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Diritto Civile

Contratto di appalto: onere della prova e varianti

Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce aspetti cruciali del contratto di appalto. Un subappaltatore ha richiesto il saldo per lavori di impiantistica, ma la committente si è opposta lamentando vizi, opere incomplete e contestando il prezzo. Il Tribunale, basandosi su una CTU, ha ridotto l’importo dovuto, sottolineando che la parte che lamenta difetti o richiede pagamenti per lavori extra ha l’onere della prova. La mancanza di documentazione scritta, come ordini di servizio o contestazioni tempestive, si è rivelata fatale per le pretese della committente.

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Cessione non autorizzata del contratto e risoluzione

Il Tribunale di Torino ha dichiarato la risoluzione di un contratto di locazione commerciale a causa di una cessione non autorizzata del contratto e della conseguente morosità del conduttore. La sentenza ha stabilito la responsabilità solidale tra il conduttore originario e quello subentrato, condannandoli al pagamento dei canoni arretrati e al rilascio dell’immobile. È stata inoltre respinta la domanda riconvenzionale del conduttore per mancata prova della richiesta formale di manutenzione.

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Risoluzione anticipata: quando la penale è dovuta

Una società si è opposta a un decreto ingiuntivo relativo a fatture insolute e a una penale per la risoluzione anticipata di un contratto di fornitura, lamentando l’inadempimento della controparte. Il Tribunale di Torino ha respinto l’opposizione, ritenendo le contestazioni del debitore troppo generiche e non provate. Ha inoltre confermato la legittimità della clausola di risoluzione anticipata e della relativa penale, condannando la società opponente al pagamento delle somme dovute e delle spese legali.

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Pagamento creditore apparente: quando è valido?

Un’azienda si oppone a un decreto ingiuntivo, sostenendo di aver saldato il debito a un soggetto terzo che si era presentato come nuovo creditore (cessionario). Il Tribunale analizza il caso alla luce del principio del pagamento al creditore apparente (art. 1189 c.c.). La decisione distingue due periodi: i pagamenti effettuati prima di una diffida formale da parte del creditore originario sono considerati validi e liberatori, poiché basati su circostanze univoche che giustificavano la buona fede del debitore. Tuttavia, i pagamenti eseguiti dopo aver ricevuto la diffida, che allertava su possibili irregolarità, sono ritenuti inefficaci, poiché il debitore ha agito con colpa grave, omettendo la dovuta diligenza. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo viene revocato e l’importo dovuto ricalcolato, escludendo solo i pagamenti effettuati in buona fede.

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Valore probatorio modulo CAI: la guida completa

Una recente sentenza del Tribunale di Torino ribalta una decisione di primo grado, attribuendo pieno valore probatorio al modulo CAI firmato da entrambi i conducenti in un sinistro stradale. Il Tribunale ha interpretato la dichiarazione di uno dei conducenti di aver “urtato” l’altro veicolo come un’implicita assunzione di responsabilità, invertendo così l’onere della prova a carico dell’assicurazione. La sentenza ha quindi condannato la compagnia assicurativa e il responsabile al risarcimento integrale del danno, comprensivo di interessi, rivalutazione e spese legali sostenute nelle varie fasi del lungo contenzioso, sottolineando che il modulo CAI, se non contestato con prove concrete, è un elemento decisivo per l’accertamento delle responsabilità.

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Riconoscimento di debito: quando annulla l'eccezione?

Un’impresa di giardinaggio ottiene un’ingiunzione di pagamento contro un condominio per fatture insolute. Il condominio si oppone, lamentando un servizio inadeguato. Il Tribunale respinge l’opposizione, stabilendo che una comunicazione via email dell’amministratore, in cui si ammettevano difficoltà finanziarie come causa del ritardo nei pagamenti, costituisce un riconoscimento di debito. Questo inverte l’onere della prova e rende l’eccezione di inadempimento, sollevata successivamente, un pretesto contrario a buona fede.

