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Diritto Commerciale

Inadempimento contratto di appalto: la guida
La Corte d'Appello conferma la risoluzione di un contratto per la fornitura di dispositivi tecnologici a causa del grave inadempimento contratto di appalto da parte del fornitore. La consegna di una minima parte della merce, con notevole ritardo e con difetti funzionali, è stata ritenuta una violazione talmente seria da giustificare la fine del rapporto contrattuale e la condanna al risarcimento del danno, anche se il termine di consegna non era stato definito 'essenziale' in senso stretto. L'appello incidentale del committente per un risarcimento maggiore è stato respinto per carenza di prove specifiche.
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Cessione del credito: pagamento e prescrizione
Una società di cessione crediti ha citato in giudizio un ente pubblico locale per il pagamento di fatture energetiche. La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, respingendo la richiesta. Il tribunale ha stabilito che alcuni crediti erano estinti per prescrizione quinquennale e altri erano stati regolarmente pagati prima che la cessione del credito diventasse efficace nei confronti del debitore. La sentenza chiarisce aspetti fondamentali della cessione del credito, inclusi i diritti del debitore.
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Fideiussione omnibus: la prova dell’intesa antitrust
Un istituto di credito ha appellato una sentenza che aveva annullato una fideiussione omnibus del 1994 per una clausola anticoncorrenziale. La Corte d'Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che per le garanzie antecedenti all'indagine della Banca d'Italia del 2002-2005, spetta al garante l'onere di provare l'esistenza di un'intesa illecita. In assenza di tale prova, la fideiussione è stata ritenuta valida e il garante condannato al pagamento.
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Simulazione contratto preliminare: la decisione
La Corte d'Appello conferma la nullità di un contratto preliminare di vendita, ritenendolo un'operazione fittizia. La decisione si fonda sulla prova per indizi della simulazione del contratto preliminare, orchestrata tra due società con forti legami per sottrarre fondi alla società acquirente, ormai insolvente e prossima al fallimento. Elementi decisivi sono stati l'insolvenza dell'acquirente, i legami tra gli amministratori e le anomalie nei pagamenti della caparra.
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Accordo verbale fornitura: è valido senza contratto?
La Corte d'Appello di Salerno si è pronunciata su un caso di inadempimento contrattuale relativo a una fornitura di latte. La Corte ha stabilito che un accordo verbale fornitura, stipulato prima dell'entrata in vigore della legge che impone la forma scritta per i contratti agroalimentari, è da considerarsi pienamente valido. Di conseguenza, in assenza di un contratto scritto che provi l'esistenza di una clausola penale per merce non conforme, la parte acquirente non può ridurre unilateralmente il pagamento. La sentenza conferma che l'onere di provare patti specifici, come le penali, in un accordo verbale ricade su chi intende farli valere.
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Vizi della fornitura: onere della prova e revoca
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, lamentando vizi della merce e un aumento di prezzo non pattuito. Il Tribunale revoca il decreto ma condanna comunque la società opponente al pagamento di una somma ridotta, ritenendo provati i vizi solo per una parte della fornitura. A causa della soccombenza sostanziale, l'opponente viene anche condannato a pagare le spese legali della controparte. La decisione sottolinea l'importanza cruciale dell'onere della prova e della tempestività nella contestazione dei vizi della fornitura.
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Clausola risolutiva espressa: guida alla cessione
Una società debitrice non rispetta i termini di pagamento di una transazione. Il creditore, una società di cartolarizzazione che aveva acquisito il credito, invoca la clausola risolutiva espressa presente nell'accordo originario. Il Tribunale di Torino conferma la risoluzione di diritto del contratto, stabilendo che il diritto di avvalersi della clausola si trasferisce al nuovo creditore insieme al credito stesso, in quanto accessorio. La domanda del debitore viene respinta.
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Azione revocatoria: pagamenti pre-fallimento revocati
Il Tribunale di Torino ha accolto un'azione revocatoria promossa da una società in amministrazione straordinaria. Ha dichiarato inefficaci due pagamenti per oltre 183.000 euro, effettuati a favore di un fornitore nei sei mesi antecedenti la dichiarazione di insolvenza. La decisione si basa sulla presunzione di conoscenza dello stato di crisi del debitore da parte del creditore, desunta dalla necessità di quest'ultimo di intraprendere ripetute azioni legali per ottenere il pagamento dei propri crediti.
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Retrocessione ramo d’azienda: quando è evasione
Il Tribunale di Torino ha stabilito che una simulata cessazione di attività, che nasconde una retrocessione ramo d'azienda alla società controllante, integra evasione contributiva. L'azienda aveva ottenuto la CIGS per cessazione, ma il giudice ha accertato la continuità aziendale, negando il beneficio e confermando l'avviso di addebito dell'ente previdenziale.
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Mancata iscrizione Albo 106 TUB: è valido il recupero?
Due garanti si sono opposti a un decreto ingiuntivo da 850.000 euro, sostenendo la carenza di legittimazione del servicer per la sua mancata iscrizione all'albo ex art. 106 TUB. Il Tribunale di Torino ha respinto l'opposizione, stabilendo che la mancata iscrizione albo 106 TUB costituisce una violazione di norme amministrative che non incide sulla validità civilistica dell'azione di recupero crediti. La sentenza ha inoltre confermato la validità della prova della cessione del credito e della garanzia prestata.
