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Diritto Commerciale

Supersocietà di fatto: fallimento e requisiti
La Corte d'Appello di Venezia, con la sentenza del 13.02.2025 relativa ai procedimenti n. 2083/2024 e 2094/24, conferma il fallimento di una 'supersocietà di fatto' e dei suoi soci per ripercussione. Il caso riguarda un complesso schema di evasione IVA nel settore petrolifero, dove più società e persone fisiche hanno agito con un unico scopo illecito, mettendo in comune beni e attività. La Corte ha stabilito che l'esistenza di un'impresa collettiva con un distinto scopo illecito, la commistione patrimoniale e la sistematica distribuzione di profitti sono elementi sufficienti per identificare una supersocietà di fatto, giustificandone il fallimento esteso ai soci illimitatamente responsabili.
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Responsabilità della banca per diamanti: la sentenza
La Corte d'Appello ha ritenuto un istituto di credito responsabile per i danni subiti da un cliente a seguito dell'acquisto di diamanti da investimento, proposti dalla banca stessa ma venduti da una società terza. La sentenza ha stabilito la piena responsabilità della banca in virtù del 'contatto sociale qualificato', riformando la decisione di primo grado sulla prescrizione. La Corte ha chiarito che il termine per richiedere il risarcimento decorre non dall'acquisto, ma dal momento in cui il cliente ha avuto concreta conoscenza del danno, coincidente con il fallimento della società venditrice. Di conseguenza, la banca è stata condannata al risarcimento integrale del danno, comprensivo anche degli acquisti più datati.
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Sospensione lodo arbitrale: quando è infondata
Una società ha impugnato un lodo arbitrale e richiesto la sospensione dei suoi effetti, adducendo gravi danni alla propria operatività. La Corte d'Appello ha respinto l'istanza di sospensione lodo arbitrale, non ravvisando né la manifesta fondatezza dell'impugnazione né la sussistenza di gravi motivi. La Corte ha chiarito che eventuali difficoltà gestionali della società derivano dalla sua situazione statutaria interna e non dall'esecutività del lodo. Di conseguenza, ha sanzionato la società per aver presentato un'istanza palesemente infondata.
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Interpretazione clausole assicurative: furto e danni
Una sentenza della Corte d'Appello ha stabilito che i danni a un immobile causati durante un furto non rientrano nella copertura per "atti vandalici o dolosi" se tale clausola è inserita nella sezione specifica "Eventi socio-politici" e il rischio furto è espressamente escluso dalla polizza. La decisione si basa su una rigorosa interpretazione delle clausole assicurative, che privilegia il contesto contrattuale rispetto al significato letterale di una singola frase. La Corte ha riformato la sentenza di primo grado, condannando l'assicurato a restituire l'indennizzo percepito.
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Polizza fideiussoria: cauzione o fideiussione?
Una sentenza della Corte d'Appello di Torino chiarisce la natura giuridica della polizza fideiussoria. Il caso riguardava una compagnia assicuratrice che rifiutava il pagamento a un'azienda beneficiaria, sostenendo che quest'ultima non avesse rispettato i termini di decadenza previsti dall'art. 1957 c.c. per la fideiussione. La Corte ha stabilito che il contratto in questione non era una fideiussione tipica, ma una cauzione, ovvero un contratto atipico di garanzia. La decisione si fonda sulla volontà delle parti, espressa in clausole contrattuali che creavano una regolamentazione autonoma e completa, escludendo l'applicazione delle norme codicistiche sulla fideiussione. Di conseguenza, la compagnia assicuratrice è stata condannata al pagamento.
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Beneficium excussionis: onere della prova del creditore
La Corte d'Appello di Torino ha confermato che il creditore di una società non può agire esecutivamente contro il socio illimitatamente responsabile senza prima aver provato l'insufficienza del patrimonio sociale. La sentenza chiarisce che l'onere di fornire tale prova, attraverso un'infruttuosa escussione, grava sul creditore stesso, secondo il principio del beneficium excussionis. Una semplice allegazione di incapienza o un'esecuzione presso terzi non conclusiva non sono considerate prove sufficienti.
