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Diritto Civile

Azione revocatoria: quando si valuta la malafede?

La Corte d’Appello di Genova ha respinto un’azione revocatoria promossa da un istituto di credito contro la vendita di un immobile. La sentenza stabilisce che la consapevolezza del terzo acquirente del pregiudizio al creditore (scientia damni) deve essere valutata al momento della stipula del contratto preliminare. Poiché a quella data il debitore non era ancora inadempiente, l’azione è stata rigettata, confermando che le successive modifiche al contratto definitivo erano giustificate e non indice di frode.

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Rinuncia abdicativa: nulla se per eludere i costi

Una società rinuncia alla proprietà di alcuni terreni franosi per evitare i costi di manutenzione. Lo Stato impugna l’atto. La Corte d’Appello dichiara nulla la rinuncia abdicativa, ritenendo la sua causa illecita. La decisione si fonda sul principio che non si può usare questo istituto con il solo scopo egoistico di trasferire oneri e responsabilità alla collettività, configurando un abuso del diritto di proprietà.

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Risarcimento danni eredi: la prescrizione del reato

La Corte d’Appello ha confermato la condanna di un ente pubblico al risarcimento danni in favore degli eredi di un lavoratore deceduto per mesotelioma da esposizione ad amianto. La Corte ha rigettato l’eccezione di prescrizione sollevata dal datore di lavoro, ribadendo che, quando il fatto illecito costituisce anche reato (nella specie, omicidio colposo), si applica il termine di prescrizione più lungo previsto per il reato stesso. È stata inoltre confermata la liquidazione del danno da perdita del rapporto parentale, ritenuta congrua sulla base delle Tabelle di Milano e delle prove raccolte sull’intensità del legame affettivo.

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Incendio camper: la responsabilità del proprietario

La Corte d’Appello di Genova ha confermato la responsabilità del proprietario di un camper per un incendio divampato a seguito di operazioni di manutenzione su una bombola del gas. La sentenza chiarisce che la responsabilità civile si basa sul criterio del ‘più probabile che non’, anche in caso di assoluzione in sede penale. L’incendio non è stato qualificato come sinistro da circolazione stradale. L’appello della compagnia assicurativa contro il gestore dell’area di sosta è stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse, non avendo proposto azione di rivalsa.

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Responsabilità del locatore: esplosione gas e concorso

La Corte d’Appello ha confermato la condanna al risarcimento danni a carico del proprietario di un immobile a seguito di una grave esplosione di gas. Nonostante la possibile colpa dell’inquilino nella manipolazione di un tubo, la Corte ha stabilito che i gravi difetti preesistenti dell’impianto a gas costituivano una causa concorrente del disastro. La decisione chiarisce i confini della responsabilità del locatore (ex art. 2051 c.c.) in presenza di un concorso di cause, affermando che la condotta del conduttore non era tale da interrompere il nesso causale con le mancanze strutturali dell’immobile.

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Qualificazione giuridica domanda: potere-dovere giudice

In una causa relativa alla restituzione di un prestito tra familiari, la Corte d’Appello di Genova ha riformato una sentenza di primo grado. Il primo giudice aveva erroneamente riqualificato la domanda di restituzione del prestito come azione di arricchimento senza causa, rigettandola. La Corte ha invece chiarito che il giudice ha il potere-dovere di applicare la norma corretta ai fatti presentati (qualificazione giuridica della domanda), indipendentemente da come le parti l’abbiano definita. Di conseguenza, ha riconosciuto il contratto di mutuo e ha condannato la parte debitrice alla restituzione della somma dovuta.

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Provvigione Procacciatore d'Affari: no se non provata

La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, negando la provvigione a un sedicente procacciatore d’affari. La decisione si fonda sulla prescrizione del diritto per una delle operazioni immobiliari e sulla mancata prova del nesso causale per la seconda. La Corte ha inoltre evidenziato come l’appellante agisse di fatto come mediatore immobiliare senza la necessaria iscrizione all’albo, escludendo così ogni diritto al compenso.

