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Diritto Commerciale

Marchio forte: Tutela e inibitoria per imitazione
Un'ordinanza del Tribunale di Napoli affronta un caso di imitazione di un marchio storico nel settore della pasticceria. La decisione si concentra sul concetto di marchio forte, riconoscendo la piena tutela al titolare originale e inibendo l'uso del segno simile da parte del concorrente. Il giudice ha ritenuto che la riproduzione del patronimico, cuore del marchio anteriore, costituisse una violazione, ordinando la cessazione immediata dell'attività illecita e la rimozione di insegne e materiali promozionali.
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Disdetta contratto di locazione: preavviso tardivo
Una società ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per canoni di locazione di un impianto industriale. Pur avendo inviato una disdetta del contratto di locazione, il Tribunale ha stabilito che il preavviso era troppo breve per consentire lo smontaggio dell'impianto. Di conseguenza, la società è stata condannata a pagare i canoni fino alla data dell'effettiva rimozione del bene, confermando il decreto ingiuntivo.
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Abuso di dipendenza economica: prova e risarcimento
Una sentenza del Tribunale di Milano analizza un caso di presunto abuso di dipendenza economica di un'azienda produttrice multinazionale verso il suo distributore. Il Tribunale ha respinto la domanda di abuso per mancanza di prove, confermando la validità di un piano di rientro del debito. Tuttavia, ha condannato l'azienda produttrice a un risarcimento di 100.000 euro per aver violato il principio di buona fede, risolvendo il contratto in modo improvviso e senza un preavviso congruo, dopo aver tollerato i ritardi del distributore.
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Modifica unilaterale contratto: quando è legittima?
Una società si opponeva alla modifica unilaterale del contratto di fornitura energetica, invocando il blocco previsto dal Decreto Aiuti-bis. Il Tribunale di Milano ha dato ragione alla società fornitrice, stabilendo che l'aggiornamento delle tariffe alla scadenza delle condizioni economiche non costituisce una modifica illecita, ma una legittima applicazione del contratto stesso. Di conseguenza, la domanda della società cliente è stata respinta e quest'ultima è stata condannata a pagare le fatture basate sui nuovi prezzi.
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Azione revocatoria: cessione quote e frode creditore
Un creditore ha ottenuto la dichiarazione di inefficacia per la vendita di quote societarie tramite un'azione revocatoria. La società debitrice, in grave difficoltà finanziaria, aveva ceduto partecipazioni di valore al proprio amministratore unico. Il Tribunale di Milano ha stabilito che l'atto era pregiudizievole per le ragioni del creditore (eventus damni) e che sia il debitore sia l'acquirente (che coincidevano nella stessa persona fisica) erano consapevoli del danno (scientia damni e participatio fraudis), integrando i presupposti dell'art. 2901 c.c.
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Responsabilità professionale vigilanza: la polizza paga?
Un istituto di vigilanza, condannato a risarcire un cliente per un furto dovuto a negligenza, ha citato in giudizio la propria compagnia assicurativa per essere manlevato. L'assicurazione non si è presentata in giudizio. Il Tribunale ha accolto la domanda, condannando l'assicuratore a pagare l'intero importo dovuto in base alla polizza per responsabilità professionale vigilanza e sanzionandola inoltre per la mancata partecipazione alla mediazione obbligatoria.
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Sequestro conservativo: come ottenerlo
Una società in liquidazione ha ottenuto un sequestro conservativo contro l'erede di un ex amministratore. Il tribunale ha ravvisato sufficienti indizi di contratti immobiliari simulati e trasferimenti di fondi ingiustificati, volti a svuotare il patrimonio sociale. Il sequestro è stato concesso sulla base della condotta dell'erede, che ha fatto presumere un concreto rischio di dispersione dei beni per sottrarsi al pagamento.
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Opposizione a decreto ingiuntivo: guida al caso
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per fatture insolute, contestando la competenza territoriale e la validità delle prove. Durante la causa, la società salda il debito. Il Tribunale di Milano respinge l'opposizione a decreto ingiuntivo, confermando la legittimità del credito e condannando l'opponente al pagamento delle spese legali. La sentenza chiarisce che il pagamento, sebbene porti alla revoca del decreto, costituisce un'acquisizione definitiva della somma da parte del creditore quando l'opposizione è infondata.
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Tutela Marchio: stop a imitazione di mozzarella famosa
Un'azienda casearia ottiene una tutela del marchio contro un'imitazione. Il Tribunale di Milano ha ordinato a un negozio di cessare l'uso del nome e dell'immagine di una famosa mozzarella, riconoscendo il rischio di confusione per i consumatori e la violazione dei diritti di proprietà intellettuale della società produttrice.
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Confusione tra marchi: ‘FARINE’ vs ‘FARINELLA’
Una società titolare del marchio "FARINELLA" ha citato in giudizio un concorrente che utilizzava il segno "FARINE COFFEE & BAKERY", lamentando la contraffazione. La convenuta si è difesa sostenendo che "FARINELLA" fosse un marchio debole. Il Tribunale di Milano ha respinto questa tesi, qualificando "FARINELLA" come marchio di fantasia e quindi forte. Ha poi accertato la sussistenza di un'elevata somiglianza visiva, fonetica e concettuale tra i due segni, idonea a generare confusione tra marchi nel consumatore medio. Di conseguenza, ha inibito l'uso del marchio contraffatto, ordinandone la rimozione.
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Consegna a terzi: chi prova l’inadempimento?
