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Diritto Commerciale

Inadempimento noleggio: cosa fare se il bene è rotto
Una società noleggia un veicolo industriale che si rivela difettoso fin dalla consegna. A fronte dell'inerzia della società fornitrice, il cliente agisce in giudizio. Il Tribunale dichiara la risoluzione del contratto per inadempimento contrattuale del noleggio, condannando la società convenuta, rimasta contumace, a restituire la cauzione e il canone già versato. La decisione si fonda sull'obbligo del noleggiatore di consegnare un bene idoneo all'uso e sul principio dell'onere della prova, che grava su chi deve dimostrare di aver adempiuto correttamente.
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Contratto autonomo di garanzia: la guida completa
Una società e i suoi garanti si sono opposti a un decreto ingiuntivo relativo a un contratto di leasing. Il Tribunale di Firenze ha respinto l'opposizione, confermando il decreto. La sentenza ha qualificato la garanzia prestata come un contratto autonomo di garanzia, data la presenza di clausole come "a prima richiesta". Tale qualificazione impedisce al garante di sollevare eccezioni relative al rapporto principale (es. vizi del bene o sua indisponibilità), obbligandolo al pagamento. La corte ha inoltre escluso che i garanti, soci e amministratori della società debitrice, potessero essere considerati 'consumatori'.
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Vizio della fornitura: risarcimento e riduzione prezzo
Una sentenza analizza un caso di vizio della fornitura di calzature, dove l'acquirente contestava difetti a un modello specifico. Il Tribunale, qualificando il rapporto come appalto e non vendita, ha riconosciuto un difetto parziale, accordando una riduzione del prezzo solo sulla parte di merce difettosa. Ha inoltre concesso un risarcimento per il danno reputazionale liquidato in via equitativa, ma ha respinto la richiesta di risarcimento per lucro cessante per mancanza di prove adeguate. La decisione finale bilancia il diritto del fornitore al pagamento con il diritto dell'acquirente a un prodotto conforme, operando una compensazione tra i rispettivi crediti.
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Opposizione a decreto ingiuntivo e onere della prova
Una sentenza del Tribunale di Firenze analizza un caso di opposizione a decreto ingiuntivo per una fornitura di capi di abbigliamento. Il Giudice ha rigettato l'opposizione, confermando il decreto. La decisione si fonda sull'inversione dell'onere della prova, per cui il creditore (opposto) ha dimostrato il proprio credito, mentre il debitore (opponente) non ha provato fatti estintivi, come la restituzione totale della merce. Viene inoltre sottolineata l'importanza della partecipazione effettiva alla mediazione obbligatoria, la cui assenza ingiustificata è stata valutata negativamente dal Tribunale.
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Composizione negoziata crisi: le misure protettive
Il Tribunale di Firenze analizza un caso di composizione negoziata della crisi per un gruppo societario. Nonostante la grave situazione finanziaria, il giudice conferma le misure protettive e concede misure cautelari per salvaguardare la continuità aziendale e favorire le trattative con i creditori. La decisione si fonda sulla sussistenza di una ragionevole prospettiva di risanamento (fumus boni iuris) e sul rischio che azioni esecutive individuali possano compromettere l'esito della procedura (periculum in mora).
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Giudicato implicito: revoca del decreto ingiuntivo
Una società appaltatrice ha ottenuto un decreto ingiuntivo per servizi non pagati. La committente si è opposta sostenendo di aver esercitato il diritto di recesso. Il Tribunale ha rilevato che un precedente decreto ingiuntivo non opposto, relativo a mensilità anteriori, aveva creato un giudicato implicito sull'esistenza e validità del contratto, rendendo inefficace il recesso. Tuttavia, ha revocato il nuovo decreto ingiuntivo perché l'appaltatrice non ha fornito la prova di aver effettivamente eseguito le prestazioni richieste per il periodo contestato, onere che le incombeva.
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Patto fiduciario quote: prova e onere del fiduciante
Un marito cita in giudizio la moglie per essere dichiarato proprietario effettivo delle quote di una società intestate a lei, sostenendo l'esistenza di un patto fiduciario. La moglie si oppone, dimostrando di aver costituito e finanziato la società con capitali propri. Il Tribunale di Milano ha respinto la domanda dell'uomo per insufficienza di prove, sottolineando che gli indizi a sostegno di un patto fiduciario devono essere gravi, precisi e concordanti, onere non soddisfatto in questo caso.
