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Diritto Civile

Responsabilità del custode: disattenzione esclude risarcimento

Una donna citava in giudizio un’università per i danni subiti a seguito di una caduta causata da una sbarra metallica. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei gradi precedenti. È stato stabilito che la responsabilità del custode, prevista dall’art. 2051 c.c., è esclusa quando l’incidente è causato unicamente dalla condotta disattenta del danneggiato. La visibilità dell’ostacolo ha reso la condotta della donna un ‘caso fortuito’, interrompendo il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno.

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Azione revocatoria: risarcimento se il bene è rivenduto

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nell’ambito di un’azione revocatoria, se il bene oggetto dell’atto fraudolento viene successivamente alienato a un terzo in buona fede, rendendo impossibile la restituzione, il creditore ha diritto a ottenere una condanna al pagamento di una somma equivalente al valore del bene. Questa pretesa non costituisce una domanda nuova ma è implicitamente compresa nell’azione revocatoria stessa, il cui fine è reintegrare la garanzia patrimoniale del creditore, anche per equivalente monetario.

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Responsabilità commercialista: condanna per errata IVA

Un imprenditore ha citato in giudizio il proprio consulente fiscale per un’errata gestione dell’IVA su un’operazione immobiliare, che ha portato a un oneroso avviso di accertamento. Il Tribunale ha accertato la responsabilità del commercialista, condannandolo al risarcimento del danno. La sentenza evidenzia come il professionista, pienamente coinvolto nell’operazione, avesse l’onere di agire con diligenza, anche procurandosi autonomamente la documentazione necessaria, e come la sua negligenza nella gestione del regime “reverse charge” sia stata la causa diretta del pregiudizio economico subito dal cliente.

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Contratti retroattivi sanità: sì alla validità

Un laboratorio di analisi ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria Locale per il mancato pagamento di prestazioni fornite, a causa di uno sconto ritenuto illegittimo. La Corte d’Appello aveva respinto la domanda per mancanza di prova dell’accreditamento e di contratti per gli anni in questione. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo la piena validità dei contratti retroattivi sanità, precisando che il diritto al compenso deriva dalla legge (in presenza di autorizzazione e accreditamento) e che gli accordi possono regolarizzare prestazioni già effettuate. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Ricorso inammissibile: le ragioni della Cassazione

Un laboratorio analisi ha citato in giudizio un’azienda sanitaria per il mancato pagamento di prestazioni. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta basandosi su due motivi distinti: l’assenza di prova dell’accreditamento e la mancanza di un contratto valido al momento delle prestazioni. Il laboratorio ha impugnato la decisione in Cassazione, contestando solo il motivo relativo al contratto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché non sono state contestate tutte le ragioni autonome e sufficienti a sorreggere la decisione del giudice di secondo grado.

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Revocazione ordinanza Cassazione: i limiti del rimedio

Un proprietario terriero ha richiesto la revocazione di un’ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore di fatto riguardo alla responsabilità di alcuni consorzi di bonifica. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la revocazione non può essere usata per ridiscutere la valutazione giuridica del giudice, ma solo per correggere sviste percettive su fatti documentali. La Corte ha però accolto la richiesta di correzione di un errore materiale relativo al contributo unificato.

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Decreto di espulsione: oneri di allegazione specifici

Un cittadino straniero ha impugnato un decreto di espulsione, lamentando la mancata indagine sulla sua vulnerabilità e l’assenza di un nulla-osta giudiziario per un procedimento penale pendente. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che un decreto di espulsione è legittimo se le allegazioni del ricorrente sui rischi nel paese d’origine sono generiche. L’assenza del nulla-osta è irrilevante per il ricorrente, poiché la norma tutela l’ordinamento giudiziario e non l’individuo espulso.

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Mutatio libelli: tardiva la modifica della domanda

Il caso analizza una richiesta di risarcimento danni per il tranciamento di un cavo elettrico durante lavori di sondaggio. La Corte d’Appello ha ritenuto inammissibile la modifica della causa giuridica della domanda (da responsabilità generica a responsabilità per attività pericolose), qualificandola come una tardiva mutatio libelli. Il procedimento dinanzi alla Corte di Cassazione si è concluso con l’estinzione del giudizio a seguito della rinuncia al ricorso da parte delle società ricorrenti, accettata dalle controparti.

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Sentenza Giudice di Pace: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Comune contro una sentenza del giudice di pace. La sentenza, riguardante una bolletta dell’acqua di €594, era stata emessa secondo equità dato il valore esiguo. Per questo tipo di sentenza del giudice di pace, l’unico rimedio è l’appello a motivi limitati, non il ricorso diretto in Cassazione.

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Notifica verbale codice della strada: PEC o posta?

Un cittadino contesta un verbale del codice della strada, sostenendo che la notifica dovesse avvenire tramite PEC e non per posta. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che, per le violazioni commesse prima della riforma del 2017, la normativa speciale del Codice della Strada che prevedeva la notifica postale prevaleva sulle norme generali del Codice dell’Amministrazione Digitale. Pertanto, la notifica verbale codice della strada effettuata a mezzo posta era da considerarsi valida.

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Prova testimoniale: quando il giudice può escluderla?

