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Diritto Civile

Donazione indiretta e polizza vita: lesione legittima

Un figlio cita in giudizio la sorella sostenendo che i premi di una polizza vita, pagati dalla madre defunta a beneficio della sorella, costituissero una donazione indiretta lesiva della sua quota di legittima. Il Tribunale di Sondrio accoglie la domanda, affermando che i premi versati devono essere inclusi nel calcolo del patrimonio ereditario (riunione fittizia). Di conseguenza, ha ordinato alla sorella di reintegrare la quota del fratello con un pagamento corrispondente alla lesione subita.

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Clausola vessatoria: quando è valida se illeggibile?

Una società di telecomunicazioni appella una sentenza che l’aveva condannata per un disservizio, contestando la competenza territoriale del tribunale. La Corte d’Appello accoglie l’appello, basandosi sulla validità di una clausola vessatoria che stabiliva un foro esclusivo. Sebbene la clausola fosse scritta con caratteri poco leggibili, la Corte ha stabilito che, in assenza di una contestazione al momento della firma, la clausola è da ritenersi valida e approvata, ribaltando la decisione di primo grado e trasferendo la causa al tribunale indicato nel contratto.

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Compenso avvocato: la prova dell'attività svolta

Un avvocato ha richiesto il pagamento dei compensi per l’assistenza legale, sia penale che stragiudiziale, a due sorelle a seguito di un sinistro mortale. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta per la parte penale per mancanza di prova dell’attività svolta, ritenendo non sufficiente la sola nomina a difensore. Per l’attività stragiudiziale, ha confermato che il compenso era già stato coperto dall’acconto ricevuto, applicando il principio di onnicomprensività dell’affare anche se erano coinvolte più controparti.

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Onere della prova: la contumacia non è ammissione

La Corte d’Appello conferma che la mancata costituzione in giudizio (contumacia) del convenuto non esonera l’attore dal suo onere della prova. In un caso di mancato pagamento per prestazioni professionali, la Corte ha ritenuto sufficiente la copiosa documentazione prodotta dal creditore (cedolini, modelli 770) per dimostrare il proprio diritto, respingendo l’appello. Viene inoltre chiarito che le eccezioni di nullità della CTU per vizi procedurali devono essere sollevate tempestivamente in primo grado e non per la prima volta in appello.

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Onere della prova e fatture: il fornitore deve

Una recente sentenza della Corte d’Appello ha chiarito un principio fondamentale nei contratti di fornitura: in caso di contestazione, il fornitore ha l’onere della prova sull’esatto ammontare del credito. Anche se la manomissione del contatore è provata, il fornitore non può calcolare i consumi in modo arbitrario, ma deve basarsi su criteri oggettivi. Nel caso di specie, avendo il fornitore calcolato il dovuto sulla base della massima potenza teorica, la Corte ha revocato il decreto ingiuntivo per mancato assolvimento dell’onere della prova.

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Colpa grave: No all'esdebitazione per debiti

La richiesta di cancellazione dei debiti (esdebitazione) di un consumatore è stata respinta per colpa grave. La Corte d’Appello ha confermato la decisione, ritenendo che il debitore avesse agito con negligenza grave accumulando sistematicamente debiti sproporzionati rispetto al proprio reddito e, soprattutto, utilizzando parte dei fondi per ristrutturare un immobile di proprietà del padre. Questa condotta è stata considerata un ostacolo al beneficio della cancellazione del debito.

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Nesso causale: veicolo fermo e incidente mortale

La Corte di Appello ha escluso il nesso causale tra un autocarro parcheggiato e un incidente mortale. La manovra improvvisa del conducente deceduto, avvenuta a 40 metri dall’ostacolo, è stata ritenuta ‘immotivata ed inspiegabile’, non essendo stata causata dalla presenza del veicolo fermo. La domanda di risarcimento degli eredi è stata rigettata.

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Onere della prova: no a costi extra senza documenti

Una società di gestione impianti ha richiesto un pagamento extra a un ente pubblico per maggiori costi di servizio, basandosi su una clausola contrattuale. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, confermando la decisione di primo grado. La motivazione centrale è stata la violazione dell’onere della prova: la società non ha fornito la documentazione necessaria per dimostrare i costi aggiuntivi sostenuti, rendendo la sua pretesa infondata.

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Onere della prova appalto: chi paga per i vizi?

Un committente cita in giudizio un’impresa edile per vizi nei lavori di ristrutturazione. La Corte d’Appello respinge la richiesta, stabilendo che in tema di onere della prova in un appalto, spetta al committente dimostrare non solo i difetti, ma anche che le opere contestate rientravano nel contratto originale. La mancanza di un capitolato dettagliato e il rifiuto del committente di accettare lavori più approfonditi (e costosi) sono stati decisivi per la sua soccombenza.

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Legittimazione attiva: Chi può agire in giudizio?

Una consumatrice ha citato in giudizio una stazione di servizio dopo che il figlio ha fatto rifornimento alla sua auto con carburante ritenuto contaminato, causando gravi danni al motore. Il Tribunale ha dichiarato la domanda inammissibile, stabilendo che la madre non possedeva la legittimazione attiva per agire, poiché il contratto di acquisto del carburante era stato stipulato esclusivamente dal figlio. La sentenza chiarisce che solo la parte contraente può esercitare le azioni legali derivanti da un inadempimento contrattuale.