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Appello inammissibile: quando mancano i motivi
Una società ha proposto appello avverso una sentenza che aveva respinto le sue richieste di pagamento per crediti ceduti. La Corte d'Appello ha dichiarato l'appello inammissibile perché l'appellante si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni del primo grado, senza muovere critiche specifiche alla decisione del Tribunale. La sentenza sottolinea che, in tema di onere della prova, il cessionario deve dimostrare il titolo e l'esistenza del credito, non essendo sufficienti documenti unilaterali. L'appellante è stato condannato al pagamento delle spese e al risarcimento per lite temeraria.
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Finanziamento prededucibile: ok del Tribunale
Una società in composizione negoziata della crisi ha richiesto l'autorizzazione per un finanziamento prededucibile di 2 milioni di euro dai soci. Il Tribunale di Monza ha concesso l'autorizzazione, riconoscendo la natura prededucibile del finanziamento in quanto funzionale alla continuità aziendale e al miglior soddisfacimento dei creditori rispetto alla liquidazione. Il Tribunale ha chiarito che l'autorizzazione può essere concessa anche per somme già erogate.
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Inadempimento contrattuale: la restituzione del premio
Un fornitore di bevande ha citato in giudizio un gestore di locali per inadempimento contrattuale, non avendo quest'ultimo rispettato l'obbligo di acquisto minimo pattuito. A fronte dell'accordo, il fornitore aveva versato una somma a titolo di incentivo. Il Tribunale ha condannato il gestore, rimasto contumace, alla restituzione proporzionale della somma e al pagamento delle fatture insolute, ribadendo i principi sull'onere della prova.
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Patto di prova agenzia: valido senza preavviso?
Un agente ha contestato la validità del patto di prova agenzia dopo il recesso della società preponente. Il Tribunale di Monza ha respinto il ricorso, confermando che la clausola che esclude il preavviso durante la prova è legittima. La sentenza chiarisce che l'indennità di cessazione è dovuta solo se l'agente dimostra di aver procurato nuovi clienti o vantaggi sostanziali per la preponente, prova che in questo caso è mancata.
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Liquidazione giudiziale: quando si è insolventi?
Il Tribunale di Monza ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale di una società edile su istanza di un creditore. La decisione si fonda sulla prova dello stato di insolvenza, desunto da ingenti debiti fiscali e previdenziali, dall'irreperibilità della società e da un pignoramento infruttuoso, evidenziando come l'onere di provare la non soggezione alla procedura gravi sul debitore.
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Responsabilità intermediari finanziari: la sentenza
La Corte d'Appello di Roma ha confermato le sanzioni pecuniarie emesse da un'Autorità di Vigilanza nei confronti di una società finanziaria e del suo amministratore delegato. Il caso verte sulla responsabilità degli intermediari finanziari per gravi carenze nella governance, nella gestione dei rischi (in particolare liquidità e rischi operativi) e per perdite patrimoniali che hanno portato i fondi propri a un valore negativo. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, inclusa l'eccezione sulla scadenza dei termini del procedimento, affermando la piena legittimità dell'azione dell'Autorità e la proporzionalità delle sanzioni inflitte.
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Mala gestio assicurativa: risarcimento e limiti
Una sentenza della Corte d'Appello affronta il tema della mala gestio assicurativa. A seguito di un infortunio mortale sul lavoro, l'assicurazione tardava a liquidare il danno. L'azienda assicurata, per evitare conseguenze penali, ha pagato di tasca propria un anticipo ai familiari della vittima. La Corte ha confermato la responsabilità dell'assicuratore per il ritardo ingiustificato (mala gestio) e per il conseguente danno all'immagine subito dall'assicurata, ma ha annullato la condanna generica a risarcire danni futuri ritenuti non più probabili.