Una società di scavi si è vista negare il pagamento per lavori di subappalto. La Corte d’Appello aveva respinto la sua richiesta, giudicando la prova testimoniale offerta come troppo generica. La Corte di Cassazione ha ribaltato questa decisione, affermando che un giudice non può escludere una testimonianza a priori basandosi su una valutazione prognostica. Se i fatti essenziali sono indicati, la prova è ammissibile e il giudice ha il dovere di approfondire con domande specifiche. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Eccezioni inammissibili: la Cassazione fa chiarezza

Due garanti hanno presentato ricorso in Cassazione contro una sentenza che confermava il loro debito fideiussorio. Hanno sollevato questioni relative alla tutela del consumatore e contestazioni generiche sugli estratti conto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che le eccezioni inammissibili erano state sollevate per la prima volta in Cassazione (questioni nuove) o erano formulate in modo troppo generico e prive di prove specifiche, confermando così le decisioni dei gradi precedenti.

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Giudicato esterno: quando una sentenza vale per sempre

La Cassazione ha confermato che il principio del giudicato esterno impedisce a un’amministrazione comunale di richiedere il pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico (COSAP) se una sentenza precedente, tra le stesse parti e sullo stesso fatto, ha già negato tale diritto. La decisione sottolinea che, in rapporti di durata, una sentenza passata in giudicato ha effetto anche per il futuro, salvo cambiamenti normativi o fattuali.

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Spese legali: la Cassazione sulla riforma parziale

Una carrozzeria agisce in giudizio contro una compagnia assicurativa per il pagamento di crediti ceduti. Dopo una vittoria parziale in appello, la Corte di Cassazione interviene per chiarire un principio fondamentale sulle spese legali. Con l’ordinanza n. 18672/2025, la Corte stabilisce che la riforma parziale di una sentenza di primo grado comporta la caducazione automatica della statuizione sulle spese, obbligando il giudice d’appello a ricalcolarle in base all’esito finale della lite. Nel caso specifico, data la soccombenza reciproca, le spese sono state compensate per tutti i gradi di giudizio.

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Vizi immobile e prescrizione: la qualificazione del vizio

Un acquirente cita in giudizio la società venditrice a causa di gravi vizi di umidità che rendono inabitabile l’immobile acquistato. La Corte d’Appello dichiara l’azione prescritta, applicando il termine di un anno dalla consegna. La Corte di Cassazione, tuttavia, annulla la decisione, stabilendo che il giudice deve prima qualificare la natura del difetto. A seconda che si tratti di un semplice vizio o di un grave inadempimento contrattuale, cambiano i termini di prescrizione applicabili. La corretta analisi dei vizi immobile e prescrizione è quindi cruciale.

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Danni da fauna selvatica: rinvio alla pubblica udienza

Un imprenditore agricolo ha citato in giudizio una Regione per ottenere un indennizzo per i danni da fauna selvatica subiti. La Corte d’Appello ha accolto la richiesta, ma la Regione ha presentato ricorso in Cassazione sollevando complesse questioni di diritto regionale ed europeo, in particolare sulla compatibilità dell’indennizzo con le norme UE sugli aiuti di Stato. La Corte di Cassazione, rilevando la pendenza di una questione simile dinanzi alla Corte di Giustizia UE e la necessità di un esame approfondito, ha emesso un’ordinanza interlocutoria rinviando la causa a una pubblica udienza per la decisione finale.

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Permesso soggiorno famiglia: appello sempre ammesso

La Corte di Cassazione ha stabilito che i provvedimenti del Tribunale in materia di permesso soggiorno famiglia sono appellabili. Un cittadino straniero si era visto dichiarare inammissibile l’appello dalla Corte territoriale, che aveva erroneamente applicato le norme previste per la protezione internazionale. La Suprema Corte ha cassato la decisione, chiarendo che per queste controversie si applica il rito sommario di cognizione, le cui decisioni sono soggette ad appello secondo le regole ordinarie.

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Adeguamento ISTAT locazione: la clausola è nulla

Una controversia su uno sfratto per morosità porta la Cassazione a chiarire i limiti dell’adeguamento ISTAT locazione. La Corte dichiara inammissibile il ricorso del locatore, confermando la nullità di una clausola che prevedeva un aggiornamento automatico del canone. Viene ribadito che la richiesta di adeguamento deve essere annuale e che la risoluzione del contratto è giustificata solo in caso di inadempimento di non scarsa importanza, valutazione rimessa al giudice di merito.

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Responsabilità bancaria: nesso causale e prova

Una cliente ha citato in giudizio un istituto di credito per risarcimento danni, sostenendo che la revoca di un affidamento sul conto corrente della sua società le avesse causato una depressione, portando al pignoramento della sua abitazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti. Il motivo principale è la mancata prova del nesso causale tra la condotta della banca sul conto societario e i pregiudizi personali della socia. Questa ordinanza sottolinea l’importanza cruciale della prova nella responsabilità bancaria e la netta separazione tra il patrimonio di una società e quello personale dei suoi soci.

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Competenza per valore: come si calcola nell'esecuzione

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come si determina la competenza per valore in un procedimento di opposizione all’esecuzione. A fronte di un pignoramento per un importo modesto, la società debitrice aveva proposto opposizione eccependo in compensazione un controcredito di valore superiore e formulando una domanda riconvenzionale. Il Tribunale si era dichiarato incompetente, ritenendo competente il Giudice di Pace sulla base del solo importo iniziale. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il valore della domanda riconvenzionale si somma a quello della pretesa originaria, radicando così la competenza del Tribunale.

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