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Diritto Commerciale

Liquidazione Giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Ancona ha dichiarato l'apertura della Liquidazione Giudiziale nei confronti di una società formalmente agricola, ma la cui attività è stata ritenuta prevalentemente commerciale. La decisione si basa sullo stato di insolvenza della società, con debiti per oltre 300.000 euro, e sulla sua mancata costituzione in giudizio, che ha fatto scattare la presunzione di assoggettabilità alla procedura concorsuale.
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Keyword advertising: quando è concorrenza sleale?
Un'ordinanza del Tribunale specializzato in materia d'impresa analizza un caso di keyword advertising illecito. Una società alberghiera utilizzava il marchio di un concorrente come parola chiave per i propri annunci sponsorizzati su Google, una pratica ritenuta atto di concorrenza sleale. Il giudice ha accolto il ricorso d'urgenza, emettendo un'inibitoria per vietare la prosecuzione della condotta e fissando una penale per ogni futura violazione, affermando che tale pratica lede la funzione distintiva del marchio e crea confusione nel consumatore.
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Nomina giudiziale liquidatore: l’intervento del Tribunale
A seguito del decesso del socio unico, gli eredi deliberano lo scioglimento di una società ma non riescono a nominare un liquidatore. Il Tribunale di Brescia, su ricorso degli stessi eredi, procede alla nomina giudiziale liquidatore ai sensi dell'art. 2487 c.c., definendone poteri e doveri per portare a termine la liquidazione del patrimonio sociale e prevenire la paralisi dell'attività.
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Abuso dipendenza economica: recesso contrattuale lecito
Una società di servizi ha citato in giudizio un importante cliente per l'interruzione di tre contratti di fornitura, sostenendo un abuso di dipendenza economica. Il Tribunale ha respinto le domande, stabilendo che la società attrice non ha fornito prove sufficienti della sua dipendenza, essendo un'impresa in espansione con una clientela diversificata. Il recesso è stato considerato un legittimo esercizio di un diritto previsto contrattualmente e non un abuso.
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Socio occulto: la responsabilità illimitata per i debiti
Un creditore agisce contro un presunto socio occulto di una s.a.s. estinta per recuperare un debito. Il Tribunale accoglie la domanda, riconoscendo la responsabilità illimitata del socio occulto sulla base delle prove della sua ingerenza nella gestione societaria, condannandolo al pagamento.
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Data contratto cessione credito: quando è valido?
Una società cede un credito, ma le parti non concordano sulla data del contratto. Il Tribunale chiarisce che la data del contratto di cessione del credito è quella dell'accordo formale scritto, non quella delle comunicazioni precedenti. Di conseguenza, i pagamenti ricevuti dal cedente prima di tale data sono legittimi.
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Scientia decoctionis: prova e revocatoria fallimentare
Il Tribunale di Brescia ha accolto un'azione revocatoria fallimentare, dichiarando inefficace un pagamento di 10.000 euro effettuato da una società pochi giorni prima della sua dichiarazione di fallimento. La decisione si fonda sulla prova della scientia decoctionis del creditore, ovvero la sua consapevolezza dello stato di insolvenza del debitore. Tale consapevolezza è stata desunta da una serie di indizi, tra cui il grave ritardo nel pagamento, la necessità di azioni legali per recuperare il credito e l'accettazione di una somma a saldo e stralcio notevolmente inferiore al debito originario.
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Decreto ingiuntivo: fattura elettronica è prova?
Un'azienda si opponeva a un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento di fatture relative a cali di giacenza di carburante, sostenendo l'insufficienza della fattura elettronica come prova scritta. Il Tribunale ha rigettato l'opposizione, confermando che la fattura elettronica è una prova adeguata per l'emissione del decreto ingiuntivo e che il creditore aveva fornito documentazione sufficiente a superare ogni contestazione.
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Sanzione alimentare: cosa fare se il prodotto è non conforme
Un'azienda produttrice di latte è stata multata per aver venduto un prodotto con aflatossine oltre i limiti senza attivare le procedure di ritiro. Nonostante un'assoluzione in sede penale, il Tribunale ha confermato in parte la sanzione amministrativa, riducendola da 18.000 a 12.000 euro. La decisione sottolinea che la sanzione alimentare per omesso ritiro è un illecito distinto dal reato di adulterazione, ribadendo gli stringenti obblighi di autocontrollo e comunicazione per gli operatori del settore.
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Legittimazione Passiva: Mediatore e Acquisto Società
Un'agenzia immobiliare ha citato in giudizio l'amministratrice di una società per il pagamento di una provvigione. Il Tribunale ha respinto la domanda, accogliendo l'eccezione di difetto di legittimazione passiva. È stato chiarito che, avendo l'amministratrice agito "per conto" della società, che è risultata l'effettiva acquirente dell'immobile, la pretesa creditoria doveva essere rivolta contro la società stessa e non contro la persona fisica che la rappresenta.