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Presegnalazione scout speed: obbligo anche in moto

Un automobilista ha impugnato con successo una multa per eccesso di velocità rilevata tramite un dispositivo “scout speed” in modalità dinamica. Il Tribunale di Torino ha annullato la sanzione, stabilendo che l’obbligo di presegnalazione preventiva della postazione di controllo, previsto dal Codice della Strada, è inderogabile e non può essere soddisfatto dal solo display luminoso presente sul veicolo della polizia. La sentenza ha ribadito la prevalenza della legge primaria sui decreti ministeriali, i quali non possono creare eccezioni non previste dal legislatore. La mancanza di un cartello di preavviso rende quindi illegittimo l’accertamento.

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Sanzione software senza licenza: la guida completa

Un’azienda è stata multata per oltre 28.000 euro per l’utilizzo di software non licenziato. Si è opposta alla sanzione, sostenendo che il calcolo per i programmi obsoleti fosse errato. Il tribunale ha respinto l’opposizione, confermando che la sanzione software senza licenza deve essere basata sul prezzo di mercato al momento dell’ispezione, anche per le versioni più vecchie. La precedente sentenza penale è stata un fattore determinante.

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Accordo verbale: WhatsApp prova il contratto

Una società si opponeva a un decreto ingiuntivo per il pagamento di servizi di progettazione, negando l’esistenza di un incarico formale. Il Tribunale ha rigettato l’opposizione, confermando che un accordo verbale, provato tramite messaggi e note vocali su WhatsApp, è legalmente valido. La società opponente è stata inoltre condannata per lite temeraria, avendo avviato una causa pur conoscendo le prove a suo sfavore.

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Formalizzazione domanda asilo: ordine alla Questura

Un cittadino straniero, dopo vani tentativi di accedere agli uffici della Questura, ha ottenuto dal Tribunale un ordine per la formalizzazione della domanda di asilo. Il giudice ha stabilito che l’amministrazione non ha discrezionalità nel ricevere le istanze e che il ritardo, dovuto a questioni organizzative, causa un danno grave e irreparabile (impossibilità di lavorare, accedere a cure, rischio di espulsione), violando un diritto soggettivo fondamentale.

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Responsabilità commercialista: quando l'errore non paga

Una sentenza del Tribunale di Torino analizza la responsabilità del commercialista per il tardivo deposito di un ricorso tributario. Il Giudice ha escluso il diritto al risarcimento del cliente, poiché una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) ha accertato che il ricorso era comunque infondato e sarebbe stato respinto. L’errore del professionista (il ritardo) non è stato considerato la causa del danno, in quanto il pregiudizio economico sarebbe sorto ugualmente a causa dell’infondatezza dell’impugnazione.

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Azione revocatoria: vendita tra coniugi inefficace

Una società creditrice ha agito in giudizio per far dichiarare inefficace la vendita di una quota immobiliare tra un debitore e il proprio coniuge. La vendita era avvenuta poco dopo la notifica di un decreto ingiuntivo. Il Tribunale ha accolto la domanda, ritenendo sussistenti i presupposti dell’azione revocatoria: il pregiudizio per il creditore (eventus damni) e la consapevolezza di tale pregiudizio da parte di entrambi i coniugi (scientia damni), desunta dal rapporto di coniugio e dalla stretta vicinanza temporale tra la notifica del debito e l’atto di compravendita.

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Cessione del credito: prova e oneri per il creditore

Una società di factoring ha citato in giudizio un’azienda sanitaria pubblica per ottenere il pagamento di crediti ceduti. Il Tribunale di Torino ha accolto la domanda solo in minima parte, sottolineando che l’onere della prova principale per la cessione del credito e per il credito sottostante grava sul cessionario. Il tribunale ha stabilito che la produzione dei contratti di cessione, delle fatture e delle prove di consegna è fondamentale per dimostrare il diritto al pagamento.

