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Diritto Civile

Prova testimoniale acquisto: chi paga se ritira un terzo?
Un professionista si opponeva al pagamento di materiali edili, sostenendo di non averli mai ordinati e che fossero stati ritirati da un idraulico a sua insaputa. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha rigettato il ricorso basandosi sulla prova testimoniale. È stato accertato che il professionista aveva ordinato personalmente la merce per telefono, incaricando l'idraulico solo del ritiro materiale. La Corte ha stabilito che la valutazione dell'attendibilità dei testimoni spetta al giudice di merito e che l'ordine personale crea l'obbligo di pagamento, a prescindere da chi esegua il ritiro.
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Contratto mediazione: la firma non basta
Una società di mediazione immobiliare ha perso in Cassazione la causa per il pagamento di una penale. La Corte ha stabilito che, in caso di firme non contestuali su un contratto di mediazione, la parte che propone l'accordo deve comunicare formalmente la propria accettazione. In assenza di tale prova, il contratto non si perfeziona e nessuna pretesa può essere avanzata. L'onere di dimostrare la valida conclusione del contratto spetta a chi ne rivendica gli effetti.
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Controdichiarazione testamentaria: prova della donazione
In una complessa disputa ereditaria, la Cassazione stabilisce che una controdichiarazione testamentaria, anche se non consegnata in vita, è una prova valida per dimostrare la simulazione parziale di donazioni precedenti. La Corte ha rigettato il ricorso principale di una società acquirente di una quota ereditaria, confermando che la pubblicazione del testamento rende la dichiarazione conoscibile e quindi efficace. Ha inoltre accolto il ricorso incidentale degli eredi, rinviando alla Corte d'Appello il compito di ricalcolare le quote di legittima alla luce della simulazione accertata.
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Responsabilità funzionario pubblico: quando paga di tasca?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la responsabilità del funzionario pubblico per una prestazione resa senza copertura finanziaria sorge anche in assenza di un ordine esplicito. È sufficiente che il funzionario abbia 'consentito' alla prestazione, ovvero non l'abbia ostacolata, tollerandone l'esecuzione. In questo caso, alcuni professionisti avevano redatto un piano di bonifica per un Comune su incarico verbale di un dirigente, senza un contratto formale. La Corte ha chiarito che il dirigente è personalmente responsabile del pagamento, annullando la sentenza d'appello che lo aveva esonerato.
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Indennità di occupazione: calcolo della quota
La Corte di Appello di Firenze chiarisce i criteri per il calcolo dell'indennità di occupazione di un immobile in comproprietà. La sentenza corregge una decisione di primo grado, stabilendo che il comproprietario che agisce in giudizio ha diritto a ricevere solo la quota di indennità corrispondente alla sua proprietà, e non l'intero importo. Viene inoltre definito il corretto arco temporale per il calcolo, escludendo condanne per periodi futuri non ancora maturati.
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Spese condominiali: delibera nulla senza unanimità
Una condomina impugna una delibera per l'illegittima ripartizione delle spese condominiali. La Corte d'Appello le dà ragione, dichiarando nulla la delibera approvata a maggioranza perché la modifica dei criteri legali richiede un accordo unanime, non essendo sufficiente un regolamento non contrattuale o un'accettazione per fatti concludenti.
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Contratto di procacciamento d’affari: quando è lecito?
La Corte di Cassazione ha stabilito che un contratto di procacciamento d'affari, finalizzato a promuovere una serie indefinita di contratti futuri, non è assimilabile alla mediazione. Di conseguenza, il procacciatore non è tenuto all'iscrizione nel registro dei mediatori per avere diritto alla provvigione. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva negato il compenso a un procacciatore per la mancata iscrizione, sottolineando che la natura dell'incarico, volto a una pluralità di affari e non a un singolo atto, è decisiva per qualificare correttamente il rapporto.
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Prescrizione manleva assicurativa: la decisione della Corte
In un complesso caso di danni da infiltrazioni, un'impresa appaltatrice ha richiesto la manleva alle proprie assicurazioni. La Cassazione interviene sulla questione della prescrizione manleva assicurativa, stabilendo che il termine va calcolato separatamente per ogni singola fonte di responsabilità (contrattuale ed extracontrattuale). La Corte cassa la sentenza d'appello che aveva erroneamente unificato la decorrenza della prescrizione, rinviando per una nuova valutazione.
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Cessione del credito PA: serve l’ok del Comune?
Una società finanziaria, cessionaria di crediti da una fornitura energetica, ha agito contro un Comune per il pagamento. Il Comune si è opposto sostenendo la necessità del proprio consenso alla cessione del credito. La Corte di Cassazione, riformando la decisione d'appello, ha stabilito che per i contratti di durata in corso di esecuzione con la Pubblica Amministrazione, il consenso dell'ente è indispensabile per rendere la cessione efficace. La Corte ha chiarito che un contratto di fornitura si considera 'in corso' finché il rapporto non è concluso, anche se i crediti si riferiscono a prestazioni già eseguite.
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Danno occupazione sine titulo: come si prova in giudizio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 26995/2025, ha chiarito le modalità di prova del danno da occupazione sine titulo. Un'amministrazione statale aveva richiesto il risarcimento per l'occupazione illegittima di un suo bene da parte di una società. La Corte d'Appello aveva negato il risarcimento per mancanza di prova. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il danno è insito nella perdita della disponibilità del bene e può essere provato tramite presunzioni, basando la quantificazione sul valore locativo di mercato. Viene quindi alleggerito l'onere probatorio a carico del proprietario.
