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Diritto Civile

Revoca patente autostrada: U-turn prima del casello

Un automobilista si è visto confermare la revoca della patente per aver effettuato un’inversione di marcia in prossimità di un casello autostradale. Il Tribunale di Milano ha rigettato l’appello, stabilendo che la revoca patente autostrada è una sanzione accessoria obbligatoria e non discrezionale in questi casi, anche se la manovra avviene in una zona apparentemente sicura e senza traffico. La decisione si allinea alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Cassazione, che considerano l’intera area adiacente al casello come parte integrante dell’autostrada, dove vige il massimo rigore sanzionatorio per manovre così pericolose.

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Inadempimento contratto di fornitura: no danni se è in corso

Un fornitore di bevande ha citato in giudizio un cliente per inadempimento di un contratto di fornitura, chiedendo un risarcimento danni per il mancato acquisto di una quantità minima di prodotti. Il Tribunale ha respinto la domanda, poiché il contratto era ancora in vigore e il termine per l’adempimento non era ancora scaduto. La richiesta di risarcimento è stata quindi considerata prematura, dato che il cliente aveva ancora tempo per onorare i suoi obblighi contrattuali.

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Irrisorietà della pretesa: niente risarcimento

Un cittadino ha chiesto un’equa riparazione per l’eccessiva durata di un’azione di classe. La Corte d’Appello ha respinto la domanda, applicando il principio di irrisorietà della pretesa. Poiché il potenziale risarcimento era inferiore a 500 euro, la Corte ha ritenuto il pregiudizio insussistente, in linea con la giurisprudenza nazionale ed europea, condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali.

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Aliud Pro Alio: immobile senza agibilità e danno

Una società acquista un immobile tramite leasing, scoprendo poi che difformità insanabili impediscono il rilascio del certificato di agibilità. La Corte d’Appello, pur riconoscendo la fattispecie di ‘aliud pro alio’ (consegna di una cosa per un’altra), ha respinto la richiesta di risarcimento. La motivazione risiede nella mancata prova da parte dell’acquirente di un danno economico concreto e direttamente collegato al difetto, dato che l’immobile era stato comunque utilizzato e il contratto di leasing si era risolto per morosità dell’utilizzatore.

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Prova della consegna: vittoria senza bolle di trasporto

Una sentenza della Corte d’Appello analizza il tema della prova della consegna in assenza di bolle o DDT. Il caso riguarda due società con stretti legami familiari e commerciali operanti nella stessa sede. La Corte ha stabilito che, in mancanza di documenti formali, la consegna può essere provata attraverso presunzioni, come la registrazione delle fatture nei registri IVA di entrambe le parti, testimonianze e la logica commerciale dei rapporti. La decisione riforma parzialmente la sentenza di primo grado, accogliendo in parte sia la domanda principale che quella riconvenzionale e compensando le spese legali per soccombenza reciproca.

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Responsabilità proprietario: trattore non a norma

Una sentenza della Corte d’Appello ha confermato la responsabilità del proprietario di un trattore agricolo per la morte di un suo dipendente, avvenuta a causa della mancanza di dispositivi di sicurezza obbligatori. La Corte ha stabilito che tale omissione configura una responsabilità da circolazione stradale ex art. 2054 c.c., coperta da assicurazione RCA. È stato inoltre chiarito che, in questo specifico contesto, il conducente-dipendente va considerato come ‘terzo’ avente diritto al risarcimento, rigettando l’appello della compagnia assicuratrice.

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Responsabilità del custode per danni da neve dal tetto

Un’automobile viene danneggiata dalla caduta di neve dal tetto di un edificio pubblico. La Corte d’Appello riforma la sentenza di primo grado, affermando la piena responsabilità del custode ai sensi dell’art. 2051 c.c. Viene escluso sia il caso fortuito, dato che una forte nevicata in montagna è prevedibile, sia il concorso di colpa dell’automobilista. L’ente proprietario è condannato al risarcimento integrale del danno.

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Indebito oggettivo: che fare se ricevi un bonifico?

Un’agenzia di assicurazioni ha versato per errore una cospicua somma a un imprenditore agricolo, il quale, pur riconoscendo l’errore, ne ha restituito solo una parte. Il Tribunale ha condannato l’imprenditore a restituire la somma residua, applicando il principio dell’indebito oggettivo. La sentenza chiarisce che chi riceve un pagamento non dovuto è tenuto alla restituzione, e se agisce in mala fede, deve corrispondere anche gli interessi dal giorno del pagamento e non dalla domanda giudiziale.

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Ordinanza 186 ter cpc: assorbita dalla sentenza finale

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per un importo errato. Il giudice, dopo aver emesso un’ordinanza 186 ter cpc per la somma non contestata, revoca entrambi i provvedimenti e condanna al pagamento del solo debito residuo, compensando le spese.

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Rinuncia agli atti: chi paga le spese legali?

Una società avvia un procedimento d’urgenza che dura un anno, con un’intensa attività istruttoria (6 udienze, 14 testimoni). Al termine di questa fase, la società ricorrente presenta una rinuncia agli atti. Il Tribunale di Trento dichiara estinto il giudizio ma, contrariamente alla richiesta di compensazione delle spese, condanna la parte rinunciante a rimborsare integralmente le spese legali delle controparti. La liquidazione dei compensi viene calcolata tenendo conto della durata, della complessità e dell’attività processuale svolta, dimostrando che la rinuncia tardiva non esonera dal pagamento dei costi del giudizio.

