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Diritto Commerciale

Concessione abusiva di credito: la responsabilità
Una società finanziaria è stata condannata per concessione abusiva di credito dopo aver stipulato un accordo transattivo con un'impresa già in grave dissesto. La Corte di Appello di Firenze ha confermato la sentenza di primo grado, ritenendo la finanziaria responsabile per aver aggravato lo stato di insolvenza dell'impresa, non essendoci ragionevoli prospettive di risanamento. Il danno è stato quantificato nelle somme percepite dalla finanziaria in forza dell'accordo illecito.
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Revoca contributo pubblico: l’onere formale vince
Una società agricola si è vista confermare la revoca di un contributo pubblico per non aver inviato la documentazione periodica richiesta. La Corte di Appello di Firenze ha stabilito che gli adempimenti formali previsti dal bando sono inderogabili e che la notifica via PEC è valida anche con denominazione incompleta, se inviata all'indirizzo ufficiale. La decisione sottolinea la prevalenza degli oneri formali nella gestione dei fondi pubblici e i limiti del sindacato del giudice civile sulle scelte discrezionali della P.A.
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Risoluzione contratto fallimento: la guida completa
Un'impresa chiede la risoluzione di un contratto e la restituzione di somme. La controparte fallisce e il processo si interrompe automaticamente. La Corte d'Appello, dopo aver annullato gli atti successivi al fallimento, dichiara la domanda di risoluzione contratto fallimento improcedibile, perché di competenza esclusiva del Giudice Delegato per garantire la par condicio creditorum.
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Contratto di concessione di vendita: prova e recesso
Una società distributrice si opponeva a un decreto ingiuntivo per fatture non pagate, avanzando domande riconvenzionali di risarcimento per il recesso abusivo da un presunto contratto di concessione di vendita esclusiva trentennale e per provvigioni non pagate. La Corte d'Appello di Firenze ha confermato la decisione di primo grado, rigettando le domande del distributore. La Corte ha ritenuto le richieste di prova testimoniale inammissibili per genericità, poiché non specificavano le circostanze di tempo, luogo e contenuto degli accordi verbali. In assenza di una prova rigorosa del contratto, le pretese di risarcimento sono state respinte.
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Recesso socio: efficacia della comunicazione
Una socia di una società di persone comunicava il recesso per giusta causa. Il Tribunale, pur negando la giusta causa, riconosceva il recesso con preavviso, facendolo decorrere da una seconda comunicazione. La Corte di Appello ha riformato la decisione, stabilendo che la data di efficacia del recesso socio decorre dalla prima comunicazione, la quale, anche se infondata nella motivazione, si converte automaticamente in un recesso con preavviso. La sentenza chiarisce un punto fondamentale sulla certezza dei rapporti societari.
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Riduzione compensi gioco lecito: la decisione
Una sentenza della Corte di Appello di Firenze ha confermato la condanna di una società di gestione di apparecchi da gioco a pagare una somma a una società concessionaria a titolo di 'riduzione compensi gioco lecito', un prelievo introdotto dalla Legge di Stabilità 2015. La Corte ha rigettato tutti i motivi di appello, stabilendo la competenza territoriale del Tribunale in base al domicilio del creditore al momento della scadenza dell'obbligazione. Ha inoltre ritenuto manifestamente infondata la questione di costituzionalità sul criterio di calcolo del prelievo, basato sul numero di apparecchi anziché sul volume delle giocate, e ha confermato che il gestore è responsabile del versamento, avendo trattenuto indebitamente somme destinate alla filiera.
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Promessa di pagamento: onere della prova e assegno
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo basato su un assegno, negando l'esistenza del prestito sottostante e sostenendo anzi un proprio credito verso l'ex amministratore. Il Tribunale ha accolto l'opposizione, chiarendo che quando il debitore contesta specificamente il titolo del debito (il "perché" della dazione di denaro), l'onere di provare il contratto di mutuo torna in capo al creditore. La sola promessa di pagamento derivante dall'assegno non è sufficiente se il creditore non dimostra il fondamento della sua pretesa.
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Misure protettive: la conferma nel concordato
Il Tribunale di Sondrio ha confermato le misure protettive richieste da una società nell'ambito di una procedura di concordato semplificato. Il decreto chiarisce che le misure sono efficaci dalla data di pubblicazione della domanda nel Registro delle Imprese e che il giudice deve confermarle o revocarle entro 30 giorni. La durata è stata fissata in 125 giorni, calcolando il periodo residuo rispetto ai 12 mesi massimi, avendo la società già usufruito di 240 giorni di protezione in una precedente procedura.
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Clausola vessatoria: quando è valida se illeggibile?
Una società di telecomunicazioni appella una sentenza che l'aveva condannata per un disservizio, contestando la competenza territoriale del tribunale. La Corte d'Appello accoglie l'appello, basandosi sulla validità di una clausola vessatoria che stabiliva un foro esclusivo. Sebbene la clausola fosse scritta con caratteri poco leggibili, la Corte ha stabilito che, in assenza di una contestazione al momento della firma, la clausola è da ritenersi valida e approvata, ribaltando la decisione di primo grado e trasferendo la causa al tribunale indicato nel contratto.
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Cambiale incompleta: vale come promessa di pagamento?
Un creditore aveva ottenuto un decreto ingiuntivo basato su alcune cambiali. Gli eredi del debitore si erano opposti, sostenendo che i titoli fossero incompleti e quindi nulli. Il Tribunale aveva dato loro ragione, revocando il decreto. La Corte d'Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che una cambiale incompleta, sebbene non valida come titolo di credito, funge da promessa di pagamento. Questo inverte l'onere della prova: spetta al debitore dimostrare l'inesistenza del debito. Poiché gli eredi non hanno fornito tale prova, il decreto ingiuntivo è stato confermato.