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Garanzia cessione credito: cosa fare se inesistente
Una società che aveva acquistato un portafoglio di crediti ha citato in giudizio il venditore dopo aver scoperto che i crediti erano inesistenti. Il Tribunale, applicando il principio della garanzia cessione credito (art. 1266 c.c.), ha dato ragione all'acquirente. Il venditore è stato condannato a pagare l'intero valore nominale dei crediti inesistenti, stabilendo che la garanzia dell'esistenza del credito (nomen verum) è un effetto automatico del contratto di cessione.
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Spese di giustizia: liquidazione con regole pubbliche
Una società che fornisce servizi tecnologici per intercettazioni e monitoraggio alle Procure della Repubblica otteneva un decreto ingiuntivo per il mancato pagamento delle sue prestazioni. La Corte d'Appello confermava il decreto, qualificando il rapporto come un contratto di diritto privato. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Ministero, ha ribaltato la decisione, stabilendo che tali prestazioni costituiscono 'spese di giustizia'. Di conseguenza, la loro liquidazione non può avvenire tramite un'azione privatistica come il decreto ingiuntivo, ma deve seguire l'apposita procedura amministrativa prevista dal Testo Unico sulle spese di giustizia (D.P.R. 115/2002). La Suprema Corte ha quindi cassato la sentenza senza rinvio, dichiarando l'azione originaria improponibile.
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Fattibilità del piano: limiti al controllo del giudice
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19467/2019, ha rigettato il ricorso della curatela fallimentare contro una decisione della Corte d'Appello che aveva ammesso un'azienda farmaceutica a un concordato preventivo con continuità aziendale. La Corte ha ribadito che il controllo del giudice sulla fattibilità del piano non deve sconfinare in una valutazione di merito sulla convenienza economica, riservata ai creditori. Il sindacato giudiziale si limita a verificare la non manifesta inettitudine del piano a raggiungere gli obiettivi, controllandone la coerenza logica e la plausibilità delle assunzioni, senza sostituirsi all'imprenditore nelle scelte strategiche.
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Recesso contratto agenzia: quando è illegittimo?
Un agente ha citato in giudizio la sua società preponente dopo che questa, dopo aver già comunicato un recesso con preavviso, ha risolto il contratto per una presunta giusta causa (mancato raggiungimento degli obiettivi di fatturato) sorta durante il periodo di preavviso. Il Tribunale di Milano ha dichiarato illegittimo il recesso per giusta causa, ritenendolo contrario al principio di buona fede, poiché la motivazione era già nota o prevedibile al momento della prima comunicazione. Di conseguenza, ha condannato la preponente al pagamento dell'indennità per il preavviso residuo e di altre indennità collegate, ma ha respinto la richiesta di indennità di scioglimento ex art. 1751 c.c. per mancata prova da parte dell'agente.
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Pirateria software: condanna e risarcimento del danno
Una società produttrice di software ha citato in giudizio un'azienda e il suo legale rappresentante per l'utilizzo di un programma CAD senza licenza. Il Tribunale di Milano ha accertato la violazione del diritto d'autore, basandosi anche su prove raccolte dalla Guardia di Finanza in un precedente procedimento penale. Ha condannato i convenuti in solido al risarcimento del danno patrimoniale, quantificato nel costo di mercato delle licenze, e del danno non patrimoniale, oltre alla rimozione del software illecito. La sentenza ha confermato la responsabilità personale dell'amministratore, sottolineando il suo dovere di vigilanza contro la pirateria software.
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Recesso tardivo: quando il contratto si rinnova
Una società si è opposta a un decreto ingiuntivo, sostenendo di aver legittimamente esercitato il recesso da un contratto di fornitura. Il Tribunale ha stabilito che la comunicazione di recesso era tardiva, rendendola inefficace e causando il rinnovo automatico del contratto. Di conseguenza, sebbene il decreto ingiuntivo iniziale sia stato revocato a seguito di pagamenti parziali, la società è stata condannata a saldare il debito residuo per l'annualità rinnovata.
