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Diritto Civile

Soccombenza parziale: esclusa se si vince in subordine

In un caso di risarcimento danni per una caduta su un marciapiede, la Corte d’Appello di Firenze ha riformato una sentenza di primo grado sul punto delle spese legali. Sebbene al danneggiato fosse stato riconosciuto un concorso di colpa del 50%, la Corte ha stabilito che non vi è ‘soccombenza parziale’ quando la domanda subordinata (che prevedeva appunto il concorso di colpa) viene accolta. Di conseguenza, l’ente convenuto è stato condannato a pagare integralmente le spese legali del primo grado e dell’appello.

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Contratto quadro trading: nullo con point and click

Una recente sentenza della Corte di Appello ha dichiarato nullo un contratto quadro trading sottoscritto online con la semplice procedura ‘point and click’. Il caso riguardava un’investitrice che, dopo aver perso il suo capitale, ha contestato la validità del contratto per vizio di forma. A differenza del tribunale di primo grado, la Corte d’Appello ha stabilito che la firma elettronica semplice non soddisfa il requisito della forma scritta imposto dalla legge per tali contratti, ordinando alla società di intermediazione la restituzione dell’intera somma versata.

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Onere della prova mutuo: chi deve dimostrarlo?

Un soggetto eroga una somma per l’acquisto di un’auto a favore della compagna del nipote, chiedendone poi la restituzione come prestito. La Corte d’Appello, confermando la decisione di primo grado, rigetta la domanda. In tema di onere della prova mutuo, spetta a chi agisce per la restituzione dimostrare non solo la dazione di denaro, ma anche il titolo giuridico che fonda l’obbligo di rimborso, non essendo sufficiente la mera ammissione della ricezione da parte del convenuto.

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Responsabilità Autorità Vigilanza: quando è esclusa

Una risparmiatrice ha citato in giudizio le autorità di vigilanza per le perdite subite a seguito dell’acquisto di azioni di una banca, lamentando una loro omessa supervisione. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, rigettando la domanda. La sentenza sottolinea che per accertare la responsabilità dell’autorità di vigilanza non bastano allegazioni generiche, ma è necessario provare una specifica omissione colposa e, soprattutto, un nesso di causalità diretto tra tale omissione e il danno subito dall’investitore, elementi che nel caso di specie mancavano del tutto.

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Responsabilità del custode: caduta per buca stradale

Una cittadina cade a causa di una sconnessione del manto stradale in un’area di mercato, subendo lesioni. La Corte d’Appello conferma la responsabilità del custode, in questo caso l’ente pubblico, per i danni subiti. La sentenza ribadisce che la responsabilità ex art. 2051 c.c. è di natura oggettiva e non richiede la prova di un’insidia. L’ente può liberarsi solo provando il caso fortuito, non ravvisato nel comportamento della danneggiata. La decisione è stata riformata solo sul calcolo degli interessi, escludendo l’applicazione del tasso maggiorato previsto per le obbligazioni contrattuali.

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Vizi della merce: quando il difetto non è grave

Una società acquirente di cavi elettrici contesta la qualità della fornitura a causa di un ritiro anomalo dell’isolante. La Corte d’Appello, confermando la decisione di primo grado, nega la risoluzione del contratto. La sentenza chiarisce che i vizi della merce, se di valore esiguo rispetto alla fornitura totale, non costituiscono un inadempimento grave tale da giustificare lo scioglimento del vincolo contrattuale, valorizzando le conclusioni della Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU).

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Prova cessione credito: come dimostrarla in giudizio

Una società di recupero crediti, agendo come mandataria di un’altra società, ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro un debitore. Il debitore si è opposto, eccependo, tra le altre cose, il difetto di legittimazione attiva del creditore per mancata prova della catena di cessioni. Il Tribunale di primo grado ha accolto l’opposizione per prescrizione del credito. La Corte d’Appello, esaminando l’appello incidentale del debitore, ha riformato la sentenza. Ha stabilito che la prova della cessione del credito non era stata fornita. La sola pubblicazione dell’avviso di cessione in blocco in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a dimostrare la titolarità del singolo credito, in assenza della produzione dei relativi contratti di cessione. Di conseguenza, ha accolto l’appello incidentale, revocato il decreto ingiuntivo e dichiarato che nulla era dovuto.