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Fideiussione omnibus: validità e onere della prova
Una società e i suoi garanti si opponevano a un decreto ingiuntivo per un debito bancario, sollevando questioni sulla validità di un contratto derivato e di una fideiussione omnibus. La Corte d'Appello ha respinto le principali doglianze, chiarendo che la prova della natura anticoncorrenziale della fideiussione spetta a chi la eccepisce e che la banca adempie al suo onere probatorio depositando contratto e estratti conto. La sentenza ha inoltre affermato che la garanzia si estende ai debiti derivanti da operazioni finanziarie se confluiti nel conto corrente garantito, accogliendo parzialmente gli appelli incidentali.
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Onere probatorio: contratto disconosciuto, che fare?
Una società ottiene un decreto ingiuntivo per una fornitura non pagata. Il presunto debitore si oppone, negando di aver mai ordinato la merce e disconoscendo la firma sul contratto. La società creditrice non chiede la verificazione della firma. Il Tribunale accoglie l'opposizione, revocando il decreto ingiuntivo perché la società non ha assolto al proprio onere probatorio di dimostrare l'autenticità del contratto, fondamento della sua pretesa.
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Canone concessorio: nullo l’accordo che lo riduce
Una sentenza del Tribunale di Milano ha dichiarato la nullità di un accordo tra un Ente Locale e una società di distribuzione del gas che riduceva il canone concessorio dovuto dopo la scadenza del contratto. La decisione si fonda sulla natura imperativa delle norme che regolano il settore, le quali, anche con efficacia retroattiva, impongono il pagamento del canone originario per tutelare la finanza pubblica. La società è stata condannata a versare le differenze non pagate.
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Risarcimento danni indiretti: limiti e prova del nesso
Un'impresa richiede a un'assicurazione un ingente risarcimento per il proprio tracollo finanziario, attribuendolo al mancato indennizzo per un furto. Il Tribunale di Milano respinge la domanda: il diritto all'indennizzo diretto era prescritto, mentre per il risarcimento danni indiretti mancavano i requisiti di prevedibilità e del nesso causale tra il mancato pagamento e il dissesto aziendale.
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Transazione novativa: come annulla un contratto
Una società di leasing e un'impresa utilizzatrice, dopo la risoluzione di un contratto, stipulano una transazione novativa per la bonifica e vendita di un immobile. L'utilizzatrice cita in giudizio la società di leasing per inadempimento dell'accordo. Il Tribunale, riconoscendo l'effetto estintivo della transazione sul contratto originario, respinge tutte le doglianze relative al leasing. Basandosi su una perizia tecnica (CTU), il giudice calcola i costi che la società poteva legittimamente trattenere dal ricavato della vendita, condannandola a versare all'utilizzatrice la somma residua di € 881.927,85.
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Opposizione decreto ingiuntivo fornitura: il rigetto
Il Tribunale di Milano ha rigettato l'opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura di energia elettrica non pagata. La società cliente aveva contestato la competenza territoriale, la validità del contratto firmato elettronicamente e l'eccessività dei consumi. Il giudice ha respinto tutte le eccezioni, ritenendo incompleta quella sulla competenza, pienamente valido il contratto con firma OTP, e generiche le contestazioni sui consumi, poiché l'onere di provare il malfunzionamento del contatore gravava sul cliente. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo è stato confermato.
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Risoluzione contratto leasing: guida alla sentenza
Un'impresa si oppone alla restituzione di un bene in leasing dopo la risoluzione contratto leasing per mancato pagamento. Il Tribunale respinge l'opposizione, confermando che l'onere di provare il pagamento spetta al debitore e la risoluzione è legittima.
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Inadempimento contratto leasing: furto e canoni dovuti
Un'impresa si è vista negare la copertura per il furto di un bene in leasing a causa di un canone non pagato alla data dell'evento. Il Tribunale ha confermato che l'inadempimento del contratto di leasing, anche minimo, può attivare clausole di esclusione della responsabilità, obbligando l'utilizzatore a pagare sia i canoni scaduti che un'indennità pari ai canoni futuri. La sentenza sottolinea l'importanza di rispettare puntualmente ogni scadenza contrattuale.
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Impossibilità sopravvenuta: quando non estingue il debito
Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, sostenendo l'estinzione del contratto per impossibilità sopravvenuta, avendo perso la disponibilità del sito di consegna. Il Tribunale ha respinto l'opposizione, chiarendo che la causa dell'impossibilità (la scadenza di un altro contratto) era imputabile alla sfera di controllo della società stessa e non un evento esterno e imprevedibile. Di conseguenza, il debito è stato confermato.
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Responsabilità precontrattuale esclusa se c’è obbligo
Una società che gestisce RAEE ha citato in giudizio un consorzio centrale per responsabilità precontrattuale, sostenendo di non essere stata informata di modifiche regolamentari onerose prima della sua adesione. Il Tribunale ha respinto la domanda, sottolineando che, per una parte dell'attività, l'adesione era un obbligo di legge, il che limita la negoziazione. Di conseguenza, la nozione di responsabilità precontrattuale non è pienamente applicabile. La corte ha inoltre evidenziato la mancanza di diligenza dell'attrice nel verificare le regole, che erano soggette a modifiche secondo lo statuto del consorzio. Le pretese della società sono state respinte.
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