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Diritto Commerciale

Risoluzione contratto appalto pubblico: quando è lecita
Una società fornitrice impugna la decisione di un ente pubblico di terminare un contratto di fornitura, adducendo come cause di forza maggiore la pandemia e il conflitto bellico. Il Tribunale ha confermato la legittimità della risoluzione contratto appalto pubblico, riscontrando un grave e sistematico inadempimento da parte della società. Quest'ultima è stata condannata al risarcimento dei danni per i maggiori costi sostenuti dall'ente per approvvigionarsi altrove.
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Responsabilità fornitore: la Cassazione chiarisce
Un'impresa edile ha citato in giudizio una società fornitrice di calcestruzzo per gravi vizi nei massetti cementizi, che impedivano la posa dei pavimenti. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le sentenze di primo e secondo grado. La decisione si fonda sul fatto che la responsabilità del fornitore è esclusa, in quanto è stato provato che sia il brevetto del prodotto sia il materiale informativo erano riconducibili all'impresa appaltatrice che ha eseguito i lavori, e non al fornitore stesso. Di conseguenza, eventuali informazioni ingannevoli o carenti non potevano essere addebitate alla società fornitrice.
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Fideiussione nulla: prova e limiti temporali
La Corte di Cassazione si pronuncia sul caso di una fideiussione stipulata nel 1993, potenzialmente nulla per violazione della normativa antitrust. Un garante sosteneva la nullità basandosi su un provvedimento della Banca d'Italia del 2005 che accertava un'intesa restrittiva della concorrenza in uno schema contrattuale bancario. La Corte di Appello aveva respinto la tesi, limitando l'efficacia probatoria di tale provvedimento al periodo 2002-2005. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del garante, stabilendo che la valutazione dell'applicabilità di quella prova a periodi antecedenti costituisce un accertamento di fatto, non di sua competenza. Ha però chiarito che la nullità antitrust è un'eccezione rilevabile d'ufficio in ogni fase, purché i fatti a supporto siano già agli atti.
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Opponibilità contratti concordato: la Cassazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 20180/2025, ha stabilito che l'opponibilità dei contratti in un concordato preventivo non richiede la 'data certa'. Il caso riguardava una società in concordato che chiedeva a un istituto di credito la restituzione di somme, compensate dalla banca sulla base di accordi precedenti. La Corte ha rigettato il ricorso della società, chiarendo che il commissario giudiziale agisce in nome della società stessa e non come terzo. Pertanto, la banca può legittimamente far valere i contratti preesistenti, anche se privi di data certa, come avrebbe potuto fare direttamente con la società prima della procedura.
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Prova del credito: la registrazione IVA vale come prova
Una società è stata condannata a pagare una fornitura nonostante contestasse l'esistenza del contratto. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la registrazione delle fatture nel registro IVA e la ricezione della merce costituiscono una sufficiente prova del credito. L'ordinanza chiarisce anche che il fallimento dichiarato all'estero di una delle parti non interrompe automaticamente il processo in Italia e che l'ordine del giudice di esibire documenti contabili non è sindacabile in sede di legittimità.
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Prescrizione antitrust: decorrenza e conoscibilità
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 19729/2025, ha stabilito che il termine di prescrizione antitrust per le azioni di risarcimento del danno non decorre dalla mera notizia dell'avvio di un'indagine, ma dal momento in cui il danneggiato ha acquisito, o avrebbe potuto acquisire con l'ordinaria diligenza, una ragionevole conoscenza dell'illecito e del danno subito. Nel caso di specie, relativo al cartello dei costruttori di autocarri, la Corte ha respinto il ricorso di un produttore, confermando che generici comunicati stampa non sono sufficienti a far decorrere la prescrizione, poiché non permettono di percepire l'ingiustizia del danno.
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Responsabilità attestatore: quando il compenso è a rischio
Il compenso di un professionista per una relazione di attestazione è stato negato a causa della sua grave negligenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, sottolineando che l'inadempimento che rende la prestazione inutile giustifica il mancato pagamento. Questo caso evidenzia l'elevato standard di diligenza e la responsabilità attestatore nelle procedure di risanamento aziendale, dove la mera consegna del documento non è sufficiente se il lavoro è sostanzialmente viziato.
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Compensazione crediti: quando la contestazione è valida
Una società costruttrice ha agito in giudizio per recuperare un pagamento non dovuto. La controparte ha eccepito una compensazione crediti basata su un'altra fattura. La Cassazione ha confermato la decisione d'appello che respingeva l'eccezione, poiché il controcredito era già stato estinto da un accordo transattivo con una società terza collegata. La sentenza chiarisce i requisiti per una valida contestazione processuale e i limiti del sindacato della Suprema Corte sulla valutazione dei fatti.
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Cessione banche venete: quando la lite non passa
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel contesto della cessione banche venete, le passività derivanti da contenziosi su rapporti bancari già estinti prima della data di cessione non si trasferiscono alla banca acquirente. La Corte ha ritenuto che un rapporto chiuso non possa considerarsi 'inerente e funzionale all'esercizio dell'impresa bancaria' della cessionaria, criterio fondamentale per l'inclusione nel perimetro della cessione. Pertanto, la semplice pendenza di una lite al momento della cessione non è sufficiente a trasferire l'obbligazione, e la banca acquirente è stata dichiarata priva di legittimazione passiva.