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Arricchimento senza giusta causa: il silenzio non vale

Una donna ha citato in giudizio l’ex marito per arricchimento senza giusta causa, accusandolo di aver utilizzato 60.000 euro di sua proprietà, prelevati da un conto cointestato, per finanziare una società di cui lui era socio. In primo grado la domanda era stata respinta, interpretando il silenzio della donna come un consenso tacito. La Corte d’Appello ha ribaltato la decisione, affermando che il silenzio non costituisce consenso e che l’onere di provare la “giusta causa” del trasferimento spettava al marito, prova che non è stata fornita. Di conseguenza, l’uomo è stato condannato a restituire la somma.

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Responsabilità del custode: prova del nesso causale

Una cliente cade in un hotel e cita in giudizio la struttura per responsabilità del custode, sostenendo che il pavimento fosse bagnato. La Corte d’Appello di Venezia respinge la richiesta, confermando la decisione di primo grado. La sentenza sottolinea che la danneggiata non ha fornito la prova del nesso causale, ovvero che il pavimento fosse effettivamente scivoloso. Inoltre, la Corte dichiara inammissibile il tentativo di modificare in appello il fondamento giuridico della domanda, da responsabilità extracontrattuale a contrattuale.

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Sinistro stradale: colpa esclusiva e velocità eccessiva

In un caso di sinistro stradale mortale, la Corte d’Appello ha confermato la colpa esclusiva del conducente che, viaggiando a velocità quasi doppia rispetto al limite e in stato di ebbrezza, ha tamponato un’auto che si immetteva da uno stop. La Corte ha ritenuto tale condotta talmente grave da assorbire qualsiasi potenziale responsabilità della vittima. Inoltre, ha ridotto il risarcimento per uno degli eredi, deceduto durante il processo, commisurando il danno alla sua effettiva durata di sofferenza.

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Responsabilità avvocato: TFR perso per negligenza

Un’analisi della sentenza della Corte d’Appello di Venezia sulla responsabilità professionale dell’avvocato. Il legale è stato condannato per negligenza per non aver informato la cliente del fallimento dell’azienda e non aver agito per recuperare il TFR. La decisione chiarisce l’ampiezza del mandato e l’onere della prova a carico del professionista.

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Recesso contratto di somministrazione: il preavviso

Un fornitore recede da un rapporto commerciale durato oltre dieci anni con un preavviso di pochi giorni. La Corte d’Appello conferma che si tratta di un contratto di somministrazione e che il preavviso era inadeguato. Tuttavia, riforma la sentenza di primo grado riducendo drasticamente l’importo del risarcimento danni, precisando che questo deve essere calcolato sul mancato utile (al netto di costi e imposte) e non sul semplice calo di fatturato.

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Sospensione Esecutiva: Istanza Infondata e Sanzioni

La Corte d’Appello di Venezia ha respinto una richiesta di sospensione esecutiva di una sentenza non definitiva. Il caso di origine riguardava un sinistro stradale con la condanna dei genitori di un minore a risarcire i danni. Gli appellanti avevano chiesto la sospensione per grave pregiudizio, ma la Corte ha ritenuto l’istanza manifestamente infondata, condannandoli al pagamento di una sanzione pecuniaria. La decisione chiarisce i presupposti per la sospensione esecutiva e le conseguenze di un suo uso strumentale.