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Prelievo abusivo energia: chi paga se l’immobile è in affitto?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di prelievo abusivo di energia in un immobile locato. Una società di fornitura elettrica ha richiesto il pagamento dei consumi al proprietario, nonostante l'immobile fosse affittato a una società terza. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società elettrica, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che la responsabilità non ricade automaticamente sul proprietario, il quale aveva fornito prova del contratto di locazione, dimostrando che la detenzione e la custodia dell'immobile, e quindi la responsabilità per l'allaccio abusivo, erano in capo al conduttore.
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Nullità CTU: quando va eccepita secondo la Cassazione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società fornitrice di gas, condannata a risarcire un'azienda metalmeccanica per i danni derivanti da un ritardo nell'allacciamento alla rete del metano. Il punto centrale della decisione riguarda la nullità della CTU. La Corte ha stabilito che l'acquisizione di documenti da parte del consulente tecnico, che la parte attrice avrebbe dovuto produrre, costituisce una nullità relativa. Tale nullità deve essere eccepita nella prima difesa utile, altrimenti si considera sanata. Poiché la società ricorrente era rimasta contumace in primo grado, ha perso il diritto di sollevare la questione in appello, rendendo le risultanze della consulenza pienamente utilizzabili.
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Distanza tra fabbricati: la Cassazione chiarisce
Una complessa disputa immobiliare sulla distanza tra fabbricati giunge in Cassazione. Al centro del caso, la violazione della distanza minima di dieci metri da parte di alcuni balconi. La Corte d'Appello aveva ordinato la demolizione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, applicando una norma di interpretazione autentica del 2019. Questa legge chiarisce che il limite dei dieci metri si applica solo alle zone C (di nuova espansione) e non alle zone B (tessuto urbano consolidato), dove si trovavano gli immobili. La sentenza è stata cassata con rinvio, stabilendo un principio fondamentale per l'edilizia in zone già urbanizzate.
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Compensazione impropria: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra compensatio lucri cum damno e compensazione impropria. In una controversia tra un gestore di stazioni di servizio e una compagnia petrolifera, la Corte ha stabilito che il giudice può procedere d'ufficio a un mero accertamento contabile dei reciproci rapporti di dare e avere sorti da un unico contratto, qualificando l'operazione come compensazione impropria, senza la necessità di un'eccezione di parte.
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Denuncia calunniosa: quando spetta il risarcimento?
Un dipendente pubblico, assolto da accuse penali mosse dal suo datore di lavoro, ha chiesto un risarcimento per denuncia calunniosa. La Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che il risarcimento è dovuto solo se si prova il reato di calunnia, con dolo del denunciante. In assenza di ciò, l'azione del Pubblico Ministero interrompe il nesso causale tra la denuncia e il danno subito.
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Eccessiva onerosità sopravvenuta: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di risoluzione contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta, scaturito dall'interruzione anticipata di un campionato sportivo a causa della pandemia. Una società sportiva aveva ridotto il compenso di un atleta, il quale si era opposto. La Corte d'Appello aveva rideterminato il compenso dovuto, e la Cassazione ha confermato tale decisione, rigettando sia il ricorso principale della società sia quello incidentale dell'atleta. La sentenza chiarisce i poteri del giudice nel riequilibrare le prestazioni contrattuali di fronte a eventi straordinari e imprevedibili, confermando che la risoluzione non ha effetto retroattivo sulle prestazioni già eseguite in contratti di durata.
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Danno da mediazione: serve la prova concreta del danno
Un acquirente ha citato in giudizio un'agenzia immobiliare per non averlo informato di un abuso edilizio. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell'acquirente, stabilendo che per ottenere un risarcimento per danno da mediazione non è sufficiente dimostrare la negligenza dell'agente, ma è necessario provare di aver subito un danno economico concreto e non altrimenti risarcito. Nel caso specifico, l'acquirente aveva già ottenuto uno sconto sul prezzo di acquisto proprio a causa dell'irregolarità, annullando di fatto il danno patrimoniale.
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Preliminare cessione azienda: contratto risolto
La Corte di Cassazione ha confermato la risoluzione di un contratto preliminare di cessione d'azienda a causa della revoca della licenza commerciale. La promittente venditrice è stata ritenuta gravemente inadempiente poiché l'irregolarità dell'immobile, che ha portato alla revoca, ha reso giuridicamente inesistente l'oggetto del contratto. La Corte ha stabilito che la possibilità teorica di trasferire l'attività altrove non esime il venditore dalla responsabilità, confermando il diritto degli acquirenti di sciogliere il vincolo contrattuale e ottenere la restituzione della caparra.
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Clausola di esclusiva: valida senza doppia firma?
La Corte di Cassazione ha stabilito che una clausola di esclusiva in un contratto di mediazione immobiliare, sebbene potenzialmente vessatoria, è valida anche senza una specifica doppia sottoscrizione qualora sia stata oggetto di una trattativa individuale tra le parti. La Corte ha cassato la sentenza d'appello che aveva ignorato la prova testimoniale su tale trattativa, rinviando il caso per un nuovo esame del fatto decisivo.
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Responsabilità mediatore: obblighi informativi
Un acquirente cita in giudizio un'agenzia immobiliare per non averlo informato che la parte venditrice non era piena proprietaria dell'immobile. Le corti di merito rigettano la richiesta di risarcimento, legando il danno alla mancata risoluzione del contratto preliminare. La Corte di Cassazione, invece, accoglie il ricorso, stabilendo un principio chiave sulla responsabilità del mediatore immobiliare: la sua responsabilità per violazione degli obblighi informativi è autonoma e distinta da quella del venditore. Il danno risarcibile non è legato solo alla risoluzione del contratto, ma può consistere nel minor vantaggio o maggior aggravio patrimoniale subito dall'acquirente a causa delle informazioni omesse, come la provvigione pagata per un affare viziato.
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