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Pagamento diretto subappaltatore: non è revocabile
Una società in amministrazione straordinaria ha citato in giudizio un proprio subappaltatore per revocare pagamenti per circa 234.000 euro ricevuti direttamente dalla stazione appaltante. Il Tribunale di Torino ha rigettato la domanda, stabilendo che il pagamento diretto al subappaltatore negli appalti pubblici è una modalità normale e prevista dalla legge, non un mezzo anormale di pagamento soggetto a revocatoria fallimentare. Inoltre, non è stata fornita la prova della conoscenza dello stato di insolvenza da parte del subappaltatore.
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Opposizione decreto ingiuntivo: quando è rigettata
Una società cliente si opponeva a un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento di prestazioni professionali, eccependo la nullità del contratto e l'inadempimento del consulente. Il Tribunale ha rigettato l'opposizione, confermando la validità del contratto e la fondatezza del credito. A causa di un pagamento parziale avvenuto durante la causa, il decreto è stato revocato e sostituito da una sentenza di condanna per l'importo residuo, con addebito di tutte le spese legali al cliente.
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Decadenza termine: pagamento subito se c’è crisi
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo ottenuto da un professionista, sostenendo che il termine per il pagamento, legato a una futura rendicontazione, non fosse ancora scaduto. Il Tribunale ha respinto l'opposizione, confermando che lo stato di insolvenza e il comportamento contrario a buona fede della società debitrice hanno causato la decadenza dal beneficio del termine, rendendo il credito immediatamente esigibile.
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Clausola compromissoria fideiussione: quando non si applica
In un caso riguardante un contratto di associazione in partecipazione, un tribunale ha stabilito una netta distinzione tra la posizione della società e quella del suo fideiussore. La corte ha affermato che la clausola compromissoria per l'arbitrato, presente nel contratto principale, vincola la società ma non si estende al garante. Di conseguenza, la domanda contro la società è stata dichiarata improponibile in sede giudiziaria, mentre quella contro il fideiussore è stata deferita al tribunale ordinario competente, essendo stata esclusa la competenza della sezione specializzata in materia di impresa.
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Abuso di maggioranza: quando è legittimo l’aumento?
Un socio di minoranza ha impugnato una delibera di aumento di capitale, sostenendo un abuso di maggioranza finalizzato a diluire la sua quota. Il Tribunale ha respinto la domanda, ritenendo l'operazione legittima perché giustificata da reali necessità aziendali, come la riduzione di un forte indebitamento e il finanziamento di investimenti strategici. La sentenza chiarisce che l'assenza di un sovrapprezzo e la potenziale diluizione non configurano automaticamente un abuso di maggioranza se l'aumento di capitale persegue un concreto interesse sociale.
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Divulgazione disegno comunitario: quando è nullo?
Un'azienda di design italiana ha citato in giudizio un colosso tecnologico globale, sostenendo che la sua matita digitale violasse il design registrato della loro innovativa matita in grafite. La parte convenuta ha risposto con una domanda riconvenzionale, argomentando che il design della parte attrice fosse nullo a causa di una "predivulgazione" avvenuta durante eventi e sui social media più di un anno prima del deposito della registrazione. Il Tribunale di Venezia ha accolto la tesi, dichiarando il disegno comunitario nullo per mancanza di novità. Di conseguenza, tutte le pretese di violazione, diritto d'autore e concorrenza sleale sono state respinte. Il caso evidenzia l'importanza cruciale di una registrazione tempestiva a seguito di qualsiasi divulgazione del disegno comunitario.
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Contratto estimatorio: l’obbligo di pagare il prezzo
Un concessionario riceve un'autovettura in conto vendita tramite un contratto estimatorio. Dopo aver disposto del veicolo senza versare il corrispettivo pattuito, il Tribunale rigetta la sua opposizione a un decreto ingiuntivo. La sentenza chiarisce che, in un contratto estimatorio, il rischio per la mancata restituzione del bene ricade su chi lo riceve (accipiens), obbligandolo a pagarne il prezzo.
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Rilascio affitto d’azienda: sì al 700 c.p.c.
Il Tribunale di Venezia ha concesso un provvedimento d'urgenza ex art. 700 c.p.c. per il rilascio di un affitto d'azienda. La decisione si fonda sulla grave morosità dell'affittuario e sull'inapplicabilità della procedura di sfratto a questa tipologia contrattuale. Il giudice ha ritenuto sussistente un danno irreparabile non solo patrimoniale, ma anche all'avviamento e all'integrità dell'azienda, ordinando l'immediata restituzione dei beni.
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Appropriazione di pregi: quando non c’è concorrenza
Una società specializzata in controtelai per serramenti ha citato in giudizio un concorrente per aver copiato il suo catalogo, i disegni tecnici e i dati sulle prestazioni, sostenendo una concorrenza sleale per appropriazione di pregi. Il tribunale ha respinto la richiesta, chiarendo che la copia di caratteristiche tecniche comuni nel settore o l'uso di stili descrittivi simili non costituisce l'appropriazione di un pregio unico e distintivo. La corte ha inoltre stabilito che una semplice dicitura di proprietà su un disegno tecnico non è sufficiente a proteggerlo come segreto commerciale se non supportata da altre misure di riservatezza. La domanda di misure cautelari è stata quindi rigettata.
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Giudicato e fideiussione: l’azione di nullità è preclusa
Il Tribunale di Milano ha dichiarato inammissibile la domanda di alcuni fideiussori volta a far dichiarare la nullità di un contratto di garanzia. La decisione si fonda sul principio del giudicato, poiché una precedente sentenza, non appellata, aveva già confermato un decreto ingiuntivo basato sulla stessa fideiussione. Il Tribunale ha chiarito che il giudicato copre non solo le questioni effettivamente sollevate nel primo processo (il dedotto), ma anche tutte quelle che si sarebbero potute sollevare (il deducibile), inclusa la presunta nullità del contratto.
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