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Risoluzione contratto auto: che fare se non la consegnano
Un'acquirente ha ordinato un'auto nuova, pagando caparra e saldo, ma la consegna è stata ritardata di mesi. Dopo aver tentato il recesso, si è rivolta al Tribunale, che ha dichiarato la risoluzione del contratto per grave inadempimento della concessionaria. Quest'ultima è stata condannata a restituire tutte le somme versate e a farsi carico della voltura del veicolo, che aveva illegittimamente intestato all'acquirente.
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Patto di non cessione: opponibilità al cessionario
Una società, dopo aver acquistato un pacchetto di crediti, ha intentato un'azione revocatoria contro i debitori. Il Tribunale di Milano ha respinto la domanda, ritenendo il credito manifestamente pretestuoso. La decisione si basa sull'esistenza di un patto di non cessione, non scritto ma desumibile dal contesto di una complessa operazione di ristrutturazione aziendale. Secondo il giudice, il cessionario era a conoscenza di tale accordo, rendendolo a lui opponibile e viziando l'intera operazione creditoria.
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Penale contratto locazione: la guida alla sentenza
Una società che aveva concesso in locazione operativa delle attrezzature ha citato in giudizio il cliente per il mancato pagamento di diversi canoni. A seguito dell'inadempimento, il contratto è stato risolto. Il Tribunale ha accolto la richiesta della società locatrice, condannando il cliente al pagamento sia dei canoni scaduti sia di una cospicua penale prevista dal contratto di locazione per la risoluzione anticipata. Dall'importo della penale è stato sottratto il valore ricavato dalla vendita del bene restituito. La sentenza conferma la piena validità di tali clausole in caso di inadempimento.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Milano ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per una società su sua stessa istanza. La decisione si basa sulla sussistenza dello stato di insolvenza, evidenziato da debiti erariali significativi, un calo di fatturato e il superamento delle soglie previste dal Codice della Crisi. Il Tribunale ha nominato gli organi della procedura e fissato i termini per i creditori.
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Revoca assegnazione appalto: no tutela cautelare
Un'impresa, dopo aver ottenuto l'assegnazione provvisoria di un appalto, si vede revocare l'incarico dalla committente per divergenze sul contratto collettivo da applicare. L'impresa ricorre in via d'urgenza chiedendo la riassegnazione, ma il Tribunale di Milano rigetta la richiesta. La decisione si fonda sulla mancanza dei presupposti per la tutela cautelare: l'assenza di un contratto perfezionato (manca il fumus boni iuris), la natura meramente patrimoniale e quindi risarcibile del danno (manca il periculum in mora) e il fatto che la misura richiesta non è strumentale a un futuro giudizio di merito. La controversia è stata inquadrata nell'ambito della responsabilità precontrattuale e non contrattuale, data la mancata stipula del contratto definitivo.
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Vizio occulto auto: risarcimento per uso specifico
Una scuola guida ha acquistato un'auto con un difetto al cambio che, sebbene non la rendesse del tutto inutilizzabile, la rendeva inadatta all'insegnamento. Il Tribunale di Milano ha riconosciuto la presenza di un vizio occulto auto, condannando la concessionaria a risarcire l'acquirente per la diminuzione di valore del veicolo, oltre al rimborso delle spese legali e di perizia. La decisione si è basata sulla valutazione di un consulente tecnico che ha stimato la perdita di valore al 20%.
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Prova titolarità credito: basta la Gazzetta Ufficiale?
Una sentenza della Corte di Appello analizza la questione della prova della titolarità del credito in caso di cessione in blocco. La Corte ha stabilito che la pubblicazione dell'avviso in Gazzetta Ufficiale, se sufficientemente dettagliata, è una prova adeguata, senza necessità di produrre il contratto di cessione. L'appello, basato sulla presunta mancanza di prova della titolarità del credito e sull'inefficacia dell'interruzione della prescrizione, è stato respinto. La Corte ha chiarito che l'appellante era un coobbligato solidale e non un garante autonomo, rendendo l'atto interruttivo valido anche nei suoi confronti.
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