazione rigetta il ricorso, stabilendo che la qualificazione di un contratto di appalto dipende dalla valutazione complessiva delle prove (testimonianze, documenti) da parte del giudice, e il regime fiscale applicato dalle parti non è di per sé un elemento decisivo.

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