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Diritto Commerciale

Caparra confirmatoria: la sua funzione e validità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1433/2024, ha rigettato il ricorso di un promissario conduttore, confermando la risoluzione di un contratto preliminare di affitto d'azienda per suo inadempimento. Il caso verteva sulla natura della somma versata, qualificata come caparra confirmatoria, e sulla legittimità del recesso della parte concedente. La Corte ha ribadito che l'interpretazione sulla natura della somma è riservata al giudice di merito e ha chiarito che il recesso per inadempimento (art. 1385 c.c.) è possibile anche se vi è stato un principio di esecuzione del contratto. Inoltre, ha confermato che l'affitto d'azienda non include automaticamente la locazione dell'immobile, se il contratto prevede diversamente.
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Accreditamento istituzionale: non serve per l’affitto
La Corte di Cassazione chiarisce che un accordo tra una struttura sanitaria privata e un ente pubblico, qualificabile come affitto di azienda, non richiede l'accreditamento istituzionale per la sua validità. Nel caso specifico, la clinica privata metteva a disposizione solo la struttura e il personale non medico, mentre l'ente pubblico forniva i medici. La Corte ha annullato la sentenza di secondo grado che aveva dichiarato nullo il contratto, affermando che la mancanza di accreditamento istituzionale non inficia un contratto di affitto di azienda.
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Assistenza finanziaria: la Cassazione decide?
La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza il caso di un mutuo concesso da una banca e parzialmente usato per l'acquisto di azioni della stessa. La questione centrale è l'applicabilità del divieto di assistenza finanziaria (art. 2358 c.c.) alle banche popolari e le conseguenze di nullità totale o parziale del contratto, data la complessità e i contrasti giurisprudenziali in materia.
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Compensazione impropria: Cassazione chiarisce i limiti
Una società di factoring agiva contro un Ente Regionale per il pagamento di crediti sanitari ceduti da una struttura accreditata. L'Ente opponeva un controcredito per prestazioni inappropriate, operando una compensazione impropria. La Cassazione ha confermato la decisione di merito, chiarendo che la compensazione impropria, derivando dallo stesso rapporto, può essere rilevata d'ufficio dal giudice e non richiede i requisiti della compensazione legale, risolvendosi in un mero accertamento contabile.
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Competenza per materia: fideiussione e usura
Un tribunale specializzato per le imprese ha sollevato un conflitto di giurisdizione in un caso che presentava sia una domanda di nullità di una fideiussione per violazione di norme antitrust, sia domande relative all'usura. La Corte di Cassazione ha stabilito la corretta competenza per materia, separando le cause: la questione antitrust rimane di competenza del tribunale specializzato, mentre le domande sull'usura sono state assegnate al tribunale ordinario, evidenziando la mancanza di una connessione processuale tra le due.
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Giudicato esterno e interpretazione degli atti
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del giudicato esterno, stabilendo che una precedente sentenza che interpreta un documento non preclude una nuova azione legale se questa si fonda su una parte diversa e autonoma dello stesso documento. Il caso riguardava una richiesta di rimborso per tasse non pagate, in cui la Corte ha ritenuto che una precedente decisione, basata su un'altra clausola dello stesso accordo scritto e respinta per difetto di legittimazione attiva, non costituisse un giudicato sulla questione oggetto del nuovo contenzioso.
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Clausola penale: limita il risarcimento del danno?
Una società fornitrice ritarda la consegna di materiali, causando un danno a un'impresa immobiliare. Le parti avevano pattuito una clausola penale in un accordo transattivo. La Corte di Cassazione stabilisce che l'effetto limitativo del risarcimento derivante dalla clausola penale non costituisce un'eccezione nuova inammissibile in appello, ma una mera difesa. La sua esistenza, una volta provata, impone al giudice di valutarne gli effetti limitativi sul danno risarcibile, anche d'ufficio.
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Inadempimento parziale: no decadenza se manca merce
Una società acquirente lamentava un inadempimento parziale per aver ricevuto una quantità di semilavorati metallici inferiore a quella fatturata, calcolata a peso. La Cassazione ha stabilito che non si tratta di un vizio di qualità, ma di un inadempimento parziale. Pertanto, l'azione per recuperare il prezzo pagato in eccesso non è soggetta ai brevi termini di decadenza e prescrizione previsti per la denuncia dei vizi (art. 1495 c.c.).
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Sanzioni CONSOB: la Cassazione sui termini e lex mitior
Un istituto di credito e i suoi esponenti, colpiti da sanzioni CONSOB per violazioni normative, hanno impugnato la decisione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sanzioni. Ha stabilito che il termine per la contestazione decorre dalla ricezione degli atti ispettivi da parte dell'Autorità sanzionante. Ha inoltre affermato la competenza specifica della CONSOB rispetto a quella generale dell'AGCM in materia di pratiche commerciali scorrette nel settore finanziario e ha escluso l'applicazione retroattiva di una legge sanzionatoria più favorevole (lex mitior), ritenendo legittima la deroga del legislatore per questo tipo di illeciti amministrativi.
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Responsabilità amministratori: la decisione della Corte
La Corte di Cassazione ha confermato le sanzioni imposte da un'autorità di vigilanza a un amministratore di una società finanziaria. La Corte ha stabilito che per la configurazione della responsabilità degli amministratori non è necessario provare un danno effettivo agli investitori, essendo sufficiente la condotta potenzialmente dannosa (illecito di pericolo astratto). Inoltre, spetta all'amministratore dimostrare di aver adempiuto ai propri doveri di vigilanza, non potendo giustificare la propria passività con un ruolo marginale nel consiglio di amministrazione.