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Prova incarico professionale: come dimostrarlo in giudizio

Un’architetta ha citato in giudizio una cliente per ottenere il pagamento di compensi professionali per varie attività di consulenza. La cliente si è difesa sostenendo che la collaborazione era a titolo amichevole. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta dell’architetta, non perché mancasse la prova dell’incarico professionale, ma perché ha ritenuto che le parti avessero raggiunto un accordo transattivo che saldava ogni pretesa. La sentenza sottolinea che la prova dell’esistenza di un rapporto professionale e di un successivo accordo che lo estingue può essere desunta anche da comunicazioni informali, come le email.

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Vizio procedurale: sentenza nulla ma decisa nel merito

Una cliente si opponeva al pagamento di un’impresa di traslochi, lamentando danni ai mobili e all’immobile. Il Tribunale le dava torto. La Corte d’Appello ha dichiarato la sentenza di primo grado nulla per un vizio procedurale, ma ha comunque esaminato il caso e respinto la richiesta della cliente per mancanza di prove sufficienti sui danni e sulla loro tempestiva contestazione. La Corte ha sottolineato che, nonostante l’errore procedurale, la parte che lamenta un danno deve sempre fornirne prova rigorosa.

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Responsabilità professionale avvocato: il dovere del cliente

Una lavoratrice cita in giudizio il proprio avvocato per non aver avviato una causa per mobbing, causandone la prescrizione. La Corte d’Appello rigetta la domanda, confermando la sentenza di primo grado. La decisione si fonda sulla mancata collaborazione della cliente, che non ha fornito al legale i nominativi dei testimoni, elemento essenziale per l’azione legale. Viene quindi esclusa la responsabilità professionale avvocato, poiché l’insuccesso della causa è imputabile alla condotta omissiva della stessa assistita.

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Onere della prova appalto: chi prova i lavori extra?

La Corte di Appello di Firenze si è pronunciata su una controversia nata da un contratto di appalto verbale. Un committente aveva contestato la richiesta di pagamento per lavori ritenuti extra rispetto a un accordo a corpo. La Corte ha confermato la decisione di primo grado, rigettando l’appello del committente e chiarendo l’importanza dell’onere della prova nell’appalto. È stato stabilito che spetta all’appaltatore dimostrare l’esecuzione dei lavori aggiuntivi tramite prove, come le testimonianze, e al committente provare l’avvenuto pagamento e la sua specifica imputazione. La sentenza sottolinea i rischi degli accordi verbali e l’importanza della documentazione scritta.

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Inadempimento locatore: quando i vizi non bastano

Un conduttore di un locale commerciale sospendeva il pagamento del canone a causa di infiltrazioni d’acqua e problemi fognari, chiedendo la risoluzione del contratto per inadempimento del locatore. I locatori, di contro, richiedevano il pagamento dei canoni non corrisposti. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado, respingendo le richieste del conduttore. La Corte ha stabilito che i vizi, essendo di natura ‘episodica’ e non così gravi da impedire totalmente l’uso dell’immobile, non legittimavano la sospensione totale del pagamento del canone. L’azione del conduttore è stata ritenuta sproporzionata rispetto al presunto inadempimento del locatore.

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Ne bis in idem: no a nuovo risarcimento danni

Una paziente, dopo aver ottenuto un primo risarcimento per un’infezione post-operatoria, ha intentato una nuova causa per i successivi aggravamenti. La Corte di Appello ha respinto la domanda applicando il principio del ne bis in idem. La sentenza chiarisce che un giudizio definitivo copre non solo i danni lamentati, ma anche quelli che potevano essere dedotti, impedendo così ulteriori azioni per la stessa causa. La decisione è stata quindi confermata, con una parziale compensazione delle spese legali.

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Responsabilità professionale architetto: la sentenza

Una società committente ha citato in giudizio un architetto per un errore di progettazione relativo alla costruzione di una scala esterna, edificata in violazione delle distanze legali. La Corte di Appello, riformando la sentenza di primo grado che aveva dichiarato il diritto prescritto, ha affermato la responsabilità professionale architetto. Il termine di prescrizione, ha chiarito la Corte, decorre non dall’esecuzione del progetto, ma dal momento in cui il danno diviene oggettivamente percepibile, ovvero dalla sentenza definitiva che ha accertato l’illegittimità dell’opera. L’architetto è stato quindi condannato al risarcimento dei danni, comprensivi dei costi di demolizione e delle spese legali del precedente giudizio.

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Successione per rappresentazione: limiti e regole

La Corte d’Appello di Firenze chiarisce i limiti della successione per rappresentazione in linea collaterale. In un caso di eredità senza testamento, la Corte ha stabilito che solo i discendenti diretti dei fratelli e delle sorelle del defunto possono ereditare per rappresentazione, escludendo i parenti di grado successivo come i discendenti dei nipoti. La sentenza conferma l’interpretazione restrittiva dell’art. 468 del codice civile, ribadendo che la norma è tassativa e non ammette estensioni.

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Responsabilità solidale: come si interpreta la sentenza

La Corte d’Appello di Firenze chiarisce l’interpretazione del principio di responsabilità solidale in un caso di vizi edilizi. La sentenza rigetta l’appello di una società costruttrice, stabilendo che la condanna solidale permette al danneggiato di richiedere l’intero risarcimento a uno qualsiasi dei responsabili. La specificazione delle quote di responsabilità nel giudizio ha valore solo per l’azione di regresso interna tra i condebitori, ma non limita il diritto del creditore.

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Responsabilità avvocato: nesso causale e danno

Un cliente ha citato in giudizio i propri legali per responsabilità professionale, accusandoli di non aver chiamato in causa la società datrice di lavoro in un processo per un infortunio mortale. La Corte d’Appello di Firenze, pur riconoscendo la negligenza degli avvocati, ha respinto la richiesta di risarcimento. La decisione si fonda sulla mancanza del nesso causale tra l’omissione e il danno economico subito dal cliente, poiché la successiva insolvenza della società avrebbe comunque lasciato invariato il suo onere di pagamento.

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