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Diritto Civile

Risoluzione contratto: Cassazione chiarisce recesso
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla risoluzione contratto preliminare per inadempimento. Un promittente venditore, a seguito del mancato pagamento da parte dell'acquirente, aveva agito per il recesso e la ritenzione della caparra. I giudici hanno riqualificato la domanda come risoluzione con clausola penale. La Suprema Corte ha confermato la decisione, chiarendo che quando è presente una caparra, le azioni di recesso e risoluzione sono funzionalmente equivalenti. Ha inoltre stabilito che la diffida ad adempiere inviata dall'avvocato senza procura scritta è valida se seguita dall'atto giudiziario, che funge da ratifica.
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Spese di lite incompetenza: chi paga se c’è accordo?
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21300/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di spese di lite per incompetenza territoriale. In un caso di opposizione a decreto ingiuntivo, dove le parti si sono accordate sulla competenza di un altro foro, la Corte ha chiarito che il giudice originariamente adito, nel dichiarare la propria incompetenza, non deve pronunciarsi sulle spese legali. Tale decisione spetta unicamente al giudice competente a cui la causa viene trasferita, il quale valuterà l'esito finale dell'intera lite.
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Litisconsorte necessario: la banca deve partecipare
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza in materia di opposizione all'esecuzione, poiché il terzo pignorato (un istituto di credito) non aveva partecipato al giudizio. La Corte ha ribadito il principio secondo cui il terzo pignorato è sempre un litisconsorte necessario in queste procedure, e la sua assenza causa una nullità insanabile che travolge l'intero processo, imponendo di ricominciare dal primo grado. Il caso riguardava un'opposizione sollevata da un Ente Comunale contro un pignoramento per un ingente credito risarcitorio.
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Cessione del credito: a chi spetta il risarcimento?
La Cassazione ha chiarito che in caso di cessione del credito, il diritto al risarcimento del danno da ritardo nel pagamento (lucro cessante) si trasferisce al cessionario. La Corte ha annullato una decisione che liquidava tale danno al creditore originario, un fallimento, senza considerare i diritti della banca a cui il credito era stato ceduto, rinviando il caso per una nuova valutazione.
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Compenso professionale: negato se c’è negligenza
La Corte di Cassazione ha negato il compenso professionale a un legale per l'attività svolta a favore di una società poi fallita. La decisione si fonda sulla grave negligenza del professionista sia nella predisposizione di una proposta di concordato preventivo, risultata inammissibile, sia nella gestione di contenziosi contro istituti di credito, avviati senza un'adeguata verifica preliminare. La Corte ha ritenuto che la prestazione, priva della necessaria diligenza, fosse inutilizzabile per il cliente, giustificando il mancato pagamento.
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Leasing traslativo: oneri del creditore nel fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di fallimento dell'utilizzatore di un leasing traslativo già risolto, la società concedente che si insinua al passivo deve fornire una stima del valore del bene recuperato. Questa allegazione è indispensabile per permettere al giudice di calcolare l'equo compenso e l'eventuale risarcimento, evitando un'ingiusta locupletazione del creditore. La mancata indicazione del valore del bene rende la domanda di ammissione al passivo inammissibile.
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Servitù per futuro edificio: prescrizione decennale
Una proprietaria contestava la costruzione di una veranda da parte dei vicini, realizzata in virtù di un vecchio accordo. La Corte di Cassazione ha stabilito che la concessione di una servitù per futuro edificio (art. 1029, co. 2, c.c.) non crea un diritto reale immediato, ma un rapporto obbligatorio. Di conseguenza, tale diritto è soggetto alla prescrizione ordinaria di dieci anni, decorrente dalla data dell'accordo e non dal momento della costruzione, annullando la decisione della Corte d'Appello che aveva applicato il termine ventennale dei diritti reali.
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Rischio assicurativo: la condotta illecita e il danno
Un professionista, condannato per responsabilità professionale, richiedeva l'indennizzo alla sua compagnia assicurativa. La Corte di Cassazione ha stabilito che il 'rischio assicurativo' si identifica con la condotta illecita del professionista e non con il successivo momento in cui il danno diventa giudizialmente certo. Di conseguenza, una polizza stipulata dopo la condotta negligente, ma prima della sentenza definitiva, non può coprire tale evento, poiché manca l'elemento dell'incertezza del rischio. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva erroneamente fatto coincidere il sinistro con la data della sentenza.
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Contratto atipico: la Cassazione e la cessione crediti
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo a un contratto di cessione crediti, stabilendo che, anche in assenza di un obbligo di acquisto da parte del cessionario (elemento tipico del factoring), il rapporto può essere qualificato come un valido contratto atipico. La controversia nasceva dal mancato adempimento dell'obbligo del cedente di fornire la documentazione probatoria di un credito, che attivava una clausola di ritrasferimento del rischio di insolvenza. La Corte ha rigettato il ricorso del cedente, confermando che le parti, in virtù dell'autonomia contrattuale, possono definire accordi non riconducibili a schemi legali predefiniti, la cui disciplina risiede nelle clausole pattuite.
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Foro del consumatore: la clausola che lo deroga
Un consumatore ha contestato l'acquisto di un'auto difettosa, ma il caso è stato spostato in un'altra città. La Corte di Cassazione ha confermato la validità della clausola contrattuale che derogava il foro del consumatore, poiché l'acquirente aveva firmato una dichiarazione attestante una specifica trattativa su quel punto. Tale firma è stata considerata una confessione stragiudiziale, rendendo la deroga al foro del consumatore pienamente efficace.