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Responsabilità appaltatore: quando è esente da colpa?

Una sentenza della Corte d’Appello chiarisce i limiti della responsabilità dell’appaltatore in caso di vizi dell’opera derivanti da un progetto difettoso fornito dal committente. Il caso analizza la figura del ‘nudus minister’, ovvero l’appaltatore che agisce come mero esecutore delle direttive del cliente. La Corte ha confermato la decisione di primo grado, escludendo la responsabilità dell’appaltatore poiché i difetti non erano imputabili a errori di esecuzione, ma a scelte progettuali del committente. La decisione sottolinea come l’appaltatore possa essere esonerato da colpa anche in assenza di una formale dichiarazione scritta di manleva da parte del cliente.

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Ammortamento alla francese: valido anche senza dettagli

Una cliente contestava la validità del suo mutuo con ammortamento alla francese, sostenendo una mancanza di trasparenza sul regime di capitalizzazione composta e la presenza di anatocismo. La Corte di Appello di Genova, in linea con una recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione, ha respinto l’appello. Ha stabilito che il contratto è valido perché gli elementi essenziali (capitale, durata, tasso) erano specificati, e che l’ammortamento alla francese non implica anatocismo vietato. La maggiore onerosità è una conseguenza della scelta concordata di rate costanti, non di un costo occulto.

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Inadempimento contratto di appalto: la guida

La Corte d’Appello conferma la risoluzione di un contratto per la fornitura di dispositivi tecnologici a causa del grave inadempimento contratto di appalto da parte del fornitore. La consegna di una minima parte della merce, con notevole ritardo e con difetti funzionali, è stata ritenuta una violazione talmente seria da giustificare la fine del rapporto contrattuale e la condanna al risarcimento del danno, anche se il termine di consegna non era stato definito ‘essenziale’ in senso stretto. L’appello incidentale del committente per un risarcimento maggiore è stato respinto per carenza di prove specifiche.

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Indennizzo talidomide: nesso causale e prescrizione

Una persona con malformazione congenita ha richiesto l’indennizzo talidomide. La Corte d’Appello ha respinto la tesi della prescrizione, affermando che il termine decorre dalla conoscenza effettiva del nesso causale, non da una presunzione. Tuttavia, ha negato il diritto all’indennizzo perché la consulenza medica ha giudicato “improbabile” il legame tra la patologia e il farmaco, non raggiungendo lo standard probatorio del “più probabile che non”.

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Retta RSA Alzheimer: rimborso integrale per cura sanitaria

La Corte d’Appello di Genova ha stabilito il diritto al rimborso integrale della retta pagata a una RSA per l’assistenza a una paziente affetta da Alzheimer. Secondo la Corte, quando le prestazioni sanitarie e quelle socio-assistenziali sono inscindibili e prevalgono le prime, l’intero costo deve gravare sul Servizio Sanitario Nazionale. La decisione ribalta la sentenza di primo grado che aveva disposto un rimborso parziale del 50%, accogliendo l’appello incidentale degli eredi della paziente e rigettando quello principale della struttura sanitaria.

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Concorso di colpa senza scontro: la presunzione vale

Una motociclista cade per evitare un autocarro che invade la sua corsia. In appello, viene stabilito un concorso di colpa del 10% a carico della motociclista, applicando la presunzione di corresponsabilità dell’art. 2054 c.c. anche in assenza di uno scontro diretto. La sentenza chiarisce i limiti per la personalizzazione del danno e le modalità di calcolo del risarcimento in presenza di un acconto versato dall’assicurazione, riconoscendo il diritto al rimborso delle spese stragiudiziali.

