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Diritto Commerciale

Prova titolarità credito: basta la Gazzetta Ufficiale?
Una sentenza della Corte di Appello analizza la questione della prova della titolarità del credito in caso di cessione in blocco. La Corte ha stabilito che la pubblicazione dell'avviso in Gazzetta Ufficiale, se sufficientemente dettagliata, è una prova adeguata, senza necessità di produrre il contratto di cessione. L'appello, basato sulla presunta mancanza di prova della titolarità del credito e sull'inefficacia dell'interruzione della prescrizione, è stato respinto. La Corte ha chiarito che l'appellante era un coobbligato solidale e non un garante autonomo, rendendo l'atto interruttivo valido anche nei suoi confronti.
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Compenso professionista: quando la nullità dell’accordo
La Corte d'Appello di Bologna riforma una sentenza di primo grado relativa al compenso di un professionista. La Corte dichiara nullo per indeterminatezza l'accordo che legava il pagamento a una percentuale del "beneficio ottenibile", in quanto non ancorato a parametri oggettivi. Di conseguenza, il giudice ridetermina il compenso del professionista applicando le tariffe professionali legali, riducendo significativamente l'importo dovuto dagli appellanti e distinguendo le prestazioni rese a loro da quelle fornite a soggetti terzi.
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Iscrizione gestione commercianti: socio e affitto
La Corte di Cassazione ha stabilito che un socio accomandatario, la cui società si limita a percepire canoni di locazione da un immobile di proprietà, non è obbligato all'iscrizione alla Gestione Commercianti. Secondo i giudici, la mera locazione non costituisce di per sé un'attività commerciale ai fini previdenziali, a meno che non sia inserita in un contesto più ampio di servizi. La decisione sottolinea che l'obbligo di iscrizione gestione commercianti sorge solo con la prova di una partecipazione personale, abituale e prevalente del socio all'attività d'impresa.
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Appalto illecito: la conferma della condanna
Un'impresa edile individuale ha impugnato una condanna per aver utilizzato lavoratori attraverso un subappalto fittizio. La Corte d'Appello ha confermato la decisione, qualificando il rapporto come appalto illecito. La sentenza si basa sulle prove che dimostrano come il committente gestisse direttamente i lavoratori, mentre l'impresa subappaltatrice fungeva da mero schermo per la fornitura di personale, priva della reale autonomia organizzativa e del rischio d'impresa necessari per un appalto genuino.
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Produttori assicurativi diretti: obbligo INPS chiarito
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 34271/2019, ha stabilito che i produttori assicurativi diretti, ovvero coloro che hanno un rapporto diretto con la compagnia di assicurazioni, non sono automaticamente obbligati all'iscrizione presso la Gestione Commercianti. La Corte ha chiarito che tale obbligo, previsto dall'art. 44 del d.l. 269/2003, si applica solo ai produttori collegati ad agenzie o sub-agenzie. Per i produttori diretti, l'inquadramento previdenziale dipende dalle concrete modalità di svolgimento dell'attività: iscrizione alla Gestione Commercianti se svolta in forma d'impresa, o alla Gestione Separata se esercitata come attività di lavoro autonomo coordinato e continuativo.
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Denuncia dei vizi: come e quando contestare i difetti
Una società committente si opponeva al pagamento del saldo di una fattura per la riparazione di un macchinario, lamentando vizi nell'opera. La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, rigettando l'appello. La ragione principale è che la denuncia dei vizi è stata ritenuta tardiva e inefficace, in quanto comunicata verbalmente a un dipendente non autorizzato a riceverla e formalizzata via email oltre i termini di legge. La Corte ha inoltre stabilito che i pagamenti parziali effettuati senza riserve e la mancata contestazione immediata della fattura costituiscono un'accettazione dell'opera.
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Locazione immobili e contributi INPS: quando è dovuta?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice attività di locazione di immobili di proprietà di una società non costituisce attività commerciale. Di conseguenza, il socio amministratore non è tenuto all'iscrizione e al versamento dei contributi alla gestione commercianti dell'INPS. La sentenza chiarisce che per far scattare l'obbligo contributivo, l'attività di locazione immobili e contributi INPS deve inserirsi in un contesto più ampio di prestazione di servizi, come l'intermediazione immobiliare, e non limitarsi al mero godimento del bene.
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Iscrizione Gestione Commercianti: No per mero affitto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20825/2019, ha stabilito che l'amministratore di una società la cui unica attività consiste nella locazione di immobili di proprietà (mero godimento) non è tenuto all'iscrizione alla Gestione Commercianti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell'ente previdenziale, confermando che tale attività non integra i presupposti dell'attività commerciale richiesta ai fini contributivi, a meno che non sia inserita in un più ampio contesto di prestazione di servizi.
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Estinzione del giudizio: la guida completa
In un caso di appello riguardante una cessione di quote societarie, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la parte appellante ha rinunciato agli atti prima della costituzione in giudizio della controparte. La Corte d'Appello ha quindi dichiarato l'estinzione del giudizio, senza pronunciarsi sulle spese legali e chiarendo che non è dovuto il raddoppio del contributo unificato. La parola chiave del caso è estinzione del giudizio.
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Clausola risolutiva espressa: quando è grave inadempimento
Una società fornitrice di caffè ha ottenuto la risoluzione di un contratto a causa del mancato acquisto della quantità minima pattuita da parte di un cliente. La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo che l'inadempimento era già conclamato prima dell'emergenza Covid-19. La presenza di una clausola risolutiva espressa nel contratto, che qualificava specificamente tale mancanza come 'grave inadempimento', ha reso irrilevante ogni successiva valutazione sulla sua importanza, legittimando il recesso del fornitore.
