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Diritto Civile

Termine essenziale nel preliminare: le conseguenze

La Corte d’Appello riforma una sentenza di primo grado, stabilendo che il mancato rispetto del termine essenziale in un contratto preliminare di vendita immobiliare costituisce un inadempimento grave. La promissaria acquirente, costretta a trovare un’altra sistemazione, non ha rinunciato a far valere i suoi diritti. La Corte ha dichiarato la risoluzione del contratto per colpa della promittente venditrice, che non aveva ottenuto in tempo l’autorizzazione alla vendita per le quote dei figli minori, e dell’agenzia immobiliare, per non aver informato correttamente l’acquirente. Entrambe sono state condannate in solido a restituire caparra e provvigioni e a risarcire i danni.

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Azione revocatoria spese legali: quando sorge il credito

Un’analisi della sentenza della Corte d’Appello di Trieste sull’inammissibilità dell’azione revocatoria per spese legali prima della sentenza di condanna. Il caso chiarisce che il credito per le spese di lite sorge solo con la pronuncia del giudice, rendendo inefficace un’azione revocatoria su atti di disposizione anteriori a tale momento.

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Patrocinio vittime terrorismo: quando è inammissibile

La Corte d’Appello ha dichiarato inammissibile l’opposizione presentata contro il diniego del patrocinio per vittime di terrorismo. La decisione si fonda sulla distinzione tra il rigetto del beneficio all’interno della motivazione di una sentenza, impugnabile solo con i mezzi ordinari come il ricorso per cassazione, e il rigetto tramite un decreto di liquidazione, unico caso in cui è ammessa la procedura speciale di opposizione. Il ricorso è stato respinto per un errore procedurale, non essendo stato utilizzato il corretto strumento di impugnazione.

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Fideiussione omnibus nulla: l'onere della prova

Un fideiussore ha impugnato una sentenza sostenendo la nullità della propria garanzia, in quanto ricalcava uno schema ABI dichiarato anticoncorrenziale dalla Banca d’Italia nel 2005. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che per una fideiussione stipulata nel 2011, la sola esistenza del provvedimento del 2005 non è sufficiente a provare la nullità. Incombe sul garante l’onere di dimostrare la persistenza di un’intesa illecita al momento della firma. La Corte ha quindi confermato la piena validità della fideiussione omnibus e la condanna al pagamento.

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Donazione indiretta: quando il prestito è un regalo

Un padre ha citato in giudizio la figlia e l’ex genero per la restituzione di ingenti somme di denaro, sostenendo si trattasse di prestiti. L’ex genero si è difeso affermando che i versamenti costituissero una donazione indiretta, spinta da spirito di liberalità. La Corte d’Appello di Trieste ha confermato la decisione di primo grado, rigettando la richiesta del padre nei confronti dell’ex genero. La sentenza ha stabilito che, in assenza di prove concrete di un contratto di mutuo, le somme versate per sostenere la famiglia della figlia vanno considerate donazioni, soprattutto alla luce del lungo tempo trascorso senza richieste di restituzione e della coincidenza della richiesta con la separazione della coppia.

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Contributo di solidarietà: illegittimo per i fondi

La Corte d’Appello ha confermato l’illegittimità del contributo di solidarietà imposto da un ente previdenziale privatizzato sulla pensione di un suo iscritto. Ribadendo un principio consolidato della Corte di Cassazione, i giudici hanno stabilito che tali enti non hanno il potere di introdurre prelievi forzosi su trattamenti pensionistici già liquidati. La decisione ha comportato la condanna dell’ente alla restituzione delle somme trattenute, con interessi decorrenti da ogni singolo prelievo, e ha confermato la prescrizione ordinaria decennale per il diritto al rimborso.

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Inadempimento contrattuale fornitore: guida pratica

Un fornitore non ha consegnato la documentazione essenziale per un’attrezzatura ludica e non ha corretto i vizi presenti. L’acquirente ha quindi sospeso i pagamenti. La Corte d’Appello ha confermato l’inadempimento contrattuale del fornitore, ricalcolando il danno a favore del cliente. Ha però negato il risarcimento per la maggiore IVA versata, ritenendola un costo neutro per l’impresa. La sospensione dei pagamenti da parte del cliente è stata giudicata legittima.

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Risarcimento danni in appalto: la prova dei costi

Una sentenza della Corte d’Appello analizza il tema del risarcimento danni in appalto. Il caso riguarda una controversia tra un’impresa edile e una committente per il pagamento di opere extracontratto e per i costi di sanatoria di alcuni vizi. La Corte ha stabilito che, per ottenere il risarcimento, non è sufficiente la stima di un perito (CTU), ma è necessaria la prova concreta della spesa effettivamente sostenuta. Di conseguenza, ha ridotto l’importo detratto dal credito dell’impresa, accogliendo parzialmente l’appello e modificando la ripartizione delle spese legali.

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Risoluzione contratto appalto: l'onere della prova

La Corte d’Appello ha confermato la risoluzione di un contratto d’appalto per la ristorazione scolastica a causa di gravi inadempimenti. La sentenza ribadisce che, a fronte della contestazione dell’inadempimento da parte della stazione appaltante, spetta all’impresa appaltatrice fornire la prova piena e rigorosa di aver eseguito correttamente la prestazione. In assenza di tale prova, la risoluzione del contratto appalto è da considerarsi legittima.

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Gestione patrimonio minore: obblighi del genitore

La Corte d’Appello conferma la condanna di un padre a restituire alle figlie le somme di un risarcimento assicurativo, incassate quando erano minorenni. La sentenza sottolinea che la gestione del patrimonio del minore richiede l’autorizzazione del giudice tutelare, come previsto dall’art. 320 c.c. Il padre, non avendo fornito prove delle spese sostenute per le figlie e avendo agito senza autorizzazione, è tenuto alla restituzione integrale dei capitali.