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Cessione del credito: nullo se l'oggetto è incerto

Un’acquirente si oppone a un decreto ingiuntivo sostenendo di aver estinto il debito con una cessione del credito. Il Tribunale rigetta l’opposizione, dichiarando nulla la cessione del credito per indeterminatezza dell’oggetto, poiché il contratto non specificava il credito ceduto, confermando l’obbligo di pagamento.

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Interruzione prescrizione: come si calcolano i termini

Un debitore si oppone a un pignoramento sostenendo la prescrizione dei crediti. Il Tribunale di Torino analizza gli atti interruttivi prodotti dal creditore, accogliendo parzialmente l’opposizione. La sentenza chiarisce l’onere della prova in materia di interruzione prescrizione, annullando solo il credito per cui non è stata provata un’interruzione tempestiva e confermando la legittimità dell’esecuzione per gli altri.

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Responsabilità medica nesso causale: il caso analizzato

Una figlia cita in giudizio una struttura sanitaria per il decesso della madre, attribuendolo a una gestione errata della terapia anticoagulante. Il Tribunale rigetta la domanda. Una perizia tecnica (CTU) ha dimostrato l’assenza del nesso causale: anche se i medici avessero somministrato la terapia omessa, il decesso non sarebbe stato evitato a causa delle gravi patologie preesistenti della paziente. La sentenza chiarisce i confini della responsabilità medica nesso causale e l’onere della prova a carico del danneggiato.

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Liquidazione compensi avvocato: l'errore si corregge

Un avvocato omette per errore di richiedere i compensi per la fase delle indagini preliminari in un caso di patrocinio a spese dello Stato. Il GIP rigetta la successiva richiesta correttiva, ma il Tribunale di Torino accoglie l’opposizione. La sentenza stabilisce che una mera svista non costituisce rinuncia al diritto al compenso. Questo caso chiarisce che è possibile integrare una richiesta di liquidazione compensi avvocato se l’omissione è frutto di un errore palese e non di una volontà di rinuncia.

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Riservato dominio: riduzione della penale eccessiva

In una causa per inadempimento di un contratto preliminare di vendita di un chiosco con patto di riservato dominio, il Tribunale ha confermato la risoluzione del contratto a causa del mancato pagamento delle rate da parte dell’acquirente. Tuttavia, ha ridotto l’indennità che il venditore poteva trattenere dalle rate già pagate, ritenendo la clausola penale manifestamente eccessiva ai sensi dell’art. 1526 c.c. e bilanciando l’equità tra le parti. L’acquirente è stato condannato a restituire il bene e a pagare gli oneri tributari arretrati.

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Fideiussione omnibus: la nullità parziale non salva

Il Tribunale di Torino si è pronunciato su un’opposizione a decreto ingiuntivo basata sulla presunta nullità di una fideiussione omnibus. La sentenza chiarisce la distinzione temporale per l’applicazione della nullità parziale legata allo schema ABI: la prova dell’intesa anticoncorrenziale è presunta solo per i contratti antecedenti al provvedimento della Banca d’Italia del 2005. Per quelli successivi, l’onere della prova ricade sul garante. Inoltre, il Tribunale ha stabilito che la clausola ‘a semplice richiesta’ è sufficiente a impedire la decadenza del creditore ai sensi dell’art. 1957 c.c. Di conseguenza, pur revocando il decreto ingiuntivo originario a causa di pagamenti parziali avvenuti in corso di causa, ha condannato i garanti al pagamento del debito residuo.

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Revisione tabelle millesimali: basta la maggioranza

Un condomino impugna la delibera di approvazione delle nuove tabelle millesimali, sostenendo fosse necessaria l’unanimità. La Corte d’Appello di Roma respinge il ricorso, confermando che per la revisione tabelle millesimali, dovuta a un notevole aumento di volumetria di un’unità immobiliare (superiore a 1/5), è sufficiente il voto a maggioranza qualificata, in quanto l’atto ha natura ricognitiva e non negoziale.

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