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Trasferimento d’azienda: quando si applica l’art. 2112
La Cassazione conferma che il cambio appalto configura un trasferimento d'azienda se vi è passaggio di beni strumentali rilevanti che garantiscono la continuità dell'attività. La Corte ha rigettato il ricorso di una società subentrante in un appalto, stabilendo che la prosecuzione del lavoro con gli stessi macchinari della precedente appaltatrice integra i presupposti dell'art. 2112 c.c., con conseguente diritto dei lavoratori a mantenere il posto di lavoro.
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Onere della prova agenzia: la Cassazione decide
Un'ordinanza della Cassazione analizza il contratto di agenzia, focalizzandosi sull'onere della prova. Il caso riguarda un agente che chiedeva provvigioni e indennità, scontrandosi con il rifiuto del preponente di esibire la documentazione contabile. La Corte ha stabilito che tale rifiuto, specialmente se ingiustificato, non può gravare sull'agente ma deve essere valutato dal giudice come argomento di prova a sfavore del preponente. La sentenza chiarisce anche i criteri per le provvigioni indirette e il calcolo dell'indennità di fine rapporto alla luce del diritto europeo.
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Onere della prova: chi paga il debito sociale?
La Corte di Cassazione si pronuncia sull'onere della prova in un caso di azione revocatoria. Gli eredi di un socio-liquidatore, che aveva saldato un debito della società, agivano contro l'altro socio per recuperare la somma e revocare una donazione di beni fatta da quest'ultimo al figlio. La questione centrale era stabilire se il pagamento fosse avvenuto con fondi personali del liquidatore o con fondi sociali. La Cassazione ha rigettato il ricorso degli eredi, confermando la decisione della Corte d'Appello. È stato stabilito che l'onere della prova sulla provenienza personale dei fondi gravava su chi lo affermava, ovvero sugli eredi, i quali non sono riusciti a fornirla. I motivi del ricorso sono stati inoltre giudicati in parte inammissibili per aver sollevato questioni nuove in sede di legittimità.
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Decreto ingiuntivo non opposto: preclude il danno?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un fideiussore non può chiedere il risarcimento dei danni per la nullità di una fideiussione (per violazione della normativa antitrust) se in precedenza non ha opposto un decreto ingiuntivo basato sullo stesso contratto. Il decreto ingiuntivo non opposto, divenuto definitivo, copre la validità del titolo e preclude ogni successiva contestazione, anche sotto forma di richiesta di risarcimento.
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Cessione del credito: patto esclude la garanzia?
Una società cessionaria di crediti agiva contro la cedente, lamentando che uno dei crediti acquistati era parzialmente inesistente a causa di un incasso precedente alla cessione. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione d'appello. La Corte ha stabilito che la clausola del contratto di cessione del credito, che escludeva revisioni del prezzo per 'divergenze interpretative' sulla quantificazione del credito, era valida e prevaleva sulla garanzia legale dell'esistenza del credito (art. 1266 c.c.). La controversia sull'imputazione del pagamento pregresso è stata qualificata come una di tali divergenze, legittimando l'esclusione della responsabilità della cedente.
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Proroga competenza: la clausola prevalente vince
La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice italiano in una controversia commerciale internazionale. Il caso riguardava un fornitore italiano e un gruppo manifatturiero estero. La decisione si è basata sull'analisi della gerarchia dei documenti contrattuali, che davano prevalenza all'offerta del fornitore, contenente la clausola di proroga della competenza a favore del foro italiano, rispetto alle condizioni generali di acquisto del cliente, che indicavano un foro estero. La Corte ha chiarito che, in presenza di un ordine di priorità documentale concordato, la clausola contenuta nel documento sovraordinato è quella efficace.
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Contratto di agenzia: la forma scritta è essenziale
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un agente di commercio che chiedeva il pagamento di compensi. La decisione si fonda sulla mancata prova scritta del contratto di agenzia, requisito essenziale previsto dalla legge. Secondo la Corte, documenti come fatture e certificazioni fiscali non sono sufficienti a dimostrare l'esistenza del rapporto e i suoi elementi minimi, riaffermando l'importanza della forma scritta 'ad probationem'.
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Estinzione del giudizio: la Cassazione chiarisce
Una società in liquidazione ha impugnato una sentenza della Corte d'Appello. La Corte di Cassazione, dopo aver formulato una proposta di definizione del giudizio ai sensi dell'art. 380-bis c.p.c., ha dichiarato l'estinzione del giudizio. La decisione si basa sulla mancata richiesta di trattazione da parte della società ricorrente entro il termine di quaranta giorni, un'inerzia che la legge interpreta come una rinuncia al ricorso stesso.
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Giurisdizione giudice ordinario: fase esecutiva
Una società fallita, concessionaria di impianti fotovoltaici per un Comune, contesta la risoluzione del contratto. La Cassazione chiarisce che per la fase esecutiva del rapporto, che riguarda diritti e obblighi paritetici, la giurisdizione è del giudice ordinario e non di quello amministrativo, non essendoci esercizio di potere pubblico.
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Affitto d’azienda o locazione? La Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società franchisor che qualificava come affitto d'azienda il contratto con cui concedeva un locale commerciale a un franchisee. I giudici confermano la natura di locazione commerciale, stabilita nei gradi di merito, sottolineando che la valutazione della sostanza del contratto è un'analisi di fatto non riesaminabile in sede di legittimità, specialmente in presenza di una 'doppia conforme' decisione di primo grado e appello.
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Contratto estimatorio: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d'appello che negava la validità di una vendita di una moto in conto vendita. Si è stabilito che per qualificare un contratto come estimatorio è necessaria un'interpretazione complessiva delle clausole, non l'analisi isolata di alcune di esse, valorizzando la volontà delle parti di trasferire il potere di disposizione del bene.
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