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Contratto di accoglienza: quando è valido e va pagato

Un figlio si opponeva al pagamento delle rette per la degenza della madre in una struttura, sostenendo la nullità del contratto di accoglienza. Il Tribunale di Verona ha respinto l’opposizione, chiarendo che i contratti per prestazioni puramente assistenziali, non a carico del Servizio Sanitario Nazionale, sono pienamente validi. Di conseguenza, ha confermato l’obbligo del figlio di saldare il debito.

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Adempimento contrattuale parziale: il caso del pilota

La sentenza analizza un caso di adempimento contrattuale parziale relativo a un accordo per la partecipazione di un pilota minorenne a delle gare. A causa di eventi esterni, il numero di gare è stato ridotto. Il Tribunale ha respinto le eccezioni sulla giurisdizione e sulla validità del contratto per mancata firma di un genitore, ritenendolo un atto di ordinaria amministrazione. La corte ha ricalcolato l’importo dovuto in base alle sole gare effettivamente disputate, applicando un principio di proporzionalità e riducendo la pretesa economica iniziale.

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Azione revocatoria: inefficace il trasferimento fondi

La sentenza analizza un caso di azione revocatoria promossa da alcuni avvocati creditori nei confronti del loro ex cliente. Quest’ultimo, dopo aver incassato una cospicua somma, l’aveva trasferita su un conto intestato unicamente al figlio, rendendosi di fatto insolvente. Il Tribunale ha accolto la domanda, dichiarando inefficace l’atto di trasferimento in quanto compiuto con la consapevolezza di arrecare pregiudizio ai creditori. È stato tuttavia disposto l’integrale compensazione delle spese di lite, poiché erano stati gli stessi legali a suggerire l’operazione fraudolenta.

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Ripetizione indebito addizionale accise energia elettrica

Il Tribunale accoglie la domanda di ripetizione di indebito per somme pagate a titolo di addizionale provinciale sull’accisa dell’energia elettrica, dichiarando l’illegittimità della norma nazionale per contrasto con la Direttiva Europea 2008/118/CE in quanto non persegue una finalità specifica. Viene, inoltre, dichiarata l’infondatezza delle eccezioni di improcedibilità sollevate dalla convenuta.

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Prelazione agraria commissione: quando non è dovuta

Un tribunale ha stabilito la non debenza della provvigione all’agente immobiliare in un caso di prelazione agraria commissione. Una società agricola, esercitando il diritto di prelazione su un terreno confinante, si era opposta a un decreto ingiuntivo per il pagamento della mediazione. Il giudice ha accolto l’opposizione, specificando che chi esercita la prelazione subentra solo negli obblighi strettamente legati alla compravendita, escludendo accordi accessori come la commissione.

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Fideiussione ABI: la decadenza del creditore

Un’importante sentenza del Tribunale di Verona analizza gli effetti della nullità delle clausole in una fideiussione ABI. La corte ha stabilito che la nullità della clausola di deroga all’art. 1957 c.c. comporta la decadenza del diritto della banca di agire contro i garanti, qualora non abbia promosso azioni contro il debitore principale entro sei mesi. Di conseguenza, il decreto ingiuntivo verso i garanti è stato revocato, mentre il debito della società principale è stato ricalcolato e ridotto a seguito di una perizia contabile.

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Disconoscimento firma: l'opposizione viene respinta

Un’acquirente si oppone a un decreto ingiuntivo per il pagamento di un’auto, esibendo una quietanza di pagamento. Il venditore procede con il disconoscimento firma. Poiché l’acquirente non fornisce l’originale del documento per la perizia, l’opposizione è rigettata e viene condannata per lite temeraria.

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Responsabilità medica: onere della prova e CTU

Una paziente cita in giudizio un medico e una struttura sanitaria per presunti danni derivanti da un intervento chirurgico al piede. Il Tribunale, basandosi sulle conclusioni di una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), ha respinto la domanda. La perizia ha escluso un nesso di causalità tra l’operato dei sanitari e le complicazioni lamentate, attribuendole a fattori estranei e a rischi noti della procedura. La sentenza ribadisce il principio secondo cui l’onere di provare il nesso causale in un caso di responsabilità medica spetta al paziente.

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Responsabilità caduta albero: prova e dinamica

Un automobilista chiede il risarcimento al Comune per i danni alla sua auto, sostenendo che un albero sia caduto su di essa. La Corte d’Appello, riformando la valutazione iniziale, analizza un dettagliato verbale della Polizia Municipale. Le prove oggettive (tracce di pneumatici, tipo di danni al veicolo, rottura del tronco) dimostrano che è stato l’automobilista a perdere il controllo, uscendo di strada e colpendo l’albero. La Corte rigetta quindi la richiesta di risarcimento, evidenziando che la prova dei fatti prevale sulla testimonianza e che la responsabilità per la caduta dell’albero, in questo caso, è da attribuire alla condotta del guidatore.

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Danno da perdita parentale: guida alle tabelle 2022

La Corte d’Appello di Firenze, riformando una sentenza di primo grado, ha riconosciuto un risarcimento maggiore per il danno da perdita parentale a un fratello e ha concesso per la prima volta un risarcimento al nipote della vittima. La Corte ha applicato le più recenti tabelle milanesi ‘a punti’ del 2022, invece di quelle precedenti ‘a forcella’, sottolineando che la liquidazione deve basarsi sui criteri più attuali quando la decisione impugnata viene riformata.

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