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Arricchimento senza causa: indennizzo senza profitto
Una società immobiliare esegue lavori extra-contratto per un ente pubblico. La Cassazione, decidendo sul ricorso per arricchimento senza causa, stabilisce che l'indennizzo dovuto dall'ente arricchito deve coprire solo i costi effettivi sostenuti dalla società, escludendo qualsiasi margine di profitto o utile d'impresa. Il caso viene rinviato per la rideterminazione dell'importo.
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Responsabilità direttore lavori: la Cassazione conferma
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione amministrativa a carico di un direttore dei lavori per la realizzazione di una strada di cantiere difforme dal progetto approvato. La sentenza chiarisce la sua responsabilità direttore lavori, non come mero obbligato in solido, ma come concorrente nell'illecito. Questo a causa della sua 'posizione di garanzia', che gli impone di vigilare sulla corretta esecuzione delle opere. La Corte ha stabilito che la colpa è presunta e spetta al professionista dimostrare la sua assenza.
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Usucapione tra coeredi: la Cassazione chiarisce
Un coerede ottiene la proprietà di un immobile ereditario per usucapione, dimostrando un possesso esclusivo e continuato per decenni. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21135/2024, ha respinto il ricorso degli altri eredi, i quali sostenevano si trattasse di mera tolleranza dovuta ai legami familiari. La Corte ha stabilito che la lunga durata del possesso e i lavori di miglioria sull'immobile sono prove decisive che escludono la tolleranza, confermando così l'avvenuta usucapione tra coeredi.
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Danno da occupazione: non è in re ipsa, serve prova
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21130/2024, ha esaminato un caso di compravendita immobiliare contestata. Pur rigettando la richiesta del venditore di rescindere il contratto per lesione a causa della mancanza di prove scritte, ha accolto il motivo di ricorso relativo al risarcimento del danno. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il danno da occupazione senza titolo non è presunto (in re ipsa), ma deve essere specificamente provato dal proprietario, dimostrando la concreta perdita di opportunità di guadagno, come la mancata locazione del bene.
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Prescrizione spese di custodia: 10 anni, non 5
Due cittadini ricorrono contro un'ingiunzione di pagamento per i costi di custodia di un motociclo sequestrato, sostenendo l'avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 21119/2024, ha respinto il ricorso, chiarendo che la prescrizione spese di custodia segue il termine ordinario di dieci anni, non quello di cinque anni previsto per le sanzioni amministrative. Il termine decennale decorre dal momento in cui l'amministrazione anticipa le spese al custode.
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Uso della cosa comune: limiti e servitù di veduta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 21117/2024, ha chiarito i limiti dell'uso della cosa comune. Nel caso di una lite tra fratelli comproprietari di un terreno, è stato stabilito che l'apertura di finestre e terrazzi da una proprietà esclusiva su un'area comune non rientra nell'uso consentito dall'art. 1102 c.c., ma costituisce l'imposizione di una servitù di veduta. Tale servitù è illegittima se non costituita con il consenso di tutti i comproprietari e in forma scritta, pertanto la Corte ha confermato l'ordine di rimozione delle opere.
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Responsabilità banca IBAN errato: cosa dice la Cassazione
Una società, vittima di una truffa, ha citato in giudizio un istituto di credito per aver eseguito un bonifico verso un conto con IBAN corretto ma intestatario errato. La Corte di Cassazione ha confermato che, in base alla normativa europea e nazionale (PSD2), la responsabilità della banca è esclusa. L'operazione di pagamento si considera correttamente eseguita se conforme all'identificativo unico (IBAN) fornito dall'ordinante, a prescindere da altre informazioni come il nome del beneficiario. La ratio è garantire la rapidità e l'automazione dei pagamenti nel mercato unico europeo.
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Responsabilità civile magistrati: decorrenza termini
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino che chiedeva un risarcimento per i danni subiti a causa di un decreto di perquisizione e sequestro. La Corte ha stabilito che il termine per l'azione di responsabilità civile dei magistrati decorre dal momento in cui il provvedimento dannoso diventa definitivo e non più impugnabile, e non dalla successiva archiviazione del procedimento penale. Pertanto, l'azione del cittadino, intentata anni dopo, è stata considerata tardiva.
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Responsabilità occupante sine titulo: chi paga i danni?
La Corte di Cassazione ha stabilito che i figli conviventi di una conduttrice deceduta, i quali continuano a occupare l'immobile senza titolo dopo la convalida di sfratto, sono solidalmente responsabili per i danni riscontrati alla riconsegna. La loro è una responsabilità occupante sine titulo di natura extracontrattuale. Non spetta al proprietario dimostrare chi ha causato il danno, ma agli occupanti provare la propria estraneità ai fatti.
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Liquidazione equitativa del danno: la Cassazione
Una società fornitrice di distributori automatici ha citato in giudizio un'azienda cliente per la violazione di una clausola di esclusiva. Dopo una riforma in appello, l'azienda cliente è stata condannata al risarcimento. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, validando il ricorso alla liquidazione equitativa del danno data l'impossibilità di calcolare con precisione il lucro cessante. La Corte ha inoltre chiarito i criteri per interpretare le sentenze di primo grado quando motivazione e dispositivo appaiono in conflitto.
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