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Diritto Civile

Concessione alloggio di servizio: serve forma scritta?
Una società di servizi ha agito contro un ex dipendente per la restituzione di un immobile concesso in uso come alloggio di servizio. La Cassazione ha stabilito che la concessione alloggio di servizio, scaduta quando l'ente era ancora pubblico, non poteva trasformarsi tacitamente in locazione, essendo necessaria la forma scritta ad substantiam per i contratti della P.A. La precedente decisione di merito è stata cassata.
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Sequestro conservativo penale: quando perde efficacia
La Cassazione chiarisce che il sequestro conservativo penale, disposto in un processo concluso con condanna generica, perde efficacia se la causa civile per la liquidazione del danno non viene iniziata entro i termini previsti dal codice di procedura civile (art. 669-octies e novies). Il ritardo nell'azione civile, nel caso di specie quasi cinque anni, smentisce il requisito del periculum in mora, rendendo la misura cautelare inefficace.
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Denuncia dei vizi: termini validi solo tra le parti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di denuncia dei vizi. Un'utilizzatrice di un immobile in leasing aveva citato in giudizio la società venditrice per gravi difetti strutturali. La questione centrale riguardava la validità di una clausola contrattuale, pattuita tra venditore e società di leasing, che estendeva i termini per la denuncia dei vizi. La Suprema Corte ha chiarito che tale clausola non può essere opposta ai danti causa del venditore (i venditori originari), poiché essi sono terzi rispetto a quel contratto. Di conseguenza, la denuncia effettuata nei loro confronti è stata considerata tardiva, annullando la decisione della Corte d'Appello e rinviando il caso per un nuovo esame.
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Assicurazione plurima: come si calcola il regresso?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4273/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di assicurazione plurima. In caso di sinistro coperto da più polizze, l'assicuratore che ha risarcito l'intero danno ha diritto di regresso verso gli altri co-assicuratori. La Corte ha chiarito che tale regresso non va calcolato in proporzione ai massimali di polizza, bensì in proporzione all'"indennizzo dovuto" da ciascun assicuratore in base al proprio contratto. Questa decisione risolve un dibattito dottrinale e giurisprudenziale, fornendo un criterio più equo e aderente al dettato normativo dell'art. 1910 c.c.
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Risarcimento per diffamazione: quando la critica è abuso
Il caso analizza la richiesta di risarcimento per diffamazione avanzata da un funzionario di polizia nei confronti di un collega. Quest'ultimo, in seguito a presunti ritardi in una pratica amministrativa, aveva inviato una lettera di lamentele non solo al diretto superiore, ma anche ad altri dirigenti, accusando il collega di inerzia e ritorsioni. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna al risarcimento, stabilendo che la diffusione delle accuse a destinatari non strettamente necessari trasforma l'esercizio del diritto di critica in un atto diffamatorio. L'appello è stato dichiarato inammissibile e sanzionato come abuso del processo.
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Nesso di causalità: errata valutazione e cassazione
Una società ha citato in giudizio una banca per i danni derivanti da un'errata segnalazione alla Centrale Rischi. Dopo una prima cassazione, la Corte d'Appello ha nuovamente negato il risarcimento, non ravvisando un nesso causale. La Corte di Cassazione, con questa seconda ordinanza, annulla ancora la decisione, evidenziando l'errore del giudice di merito nell'individuare il "danno-evento". Ha chiarito che l'analisi doveva concentrarsi sul blocco del credito e sul diniego di nuovi finanziamenti (eventi diretti), e non sulla successiva revoca formale degli affidamenti, imponendo così una nuova valutazione del nesso di causalità.
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Riduzione clausola penale: il potere del giudice
La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che disponeva la riduzione della clausola penale in un contratto preliminare di compravendita immobiliare. La sentenza chiarisce i criteri che il giudice può utilizzare per valutare l'eccessività della penale, includendo l'adempimento parziale e l'interesse del creditore. Anche se il contratto è stato risolto, la disponibilità delle somme versate a titolo di acconto per un lungo periodo a favore del venditore costituisce un elemento valido per giustificare la riduzione della penale stessa.
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Responsabilità depositario doganale: il caso
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità del depositario doganale per la sottrazione di merce dal proprio magazzino. La Corte ha stabilito che, nonostante l'assenza di un legame contrattuale diretto con il proprietario dei beni, il depositario risponde a titolo extracontrattuale per la condotta negligente che ha permesso il furto, in violazione delle specifiche norme sulla custodia e vigilanza doganale.
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Inadempimento contratto preliminare: Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4268/2024, ha confermato la condanna al risarcimento del danno nei confronti di una promittente acquirente che si era rifiutata di finalizzare l'acquisto di un'azienda. Il caso riguarda un inadempimento contratto preliminare di vendita, dove la parte acquirente aveva sollevato obiezioni pretestuose per non stipulare il rogito. La Corte ha stabilito che il danno subito dal venditore, costretto a vendere a un prezzo inferiore, è una diretta conseguenza del rifiuto ingiustificato, rigettando tutti i motivi del ricorso.
