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Diritto Commerciale

Ne bis in idem: Cassazione e archiviazione penale
Un investitore, sanzionato dall'Autorità di Vigilanza per abuso di informazioni privilegiate, invoca il principio del ne bis in idem davanti alla Cassazione. A seguito di un decreto di archiviazione penale per gli stessi fatti, la Corte emette un'ordinanza interlocutoria per approfondire la complessa questione giuridica, sospendendo la decisione finale per acquisire le osservazioni delle parti.
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Sanzione amministrativa: no alla legge più favorevole
La Corte di Cassazione ha stabilito che una sanzione amministrativa, inflitta a un'attività commerciale per violazione degli orari di chiusura, resta valida anche se una legge successiva abroga l'obbligo. La Corte ha chiarito che nel diritto amministrativo vige il principio "tempus regit actum", per cui si applica la legge in vigore al momento della violazione, escludendo la retroattività della norma più favorevole, salvo casi eccezionali di sanzioni a carattere "punitivo".
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Confisca obbligatoria: quando è sempre legittima
Una società subisce la confisca obbligatoria di lingotti preziosi dopo aver pagato una sanzione pecuniaria in misura ridotta. La Cassazione chiarisce che questo tipo di confisca è legittima anche senza un'ordinanza-ingiunzione per la sanzione principale, poiché la natura della violazione la rendeva un atto dovuto.
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Affidamento in house: i requisiti secondo la Cassazione
Una società di costruzioni ha impugnato la decisione di un Ente di Governo di affidare la gestione del servizio idrico integrato a una società pubblica tramite affidamento in house. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha riconosciuto la complessità e la novità delle questioni legali sollevate, in particolare riguardo i presupposti, l'obbligo di motivazione e i requisiti societari per questo tipo di affidamento. Pertanto, ha rinviato la trattazione del caso a una pubblica udienza delle Sezioni Unite per una decisione approfondita, senza risolvere il merito della controversia.
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Motivazione contraddittoria: Cassazione annulla sentenza
Una società agente ha presentato una domanda riconvenzionale per il pagamento di provvigioni. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta con un ragionamento viziato: ha affermato che la società preponente non aveva provato l'esistenza di una condizione che escludeva il pagamento, ma ha comunque negato il diritto alla provvigione. La Corte di Cassazione ha riscontrato una palese motivazione contraddittoria, annullando la decisione e rinviando il caso per un nuovo giudizio.
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Esercizio abusivo della mediazione: la Cassazione
La Corte di Cassazione conferma la sanzione per esercizio abusivo della mediazione a carico del socio di una società immobiliare. La Corte ha stabilito che non è possibile richiedere un riesame delle prove nel giudizio di legittimità e ha chiarito che l'autorità sanzionatoria non ha l'obbligo di notificare la facoltà di pagamento in misura ridotta, essendo un onere del trasgressore.
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Contributo unificato: quando non è dovuto il raddoppio
La Corte di Cassazione ha stabilito che non sussiste un errore materiale da correggere in una sentenza che non aveva disposto il raddoppio del contributo unificato. Sebbene i motivi del ricorso fossero stati respinti, l'accoglimento di una doglianza relativa all'applicazione della 'lex mitior' ha impedito di qualificare l'impugnazione come 'integralmente rigettata', presupposto necessario per l'applicazione della sanzione processuale.
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Modifica unilaterale del contratto: quando è illegittima
Una compagnia aerea ha ridotto unilateralmente la commissione di vendita per un'agenzia di viaggi dall'1% allo 0,1%, rendendo il rapporto antieconomico. L'agenzia e la sua federazione di categoria hanno citato in giudizio la compagnia. I tribunali di primo e secondo grado hanno dichiarato illegittima la modifica. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato le decisioni precedenti, dichiarando inammissibile il ricorso della compagnia aerea. La Corte ha sottolineato che la modifica unilaterale del contratto è illegittima se viola i principi di correttezza e buona fede, azzerando di fatto la controprestazione economica.
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Protesto illegittimo: quando la banca non è responsabile
Un amministratore di società veniva protestato personalmente per un assegno aziendale impagato. Nonostante il protesto illegittimo, la Corte di Cassazione ha escluso la responsabilità della banca. La decisione si fonda sul fatto che l'istituto di credito aveva fornito alla stanza di compensazione tutte le informazioni corrette, indicando la società come titolare del conto e l'amministratore come semplice firmatario. L'errore finale, quindi, non era imputabile alla banca, che ha agito correttamente.
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Qualità di consumatore: quando è esclusa negli investimenti
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un investitore che contestava la validità di una clausola arbitrale invocando la propria qualità di consumatore. La Corte ha confermato la decisione di merito che escludeva tale status, poiché l'operazione finanziaria era finalizzata al recupero di proventi di un'attività imprenditoriale e non a soddisfare esigenze della vita quotidiana. L'impugnazione è stata respinta in quanto mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
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Responsabilità Consob: i limiti del controllo
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1653/2024, ha chiarito i confini della responsabilità Consob (l'Autorità di vigilanza sui mercati finanziari) in caso di prospetti informativi falsi. La Corte ha stabilito che il controllo dell'Autorità non è una verifica della veridicità intrinseca dei dati, ma si concentra sulla completezza, coerenza e comprensibilità del documento. La responsabilità sorge solo se l'Autorità omette, per negligenza, di agire di fronte a palesi irregolarità o a specifiche segnalazioni, non per il solo fatto che le informazioni si siano poi rivelate false.