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Coobbligato o fideiussore? La differenza in un mutuo

La Corte d’Appello di Venezia conferma che la firma di un contratto di finanziamento come “coobbligato” non esclude la qualifica di fideiussore. La sentenza stabilisce che il termine definisce solo la solidarietà passiva, ma la natura del rapporto è quella di una garanzia fideiussoria. Di conseguenza, la banca che non agisce entro sei mesi dalla scadenza del debito perde il diritto di rivalersi sul garante, confermando la distinzione tra coobbligato e fideiussore.

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Contratto d'opera: il sito web è funzionante?

La Corte d’Appello di Venezia ha confermato la condanna di un’azienda al pagamento del corrispettivo per la creazione di un sito web, rigettando le sue lamentele. La Corte ha qualificato il rapporto come contratto d’opera, sottolineando che l’eccezione di inadempimento del cliente era generica e contraria a buona fede, dato che il sito risultava funzionante e che lo stesso consulente tecnico del cliente ne aveva inizialmente attestato la qualità. È stato ribadito che non si può rifiutare il pagamento sulla base di contestazioni pretestuose e sollevate solo in sede giudiziale.

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Appalto vizi e difformità: conseguenze del vizio

La Corte d’Appello di Venezia analizza un caso di appalto vizi e difformità, stabilendo che la mancata fornitura della marcatura CE e della documentazione tecnica per un’opera (modifica a un semirimorchio) costituisce un grave inadempimento. Tale mancanza rende l’opera inutilizzabile e giustifica la risoluzione del contratto, con la condanna dell’appaltatore alla restituzione del prezzo e al risarcimento del danno per i costi di sostituzione del sistema difettoso. Viene invece respinta la richiesta di manleva verso l’assicurazione, sia per motivi procedurali che di merito, in quanto la polizza non copriva tale rischio e il premio non era stato pagato.

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Condizione potestativa: no compenso se non si avvera

Un architetto non ha ottenuto il pagamento del suo compenso, subordinato in un accordo alla vendita di un immobile o all’approvazione di un piano di lottizzazione. La Corte d’Appello ha stabilito che si trattava di una “condizione potestativa”, il cui mancato avveramento non era imputabile a mala fede della proprietaria. La scelta della cliente di non vendere è stata ritenuta una legittima valutazione di convenienza, pertanto nessuna somma era dovuta. L’appello dell’architetto è stato respinto.

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Risarcimento danno marciapiede: la responsabilità del Comune

Un pedone subisce una caduta a causa di un marciapiede dissestato e coperto da fogliame. La Corte d’Appello conferma la responsabilità oggettiva del Comune per il risarcimento danno marciapiede, escludendo la colpa del danneggiato data la natura occulta del pericolo. La sentenza, inoltre, corregge il criterio di liquidazione del danno, applicando le tabelle del Tribunale di Milano anziché quelle previste per i sinistri stradali, e condanna l’ente al pagamento della differenza residua.

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Sequestro conservativo: rigetto per mancanza di fumus

La Corte di Appello di Venezia ha rigettato la richiesta di sequestro conservativo avanzata dalla parte acquirente in un contratto preliminare. La decisione si fonda sulla mancanza del ‘fumus boni iuris’, ovvero della parvenza di un diritto fondato. Secondo la Corte, è stata proprio la parte acquirente a violare gli obblighi contrattuali, non adoperandosi per ottenere le autorizzazioni necessarie alla realizzazione di un progetto immobiliare e causando così l’inadempimento. Di conseguenza, la pretesa di restituzione di una somma ottenuta tramite l’escussione di una fideiussione è stata ritenuta, in questa fase cautelare, infondata.

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Clausola risolutiva: la tolleranza annulla l'effetto

Una Corte d’Appello ha respinto la richiesta di un locatore di terminare un contratto di locazione basata su una clausola risolutiva espressa. La corte ha stabilito che la continua accettazione di pagamenti tardivi da parte del locatore costituisce tolleranza, un comportamento incompatibile con la volontà di risolvere il contratto, rendendo inefficace la clausola.

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