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Start-up innovativa: registro non prova i requisiti
Una società qualificata come start-up innovativa si è vista respingere il reclamo per l'ammissione alla liquidazione controllata. La Corte d'Appello di Milano, pur riconoscendo la tempestività della domanda, ha negato l'accesso alla procedura perché l'azienda non ha fornito prove concrete della sua natura innovativa (spese in R&S, brevetti, personale qualificato). La decisione sottolinea che la sola iscrizione formale nel registro speciale delle imprese non è sufficiente a dimostrare i requisiti sostanziali richiesti dalla legge.
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Scioglimento del rapporto sociale limitatamente a un socio
Nelle società di persone, in caso di scioglimento del rapporto sociale limitatamente a un socio, la responsabilità di quest’ultimo verso i terzi per le obbligazioni sociali anteriormente contratte si protrae finché dura il rapporto sociale, poiché il termine “responsabilità” (di cui all’art. 2290 c.c.) allude non già al momento in cui l’obbligazione è sorta, ma a quello in cui è divenuta esigibile ed è rimasta inadempiuta.
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Liquidazione controllata ex imprenditore: la decisione
Il Tribunale di Bolzano ha esaminato il caso di un ex imprenditore individuale. Pur dichiarando improcedibile la domanda di liquidazione giudiziale, poiché l'attività era cessata da oltre un anno, ha aperto la procedura di liquidazione controllata. La decisione si fonda sulla constatazione dello stato di sovraindebitamento dell'individuo, i cui debiti residui dall'attività d'impresa superavano i 50.000 euro, rendendolo un soggetto idoneo per questa specifica procedura di risoluzione della crisi.
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Misure protettive: la guida del Tribunale di Ancona
Il Tribunale di Ancona ha concesso misure protettive a una start-up in crisi, bloccando le azioni dei creditori per 90 giorni. La decisione si basa sulla necessità di favorire il buon esito della composizione negoziata, ritenuta strumento preferenziale per il risanamento aziendale rispetto alla liquidazione. Il provvedimento bilancia la protezione dell'impresa con i diritti dei creditori, sottolineando la funzionalità delle misure per preservare l'operatività aziendale durante le trattative.
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Prova del pagamento: fattura con ‘pagato’ non firmata
La Corte di Appello di Genova ha stabilito che la semplice dicitura 'pagato' su una fattura non costituisce prova del pagamento se non è accompagnata dalla firma del creditore. Nel caso esaminato, un'azienda che si opponeva a un decreto ingiuntivo non è riuscita a dimostrare di aver saldato il debito, vedendo il proprio appello respinto. La sentenza sottolinea l'importanza della quietanza firmata per avere efficacia probatoria.
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Responsabilità contrattuale assicurazione: il caso
Un'azienda produttrice sostituisce gratuitamente componenti difettosi a un cliente, sostenendo un costo significativo. Successivamente, chiede il rimborso alla propria compagnia assicurativa, ma la Corte d'Appello nega la copertura. La sentenza chiarisce che una polizza per responsabilità civile verso terzi (RCT/RCP) esclude la responsabilità contrattuale, coprendo solo i danni causati a terzi dal prodotto difettoso, non il costo di sostituzione del prodotto stesso.
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Cessione d’azienda: risoluzione e risarcimento danni
La Corte d'Appello di Genova ha esaminato un caso di risoluzione di un contratto di cessione d'azienda per mancato pagamento di una rata. La sentenza conferma la risoluzione ma riduce l'importo del risarcimento per la perdita di avviamento, sottolineando le conseguenze della contumacia in primo grado e i criteri per la quantificazione dei danni.
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Obblighi informativi intermediario: la sentenza
La Corte d'Appello di Genova ha parzialmente riformato una sentenza di primo grado, confermando la responsabilità di un intermediario finanziario per la violazione degli obblighi informativi. La decisione ribadisce che l'onere di provare di aver agito correttamente grava sulla banca. Tuttavia, la Corte ha ridotto il risarcimento dovuto ai clienti, poiché questi ultimi, avendo trasferito una parte dei titoli oggetto di causa, non sono stati in grado di dimostrare il danno e il nesso di causalità diretto con l'inadempimento dell'intermediario per quella specifica operazione.
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Danno da pratica scorretta: onere della prova
La Corte d'Appello di Genova ha riformato una sentenza di primo grado, negando il risarcimento a un consumatore nel contesto dello scandalo 'dieselgate'. La decisione chiarisce che, per ottenere un risarcimento, non è sufficiente dimostrare l'esistenza di una pratica commerciale scorretta da parte del produttore di auto. Il consumatore ha l'onere di provare il 'danno conseguenza' specifico e concreto, ovvero il pregiudizio economico effettivamente subito, e il nesso causale tra la pratica e tale danno. In assenza di questa prova, la domanda di risarcimento viene respinta.
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Denuncia vizi: il messaggio è una prova valida?
Una società produttrice di cosmetici ha perso un appello contro una società acquirente. La controversia riguardava una fornitura di prodotti risultati contaminati. La Corte ha stabilito che la denuncia vizi della cosa venduta, effettuata dall'acquirente tramite un semplice messaggio di testo, era valida e tempestiva. La decisione sottolinea che la prova dei difetti, fornita tramite analisi di un laboratorio terzo e testimonianze, era sufficiente per giustificare la revoca del decreto ingiuntivo di pagamento ottenuto dal produttore.
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