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Diritto Civile

Nesso di causalità: quando le complicanze non sono colpa medica

Un paziente ha citato in giudizio una struttura sanitaria e i medici per gravi complicanze seguite a un intervento cardiochirurgico. Il Tribunale ha respinto la domanda, non ravvisando un nesso di causalità tra la condotta dei sanitari e il danno subito. Le complicanze, sebbene gravi, sono state ritenute conseguenze prevedibili ma inevitabili della complessa situazione clinica del paziente, e non frutto di negligenza medica.

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Sbalzo di tensione: chi paga i danni? La sentenza

Un’azienda ha subito ingenti danni alle proprie apparecchiature a causa di uno sbalzo di tensione e ha citato in giudizio il fornitore di energia. Il Tribunale ha accolto la domanda, qualificando la distribuzione di energia elettrica come attività pericolosa ai sensi dell’art. 2050 c.c. La società fornitrice è stata condannata al risarcimento del danno, poiché non ha fornito la prova liberatoria di aver adottato tutte le misure idonee a evitare l’evento.

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Occupazione sine titulo: condanna e risarcimento

La sentenza analizza un caso di occupazione sine titulo di un terreno privato, su cui una società aveva installato un elettrodotto senza autorizzazione. Il Tribunale di Bari ha accolto la domanda della proprietaria, ordinando l’immediata rimozione della linea elettrica a spese della società e condannandola al risarcimento del danno. La decisione chiarisce che il danno non è ‘in re ipsa’ (automatico), ma deve essere provato, sebbene sia sufficiente dimostrare, anche tramite presunzioni, il pregiudizio derivante dall’impossibilità di utilizzare il bene, come nel caso di un terreno destinato ad attività di B&B.

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Usucapione: la prova del possesso per 50 anni

Una sentenza del Tribunale di Bari ha riconosciuto l’usucapione di una porzione di terreno a favore di alcuni soggetti che, insieme alla loro dante causa, ne avevano mantenuto il possesso pacifico e pubblico per oltre cinquant’anni. La decisione si fonda sulle prove testimoniali concordanti e su una consulenza tecnica che ha identificato e frazionato catastalmente l’area. I convenuti, proprietari formali, non si sono costituiti in giudizio e sono stati dichiarati contumaci.

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Vizi e difetti appalto: risarcimento e compensazione

In una causa relativa a un contratto di appalto per lavori di ristrutturazione, un committente ha contestato la qualità dell’opera e il ritardo nella consegna. Il Tribunale di Bari ha accolto l’appello del committente, riconoscendo gravi vizi e difetti nell’appalto, in particolare nella realizzazione di un massetto. La corte ha calcolato i reciproci crediti tra le parti: il saldo dovuto all’appaltatore per i lavori e il maggior importo dovuto dal medesimo per i danni da vizi e ritardo. Applicando l’istituto della compensazione, il tribunale ha condannato l’appaltatore a pagare la differenza al committente.

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IVA compravendita: chi paga l'imposta?

In una causa di opposizione a un decreto ingiuntivo, un acquirente di un immobile commerciale sosteneva che il prezzo pattuito fosse comprensivo di IVA. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, confermando che, in assenza di un patto contrario esplicito, l’onere dell’IVA compravendita immobiliare grava sull’acquirente, come previsto dalla legge e dal contratto stesso, che poneva a suo carico ‘ogni imposta inerente l’acquisto’. La Corte ha inoltre ritenuto corretta l’applicazione dell’aliquota ordinaria, non avendo l’acquirente provato la sussistenza dei requisiti per un’aliquota agevolata.

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Abuso strumento monitorio: quando è lite temeraria

Il Tribunale di Roma revoca un decreto ingiuntivo definendolo un’ipotesi di abuso strumento monitorio. Un creditore, già in possesso di un titolo esecutivo definitivo per il suo credito, aveva richiesto un nuovo decreto basandosi su titoli ormai revocati. Il giudice ha accolto l’opposizione, annullando il decreto e condannando il creditore per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., sanzionando la superflua duplicazione processuale.

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Riserve appalto pubblico: quando è valido il reclamo?

Una società di costruzioni ha citato in giudizio una stazione appaltante per il mancato pagamento di somme iscritte come riserve appalto pubblico per maggiori oneri e detrazioni illegittime. Il Tribunale ha accolto parzialmente la domanda, riconoscendo solo la parte della pretesa supportata da prove documentali e dalla consulenza tecnica. La sentenza sottolinea che, oltre alla tempestività, per il successo delle riserve è fondamentale l’onere della prova a carico dell’impresa.

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Manutenzione ascensore: obblighi e responsabilità

Un condominio si è opposto a un decreto ingiuntivo di una società di manutenzione ascensore, lamentando un grave inadempimento contrattuale. Il Tribunale ha revocato il decreto, stabilendo che la società ha violato l’obbligo di segnalare per iscritto la necessità di interventi straordinari. La richiesta di risarcimento danni del condominio è stata però respinta, poiché la vetustà dell’impianto rendeva comunque necessari interventi radicali. Il caso sottolinea l’importanza della comunicazione formale nei contratti di manutenzione ascensore.

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Azione revocatoria: inefficacia cessione immobiliare

Una banca ha promosso un’azione revocatoria contro un garante e il beneficiario di un trasferimento immobiliare. Il Tribunale di Roma ha accolto la domanda, dichiarando l’atto di cessione inefficace nei confronti della banca. La decisione si fonda sulla prova che la cessione pregiudicava la garanzia patrimoniale del creditore (eventus damni) e che sia il debitore sia il terzo acquirente erano consapevoli di tale pregiudizio (scientia damni), desunta dal loro stretto e pregresso rapporto d’affari.