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Actio Interrogatoria: Termine per Accettare Eredità

Un’Amministrazione dello Stato ha richiesto una proroga del termine per accettare un’eredità, fissato tramite actio interrogatoria, lamentando la nullità della notifica. Il Tribunale di Milano ha respinto il reclamo, chiarendo che tale procedimento rientra nella giurisdizione volontaria e non può decidere questioni contenziose, che devono essere trattate in una causa separata. La decisione sottolinea i limiti procedurali dell’actio interrogatoria, il cui unico scopo è fissare un termine per l’accettazione.

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Canone concessorio: nullo l'accordo che lo riduce

Una sentenza del Tribunale di Milano ha dichiarato la nullità di un accordo tra un Ente Locale e una società di distribuzione del gas che riduceva il canone concessorio dovuto dopo la scadenza del contratto. La decisione si fonda sulla natura imperativa delle norme che regolano il settore, le quali, anche con efficacia retroattiva, impongono il pagamento del canone originario per tutelare la finanza pubblica. La società è stata condannata a versare le differenze non pagate.

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Risarcimento danni indiretti: limiti e prova del nesso

Un’impresa richiede a un’assicurazione un ingente risarcimento per il proprio tracollo finanziario, attribuendolo al mancato indennizzo per un furto. Il Tribunale di Milano respinge la domanda: il diritto all’indennizzo diretto era prescritto, mentre per il risarcimento danni indiretti mancavano i requisiti di prevedibilità e del nesso causale tra il mancato pagamento e il dissesto aziendale.

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Opposizione decreto ingiuntivo fornitura: il rigetto

Il Tribunale di Milano ha rigettato l’opposizione a un decreto ingiuntivo per una fornitura di energia elettrica non pagata. La società cliente aveva contestato la competenza territoriale, la validità del contratto firmato elettronicamente e l’eccessività dei consumi. Il giudice ha respinto tutte le eccezioni, ritenendo incompleta quella sulla competenza, pienamente valido il contratto con firma OTP, e generiche le contestazioni sui consumi, poiché l’onere di provare il malfunzionamento del contatore gravava sul cliente. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo è stato confermato.

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Difetto di giurisdizione: opposizione a pignoramento

Un contribuente si oppone a un pignoramento di stipendio per un debito di oltre 500.000 euro, eccependo la prescrizione. Il Tribunale di Milano dichiara la propria carenza di giurisdizione, affermando che le questioni sull’esistenza del debito tributario sono di competenza del giudice tributario. La sentenza affronta anche la carenza di legittimazione passiva dell’agente di riscossione per crediti previdenziali e l’estinzione parziale del processo per un vizio di notifica.

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Autorizzazione Giudiziale Condomino: Soluzione allo Stallo

A fronte dell’inerzia totale degli altri condomini e dell’impossibilità per qualsiasi amministratore di operare, il Tribunale di Milano, tramite un’autorizzazione giudiziale condomino, ha conferito a un singolo proprietario il potere di eseguire direttamente i lavori urgenti sulle parti comuni, anticipandone le spese e con diritto di rivalsa sugli altri.

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Inadempimento contratto leasing: furto e canoni dovuti

Un’impresa si è vista negare la copertura per il furto di un bene in leasing a causa di un canone non pagato alla data dell’evento. Il Tribunale ha confermato che l’inadempimento del contratto di leasing, anche minimo, può attivare clausole di esclusione della responsabilità, obbligando l’utilizzatore a pagare sia i canoni scaduti che un’indennità pari ai canoni futuri. La sentenza sottolinea l’importanza di rispettare puntualmente ogni scadenza contrattuale.

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Impossibilità sopravvenuta: quando non estingue il debito

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per una fornitura, sostenendo l’estinzione del contratto per impossibilità sopravvenuta, avendo perso la disponibilità del sito di consegna. Il Tribunale ha respinto l’opposizione, chiarendo che la causa dell’impossibilità (la scadenza di un altro contratto) era imputabile alla sfera di controllo della società stessa e non un evento esterno e imprevedibile. Di conseguenza, il debito è stato confermato.

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Protezione internazionale: no urgenza senza vulnerabilità

Un cittadino straniero ha presentato un ricorso d’urgenza per obbligare la Questura a registrare immediatamente la sua domanda di protezione internazionale, lamentando un lungo ritardo. Il Tribunale ha rigettato la richiesta, pur riconoscendo il diritto del ricorrente. La decisione si basa sulla mancanza del requisito del ‘periculum in mora’ (pericolo di danno imminente), poiché era già stato fissato un appuntamento, seppur a distanza di mesi, e il richiedente non ha dimostrato una specifica e grave condizione di vulnerabilità che giustificasse di scavalcare la lista d’attesa degli altri richiedenti.

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Responsabilità Sanitaria: nesso causale escluso

Un paziente cita in giudizio un centro di riabilitazione, sostenendo di aver subito un danno al legamento del ginocchio a causa di negligenza durante una seduta con un macchinario isocinetico. Il Tribunale di Milano, basandosi sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha rigettato la domanda. La CTU ha accertato che il danno non era riconducibile a un evento traumatico avvenuto presso il centro, bensì a fattori preesistenti: un posizionamento non corretto del neolegamento durante un precedente intervento chirurgico e un deficit muscolare mai recuperato dal paziente. La sentenza sottolinea l’importanza della prova del nesso causale per affermare la responsabilità sanitaria.

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