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Diritto Commerciale

Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura procedura
Il Tribunale di Torino ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per una società, su ricorso di un creditore. La decisione è basata sulla sussistenza di un conclamato stato di insolvenza, dimostrato da un ingente debito scaduto verso il ricorrente, debiti tributari e previdenziali significativi, e l'incapacità dell'impresa di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni. La sentenza nomina gli organi della procedura e stabilisce le scadenze per i creditori.
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Assistenza finanziaria: nullità acquisto azioni proprie
Il Tribunale di Torino si è pronunciato su un complesso caso di assistenza finanziaria. Alcuni investitori hanno citato in giudizio una banca per presunti illeciti in operazioni finanziarie. La corte ha dichiarato la nullità di un'operazione di acquisto di azioni della banca stessa, finanziata da un affidamento concesso dalla medesima, riducendo il debito degli attori. Tuttavia, ha rigettato gran parte delle altre domande, condannando gli investitori al pagamento del debito residuo e di ingenti spese legali, confermando la loro classificazione come clienti professionali.
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Sequestro giudiziario: come tutelarsi da cambiali
Un'impresa ha ottenuto dal Tribunale il sequestro giudiziario di venticinque cambiali emesse in favore di un creditore. I titoli erano stati consegnati nell'ambito di una proposta di accordo transattivo, poi non perfezionatosi. Poiché il creditore aveva già tentato di incassare la prima cambiale, il giudice ha concesso la misura cautelare per evitare il rischio di protesti, ravvisando sia la probabile fondatezza del diritto alla restituzione (fumus boni iuris), sia il pericolo di un danno imminente (periculum in mora).
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Apparecchi da gioco: la buona fede non basta
Il Tribunale di Torino ha respinto l'opposizione di un esercente contro una sanzione per l'uso di apparecchi da gioco non conformi. La sentenza stabilisce che la presunta "buona fede", basata sulle rassicurazioni del fornitore, non è sufficiente a escludere la responsabilità, poiché l'operatore professionale ha un preciso dovere di diligenza nel verificare la legalità delle attrezzature. Il giudice ha confermato che tali apparecchi, anche se funzionanti a gettoni, sono assimilabili alle slot machine e soggetti alle sanzioni previste, inclusa la chiusura temporanea dell'attività.
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Restituzione beni comodato: l’abbandono giustifica
Il Tribunale di Torino ha ordinato l'immediata restituzione di un impianto di distribuzione carburanti concesso in comodato. La decisione è stata presa a seguito dell'abbandono ingiustificato del bene da parte della società comodataria, che aveva falsamente comunicato di essere in liquidazione. Il giudice ha ritenuto sussistenti sia il 'fumus boni iuris', per il palese inadempimento contrattuale, sia il 'periculum in mora', dato il rischio di deperimento, furti e pericolo per la pubblica incolumità. Questa ordinanza cautelare conferma l'importanza della custodia e della corretta gestione dei beni ricevuti in comodato.
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Nullità fideiussione antitrust: l’onere della prova
Il Tribunale ha respinto l'opposizione a un decreto ingiuntivo presentata da due garanti. Essi sostenevano la nullità della fideiussione per violazione della normativa antitrust, basandosi sulla conformità del contratto a uno schema censurato. Il giudice ha stabilito che la mera conformità non è sufficiente, essendo necessario per i garanti (fideiussori) provare l'esistenza di un'intesa anticoncorrenziale a monte a cui la finanziaria avesse specificamente aderito, prova che non è stata fornita. La corte ha quindi confermato la validità del debito e del decreto ingiuntivo, rigettando la richiesta di nullità fideiussione antitrust.
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Opposizione a decreto ingiuntivo: quando è rigettata
Una società ha presentato opposizione a decreto ingiuntivo per un debito derivante da contratti pubblicitari, sostenendo che il debito fosse solo parziale e che una clausola fosse vessatoria. Il Tribunale di Torino ha rigettato l'opposizione, confermando l'ingiunzione di pagamento. La decisione si è basata sulla mancata prova delle eccezioni da parte della società opponente e sulla constatazione che la normativa a tutela del consumatore non si applica nei rapporti tra imprese. È stata inoltre respinta la richiesta di risarcimento per lite temeraria.
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Risoluzione anticipata: quando la penale è dovuta
Una società si è opposta a un decreto ingiuntivo relativo a fatture insolute e a una penale per la risoluzione anticipata di un contratto di fornitura, lamentando l'inadempimento della controparte. Il Tribunale di Torino ha respinto l'opposizione, ritenendo le contestazioni del debitore troppo generiche e non provate. Ha inoltre confermato la legittimità della clausola di risoluzione anticipata e della relativa penale, condannando la società opponente al pagamento delle somme dovute e delle spese legali.
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Pagamento creditore apparente: quando è valido?
Un'azienda si oppone a un decreto ingiuntivo, sostenendo di aver saldato il debito a un soggetto terzo che si era presentato come nuovo creditore (cessionario). Il Tribunale analizza il caso alla luce del principio del pagamento al creditore apparente (art. 1189 c.c.). La decisione distingue due periodi: i pagamenti effettuati prima di una diffida formale da parte del creditore originario sono considerati validi e liberatori, poiché basati su circostanze univoche che giustificavano la buona fede del debitore. Tuttavia, i pagamenti eseguiti dopo aver ricevuto la diffida, che allertava su possibili irregolarità, sono ritenuti inefficaci, poiché il debitore ha agito con colpa grave, omettendo la dovuta diligenza. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo viene revocato e l'importo dovuto ricalcolato, escludendo solo i pagamenti effettuati in buona fede.
