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Diritto Civile

Usucapione bene pubblico: quando è possibile?
Un privato cittadino ottiene la proprietà per usucapione di un terreno donato al Comune per farne un parco pubblico, ma mai realizzato. La Cassazione conferma la decisione, chiarendo che per impedire l'usucapione di un bene pubblico non basta la destinazione formale, ma serve un'effettiva e concreta utilizzazione a fini pubblici, qui assente.
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Giurisdizione esclusiva: danni da inerzia P.A.
Una società commerciale ha citato in giudizio un Comune per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla mancata realizzazione di opere stradali che impedivano l'accesso ai suoi immobili. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha stabilito la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo. La Corte ha chiarito che la controversia non riguarda un mero illecito civile, ma attiene al cattivo esercizio del potere della Pubblica Amministrazione in materia di urbanistica e governo del territorio, configurando quindi un interesse legittimo del privato e non un diritto soggettivo.
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Occupazione senza titolo: Cassazione chiarisce i limiti
Una società che effettuava una occupazione senza titolo di un'area demaniale sul lago si è vista respingere il ricorso dalla Corte di Cassazione. La Corte ha confermato la decisione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, chiarendo che il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per una rivalutazione dei fatti, ma solo per verificare la corretta applicazione della legge. La sentenza sottolinea l'impossibilità di gestire un bene demaniale senza una formale concessione.
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Equa riparazione: quando si applica la presunzione?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la presunzione di insussistenza del diritto all'equa riparazione, in caso di estinzione del processo per inattività, si applica a tutte le domande di indennizzo presentate dopo il 1° gennaio 2016. Questo principio vale indipendentemente da quando sia iniziato il giudizio presupposto, poiché la norma incide sul regime della prova e ha quindi applicazione immediata.
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Termine decadenziale: Cassazione sulla concessione
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso riguardante la regolarizzazione di un'opera idraulica e la concessione per un impianto idroelettrico. Due Comuni si opponevano a un Consorzio di Bonifica e alla Regione, lamentando violazioni procedurali e il mancato rispetto di un termine decadenziale. La Corte ha respinto la maggior parte dei motivi, chiarendo la differenza tra termini ordinatori e perentori, ma ha accolto il ricorso sul punto decisivo del termine decadenziale per la presentazione dei progetti, cassando la sentenza precedente e rinviando la causa al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche per una nuova valutazione.
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Inammissibilità del ricorso: limiti in Cassazione
Un avvocato, condannato in appello per responsabilità professionale, ricorre in Cassazione. La Suprema Corte dichiara l'inammissibilità del ricorso, ribadendo che non è possibile riesaminare i fatti di causa in sede di legittimità e sottolineando il rigoroso requisito dell'autosufficienza degli atti. La decisione conferma che l'appello deve contenere tutti gli elementi per essere valutato, senza che la Corte debba cercare prove in altri documenti.
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Responsabilità professionale per stima errata: il caso
Un istituto di credito ha citato in giudizio un ingegnere per una perizia immobiliare errata, causata da uno scambio fraudolento di immobili da parte dei mutuatari. La Cassazione ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso della banca. È stata esclusa la responsabilità professionale del tecnico, in quanto la sua valutazione si basava sui documenti forniti dalla stessa banca e l'evento è stato qualificato come caso fortuito. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile poiché mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Errore sulla transazione: quando non è annullabile
Una società creditizia e una cittadina stipulano una transazione per un immobile ritenuto ipotecato. Successivamente, la cittadina scopre l'inesistenza dell'ipoteca e chiede l'annullamento dell'accordo. La Corte di Cassazione stabilisce che l'esistenza dell'ipoteca era il nucleo della controversia (caput controversum), non un mero presupposto. Di conseguenza, un errore sulla transazione relativo a tale questione non rende l'accordo impugnabile, riformando la decisione precedente.
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Responsabilità professionale commercialista: il caso
Un'impresa cita in giudizio i propri consulenti per la gestione negligente di un credito d'imposta, che ha portato all'emissione di cartelle esattoriali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3748/2024, ha confermato la responsabilità professionale commercialista, ritenendo inammissibile il ricorso dei professionisti volto a una nuova valutazione dei fatti. Ha inoltre accolto il ricorso incidentale del cliente, condannando i consulenti al pagamento degli interessi legali sul risarcimento, precedentemente omessi dalla Corte d'Appello.
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Danno all’immagine: prova e risarcimento in Cassazione
Un condomino ha citato in giudizio l'amministratore per danno all'immagine. Dopo una vittoria in primo grado, la Corte d'Appello ha riformato la decisione per mancanza di prova sull'entità del danno. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del condomino, sottolineando che la motivazione principale della sentenza d'appello era la mancata prova del 'quantum' del danno e che non è possibile impugnare argomentazioni superflue (ad abundantiam) del giudice.
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Giurisdizione canoni concessori: a chi rivolgersi?
Una società balneare ha richiesto la restituzione di un canone aggiuntivo (sovracanone) versato a una Regione, basandosi sull'annullamento degli atti impositivi da parte del giudice amministrativo. La Corte di Cassazione ha stabilito la giurisdizione del giudice ordinario per queste controversie. La decisione si fonda sul fatto che la domanda non contesta il potere della Pubblica Amministrazione, ma è una richiesta di natura puramente patrimoniale (ripetizione di indebito) che sorge dalla venuta meno del titolo di pagamento, a seguito di un precedente giudicato amministrativo. Rientra quindi nella giurisdizione canoni concessori del giudice ordinario.