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Conclusione del contratto: l’ordine non firmato
Un negozio di abbigliamento ha citato in giudizio un fornitore per mancata consegna della merce. La Corte d'Appello ha stabilito che la conclusione del contratto non è mai avvenuta, poiché il modulo d'ordine inviato dal negozio, non essendo stato firmato per accettazione dal fornitore, costituiva una semplice proposta. Clausole come "salvo approvazione della casa" confermano la necessità di un'accettazione formale, escludendo che il silenzio potesse perfezionare l'accordo.
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Accordo transattivo: la sua efficacia estintiva
Una società immobiliare ha citato in giudizio un partner commerciale per la restituzione di acconti versati per operazioni non andate a buon fine. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, stabilendo che un precedente accordo transattivo tra le parti aveva già risolto la questione. La sentenza chiarisce che una rinuncia generica alle pretese contenuta in un accordo transattivo è sufficiente a coprire tutte le questioni sollevate in quel procedimento, impedendo che vengano riproposte in una nuova causa.
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Inadempimento contrattuale fornitore: guida pratica
Un fornitore non ha consegnato la documentazione essenziale per un'attrezzatura ludica e non ha corretto i vizi presenti. L'acquirente ha quindi sospeso i pagamenti. La Corte d'Appello ha confermato l'inadempimento contrattuale del fornitore, ricalcolando il danno a favore del cliente. Ha però negato il risarcimento per la maggiore IVA versata, ritenendola un costo neutro per l'impresa. La sospensione dei pagamenti da parte del cliente è stata giudicata legittima.
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Nomina revisore legale: il decreto del Tribunale revocato
La Corte d'Appello di Trieste ha revocato un decreto del Tribunale che nominava un sindaco unico per una società. La decisione si basa sul fatto che la società, seppur in ritardo, aveva già provveduto autonomamente alla nomina del revisore legale prima che il provvedimento giudiziale diventasse definitivo. Questo caso sottolinea l'importanza dell'adempimento tempestivo degli obblighi societari per evitare l'intervento del Tribunale.
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Contratto autonomo di garanzia: la parola al Giudice
Il Tribunale di Verona ha rigettato l'opposizione a un decreto ingiuntivo, chiarendo la natura del contratto autonomo di garanzia. La sentenza stabilisce che, a differenza della fideiussione, tale contratto obbliga il garante al pagamento 'a prima richiesta', senza poter sollevare eccezioni relative al rapporto principale. La presenza di clausole come 'pagamento a semplice richiesta' qualifica il contratto come autonomo, rendendo inapplicabili le tutele previste dall'art. 1957 c.c. per il fideiussore e confermando la piena legittimità dell'azione di regresso del garante che ha pagato.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Con la sentenza del 19/05/2025, il Tribunale di Verona, Sezione Procedure Concorsuali, ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società commerciale. La decisione scaturisce dal ricorso di un creditore per un debito di quasi 900 mila euro. Il Tribunale ha accertato lo stato di insolvenza della società, basandosi su prove quali il mancato deposito dei bilanci, l'ingente debito fiscale e l'esito infruttuoso dei pignoramenti. La sentenza conferma che la presenza di questi elementi, unita al superamento delle soglie di legge, costituisce presupposto sufficiente per avviare la procedura di liquidazione giudiziale.
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Responsabilità solidale appalti: la guida completa
La Corte d'Appello conferma la condanna di un consorzio per la responsabilità solidale appalti riguardo ai contributi evasi da una cooperativa subappaltatrice. La sentenza chiarisce che la responsabilità del committente e dell'appaltatore sorge per legge, a prescindere dal loro controllo diretto sulla gestione del personale del subappaltatore. La violazione contributiva accertata a carico del datore di lavoro si estende automaticamente a tutta la filiera contrattuale.
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