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Inammissibilità appello: quando è abuso del diritto

Una società edile ha citato in giudizio un vicino per i danni causati da un incendio. Il tribunale di primo grado ha respinto la richiesta per mancanza di prove sulla proprietà dei beni distrutti. La società ha presentato ricorso, ma la Corte d’Appello ha dichiarato l’inammissibilità appello, evidenziando l’introduzione di fatti nuovi e non provati. L’appellante è stato inoltre condannato per responsabilità processuale aggravata per aver abusato dello strumento giudiziario.

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Condizione sospensiva: quando scade il termine?

Una recente sentenza della Corte d’Appello analizza il caso di una compravendita immobiliare con un’obbligazione sottoposta a condizione sospensiva senza un termine esplicito. La Corte ha stabilito che la condizione non si considera fallita per il solo decorso del tempo, se questo è ‘ragionevole’ in relazione alla complessità della pratica, come l’ottenimento di un’autorizzazione edilizia. La parte obbligata è stata condannata a sostenere i costi dei lavori, anche se superiori al previsto a causa di normative tecniche sopravvenute.

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Cessione del credito: pagamento e prescrizione

Una società di cessione crediti ha citato in giudizio un ente pubblico locale per il pagamento di fatture energetiche. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, respingendo la richiesta. Il tribunale ha stabilito che alcuni crediti erano estinti per prescrizione quinquennale e altri erano stati regolarmente pagati prima che la cessione del credito diventasse efficace nei confronti del debitore. La sentenza chiarisce aspetti fondamentali della cessione del credito, inclusi i diritti del debitore.

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Errore di diritto: no revoca per mancata interruzione

Un garante chiedeva la revoca di una sentenza sostenendo un errore di fatto: il giudice non si era accorto della radiazione del suo avvocato, evento che avrebbe dovuto interrompere il processo. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, chiarendo che si tratta di un errore di diritto e non di fatto. L’errore di diritto deve essere contestato con ricorso in Cassazione, mentre la revocazione è riservata a specifici errori percettivi su fatti presenti negli atti di causa.

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Prescrizione azione responsabilità fondazioni: 5 anni

Una fondazione di origine bancaria ha intentato un’azione di responsabilità contro i suoi ex amministratori e sindaci per presunta mala gestio. La Corte d’Appello, confermando la sentenza di primo grado, ha dichiarato l’azione prescritta. La decisione si fonda sull’applicazione analogica del termine di prescrizione quinquennale previsto per le società per azioni (art. 2393 c.c.), anziché quello ordinario decennale. La Corte ha motivato questa scelta evidenziando come la complessità gestionale, i requisiti di professionalità richiesti agli organi e la natura dell’attività patrimoniale delle fondazioni bancarie le rendano assimilabili alle società commerciali, giustificando l’applicazione della stessa disciplina sulla prescrizione per ragioni di certezza del diritto. L’appello è stato parzialmente accolto solo riguardo alla compensazione delle spese legali, data la novità e l’incertezza della questione giuridica.

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Occupazione senza Titolo: Danno non Presunto

La Corte d’Appello ha esaminato un caso di occupazione senza titolo di un immobile demaniale. Pur confermando la proprietà dello Stato sulla base di una precedente sentenza passata in giudicato, la Corte ha riformato la decisione di primo grado, negando il diritto al risarcimento per l’occupazione. La motivazione chiave è che il proprietario, in questo caso lo Stato, non ha fornito la prova di un danno concreto ed effettivo (danno emergente o lucro cessante) derivante dalla mancata disponibilità del bene, che peraltro versava in stato di abbandono. La sentenza stabilisce che il danno da occupazione senza titolo non è automatico ma deve essere specificamente allegato e provato.

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Infezione nosocomiale: responsabilità della struttura

Una struttura sanitaria appella una condanna per il decesso di una paziente a seguito di un’infezione nosocomiale post-operatoria. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la piena responsabilità della struttura. La decisione si fonda sulle conclusioni della consulenza tecnica, che ha evidenziato un danno iatrogeno durante l’intervento e una successiva terapia antibiotica inadeguata come cause dirette dello stato settico fatale, confermando il risarcimento per i familiari.

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