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Diritto Commerciale

Revoca amministratore: quando è legittima?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la revoca di un amministratore di società non può basarsi su cause esterne alla sua condotta, come un mutamento legislativo. La decisione chiarisce che la "giusta causa" deve riguardare fatti che minano il rapporto di fiducia (pactum fiduciae) e non mere esigenze di riorganizzazione societaria. Il caso riguardava un amministratore di una società di servizi pubblici, revocato dopo una legge che trasferiva le competenze della società ad un altro ente. La Corte ha ritenuto illegittima la revoca, annullando la sentenza precedente e rinviando il caso alla Corte d'Appello.
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Clausola penale: riduzione e poteri del giudice
In una controversia tra ex coniugi soci, la Corte di Cassazione conferma la drastica riduzione di una clausola penale prevista in un patto parasociale. La Suprema Corte stabilisce che il giudice, nel ridurre la penale, può valutare il comportamento complessivo del creditore, come il suo 'disimpegno' verso la società, che dimostra un mutato e ridotto interesse all'adempimento, giustificando così la diminuzione dell'importo originariamente pattuito.
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Vincolo bene culturale: può bloccare uno sfratto?
La Corte di Cassazione esamina il caso di uno sfratto per finita locazione di un immobile storico. Il conduttore si oppone, sostenendo che un vincolo bene culturale protegge non solo i muri, ma l'intera attività commerciale, rendendola inseparabile dall'immobile. Data la particolare rilevanza della questione, che contrappone il diritto di proprietà alla tutela del patrimonio culturale, la Corte ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza ancora definire il merito della controversia.
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Disconoscimento firma su fax: la prova del contratto
Una società nega la validità di un contratto di noleggio ricevuto via fax, disconoscendo la firma apposta. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 315/2024, chiarisce che per i contratti a forma libera, il disconoscimento della firma su fax non è decisivo. La prova dell'accordo può essere raggiunta attraverso elementi presuntivi come il pagamento di un acconto, la ricezione di fatture e testimonianze, che dimostrano la volontà delle parti di concludere l'affare. La Corte ha quindi riformato la decisione d'appello, condannando la società al pagamento.
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Associazione in partecipazione: nullità della clausola
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 308/2024, ha confermato la nullità di una clausola in un contratto di associazione in partecipazione che riconosceva all'associato una quota del valore patrimoniale dell'azienda. Tale previsione, secondo la Corte, snatura la causa tipica del contratto, assimilandolo a un rapporto societario che, nel caso specifico di una farmacia, era vietato dalla legge all'epoca dei fatti. La decisione ribadisce i limiti dell'autonomia contrattuale e la distinzione netta tra associazione in partecipazione e società.
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Riconoscimento di debito P.A.: forma e onere prova
Una società di factoring ha agito contro un'azienda sanitaria per il pagamento di interessi di mora. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito i rigidi requisiti formali per il riconoscimento di debito da parte della Pubblica Amministrazione. Accogliendo il ricorso dell'ente pubblico, la Corte ha stabilito che la semplice produzione di elenchi contabili non costituisce un valido riconoscimento, ribadendo che l'onere di provare il credito spetta sempre al creditore.
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Clausola compromissoria: quando non serve la firma?
Un'azienda idraulica ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro una catena alberghiera per lavori non pagati. La catena si è opposta invocando una clausola compromissoria che devolveva la lite a un collegio arbitrale. La Corte di Cassazione ha confermato la validità della clausola compromissoria, anche senza specifica approvazione scritta, poiché il contratto era frutto di trattative individuali e non un modulo standard predisposto per una serie indefinita di rapporti, escludendo così l'applicazione dell'art. 1341 c.c.
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Travisamento della prova: limiti del ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società che lamentava un presunto inadempimento contrattuale, basato sul travisamento della prova. La Corte ribadisce che il suo sindacato non può sovrapporsi alla valutazione dei fatti operata dai giudici di merito, a meno che la decisione non si fondi su prove inesistenti o su un errore percettivo evidente, circostanze non riscontrate nel caso di specie, relativo a una compravendita di un macchinario industriale.
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Azione revocatoria: vendita tra società dello stesso gruppo
La Corte di Cassazione conferma la revoca di una vendita immobiliare tra due società appartenenti allo stesso gruppo. L'ordinanza chiarisce che per esperire l'azione revocatoria è sufficiente un credito anche solo litigioso, non ancora accertato giudizialmente. Inoltre, la consapevolezza del pregiudizio (scientia damni) si può presumere dal legame tra le società, rendendo l'atto di disposizione inefficace nei confronti del creditore danneggiato.
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Fallimento appaltatore: il subappalto e il credito
In un caso complesso riguardante un appalto pubblico, alcuni subappaltatori hanno richiesto il pagamento diretto alla stazione appaltante a seguito del default e successivo fallimento dell'appaltatore principale. Quest'ultimo aveva però ceduto i propri crediti a una società di factoring. La Corte di Cassazione, affrontando il tema del fallimento appaltatore, ha stabilito che la sospensione dei pagamenti a tutela dei subappaltatori cessa con la dichiarazione di fallimento. La causa è stata rinviata per valutare l'opponibilità della cessione del credito alla procedura fallimentare.
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Contributi editoria: certificazione bilanci cruciale
Una società cooperativa di giornalisti si è vista negare i contributi editoria per diverse annualità a causa della mancata certificazione dei bilanci societari, come richiesto dalla legge. La Corte di Cassazione, in attesa di una decisione sul merito, ha concesso un rinvio della causa per permettere alle parti di concludere delle trattative di componimento bonario della lite.