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Vizi immobile: l’acquirente può scegliere il rimedio
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4245/2024, stabilisce un principio fondamentale in materia di compravendita immobiliare. Anche in presenza di vizi immobile talmente gravi da renderlo inidoneo all'uso, l'acquirente non è obbligato a chiedere la risoluzione del contratto. Al contrario, conserva il diritto di scegliere il rimedio a lui più congeniale, come la riduzione del prezzo (azione estimatoria), per mantenere la proprietà del bene. La scelta della tutela spetta alla parte lesa, non può essere imposta dalle circostanze o dalla gravità dell'inadempimento della controparte.
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Prescrizione trasporto marittimo: 6 mesi per agire
Un passeggero ha citato in giudizio una compagnia di navigazione per un infortunio subito durante l'imbarco. La sua richiesta è stata respinta in tutti i gradi di giudizio a causa della scadenza del termine di prescrizione. La Corte di Cassazione ha confermato che la prescrizione nel trasporto marittimo è di soli sei mesi, come previsto dal Codice della Navigazione, escludendo l'applicazione dei termini più lunghi del Codice del Consumo.
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Patrocinio a spese dello Stato: rinvio in Cassazione
Una società agricola e i suoi garanti ricorrono in Cassazione contro una banca e un'assicurazione per un caso di leasing. La Corte, prima di decidere nel merito, rileva un problema procedurale cruciale: il patrocinio a spese dello Stato dichiarato dai ricorrenti potrebbe essere stato revocato prima del ricorso. Data la complessità e le implicazioni della questione sull'ammissibilità, la causa viene rinviata a pubblica udienza per un esame approfondito.
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Risoluzione contratto: Cassazione e omessa pronuncia
Una controversia sulla gestione di impianti ippici porta a una complessa vicenda giudiziaria. La Corte di Cassazione interviene sulla risoluzione del contratto, rigettando il ricorso principale basato su presunti vizi di forma e sulla mancata registrazione. Accoglie, invece, il ricorso incidentale per 'omessa pronuncia', poiché la Corte d'Appello, pur dichiarando la risoluzione, non aveva deciso su tutte le domande conseguenti di restituzione e pagamento. La sentenza viene cassata con rinvio per una nuova valutazione sulle richieste ignorate.
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Azione di arricchimento: inammissibile se c’è un’altra azione
In una controversia sulla vendita di quote latte con pagamento sospeso, la Corte di Cassazione ha chiarito i limiti dell'azione di arricchimento senza causa. La Corte ha stabilito che tale azione è inammissibile se il soggetto impoverito aveva a disposizione un'altra azione legale per ottenere un indennizzo, anche se quest'ultima doveva essere intentata contro un terzo, come la Pubblica Amministrazione responsabile di un ritardo.
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Giurisdizione ordinaria e transazioni con la P.A.
La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha risolto un conflitto di giurisdizione tra giudice ordinario e amministrativo. Il caso riguardava una controversia economica nata da una convenzione per un parco eolico e un successivo accordo transattivo tra un Comune e una società energetica. La Corte ha stabilito la giurisdizione ordinaria, poiché la lite verteva su diritti soggettivi di natura patrimoniale, sorti 'a valle' dell'esercizio del potere pubblico, e ha dichiarato nulla la clausola di arbitrato irrituale prevista nella transazione.
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Compenso professionale e condizione sospensiva
Un professionista chiede il pagamento del suo compenso professionale per lavori eseguiti, ma il contratto lo subordina a un finanziamento mai ottenuto. La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso, confermando che se la condizione sospensiva non si avvera, il compenso non è dovuto, anche se la prestazione è stata eseguita. L'interpretazione del giudice di merito è insindacabile se plausibile.
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Edifici di culto: l’onere della prova sulla destinazione
Un ente ministeriale ha rivendicato la proprietà di una chiesa, parte di un complesso ceduto storicamente a un ente pubblico. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che grava sull'ente rivendicante l'onere della prova di dimostrare che l'edificio fosse effettivamente destinato al culto al momento della cessione originaria. In assenza di tale prova, la cessione dell'intero complesso è da considerarsi legittima e comprensiva della proprietà della chiesa.
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Inadempimento contratto preliminare: quando è grave?
Un promissario acquirente chiede la risoluzione per inadempimento del contratto preliminare di un immobile in costruzione a causa del ritardo nella consegna. La Cassazione conferma la decisione d'appello, negando la risoluzione perché il termine non era essenziale e l'inadempimento della società venditrice non era di grave importanza.
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Prescrizione presuntiva: giuramento al curatore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 4225/2024, ha chiarito la disciplina della prescrizione presuntiva nei contenziosi fallimentari. Un professionista, il cui credito era stato escluso dallo stato passivo per intervenuta prescrizione, ha deferito il giuramento decisorio al curatore. La Corte ha stabilito che la dichiarazione di 'non conoscenza' del curatore circa l'estinzione del debito equivale al mancato giuramento, superando così l'eccezione di prescrizione e portando all'ammissione del credito.
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Responsabilità commercialista: quando è risarcibile?
Un imprenditore cita in giudizio il proprio commercialista per non aver impugnato una sentenza tributaria. La Cassazione chiarisce i limiti della responsabilità professionale del commercialista, affermando che il danno da perdita di chance non è risarcibile se mancano concrete probabilità di successo nel merito della causa originaria. Il ricorso dell'imprenditore è stato dichiarato inammissibile.
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