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Diritto Civile

Responsabilità professionale vigilanza: la polizza paga?

Un istituto di vigilanza, condannato a risarcire un cliente per un furto dovuto a negligenza, ha citato in giudizio la propria compagnia assicurativa per essere manlevato. L’assicurazione non si è presentata in giudizio. Il Tribunale ha accolto la domanda, condannando l’assicuratore a pagare l’intero importo dovuto in base alla polizza per responsabilità professionale vigilanza e sanzionandola inoltre per la mancata partecipazione alla mediazione obbligatoria.

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Appalto, riconoscimento dei vizi e impegno a rimuoverli

Il semplice riconoscimento dei vizi e delle difformità dell’opera da parte dell’appaltatore implica la superfluità della tempestiva denuncia da parte del committente, ma da esso non deriva automaticamente, in mancanza di un impegno in tal senso, l’assunzione in capo all’appaltatore dell’obbligo di emendare l’opera, che, ove configurabile, è una nuova e distinta obbligazione soggetta al termine di prescrizione decennale; ne consegue che il predetto riconoscimento non impedisce il decorso dei termini brevi della prescrizione previsti in tema di appalto.

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Assegno contraffatto: banca responsabile per negligenza

Il Tribunale di Milano ha confermato la condanna di una banca per il pagamento di un assegno contraffatto, ribadendo la sua responsabilità per negligenza. La decisione si fonda sulla mancata prova da parte dell’istituto di credito di aver correttamente identificato il presentatore del titolo. È stato, invece, escluso il concorso di colpa del mittente, il quale aveva dimostrato di aver spedito l’assegno tramite raccomandata, un metodo considerato sicuro. La sentenza chiarisce inoltre che tali controversie non sono soggette a mediazione obbligatoria.

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Intervento inammissibile: condanna per abuso processo

Il Tribunale di Milano dichiara inammissibile l’intervento di un terzo, ex esecutore testamentario, in una causa di divisione ereditaria già risolta con un accordo tra gli eredi. L’interveniente, che aveva anche proposto una querela di falso contro il testamento, viene condannato per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 c.p.c. a causa della sua mancanza di legittimazione processuale e della mala fede dimostrata. La sentenza sottolinea che gli strumenti processuali non possono essere utilizzati per finalità pretestuose, pena severe sanzioni economiche.

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Responsabilità medica bariatrica: risarcimento danni

Il Tribunale di Milano ha condannato una struttura sanitaria per responsabilità medica in chirurgia bariatrica. La paziente, dopo una sleeve gastrectomy, ha subito gravi danni neurologici a causa di una mancata diagnosi di carenza vitaminica. Il giudice ha riconosciuto un risarcimento per danno biologico, patrimoniale e interessi, basandosi sulle conclusioni della CTU che ha accertato la negligenza del personale medico nel non eseguire i controlli necessari nonostante i sintomi evidenti.

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Responsabilità struttura sanitaria: clinica e medico

Un’ordinanza del Tribunale di Milano analizza un caso di malasanità in chirurgia estetica, affermando la responsabilità solidale tra medico e clinica. La decisione si fonda sulla Legge Gelli-Bianco, che sancisce la responsabilità della struttura sanitaria anche per l’operato dei medici liberi professionisti che vi operano. Il Tribunale ha condannato entrambi al risarcimento del danno, ripartendo internamente le colpe in base al contributo causale di ciascuno.

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Gravi difetti appalto: la responsabilità decennale

Il Tribunale di Milano condanna un’impresa edile per gravi difetti appalto emersi anni dopo la ristrutturazione. La sentenza chiarisce la differenza tra appalto e contratto d’opera, applicando la garanzia decennale ex art. 1669 c.c. e accogliendo la richiesta di risarcimento del committente basata sulla perizia tecnica.

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Responsabilità SPA: caduta e concorso di colpa al 50%

Un cliente cade nella SPA di un hotel su gradini bagnati e privi di dispositivi di sicurezza. Il Tribunale riconosce la responsabilità oggettiva della struttura ai sensi dell’art. 2051 c.c., ma attribuisce anche un concorso di colpa del 50% al cliente per non aver usato la necessaria prudenza in un ambiente intrinsecamente umido. Di conseguenza, il risarcimento del danno, sia patrimoniale che non patrimoniale, viene dimezzato. La sentenza chiarisce l’equilibrio tra l’obbligo di custodia del gestore e il dovere di autotutela dell’utente.

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Blocco IMEI illegittimo: quando è risarcibile?

Una società telefonica ha effettuato un blocco IMEI illegittimo su cellulari di proprietà di un’azienda cliente, a causa di un presunto debito. Il Tribunale ha condannato la società a rimborsare la somma pagata per lo sblocco, ma ha respinto la richiesta di risarcimento danni per mancanza di prove adeguate. La sentenza chiarisce che il blocco di dispositivi di proprietà altrui non è uno strumento legittimo per il recupero crediti.