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Super-società di fatto: fallimento e requisiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 204/2024, ha annullato la decisione di una Corte d'Appello che negava l'esistenza di una super-società di fatto tra un imprenditore individuale e le società di capitali da lui controllate. La Corte ha stabilito che l'abuso della personalità giuridica e l'ingerenza gestionale non escludono la configurabilità di un rapporto societario occulto, ma vanno analizzati come possibili modalità operative dello stesso. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame che valuti correttamente gli elementi costitutivi della società di fatto, come il fondo comune e la condivisione dei risultati economici, anche in presenza di assetti formali simulati.
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Inammissibilità ricorso: limiti del giudizio Cassazione
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 202/2024, ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso presentato da una società di costruzioni contro una committente per un appalto ferroviario. La Corte ha respinto tutti i diciassette motivi di ricorso, evidenziando come le censure fossero generiche, non si confrontassero adeguatamente con le decisioni dei giudici di merito o mirassero a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità. La decisione riafferma i rigorosi limiti procedurali per l'accesso al giudizio di Cassazione, sottolineando l'importanza della specificità dei motivi e il rispetto delle preclusioni legali.
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Associazione in partecipazione: no a usura e rescissione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imprenditore che denunciava l'usurarietà di un complesso rapporto commerciale per la gestione di una stazione di servizio. I giudici hanno confermato la qualificazione del contratto come associazione in partecipazione e non come locazione, escludendo così i presupposti per l'usura e la rescissione. La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili i motivi del ricorso in quanto miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Comodato d’azienda: la Cassazione esamina il caso
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza un caso complesso riguardante la gestione di un'attività commerciale familiare. La controversia nasce da un accordo che prevedeva sia una locazione che un comodato per lo stesso immobile. La Corte d'Appello aveva ritenuto legittima la detenzione dell'immobile da parte della gestrice anche dopo la scadenza della locazione, in virtù del contratto di comodato ancora valido per la quota maggioritaria del bene. La Cassazione ha sospeso la decisione, ritenendo di particolare rilevanza due questioni: la prima, di natura sostanziale, è se un'intera azienda possa formare oggetto di un contratto di comodato d'azienda; la seconda, di natura processuale, riguarda l'ammissibilità di un ricorso incidentale tardivo. La Corte attenderà la pronuncia delle Sezioni Unite su questioni analoghe prima di decidere.
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Proroga della giurisdizione: l’ordine vincola?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la clausola di proroga della giurisdizione contenuta in un ordine d'acquisto per un macchinario rimane vincolante per l'utilizzatore finale, anche se la fornitura viene perfezionata tramite un contratto tra il fornitore e una società di leasing. Secondo la Corte, il successivo contratto di leasing non supera l'accordo originario, ma ne costituisce una mera modalità di esecuzione finanziaria. Di conseguenza, è stata confermata la carenza di giurisdizione del giudice italiano a favore di quello straniero (tedesco), come previsto nella clausola originale.
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Eccezione di arbitrato: i termini per sollevarla
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 112/2024, ha stabilito che l'eccezione di arbitrato rituale ha natura di questione di competenza e deve essere sollevata, a pena di decadenza, nel primo atto difensivo utile. Nel caso di specie, una società operante nel settore elicotteristico aveva tardivamente sollevato l'eccezione in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando che il dubbio sulla natura dell'arbitrato (rituale o irrituale) si risolve a favore di quello rituale e che la relativa eccezione, se non tempestiva, non può essere accolta.
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Domanda nuova: Cassazione attende le Sezioni Unite
La Corte di Cassazione ha sospeso un giudizio relativo a una richiesta di pagamento, in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite. Il caso riguarda una società di factoring che, dopo aver visto respinte le sue richieste di pagamento nei primi due gradi di giudizio, ha sollevato in Cassazione la questione cruciale se sia ammissibile presentare una domanda nuova, come quella di risarcimento danni, nel corso di un'opposizione a decreto ingiuntivo, quando la controparte non ha proposto domande riconvenzionali. L'ordinanza interlocutoria rinvia la causa a nuovo ruolo, riconoscendo che la stessa questione è già al vaglio del massimo organo nomofilattico.
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Privilegio cooperative: basta la prevalenza del lavoro
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 54/2024, ha ribadito un principio cruciale per il riconoscimento del privilegio cooperative. La Corte ha stabilito che, ai fini del privilegio previsto dall'art. 2751-bis, n. 5 c.c., è sufficiente dimostrare la prevalenza del lavoro dei soci rispetto a quello dei non soci, senza la necessità di provare anche la prevalenza sul capitale investito o altri fattori produttivi. La vicenda riguardava il credito di una cooperativa di lavorazione del legno verso un consorzio fallito. L'appello del consorzio è stato dichiarato inammissibile, confermando così la natura privilegiata del credito della cooperativa.
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Responsabilità Attestatore: negligenza e compenso
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di negare il compenso a un professionista per la sua attività di attestatore in una procedura di concordato. È stata riscontrata una macroscopica negligenza, in quanto il professionista aveva certificato due stime immobiliari palesemente divergenti per giustificare prima un piano liquidatorio e poi uno in continuità, omettendo inoltre di rilevare che un immobile cruciale non era di proprietà dell'impresa ma in leasing. La sentenza sottolinea la gravità della responsabilità dell'attestatore, il cui ruolo richiede assoluta oggettività e diligenza.
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