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Appalto lavori stradali e danni a terzi: la guida
Un Comune, dopo aver risarcito un ciclista per un incidente causato da una buca, agisce in rivalsa contro la società concessionaria dei lavori stradali. La Corte d'Appello chiarisce che la responsabilità in un appalto di lavori stradali segue la catena dei contratti. La concessionaria è responsabile verso il Comune, ma può rivalersi integralmente sull'appaltatrice, che a sua volta può rivalersi sulla subappaltatrice esecutrice dei lavori. L'onere finale ricade su chi ha materialmente eseguito l'opera.
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Prova cessione crediti: la G.U. non basta
Una società e i suoi garanti hanno appellato una sentenza che aveva parzialmente confermato un debito verso una banca. La questione decisiva è diventata la prova della cessione dei crediti, avvenuta a favore di una nuova entità finanziaria. La Corte d'Appello, pur respingendo i motivi d'appello iniziali su calcolo degli interessi e nullità della fideiussione, ha dato ragione agli appellanti su un punto cruciale. Ha stabilito che la nuova società non aveva fornito una prova adeguata del trasferimento del credito, poiché la sola pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (G.U.) è insufficiente quando l'esistenza stessa della cessione viene contestata. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato il difetto di titolarità del credito in capo alla nuova entità.
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Competenza territoriale debito liquido: la decisione
La Corte d'Appello di Bologna ha rigettato l'appello di un ente pubblico contro un fornitore di energia, confermando la decisione di primo grado. Il caso verteva sulla contestazione di un decreto ingiuntivo per bollette non pagate. La Corte ha stabilito che la competenza territoriale spetta al tribunale del luogo dove ha sede il creditore, poiché il debito, basato su fatture con dati precisi, è da considerarsi liquido. Viene quindi applicato il principio del 'forum destinatae solutionis' per la competenza territoriale debito liquido, escludendo la necessità di una perizia tecnica (CTU) richiesta dal debitore, ritenuta meramente esplorativa.
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Omessa collaborazione: quando il cliente deve pagare
Una società committente si opponeva al pagamento del saldo di un contratto di consulenza, lamentando l'inadempimento della società fornitrice. La Corte d'Appello ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo che la mancata esecuzione dell'ultima fase del progetto era imputabile all'omessa collaborazione della stessa committente, che aveva interrotto le comunicazioni. Di conseguenza, pur risolvendo il contratto per la parte non eseguita, ha condannato la cliente al pagamento delle fasi di lavoro già completate.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura
Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per un'impresa in grave stato di dissesto. La decisione si basa sull'enorme esposizione debitoria (oltre 2,6 milioni di euro) a fronte di un attivo irrisorio (€ 37), sulla richiesta dei creditori e sulla stessa adesione del debitore. La sentenza nomina il Giudice Delegato e il Curatore, fissando le scadenze per la procedura di accertamento del passivo.
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Privilegio artigiano per consorzi: la decisione
Un consorzio di imprese artigiane si è visto negare il privilegio artigiano su un credito vantato verso una società fallita. Il tribunale di merito aveva escluso il privilegio a causa della natura giuridica del consorzio, ritenuta incompatibile con la nozione di impresa artigiana. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione complessa e non di pronta soluzione. Pertanto, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rimetterlo alla discussione in pubblica udienza presso la sezione semplice, per un esame più approfondito.
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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura
Un'impresa del settore alimentare, gravata da ingenti debiti verso fornitori, erario ed enti previdenziali, è stata dichiarata in stato di liquidazione giudiziale dal Tribunale di Bergamo. La sentenza evidenzia lo stato di grave dissesto finanziario, l'incapacità di far fronte alle obbligazioni e la mancata costituzione in giudizio del debitore. Il Tribunale ha nominato un curatore e un giudice delegato, fissando i termini per il deposito dei bilanci e l'udienza di verifica dei crediti, applicando le norme del Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza (CCII).
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Sospensione decreto ingiuntivo per gravi motivi
Un'ordinanza giudiziaria ha concesso la sospensione di un decreto ingiuntivo, ritenendo fondata l'opposizione per gravi motivi. L'opponente ha eccepito con successo la natura condizionata del credito, legato al perfezionamento di una cessione di quote societarie, il beneficio di preventiva escussione della società, e la possibilità di compensare il debito con propri crediti. Il giudice ha sospeso la provvisoria esecuzione in attesa della definizione del merito della causa.
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Precetto nullo: la girata post-cancellazione societaria
Il Tribunale di Bergamo ha confermato la sospensione di una procedura esecutiva, ritenendo nullo il precetto basato su cambiali con girate irregolari. La decisione si fonda sull'invalidità di una girata apposta dal legale rappresentante di una società dopo che questa era già stata cancellata dal registro delle imprese. Tale vizio interrompe la catena di titolarità del credito, rendendo il precetto nullo per l'impossibilità del debitore di verificare la legittimazione del creditore.
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Sovracanone idroelettrico: quando è dovuto?
Con la sentenza n. 34475 del 27/12/2019, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che il sovracanone idroelettrico è dovuto dalle società concessionarie per il solo fatto che le opere di presa ricadano nel territorio di un comune, anche solo parzialmente incluso in un bacino imbrifero montano, a prescindere dall'altitudine. La Corte ha rigettato il ricorso di una società energetica, affermando che la finalità di finanziare opere infrastrutturali è programmatica e non un presupposto per il pagamento, confermando la natura solidaristica e non corrispettiva del tributo.
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