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Diritto Civile

Appalto vizi e difformità: conseguenze del vizio

La Corte d’Appello di Venezia analizza un caso di appalto vizi e difformità, stabilendo che la mancata fornitura della marcatura CE e della documentazione tecnica per un’opera (modifica a un semirimorchio) costituisce un grave inadempimento. Tale mancanza rende l’opera inutilizzabile e giustifica la risoluzione del contratto, con la condanna dell’appaltatore alla restituzione del prezzo e al risarcimento del danno per i costi di sostituzione del sistema difettoso. Viene invece respinta la richiesta di manleva verso l’assicurazione, sia per motivi procedurali che di merito, in quanto la polizza non copriva tale rischio e il premio non era stato pagato.

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Condizione potestativa: no compenso se non si avvera

Un architetto non ha ottenuto il pagamento del suo compenso, subordinato in un accordo alla vendita di un immobile o all’approvazione di un piano di lottizzazione. La Corte d’Appello ha stabilito che si trattava di una “condizione potestativa”, il cui mancato avveramento non era imputabile a mala fede della proprietaria. La scelta della cliente di non vendere è stata ritenuta una legittima valutazione di convenienza, pertanto nessuna somma era dovuta. L’appello dell’architetto è stato respinto.

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Risarcimento danno marciapiede: la responsabilità del Comune

Un pedone subisce una caduta a causa di un marciapiede dissestato e coperto da fogliame. La Corte d’Appello conferma la responsabilità oggettiva del Comune per il risarcimento danno marciapiede, escludendo la colpa del danneggiato data la natura occulta del pericolo. La sentenza, inoltre, corregge il criterio di liquidazione del danno, applicando le tabelle del Tribunale di Milano anziché quelle previste per i sinistri stradali, e condanna l’ente al pagamento della differenza residua.

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Sequestro conservativo: rigetto per mancanza di fumus

La Corte di Appello di Venezia ha rigettato la richiesta di sequestro conservativo avanzata dalla parte acquirente in un contratto preliminare. La decisione si fonda sulla mancanza del ‘fumus boni iuris’, ovvero della parvenza di un diritto fondato. Secondo la Corte, è stata proprio la parte acquirente a violare gli obblighi contrattuali, non adoperandosi per ottenere le autorizzazioni necessarie alla realizzazione di un progetto immobiliare e causando così l’inadempimento. Di conseguenza, la pretesa di restituzione di una somma ottenuta tramite l’escussione di una fideiussione è stata ritenuta, in questa fase cautelare, infondata.

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Clausola risolutiva: la tolleranza annulla l'effetto

Una Corte d’Appello ha respinto la richiesta di un locatore di terminare un contratto di locazione basata su una clausola risolutiva espressa. La corte ha stabilito che la continua accettazione di pagamenti tardivi da parte del locatore costituisce tolleranza, un comportamento incompatibile con la volontà di risolvere il contratto, rendendo inefficace la clausola.

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Prestazioni socio-sanitarie: chi paga la retta?

La Corte d’Appello ha stabilito che se le cure fornite in una casa di riposo sono classificabili come prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria, il costo è interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Di conseguenza, né il Comune né i parenti sono tenuti al pagamento della retta. La decisione si è basata su una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) che ha accertato la natura prevalentemente sanitaria delle cure fornite a due anziani affetti da gravi patologie, annullando così le ingiunzioni di pagamento emesse dalla struttura.

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Penale eccessiva: la riduzione del giudice d'appello

In una controversia su un contratto preliminare immobiliare, la Corte d’Appello ha affrontato il tema della clausola penale. A seguito dell’inadempimento del promittente venditore, il tribunale di primo grado aveva ordinato la restituzione della caparra e il pagamento di una penale di 100.000 euro. La Corte d’Appello, pur confermando l’inadempimento, ha ritenuto la penale eccessiva. Valutando il comportamento del creditore, che aveva atteso due anni prima di agire, ha ridotto l’importo della penale a 50.000 euro, applicando il potere di riduzione equitativa previsto dalla legge.

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Simulazione assoluta: vendita fittizia e onere prova

Una banca ha ottenuto la dichiarazione di nullità di una compravendita immobiliare tra il proprio debitore e un’altra società, provando la simulazione assoluta dell’atto. La Corte d’Appello ha confermato la decisione, valorizzando come prove presuntive le modalità anomale di pagamento, la sproporzione del prezzo e la rinuncia all’ipoteca legale, ponendo a carico dell’acquirente l’onere di dimostrare l’effettivo pagamento.

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Prova consegna merce: come dimostrarla senza firma

Una società fornitrice di prodotti agricoli ha appellato una sentenza che aveva ridotto il suo credito a causa del disconoscimento delle firme su diverse bolle di consegna da parte del cliente. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, stabilendo che la prova della consegna della merce non è vincolata alla sola prova documentale. Ammettendo la prova testimoniale, che ha confermato le forniture, la Corte ha affermato il principio della libertà dei mezzi probatori in materia, condannando il debitore al pagamento dell’intero importo.

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Responsabilità professionale ingegnere: sentenza

Una recente sentenza della Corte d’Appello analizza la responsabilità professionale dell’ingegnere per gravi vizi nella progettazione di un’autorimessa. La Corte ha confermato la colpa del professionista, anche a fronte di presunte richieste speculative dei committenti, ma ha parzialmente ridotto il risarcimento per difetto di prova su alcuni danni. Il caso chiarisce i doveri del professionista, l’onere probatorio e l’applicazione delle polizze assicurative.