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Estinzione del giudizio: rinuncia e spese legali
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso presentata da un ente pubblico. La controversia, nata da una richiesta di pagamento per una prestazione professionale, si è conclusa con un accordo tra le parti. La Corte ha stabilito che, in virtù dell'accordo, le spese legali venissero compensate, derogando alla regola generale che le pone a carico del rinunciante. È stato inoltre chiarito che la rinuncia non comporta il pagamento di un ulteriore contributo unificato.
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Giudicato esterno: effetti sui rapporti di durata
Una farmacista ha agito contro un'Azienda Sanitaria Locale per il pagamento di forniture, richiedendo gli interessi moratori previsti per le transazioni commerciali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3737/2024, ha stabilito che una precedente sentenza, passata in giudicato, che aveva già qualificato il rapporto tra le parti come transazione commerciale, estende i suoi effetti anche alle controversie successive relative a periodi di fornitura diversi. La Corte ha quindi annullato la decisione d'appello che aveva negato l'efficacia del cosiddetto giudicato esterno, ribadendo che la qualificazione giuridica di un rapporto di durata, una volta definita, vincola le parti anche per il futuro.
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Risoluzione del contratto per inadempimento: il rinvio
In una lunga controversia tra vicini sorta da un accordo transattivo, la Corte di Cassazione interviene per la seconda volta, chiarendo i limiti del giudice del rinvio. La Corte stabilisce che, una volta accertata la gravità dell'inadempimento in un precedente giudizio di legittimità, il giudice a cui la causa è stata rinviata non può riesaminare tale gravità, ma deve limitarsi a dichiarare la risoluzione del contratto come conseguenza giuridica necessaria. Viene così cassata la sentenza della Corte d'Appello che aveva erroneamente rivalutato i fatti, violando il principio di diritto enunciato dalla Cassazione.
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Responsabilità professionale avvocato: cosa succede?
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per responsabilità professionale avvocato a carico di un legale che, per negligenza, aveva causato l'estinzione di un giudizio. La Corte ha ritenuto che la mancata comparizione a tre udienze, la mancata riassunzione della causa e l'omessa informazione al cliente costituissero una grave negligenza. Inoltre, è stata respinta la richiesta di garanzia assicurativa, poiché l'avvocato, al momento della stipula della polizza, aveva omesso di dichiarare circostanze di cui era a conoscenza che avrebbero potuto generare una richiesta di risarcimento.
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Accollo ex lege appalti: chi paga i debiti?
Una sentenza della Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità del Ministero nel pagamento dei debiti per appalti pubblici. In un caso riguardante lavori stradali, la Corte ha stabilito che, per le opere completate e trasferite da enti soppressi, si verifica un accollo ex lege a carico del Ministero. Questo significa che il Ministero diventa l'unico obbligato al pagamento verso l'impresa appaltatrice, anche se non era parte del contratto originale. La decisione conferma che la legge può prevalere sulla struttura contrattuale, individuando direttamente il soggetto pagatore finale.
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Appalto pubblico: limiti del giudice e onere della prova
In una complessa vicenda relativa a un appalto pubblico per la costruzione di un centro intermodale, la Corte di Cassazione ha chiarito importanti principi procedurali. La controversia, nata da imprevisti geologici e terminata in arbitrato, ha visto una serie di impugnazioni. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice ordinario può sindacare la legittimità degli atti di risoluzione contrattuale della P.A., ha confermato la flessibilità dell'arbitrato nell'ammettere nuove domande e ha precisato i criteri di ripartizione delle spese arbitrali, accogliendo parzialmente il ricorso del Comune solo su quest'ultimo punto.
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Attività estrattiva abusiva: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 3712/2024, ha confermato una sanzione amministrativa a carico di un'impresa per attività estrattiva abusiva. Il caso riguardava scavi eccedenti i limiti autorizzati, qualificati come attività di cava non autorizzata anziché semplice movimento terra. La Corte ha stabilito che tale illecito è di natura permanente, con la prescrizione che decorre solo dalla cessazione della condotta. Inoltre, ha rigettato la difesa basata sulla buona fede, sottolineando la maggiore responsabilità richiesta agli operatori professionali del settore.
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Vizio del bene venduto: risoluzione e garanzia
Un centro medico acquista un mammografo che si rivela eccessivamente rumoroso. La Corte di Cassazione conferma la risoluzione del contratto a causa di un grave vizio del bene venduto, ritenendo il macchinario inidoneo all'uso. Il venditore deve restituire il prezzo, ma la richiesta di risarcimento danni dell'acquirente viene respinta per mancanza di prove. L'importatore non è ritenuto responsabile.
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Clausola risolutiva: quando è valida e opera?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di risoluzione di un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La sentenza chiarisce che, in presenza di una clausola risolutiva espressa, la risoluzione del contratto avviene automaticamente a seguito dell'inadempimento e della dichiarazione della parte di volersene avvalere, senza che il giudice possa valutare la gravità dell'inadempimento stesso. La Corte ha inoltre respinto le accuse di usura relative all'aumento del prezzo e ha dichiarato inammissibili le censure relative a una decisione non definitiva del giudice d'appello.
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