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Informazione privilegiata: la prova per presunzioni
La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione per abuso di informazione privilegiata, stabilendo che la prova dell'illecito può essere raggiunta anche attraverso un solido quadro di presunzioni. Nel caso di specie, un investitore aveva acquistato azioni di una società target poco prima dell'annuncio pubblico di un'acquisizione, dopo aver avuto contatti con una figura chiave dell'operazione. La Corte ha ritenuto che la coincidenza temporale, la natura dell'investimento e i rapporti tra le parti costituissero elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, sufficienti a fondare la condanna, respingendo il ricorso dell'investitore.
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Subappalto: quando il committente non è responsabile?
In un caso di subappalto, la Corte di Cassazione ha negato il diritto di un subappaltatore a essere pagato direttamente dal committente, in assenza di un contratto diretto tra loro. L'ordinanza chiarisce che l'onere di provare tale contratto spetta al subappaltatore e che la responsabilità solidale del committente, prevista per i crediti dei lavoratori, non si estende ai corrispettivi commerciali tra imprese.
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Società in house: la Cassazione valuta i requisiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza interlocutoria n. 984/2024, ha disposto la trattazione in pubblica udienza di un ricorso che solleva questioni sulla qualificazione e liceità delle attività di analisi e certificazione delle acque condotte da una società in house. A causa della rilevanza della materia e dell'assenza di precedenti specifici, la Corte ha ritenuto opportuno un approfondimento in sede pubblica.
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Cram down fiscale: è possibile senza altri accordi?
Una società ha proposto un accordo di ristrutturazione dei debiti, chiedendo l'omologazione forzosa (cram down fiscale) nonostante il dissenso dell'Amministrazione Finanziaria. La particolarità del caso è che tutti gli altri creditori sarebbero stati pagati integralmente, e quindi non era stato raggiunto un accordo formale con loro. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di particolare importanza e ha rinviato la causa a una pubblica udienza per una discussione approfondita, senza decidere nel merito.
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Valore probatorio fatture: la prova del credito
Una società di catering si opponeva all'esclusione del proprio credito dal passivo di una compagnia aerea in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha stabilito che il valore probatorio delle fatture, se accettate e non contestate, deve essere considerato. Se inserite in un quadro documentale complessivo (ordini, comunicazioni), esse possono costituire prova del credito, anche se alcuni documenti non sono firmati. La Corte ha cassato la decisione del Tribunale che aveva svalutato tali prove, rinviando per un nuovo esame. La richiesta di rimborso per investimenti è stata invece respinta per inammissibilità del motivo di ricorso.
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Riconoscimento di debito nel fallimento: la Cassazione
Una società fornitrice chiede di essere ammessa al passivo del fallimento di un'altra impresa per merce non pagata. La Corte di Cassazione chiarisce che il riconoscimento di debito con data certa, anteriore al fallimento, inverte l'onere della prova. Spetta ora al curatore fallimentare dimostrare l'inesistenza o l'invalidità del credito, e non più al creditore provarne il fondamento.
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Opponibilità scritture contabili al curatore: la Cassazione
Un creditore, fornitore di carburante, chiedeva l'ammissione al passivo del fallimento di una società di autotrasporti. Il tribunale rigettava la domanda, negando l'opponibilità delle scritture contabili al curatore, considerato terzo. La Cassazione cassa la decisione, stabilendo che se il curatore riassume un giudizio pendente (nel caso, un'opposizione a decreto ingiuntivo), subentra nella stessa posizione processuale della società fallita. Di conseguenza, vige l'opponibilità delle scritture contabili come prova tra imprenditori.
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Integrazione del contraddittorio: l’ordine della Corte
La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione su un ricorso relativo a un indennizzo per l'affondamento di un'imbarcazione. Il motivo è la mancata notifica dell'atto a tutte le parti coinvolte nei gradi di giudizio precedenti. La Corte ha ordinato l'integrazione del contraddittorio, imponendo al ricorrente di citare in giudizio le parti mancanti per garantire il corretto svolgimento del processo.
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Indennità di avviamento: come si calcola? La Cassazione
Una società, dopo la fine del contratto di locazione commerciale, ha pagato un'indennità di occupazione superiore al canone. Ha poi richiesto la restituzione dell'eccedenza e un'indennità di avviamento calcolata su tale importo maggiorato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l'indennità di avviamento si calcola esclusivamente sull'ultimo canone contrattuale dovuto al momento della cessazione del rapporto, e non sulle somme versate successivamente a titolo di indennità per il ritardato rilascio.
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Titolarità del rapporto: la sentenza a sorpresa è nulla
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che aveva confermato il rigetto di una domanda di pagamento per difetto di titolarità del rapporto. Il vizio riscontrato è la violazione del principio del contraddittorio, poiché la questione, decisiva per il giudizio, era stata sollevata d'ufficio dal giudice di primo grado senza dar modo alle parti di discuterla. La Suprema Corte ha chiarito che, in questi casi, la Corte d'Appello deve sanare la violazione, esaminando le difese e le prove che la parte avrebbe altrimenti proposto, senza poterle considerare tardive.
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