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Locazione operativa: risoluzione e penale per canoni non pagati

Una società che aveva preso in locazione operativa attrezzature per la ristorazione non ha pagato i canoni pattuiti. Il Tribunale ha dichiarato risolto il contratto, condannando l’azienda alla restituzione immediata dei beni e al pagamento di oltre 12.000 euro, comprensivi di canoni insoluti, spese e una pesante penale. La decisione si fonda sull’efficacia della clausola risolutiva espressa e sulla mancata contestazione da parte della società inadempiente.

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Eccezione inadempimento: quando non blocca il pagamento

Una società appaltatrice ottiene un decreto ingiuntivo per un’ultima rata non pagata. Il committente si oppone, lamentando vizi e ritardi, e chiede i danni. Il Tribunale respinge l’opposizione, confermando il decreto ingiuntivo. La decisione si fonda su un accordo transattivo successivo, che ha sanato ogni precedente controversia. L’eccezione di inadempimento sollevata dal committente sugli obblighi di tale accordo è stata giudicata infondata perché basata su impegni troppo vaghi e generici.

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Cessione credito sinistro: diritti e validità

Il Tribunale di Torino ha esaminato un caso di risarcimento danni da sinistro stradale a catena, in cui una carrozzeria e una società di ripristino stradale, quali cessionarie del credito, chiedevano il risarcimento alla compagnia assicurativa del veicolo responsabile. La corte ha rigettato la richiesta di sospensione del giudizio e ha affermato la validità della cessione credito sinistro da parte del proprietario del veicolo danneggiato alla carrozzeria, ritenendo il conducente del veicolo tamponante l’unico responsabile. Ha, tuttavia, escluso la legittimazione della società di ripristino stradale e negato il danno da fermo tecnico non provato.

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Regresso fideiussore: quando si può agire?

Una sentenza del Tribunale di Torino chiarisce i presupposti per l’azione di regresso del fideiussore. Dei garanti avevano ottenuto un decreto ingiuntivo contro il debitore principale (l’ex moglie del figlio) per canoni di locazione non pagati, senza però aver ancora saldato il debito al locatore. Il Tribunale ha revocato il decreto, stabilendo che il diritto di regresso del fideiussore sorge solo con l’effettivo pagamento del debito, non essendo sufficiente la mera sottoposizione a una procedura esecutiva. La mancata prova del pagamento ha reso infondata l’azione dei garanti.

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Esenzione vaccinale: annullata sanzione per certificato

Il Tribunale di Torino ha confermato l’annullamento di una sanzione di 100 euro irrogata a un medico per mancato adempimento dell’obbligo vaccinale anti-COVID-19. La decisione si fonda sulla prova di una preesistente esenzione vaccinale permanente, documentata da un certificato digitale rilasciato prima della sanzione stessa. L’appello dell’amministrazione, basato sulla presunta invalidità del certificato cartaceo non digitalizzato nei termini, è stato respinto. La Corte ha stabilito che la presenza di un’esenzione valida e documentata digitalmente faceva venir meno il presupposto stesso per l’applicazione della sanzione, rendendola illegittima.

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Responsabilità buca stradale: risarcimento ridotto

Una ciclista cade a causa di una buca stradale e cita in giudizio il Comune per ottenere il risarcimento dei danni. Il Tribunale riconosce la responsabilità buca stradale in capo all’ente pubblico, ma riduce l’importo del risarcimento del 20%, attribuendo alla danneggiata un concorso di colpa per non aver prestato sufficiente attenzione, pur considerando le difficili condizioni del traffico cittadino.

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Accollo di debito: la liberazione del debitore

Un debitore si oppone a un decreto ingiuntivo per una provvigione immobiliare, sostenendo che un terzo si era assunto il debito tramite un accollo. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, confermando la responsabilità solidale del debitore originario, poiché il creditore non aveva mai acconsentito espressamente alla sua liberazione. La sentenza chiarisce inoltre la nullità della chiamata in causa del terzo effettuata senza la preventiva autorizzazione del giudice nel rito di opposizione.

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Recesso per inadempimento: doppio della caparra

Il Tribunale di Torino ha stabilito che la mancata regolarizzazione urbanistica e catastale di un immobile da parte del venditore costituisce un grave inadempimento. Tale mancanza giustifica il recesso per inadempimento da parte dell’acquirente, che ha diritto alla restituzione del doppio della caparra confirmatoria versata, anche se il termine per la stipula non era ‘essenziale’ nel suo interesse.

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Restituzione beni comodato: l'abbandono giustifica

Il Tribunale di Torino ha ordinato l’immediata restituzione di un impianto di distribuzione carburanti concesso in comodato. La decisione è stata presa a seguito dell’abbandono ingiustificato del bene da parte della società comodataria, che aveva falsamente comunicato di essere in liquidazione. Il giudice ha ritenuto sussistenti sia il ‘fumus boni iuris’, per il palese inadempimento contrattuale, sia il ‘periculum in mora’, dato il rischio di deperimento, furti e pericolo per la pubblica incolumità. Questa ordinanza cautelare conferma l’importanza della custodia e della corretta gestione dei beni ricevuti in comodato.

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Responsabilità medica odontoiatra: il risarcimento

Un paziente cita in giudizio il proprio dentista per un intervento di implantologia mal riuscito. Il Tribunale di Torino, basandosi su una perizia tecnica (CTU), accerta la responsabilità medica odontoiatra per l’inadeguata realizzazione delle protesi. Dispone la risoluzione parziale del contratto e condanna il professionista alla restituzione delle somme versate per le prestazioni incongrue, al risarcimento dei danni patrimoniali (spese mediche e correttive) e del danno morale per il disagio subito dal paziente.

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