Una società appaltatrice si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, sostenendo di non aver mai ricevuto la merce. Il Tribunale respinge l'appello, chiarendo che in un contratto con clausola di consegna a terzi, l'onere della prova del mancato recapito nel luogo pattuito spetta al compratore. La proprietà del bene, inoltre, si trasferisce con il semplice consenso, rendendo la consegna un'obbligazione successiva.
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Liquidazione controllata: ok per start-up innovativa
Una start-up innovativa, in stato di sovraindebitamento, ha ottenuto dal Tribunale di Brescia l'apertura della liquidazione controllata dei propri beni. Il tribunale ha verificato la sussistenza dei requisiti soggettivi, qualificando l'impresa come "minore", e oggettivi, confermando lo stato di crisi. La sentenza ha quindi avviato la procedura, nominando gli organi preposti e stabilendo una durata minima di tre anni.
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Riabilitazione protesto: come ottenerla in tribunale
Il Tribunale di Ancona ha concesso la riabilitazione da un protesto a un soggetto che ne aveva fatto istanza. La decisione si fonda sulla verifica di tre condizioni essenziali: l'avvenuto pagamento del debito originario, il decorso di almeno un anno dalla data del protesto e l'assenza di altri protesti a carico del richiedente nel medesimo periodo. Accertati questi requisiti, il giudice ha ordinato la cancellazione del protesto dal registro ufficiale, ripristinando la piena capacità creditizia del soggetto.
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Cessione del credito: diritti e tutele del debitore
Un tribunale si è pronunciato su un caso complesso di appalto e cessione del credito. Una società appaltatrice, dopo aver eseguito lavori di urbanizzazione, ha ceduto il proprio credito a un'altra società. Il committente si è rifiutato di pagare, contestando la validità della cessione e avanzando una domanda riconvenzionale per ritardi. La corte ha confermato la piena validità ed efficacia della cessione del credito, specificando che la notifica al debitore la rende opponibile. Ha inoltre rigettato la richiesta di una penale per ritardo, poiché il contratto non prevedeva un termine di ultimazione dei lavori chiaro e definito. Di conseguenza, il committente è stato condannato a pagare il credito ceduto, inclusi i lavori extra, alla società cessionaria.
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Provvedimento d’urgenza: no se manca il periculum
Una società proprietaria di una stazione di servizio ha richiesto un provvedimento d'urgenza (ex art. 700 c.p.c.) per la restituzione immediata dell'impianto da parte del gestore, a seguito di un illecito commesso da un dipendente di quest'ultimo. Il Tribunale di Ancona ha rigettato il ricorso, stabilendo che non sussisteva il requisito del 'periculum in mora', ovvero il pericolo di un danno imminente e irreparabile. La decisione sottolinea che un episodio isolato in un rapporto commerciale di lunga data e un danno di natura puramente economica non sono sufficienti a giustificare una misura cautelare così incisiva.
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Opposizione decreto ingiuntivo: come funziona?
Una società cliente ha presentato opposizione a un decreto ingiuntivo per bollette di luce e gas, contestando gli importi. Il Tribunale, a seguito di una perizia tecnica (CTU) che ha rilevato un calcolo errato dei prezzi dell'energia, ha revocato il decreto ingiuntivo originale. La società cliente è stata comunque condannata a pagare un importo inferiore, dimostrando l'efficacia dell'opposizione a decreto ingiuntivo in caso di fatturazioni errate.
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Responsabilità amministratore: onere della prova del danno
Una società ha richiesto un sequestro conservativo dei beni di un ex amministratore delegato, accusandolo di aver causato un ammanco di magazzino superiore a 3 milioni di euro. Il Tribunale ha respinto il ricorso, evidenziando che la società non ha fornito prove sufficienti per dimostrare né l'effettiva esistenza del danno né, soprattutto, il nesso di causalità tra la presunta perdita e la condotta dell'amministratore. La decisione sottolinea come, nell'ambito della responsabilità amministratore, l'onere della prova del danno e della sua riconducibilità alla gestione spetti alla società che agisce in giudizio.
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Liquidazione quota socio: cosa succede se muore?
La sentenza analizza il caso degli eredi di un socio di una società di persone che chiedevano la liquidazione della quota del defunto. Il Tribunale ha respinto la domanda, stabilendo che se il socio superstite, entro sei mesi dal decesso, delibera lo scioglimento della società, gli eredi non hanno diritto al pagamento immediato del valore della quota, ma devono attendere la conclusione della procedura di liquidazione della società per ricevere la loro parte del patrimonio netto residuo.
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Liquidazione Giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Ancona ha dichiarato l'apertura della Liquidazione Giudiziale nei confronti di una società formalmente agricola, ma la cui attività è stata ritenuta prevalentemente commerciale. La decisione si basa sullo stato di insolvenza della società, con debiti per oltre 300.000 euro, e sulla sua mancata costituzione in giudizio, che ha fatto scattare la presunzione di assoggettabilità alla procedura concorsuale.
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Keyword advertising: quando è concorrenza sleale?
Un'ordinanza del Tribunale specializzato in materia d'impresa analizza un caso di keyword advertising illecito. Una società alberghiera utilizzava il marchio di un concorrente come parola chiave per i propri annunci sponsorizzati su Google, una pratica ritenuta atto di concorrenza sleale. Il giudice ha accolto il ricorso d'urgenza, emettendo un'inibitoria per vietare la prosecuzione della condotta e fissando una penale per ogni futura violazione, affermando che tale pratica lede la funzione distintiva del marchio e crea confusione nel consumatore.
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