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Usucapione bene ereditario: la guida completa

La sentenza analizza un caso di usucapione di beni immobiliari la cui eredità era stata devoluta allo Stato. I ricorrenti hanno dimostrato un possesso pubblico, pacifico e ininterrotto per oltre vent’anni, a partire dal 1988. Il Tribunale ha accolto la domanda, riconoscendo l’avvenuta usucapione, poiché i ricorrenti hanno fornito prova del possesso materiale (corpus possessionis), mentre lo Stato non è riuscito a superare la presunzione legale dell’intenzione di possedere come proprietari (animus possidendi). La decisione sottolinea come il decorso del tempo e la prova testimoniale siano stati decisivi per l’accertamento del diritto di proprietà.

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Accettazione tacita eredità: notifica a erede defunto

Una società creditrice ha agito in giudizio per ottenere l’accertamento dell’accettazione tacita di eredità da parte degli eredi di un suo debitore. Il Tribunale ha dichiarato la nullità del ricorso notificato a un’erede già deceduta, poiché un giudizio non può essere instaurato contro un soggetto inesistente. Per gli altri eredi, che nel corso della causa hanno accettato l’eredità, il giudice ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, condannandoli però al pagamento delle spese legali in base al principio della soccombenza virtuale, a causa della loro iniziale inerzia che aveva reso necessario l’avvio del contenzioso.

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Azione diretta sanità: inammissibile se pre-decreto

Una recente sentenza del Tribunale di Roma dichiara inammissibile l’azione diretta sanità promossa da un paziente contro l’assicurazione di una struttura sanitaria. La causa, intentata prima dell’entrata in vigore del decreto attuativo della Legge Gelli-Bianco (16 marzo 2024), è stata respinta poiché il diritto stesso non era ancora sorto al momento della notifica dell’atto di citazione, senza possibilità di sanatoria retroattiva.

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Immissioni acustiche: chi paga per il rumore del bar?

A seguito della denuncia di alcuni residenti per le eccessive immissioni acustiche provenienti da un cocktail bar, il Tribunale di Roma ha analizzato il caso. Basandosi su una perizia tecnica (CTU), ha accertato il superamento dei limiti di tollerabilità solo in uno degli appartamenti. Di conseguenza, ha condannato il gestore del locale a eseguire opere di insonorizzazione, ma ha rigettato le richieste di risarcimento danni per mancanza di prove. Il proprietario dell’immobile è stato esonerato da ogni responsabilità.

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Onere della prova incarico: chi lo deve dimostrare?

Una sentenza del Tribunale di Roma chiarisce che in un incarico professionale, l’onere della prova dell’adempimento spetta al professionista che richiede il compenso. Nel caso esaminato, un consulente ha perso la causa perché non è riuscito a dimostrare di aver svolto alcuna attività in un mandato congiunto con un avvocato, il quale aveva gestito l’intera pratica. Il Tribunale ha riformato la decisione di primo grado, rigettando la richiesta di pagamento del consulente.

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Onere della prova: chi deve dimostrare il credito?

Una società cessionaria di crediti ha citato in giudizio un ente pubblico per il pagamento di fatture insolute. Il Tribunale ha respinto la domanda, applicando il principio dell’onere della prova. L’ente convenuto ha dimostrato di aver pagato o estinto la maggior parte dei debiti. Per la restante parte, la società attrice non ha fornito prove sufficienti a dimostrare né l’esistenza del credito né la colpa dell’ente nel ritardo dei pagamenti, vedendosi così rigettare anche le richieste per interessi.

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Contratto preliminare: valido senza agibilità?

Una parte acquirente ha citato in giudizio la venditrice per ottenere la nullità o la risoluzione di un contratto preliminare, lamentando difformità urbanistiche e la mancata consegna del certificato di agibilità al momento della firma. Il Tribunale di Roma ha respinto le domande, stabilendo che la sanzione della nullità non si applica ai contratti preliminari, ma solo a quelli definitivi. Inoltre, ha escluso un grave inadempimento, poiché il termine per il rogito non era essenziale e le irregolarità sono state sanate successivamente con l’ottenimento dell’agibilità, confermando la validità del contratto.

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Preavviso di iscrizione ipotecaria: termini opposizione

Una società si opponeva a un preavviso di iscrizione ipotecaria, lamentando la mancata notifica delle cartelle di pagamento sottostanti e l’intervenuta prescrizione del credito. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, dichiarandola inammissibile. Secondo i giudici, i vizi di notifica delle cartelle andavano contestati con un’opposizione agli atti esecutivi entro il termine perentorio di 20 giorni dalla ricezione del preavviso, che costituisce l’atto con cui il debitore ne è venuto a conoscenza. La sentenza ha inoltre confermato che per il canone COSAP si applica la prescrizione ordinaria decennale.

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Prestito tra coniugi: i messaggi WhatsApp valgono?

Un marito si opponeva a un decreto ingiuntivo per la restituzione di 20.000 euro alla moglie, sostenendo che si trattasse di un contributo per i bisogni familiari. Il Tribunale di Roma ha respinto l’opposizione, confermando che si trattava di un prestito tra coniugi. La decisione si è basata principalmente su messaggi WhatsApp in cui l’uomo ammetteva la natura del prestito e prometteva la restituzione, dimostrando il valore probatorio delle comunicazioni digitali.

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Franchising non esclusivo e obblighi del franchisor

Un affiliato (franchisee) ha contestato un decreto ingiuntivo per canoni non pagati, accusando il franchisor di non essere intervenuto contro la concorrenza sleale di un altro affiliato. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, stabilendo che in un contratto di franchising non esclusivo, il franchisor non ha alcun obbligo contrattuale di proteggere un affiliato dalla concorrenza degli altri, a meno che non sia esplicitamente previsto. La clausola di buona fede non può creare obblighi non pattuiti.

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