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Pagamento ufficiale giudiziario: quando libera il debitore?
Una società ha pagato un debito cambiario a un ufficiale giudiziario tramite assegni bancari, ricevendo indietro i titoli. La Cassazione ha stabilito che tale pagamento non è liberatorio, poiché l'ufficiale è autorizzato a ricevere solo contanti. Il debito verso la banca creditrice è rimasto in essere.
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Responsabilità dell’ente: insider trading su mercati UE
Con la sentenza n. 1624/2024, la Corte di Cassazione ha affermato la sussistenza della responsabilità dell'ente per l'illecito di insider trading commesso nel suo interesse, anche qualora le operazioni finanziarie siano state effettuate su un mercato regolamentato di un altro Paese dell'Unione Europea. La Corte ha ribaltato la decisione di merito, chiarendo che l'ambito applicativo della norma sulla responsabilità dell'ente (art. 187-quinquies TUF) coincide con quello dell'illecito presupposto (art. 187-bis TUF), esteso per legge ai mercati europei.
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Start up innovativa: l’iscrizione non basta per fallire
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 1583/2024, ha stabilito che l'iscrizione di una società nella sezione speciale del Registro delle Imprese come 'start up innovativa' non è sufficiente a garantirle l'esenzione dal fallimento. I giudici hanno il potere e il dovere di verificare l'effettiva e concreta sussistenza dei requisiti sostanziali di innovatività previsti dalla legge. Nel caso di specie, una S.r.l. in liquidazione si è vista dichiarare inammissibile il ricorso contro la propria dichiarazione di fallimento, poiché la Corte ha ritenuto che la mera registrazione formale e una domanda di brevetto non collegata all'attività concreta non fossero prove sufficienti della sua reale capacità innovativa.
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Imprenditore agricolo: quando scatta il fallimento?
La Corte di Cassazione ha confermato la dichiarazione di fallimento di una società agricola, stabilendo un principio chiave: per le società, l'oggetto sociale è determinante per qualificare l'attività come commerciale e quindi soggetta a fallimento. Anche se un'impresa svolge attività agricola, se il suo statuto prevede numerose attività commerciali (immobiliari, finanziarie, ecc.), essa può essere dichiarata fallita. Spetta all'imprenditore agricolo, e non al creditore, l'onere della prova di svolgere un'attività esclusivamente agricola per beneficiare dell'esenzione dal fallimento.
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Fallimento impresa agrituristica: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di fallimento di una società agricola che gestiva un'attività agrituristica. L'ordinanza stabilisce che, per determinare la fallibilità, si devono applicare criteri uniformi a livello nazionale, dando prevalenza all'analisi dei ricavi (dato reddituale) rispetto a criteri stabiliti da leggi regionali, come quello del "monte ore". Poiché i ricavi dell'attività agrituristica erano ampiamente superiori a quelli agricoli, l'impresa è stata considerata commerciale e, di conseguenza, soggetta a fallimento.
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Interesse ad impugnare: quando il ricorso è inammissibile
Una società di factoring, pur avendo ottenuto la condanna di un'ente pubblico al pagamento del capitale richiesto, ha presentato ricorso in Cassazione contestando le motivazioni della sentenza d'appello relative all'imputazione dei pagamenti. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di interesse ad impugnare, stabilendo che non si può ricorrere al solo fine di ottenere una modifica della motivazione se ciò non comporta un risultato pratico più favorevole per la parte ricorrente.
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Start up innovativa e fallimento: la scadenza dei 5 anni
La Corte di Cassazione ha stabilito che una start up innovativa perde automaticamente il beneficio della non fallibilità allo scadere del quinto anno dalla sua costituzione. Questo termine è sostanziale e non viene esteso né dal periodo di 60 giorni concesso per la cancellazione amministrativa dal registro speciale, né dalle sospensioni dei termini legate al Covid-19. La perdita del beneficio è immediata, indipendentemente dalla data di effettiva cancellazione.
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Ratio decidendi: appello respinto se una ragione regge
In una disputa su un'impresa familiare, la Cassazione rigetta il ricorso di due fratelli contro le sorelle. La Corte d'Appello aveva basato la sua decisione su una duplice 'ratio decidendi': la riqualificazione del rapporto in società di fatto e la mancanza di prova dei profitti. Poiché i ricorrenti non hanno scalfito la seconda motivazione, l'intero ricorso è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, confermando la decisione impugnata.
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Onere della prova: chi deve dimostrare la prestazione?
La Corte di Cassazione rigetta il ricorso di un professionista per il pagamento dei compensi, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il caso evidenzia come l'onere della prova gravi su chi agisce in giudizio. Il professionista, infatti, non è riuscito a dimostrare di aver effettivamente svolto le prestazioni di contabilità per le quali chiedeva il pagamento, rendendo irrilevanti le altre questioni legali sollevate. La Suprema Corte ribadisce che la valutazione delle prove testimoniali da parte del giudice di merito non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
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