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Lettera d’intenti: vincolante per terzi? Analisi
In una complessa vicenda su un progetto energetico, il Tribunale ha stabilito che una lettera d'intenti non è vincolante per una società creata appositamente per realizzare il progetto, ma che non l'ha mai sottoscritta. La sentenza ha inoltre dichiarato risolto un contratto di superficie collegato, applicando il principio di 'presupposizione', poiché lo scopo originario (il funzionamento dell'impianto) era venuto meno. Infine, ha regolato le pretese economiche incrociate tra le parti.
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Sanzione software senza licenza: la guida completa
Un'azienda è stata multata per oltre 28.000 euro per l'utilizzo di software non licenziato. Si è opposta alla sanzione, sostenendo che il calcolo per i programmi obsoleti fosse errato. Il tribunale ha respinto l'opposizione, confermando che la sanzione software senza licenza deve essere basata sul prezzo di mercato al momento dell'ispezione, anche per le versioni più vecchie. La precedente sentenza penale è stata un fattore determinante.
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Concorrenza sleale: no se l’azienda è inattiva
Un'impresa di onoranze funebri in liquidazione ha citato in giudizio una nuova ditta concorrente, gestita dal figlio di un socio, per concorrenza sleale. Il Tribunale di Torino ha respinto la domanda, stabilendo che non può esserci concorrenza sleale se l'impresa attrice è inattiva da tempo e la sua ripresa è improbabile, anche se formalmente ancora esistente. Inoltre, le condotte del convenuto, come l'uso del proprio cognome e la scelta di sedi vicine, sono state ritenute legittime e non idonee a creare confusione.
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Accordo verbale: WhatsApp prova il contratto
Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento di servizi di progettazione, negando l'esistenza di un incarico formale. Il Tribunale ha rigettato l'opposizione, confermando che un accordo verbale, provato tramite messaggi e note vocali su WhatsApp, è legalmente valido. La società opponente è stata inoltre condannata per lite temeraria, avendo avviato una causa pur conoscendo le prove a suo sfavore.
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Onere della prova: fatture non bastano in giudizio
Il Tribunale di Torino ha accolto l'opposizione a un decreto ingiuntivo di oltre 286.000 euro, revocandolo. La decisione si fonda sul principio dell'onere della prova: la società creditrice, pur avendo emesso fatture per servizi di spedizione, non è riuscita a dimostrare l'effettiva esecuzione delle prestazioni. La sentenza ribadisce che le fatture, da sole, non costituiscono prova sufficiente del credito nel giudizio di opposizione, e che i documenti auto-prodotti dal creditore mancano di valore probatorio.
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Cessione del credito: prova e oneri per il creditore
Una società di factoring ha citato in giudizio un'azienda sanitaria pubblica per ottenere il pagamento di crediti ceduti. Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda solo in minima parte, sottolineando che l'onere della prova principale per la cessione del credito e per il credito sottostante grava sul cessionario. Il tribunale ha stabilito che la produzione dei contratti di cessione, delle fatture e delle prove di consegna è fondamentale per dimostrare il diritto al pagamento.
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Indennità di occupazione: quando è dovuta?
Una società continua a occupare i locali commerciali dopo la scadenza del contratto di affitto di ramo d'azienda. Il Tribunale, respingendo l'opposizione al decreto ingiuntivo, ha chiarito che l'indennità di occupazione è dovuta per legge (art. 1591 c.c.) fino all'effettiva riconsegna, a prescindere dalla cessazione del contratto. La decisione si fonda anche su una confessione stragiudiziale dell'occupante.
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Liquidazione giudiziale: i presupposti per l’apertura
Il Tribunale di Torino ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per un'impresa individuale. La decisione si basa sulla presenza di un debito scaduto superiore a €30.000, sull'incapacità dell'imprenditore di dimostrare il possesso dei requisiti per essere considerato 'impresa minore' e sulla conclamata situazione di insolvenza, manifestata dall'impossibilità di far fronte regolarmente ai propri pagamenti. Questa sentenza chiarisce i presupposti fondamentali per l'avvio della procedura di liquidazione giudiziale.
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Riscatto leasing tardivo: è valido?
Una società ha tentato di esercitare l'opzione di riscatto di un'autovettura in leasing dopo la scadenza contrattuale, basandosi su comunicazioni con agenzie terze. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che il riscatto leasing tardivo non è valido se la società concedente ha già manifestato la volontà di avvalersi della decadenza e se non è provato che le agenzie terze avessero il potere di rappresentarla e di rinunciare a tale decadenza. La decisione sottolinea la rigidità dei termini contrattuali e l'onere della prova a carico di chi afferma l'esistenza di un potere di rappresentanza.
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Garanzia cessione quote: la sentenza della Corte
La Corte d'Appello di Roma ha esaminato un caso di garanzia nella cessione di quote societarie. Il venditore è stato condannato a risarcire l'acquirente a causa di una posta di bilancio ("rimanenze") rivelatasi inesigibile. La Corte ha rigettato l'appello, confermando che la garanzia sulla veridicità del patrimonio netto sociale è stata violata e che nuove eccezioni non possono essere sollevate per la prima volta in appello. La decisione sottolinea l'importanza della due diligence e la validità della garanzia cessione quote.
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Impugnazione lodo arbitrale e ordine pubblico: i limiti
Una sentenza della Corte d'Appello di Roma stabilisce i limiti dell'impugnazione lodo arbitrale per contrarietà all'ordine pubblico. Il caso riguardava un appello contro un lodo che aveva dichiarato un credito prescritto. La Corte ha ritenuto l'appello inammissibile, specificando che le norme sulla prescrizione attengono all'ordine pubblico 'interno' e la loro violazione non giustifica l'annullamento del lodo, riservato a violazioni di principi fondamentali ('ordine pubblico internazionale').
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