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Confusione tra marchi: '***INE' vs '***INELLA'

Una società titolare del marchio “***INELLA” ha citato in giudizio un concorrente che utilizzava il segno “***INE COFFEE & BAKERY”, lamentando la contraffazione. La convenuta si è difesa sostenendo che “***INELLA” fosse un marchio debole. Il Tribunale di Milano ha respinto questa tesi, qualificando “FARINELLA” come marchio di fantasia e quindi forte. Ha poi accertato la sussistenza di un’elevata somiglianza visiva, fonetica e concettuale tra i due segni, idonea a generare confusione tra marchi nel consumatore medio. Di conseguenza, ha inibito l’uso del marchio contraffatto, ordinandone la rimozione.

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Diritto di servitù di passaggio: la prova è decisiva

Il Tribunale di Milano ha rigettato la domanda di un proprietario terriero che chiedeva il riconoscimento di un diritto di servitù di passaggio su un fondo confinante. La corte ha stabilito che i titoli di acquisto non provavano l’esistenza della servitù, non sussistevano i requisiti per l’usucapione e non era possibile costituire una servitù coattiva, in quanto il fondo non era assolutamente intercluso e la via richiesta non rappresentava la soluzione meno pregiudizievole per il fondo servente.

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Protezione speciale: obbligo di permesso provvisorio

Un richiedente si è visto negare dalla Questura la possibilità di chiedere la protezione speciale a seguito delle modifiche del ‘Decreto Cutro’. Dopo aver fatto ricorso, il Tribunale ha sospeso il diniego e, con una successiva ordinanza, ha ordinato alla Questura di rilasciare un permesso di soggiorno provvisorio. La decisione si basa sul diritto del richiedente a soggiornare legalmente in attesa del giudizio di merito, tutelando la sua vita privata e familiare come previsto dall’art. 8 CEDU.

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Consegna a terzi: chi prova l'inadempimento?

Una società appaltatrice si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, sostenendo di non aver mai ricevuto la merce. Il Tribunale respinge l’appello, chiarendo che in un contratto con clausola di consegna a terzi, l’onere della prova del mancato recapito nel luogo pattuito spetta al compratore. La proprietà del bene, inoltre, si trasferisce con il semplice consenso, rendendo la consegna un’obbligazione successiva.

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Prescrizione presuntiva: quando è inefficace

Il Tribunale di Ancona ha stabilito che sollevare l’eccezione di prescrizione presuntiva per il compenso di un avvocato è incompatibile con la contestazione dell’importo del debito o l’allegazione di un pagamento parziale. Tale comportamento costituisce un’ammissione implicita della mancata estinzione del debito, rendendo inefficace la presunzione e confermando il decreto ingiuntivo contro i clienti.

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Ricognizione di debito: valida anche se nel testamento

Un erede si opponeva al pagamento di un debito del defunto, sostenendo che la ricognizione di debito fosse contenuta in un testamento successivamente revocato. Il Tribunale di Ancona ha respinto l’opposizione, chiarendo che la ricognizione di debito è un atto autonomo che sopravvive alla revoca del testamento, invertendo l’onere della prova a carico del debitore. L’erede non è riuscito a dimostrare l’estinzione del debito, pertanto la richiesta dei creditori è stata accolta.

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Concorso di colpa: la sentenza del Tribunale di Ancona

Il Tribunale di Ancona ha stabilito un concorso di colpa paritario (50/50) in un sinistro stradale tra un’autovettura e un autocarro. La decisione si fonda su una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che ha accertato la violazione del segnale di stop da parte dell’autovettura e l’eccesso di velocità dell’autocarro. Entrambe le condotte sono state ritenute cause equivalenti dell’incidente, portando a una ripartizione equa della responsabilità e alla condanna reciproca al risarcimento dei danni.

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Agricoltura biologica: stop ai fondi per interruzione

Un’azienda agricola perde i contributi per l’agricoltura biologica a causa di una temporanea esclusione dal sistema di controllo per ritardato pagamento della tariffa di certificazione. Il Tribunale ha ritenuto legittima la revoca dei fondi, sottolineando che il mantenimento dei requisiti deve essere continuo e ininterrotto.

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Assegnazione alloggio popolare: diritto dopo l'accettazione

Una cittadina, dopo aver accettato un’assegnazione di alloggio popolare, si è vista negare il diritto dal Comune a causa di un ritardo burocratico e dell’applicazione di nuove normative. Il Tribunale ha stabilito che l’accettazione aveva già consolidato il suo diritto soggettivo, condannando l’ente a procedere con l’assegnazione di un immobile analogo e a risarcire le spese legali.

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Polizza assicurativa: limiti territoriali e residenza

Un assicurato chiede l’indennizzo per un orologio di lusso rubato, ma il tribunale respinge la domanda. La decisione si basa sulla violazione dei limiti territoriali della polizza assicurativa, poiché l’assicurato risiedeva in un luogo diverso da quello dichiarato nel contratto, invalidando la copertura.

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Cessione del credito e mancata insinuazione al passivo

Il giudice ha rigettato l’opposizione a decreto ingiuntivo, confermando il provvedimento monitorio e condannando l’opponente al pagamento delle spese di lite. In particolare, il giudice ha affermato che, in caso di cessione del credito, il cessionario è tenuto a provare la titolarità del credito stesso, anche mediante produzione di documentazione indiziaria, e che la mancata insinuazione al passivo del fallimento del debitore originario non fa venire meno il diritto del creditore di agire nei confronti del debitore stesso una volta che quest’ultimo sia tornato in bonis.

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